Cari amici e lettori di CM, dopo circa sei mesi torniamo ad aggiornarvi sulla situazione del Ciclo Solare 24, non per ignavia o per disaffezione alla materia ma perchè in questa fase del ciclo solare non si registrano eventi degni di un monitoraggio stretto.
Il sole prosegue il suo cammino in linea con le previsioni stilate circa 18 mesi fa dagli scienziati di NASA e NOAA, i quali dopo aver sovrastimato in maniera netta le potenzialità dell’attività solare in questo ciclo 24 hanno trovato un giusto equilibrio tra i diversi modelli sperimentali impiegati per predire il numero di macchie solari che diverranno evidenti sulla superficie della nostra stella e di conseguenza cercare di stimare il livello di attività del sole.
Questi studi non sono solo utili ai fini accademici ma determinano a volte i calendari delle missioni spaziali e anche il posizionamento corretto in orbita dei satelliti, in particolare per quelli posti in orbite più basse e che interagiscono, seppur in maniera limitatissima, con le propaggini più esterne dell’atmosfera terreste, che possiede la caratteristica di espandersi o contrarsi in relazione all’attività solare ed in particolare in relazione alla quantità di radiazione ultravioletta emessa dal sole.
Ma torniamo al resoconto dell’attività solare degli ultimi sei mesi. Come potete osservare dal diagramma della NOAA qui sotto, il numero delle macchie solari negli ultimi mesi è stato in linea con le previsioni di alcuni mesi fa. In realtà la media del numero di macchie solari si è tenuta leggermente al di sotto delle previsioni, ma con uno scostamento che possiamo definire minimo, e con delle repentine e violente variazioni.
Questa considerazione sull’esattezza delle previsione potrebbe però valere solo per il passato in quanto in effetti qualcosa di interessante sta accadendo, seppur molto lentamente, sulla superficie solare. Negli ultimi mesi si è osservata una costante e piuttosto rapida diminuzione della latitudine alla quale appaiono le macchie solari, in particolare nell’emisfero nord. Se la tendenza verrà confermata potremmo aver già raggiunto il massimo picco di attività del ciclo solare 24, con oltre un anno di anticipo. L’emisfero sud sta anch’esso seguendo lo stesso pattern di comportamento dell’emisfero nord seppur con un ritardo di circa nove mesi, fatto questo che è evidente fin dall’inizio del ciclo solare numero 24.
Se questa impressione, di questo infatti in questo momento si tratta, fosse confermata dalle osservazioni dei prossimi sei-dodici mesi potremmo attenderci un minimo solare anticipato di almeno due anni rispetto alle attese, sconvolgendo ancora una volta le previsioni di NOAA e NASA. Nel passato infatti cicli solari deboli sono stati correlati con un allungamento della durata del ciclo stesso. In questo particolare caso il ciclo 24 potrebbe associare una estrema debolezza ad una durata paragonabile o addirittura inferiori ai cicli del Solar Maximum della seconda metà del XX° secolo.
CM, naturalmente, continuerà ad osservare l’andamento del Ciclo 24 e ad aggiornare i suoi lettori sulle registrazioni e sulle previsioni riguardanti la nostra stella, viste i possibili legami dell’attività solare con i complessi meccanismi del sistema climatico terrestre.
Premesso che non sappiamo come andrà visto che non esistno ancora previsioni affidabili, una delle cose più impressionanti è l’andamento del solar flux (secondo diagramma): a poco meno di quattro anni dopo l’avvio ufficiale (dicembre 2008) del ciclo 24, il solar flux non si è nemmeno avvicinato alla soglia di 200, ampiamente superata da tutti e 5 i cicli precedenti, cioè da quando il solar flux viene misurato. Questo da’ già l’idea di quanto questo ciclo sia debole, rispetto ai 5 cicli precedenti.
“… i quali dopo aver sovrastimato in maniera netta le potenzialità dell’attività solare in questo ciclo 24 hanno trovato un giusto equilibrio tra i diversi modelli sperimentali impiegati per predire il numero di macchie solari….”
Questa frase di G. S. Bortolani che ho estrapolato dal contesto in cui era inserita, mi ha offerto un ulteriore motivo di riflessione in merito ai modelli.
