In un recente post apparso su CM ho parlato dell’ondata di caldo in atto sull’Australia nel dicembre 2019, individuandone la causa sinottica in una grande…
Lascia un commentoIl Villaggio di Asterix
In un recente post apparso su CM ho parlato dell’ondata di caldo in atto sull’Australia nel dicembre 2019, individuandone la causa sinottica in una grande…
Lascia un commentoTutti pronti, un altro del mantra del clima che cambia e cambia male sta per andare in soffitta. D’ora in poi non si parlerà più…
10 commentiE’ probabile che non duri molto, anzi, a dirla tutta, i soliti noti faranno finta di non essersene accorti. Vi starete chiedendo di cosa parlo. E’ presto detto, tra una presa di coraggio e un ripensamento sull’incertezza e sull’attendibilità delle simulazioni climatiche, tra dichiarazioni altisonanti scientificamente non sostenibili e astruse elucubraazioni climatiche degne del miglior Ugo Tognazzi di “Amici miei”, il report dell’IPCC appena pubblicato ha in effetti messo la parola fine sul collegamento tra gli eventi estremi e i cambiamenti climatici, ove con questi si intenda una modifica alle normali dinamiche indotta da cause esterne al sistema.
Il processo, pur lento e laborioso, era iniziato con la pubblicazione dello special report espressamente dedicato all’argomento, dove pur con scarso entuusiasmo e senza troppi clamori, era apparso chiaramente che allo stato attuale non è possibile stabilire alcun rapporto di causa-effetto tra ciò che si intende per dinamiche climatiche, tipicamente definite a scale spaziali e temporali molto ampie e quanto si misura in termini di fenomeni intensi, che prendono vita sempre in tempi brevi ed a scala temporale molto limitata. In particolare, se il livello di confidenza per la connessione tra la temperaura del pianeta che è aumentata e alcuni eventi siccitosi o di ondate di calore è accettabile, per quel che riguarda i cicloni tropicali, i tornado, le piogge alluvionali e i temporali intensi il collegamento non c’è. Il quinto report IPCC non li nomina neanche.
Non che in un eventuale possibilmente lontanissimo incontro mi soffermerei ad analizzarne il look, ma pare siano più alte le possibilità che si possa presentare…
13 commentiL’intento è chiaro, con la buona stagione alle porte almeno per metà del mondo, c’è qualcuno che si sta portando avanti col lavoro. Si parla di predicibilità climatica a scala stagionale, l’oggetto del desiderio del consumatore generico medio e dei cosiddetti policy makers, ma anche l’incubo di chi fa previsioni.
Che i modelli di previsione stagionale abbiano uno skill piuttosto basso non è un segreto. Che quella che si tira fuori – giusta o sbagliata che si riveli a posteriori – non è una previsione in senso stretto (ma neanche largo) è pure chiaro a tutti gli addetti ai lavori. Lo è invece molto meno per quanti continuano a chiedere candidamente: “Che estate sarà?”. Alla terza ora di premesse e spiegazioni prive di reale interesse per il richiedente, normalmente scatta il sorriso ironico e commiserante, poi, finalmente, il classico “Ah, non si può sapere”.
Nuovo giro di termostato per il Pianeta. Secondo quanto pubblicato appena qualche giorno fa da un team di ricercatori dell’università di Boston, anche se si…
Lascia un commentoLa verità è sempre nel mezzo, su questo non c’è dubbio, anche se qualche volta ci piacerebbe leggere qualcosa di diverso. Così, tanto per cambiare.…