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In attesa dell’assaggio

Sta iniziando la vendemmia. Per ora solo colture particolari, il grosso arriverà tra un paio di settimane. L’estate è stata calda e decisamente arida, per cui la produzione sarà probabilmente largamente inferiore a quella dello scorso anno e ancora più lontana dal record del 2000.

In attesa che comincino gli allarmi e gli elenchi delle tragiche prospettive, vi invito alla lettura di questo articolo sul Corriere della Sera:

La calda vendemmia della decrescita felice

Calma, è solo un titolo. Ed è anche azzeccato. Click qui sotto per sapere perché.

Poca uva vuol dire vino buono. Ci terrei a ricordare per questi record qualche benpensante si era lamentato dell’eccesso di produzione nonostante la qualità della resa fosse comunque eccellente, per il semplice fatto che si rischiava di inondare il mercato con vini pregiati troppo a buon mercato.

Ora saranno contenti.

Ma non è questo il punto. Quel che mi interessa e che spero vi sia da sprone per andare a leggere il pezzo per intero, è l’estratto che segue, un virgolettato del Marchese Frescobaldi:

[info]

«Basta lamentele, bisognerebbe cercare il bicchiere mezzo pieno. È vero che in alcune zone ci sarà meno uva, ma non ovunque. Quest’estate mi ricorda quella del 1985, poi ci fu un inverno molto freddo, come nel febbraio scorso con l’Arno gelato. Quella estate fu secca, lo stesso Arno si poteva attraversare a piedi: ma per il Sangiovese fu una annata importante. Questa è la rivincita degli autoctoni, quelli che, qui da secoli, resistono meglio al nostro clima con punte estreme. Penso che quest’anno rifaremo grandi Chianti e grandissimi Brunello».

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In vino veritas.

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