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Tutto quello che pensavate di sapere su El Niño (perché c’è sempre qualcuno che lo scrive)

Qualche tempo fa, con il nostro ultimo post sull’ENSO e sulle dinamiche che stanno conducendo ad un evento di El Niño, abbiamo anche segnalato la nascita di un blog di divulgazione scientifica curato da alcuni ricercatori dell’IRI, il centro che pubblica le previsioni sull’ENSO con la formula multi model.

Il loro ultimo post affronta una serie di argomenti di per se molto semplici, che però rappresentano quello che normalmente si sente dire (perché lo ha detto qualche sedicente esperto) quando arriva El Niño.

Prima però facciamo un refresh. L’ENSO, ovvero El Niño Southern Oscillation, è un termine che si riferisce alle dinamiche atmosferiche e oceaniche dell’Oceano Pacifico equatoriale. Con la normale circolazione degli alisei, venti che scaturiscono dal posizionamento dei centri barici permanenti legati alla circolazione generale atmosferica, l’aria scorre sulla superficie dell’oceano con una direttrice est-ovest. Si determina così, letteralmente per trascinamento, un accumulo di acqua calda verso il continente marittimo (Pacific Warm Pool) e l’Asia orientale e una risalita di acqua fredda nell’area prospiciente l’America Latina occidentale. L’acqua calda sul lato asiatico favorisce e alimenta la convezione, cioè le precipitazioni, mentre quella fredda sulla sponda opposta favorisce condizioni siccitose ma di elevata pescosità.

Se gli alisei si intensificano, da questa normalità o neutralità, si passa a condizioni di La Niña, con accentuazione degli effetti diretti e propagazione di alcune dinamiche, dette teleconnessioni, che influenzano i parametri climatici anche in luoghi molto lontani dal Pacifico. Una di queste, per esempio, riguarda l’aumento della frequenza di occorrenza degli uragani nell’area atlantica. Nessuna di queste, inoltre, interessa direttamente le medie latitudini mediterranee.

Quando gli alisei si attenuano o addirittura invertono il loro moto – è sempre la pressione atmosferica a definirne il carattere ovviamente – l’acqua calda accumulatasi per mesi o anni verso ovest letteralmente scivola verso est, generando una importante anomalia positiva delle temperature superficiali sul Pacifico orientale. È arrivato El Niño.

Date le dimensioni dell’area interessata e il potenziale dell’energia che scaturisce dalle oscillazioni dell’anomalia delle temperature di superficie di un’area così estesa, le conseguenze in termini di effetti sui parametri atmosferici sono molto importanti. Ecco forse perché all’IRI hanno sentito la necessita di mettere le cose in chiaro.

Sono otto cose che magari pensavate di sapere su El Niño e La Niña, ma sono sbagliate.

  1. I periodi di El Niño causano più disastri dei periodi normali. A scala globale, questo non è necessariamente vero. Certo, con l’acqua più calda si sposta anche la convezione e quindi le piogge, generando un aumento delle precipitazioni in Perù e condizioni più siccitose in Indonesia, ma è pur vero che un ENSO definito in positivo o in negativo aumenta in modo significativo la confidenza delle previsioni stagionali, questo può finire per essere un impatto positivo.
  2. El Niño e La Niña influiscono in modo significativo sul clima della maggior parte del pianeta. No. L’impatto diretto è circa sul 25% delle terre emerse in tempi diversi a seconda delle stagioni e circa sul 50% della superficie del pianeta per l’intero periodo di persistenza dell’uno o dell’altra.
  3. Le aree che ne subiscono l’impatto lo soffrono per tutto il periodo in cui persistono El Niño o La Niña. No, l’accentuazione degli effetti di neutralità o l’insorgere di un ENSO con segno opposto in genere si notano in tempi diversi per luoghi diversi e per periodi più ridotti dell’intero periodo di persistenza.
  4. Gli eventi di El Niño sono causa di soli impatti negativi. No. Gli impatti negativi, che pure esistono e riguardano un’accentuazione degli incendi nell’Asia orientale, la siccità in alcune zone del Pacifico occidentale e le alluvioni sulle coste del Sud America, sono quelli di cui più spesso parlano i media. Ma è pur vero che El Niño, porta anche una abbondante piovosità in America Latina, con conseguente miglioramento dei raccolti, così come può indurre una minor frequenza di uragani in Atlantico e temperature più miti negli USA durante l’inverno.
  5. Dovremmo preoccuparci più di un El Niño che di una La Niña. Non necessariamente. Le oscillazioni dell’ENSO spostano gli effetti climatici più diretti di una o dell’altra condizione. Sono positive per alcune aree e negative per altre. El Niño può aver ricevuto più attenzione perché di fatto ribalta la situazione normale e, sebbene in modo ciclicamente disordinato, comunque genera situazioni ben diverse dal solito, anche se non sempre e non ovunque negative.
  6. Più sono intensi El Niño e La Niña più sono forti gli impatti. Anche questo non è detto. Non tutte le teleconnessioni hanno sempre luogo. Ció significa che per l’evento moderato o forte atteso con una certa probabilità per il prossimo autunno-inverno, non necessariamente ci saranno impatti da moderati a forti. L’aumento delle probabilità di determinate condizioni meteorologiche e climatiche non è certezza della loro occorrenza.
  7. Gli eventi di El Niño e La Niña sono direttamente responsabili di singoli eventi atmosferici. No. Nessuna dinamica climatica è direttamente riconducibile al singolo evento atmosferico. Ancora una volta è una questione di aumento/diminuzione a seconda dei luoghi e del periodo della probabilità che alcuni parametri varino in positivo o in negativo.
  8. El Niño e La Niña sono intimamente collegati al riscaldamento globale. No, sono eventi naturali che hanno avuto luogo per milioni di anni. Potranno forse esserne influenzati, ma la ricerca è ancora in corso.

Ecco qua. L’ultimo è da incorniciare non è vero? Ora ne sappiamo forse un po’ meno per lr chiacchiere da bar, ma ne sappiamo molto di più per tutte le altre conversazioni.

NB: in testa al post, da climate.gov, le condizioni di El Niño (sinistra) e La Niña (destra) in termini di temperature di superficie.

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Published inAttualità

Un commento

  1. Alessandro

    Il problema è che questo articolo non sarà mai recepito da chi per forma mentis non è in grado di recepirlo e che per forma mentis non imparerà mai, perchè preferisce per esempio chiacchierare al bar invece di leggere. Comunque da apprezzare il tentativo (ahinoi a vuoto) di divulgazione.Grazie di esistere Guido.

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