Qualcuno ora dirà che quella dei modelli è una mia fissazione ecc. ecc..
Probabimente si. Vorrei far notare, però, che i modelli matematico-statistici utilizzati per simulare il comportamento di sistemi complessi estrapolando al futuro l’andamento dei dati del passato, non sempre riescono a simulare ciò che vorrebbero. E’ normale, è ovvio, è così scontato che non varrebbe nemmeno la pena di ribadirlo. Sembra, però, che ciò che è normale, in certi ambienti, diventi una bestemmia. Mi riferisco al fatto che un modello può anche sbagliare le previsioni. In questo caso ne abbiamo avuto un esempio. D. Hathaway, il noto fisico solare della NASA, sostiene che previsioni attendibili circa l’evoluzione di un ciclo solare possono essere fatte dopo oltre due anni dal minimo solare. E questo mi sembra giusto. Così come mi sembra giusto che anche le previsioni fatte in questo modo possano essere smentite dai fatti reali. Mi sembra che questo stia accadendo nel caso del SC 24. Con questo concludiamo che D. Hathaway sia incompetente? Neanche per sogno, D. Hathaway era e resta uno dei massimi esperti mondiali di fisica solare. Alla luce delle conoscenze attuali del sistema meglio di così non si può fare. Il fatto che le previsioni non siano state precise al puntino o che, contrariamente alle previsioni di tre o quattro anni fa, il ciclo 24 si sia dimostrato debole e non “esplosivo”, rientra nel range di possibilità delle previsioni. Nessuno si straccia le vesti per questo. Si prende atto della circostanza e si cerca di capire perchè il modello ha toppato per tentare di migliorarlo alla luce dei nuovi dati raccolti. E’ il classico schema di avanzamento della conoscenza per “tentativi ed errori”. Niente di nuovo sotto il sole (il doppio senso è stato involontario, ma mi sembra simpatico) 🙂 . Gli scienziati, infatti, hanno rimodulato i parametri del modello e le previsioni sembra che riescano a copiare la realtà. Questo modo di procedere mi sembra corretto.
Perché, però, quando ci si rende conto che anche “altri” modelli toppano non si fa lo stesso discorso? Perché, a chi lo fa notare, si attribuisce l’epiteto spregiativo di “negazionista”? Perché anche di fronte all’evidenza, si cercano giri di parole per dire, ad esempio, che farà sempre più caldo anche se un po’ meno caldo del previsto? Mah, misteri della comunicazione scientifica. 🙂
Ciao, Donato.
Concordo con Donato. Mi permetto di aggiungere che il buon Hathaway, o chi per lui, una volta modificato il modello, non potrebbe dire “ecco era sbagliato, ho trovato l’errore, quindi adesso funziona”. Prima di affermare che funziona, bisogna testare il modello con la realtà futura. Nel frattempo è chiaro che D.H. continuerà ad elaborare la sua “prediction”, basta sapere che si tratta di un pronostico ragionato e ragionevole, probabilmente del miglior pronostico possibile con le attuale conoscenze, ma non di una previsione.
Un po’ presto, come del resto scitto nell’articolo, per fare previsioni.
Se guardo i cicli deboli del passato non è detto in particolare che un massimo raggiunto entro pochi mesi da oggi preluda ad un ciclo breve(la fase di discesa è quella più lunga e la sua durata varia più di quella della salita), o che i cicli deboli abbiano di regola durata lunga.
Per esempio, da quanto pubblica Jan Alvestad, il ciclo 10, che assomiglia per adesso al corrente 24 ed ebbe un massimo di 95, durò 11 anni e 3 mesi, il 5, con massimo a 50 durò 12 anni e 8 mesi.
Comunque ho lasciato scritto ai miei nipotini di verificare se gli stessi che oggi fanno quattrini col global warming, fra 20/30 anni faranno lo stesso col global cooling, inevitable IMHO se, dopo il 23 e il 24, avremo un altro ciclo debole.
Credo che sia stato già scritto su questo blog, ma sarebbe divertente ripubblicare l’articolo di un tizio che, verso la fine degli anni 60 (o 70) suggeriva di pompare CO2 nell’atmosfera per prevenire l’incombente era glaciale.