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Il Sole è servito

Alcune settimane fa, nei commenti ad uno dei nostri post, si è sviluppata una breve discussione sulla revisione della serie storica delle macchie solari che un gruppo di ricercatori stava preparando. Ora quel lavoro è stato completato e lo studio è stato accettato per la pubblicazione su Solar Physics:

Reconstruction of the Sunspot Group Number: the Backbone Method – Leif Svalgaard & Kenneth H. Schatten

Qui, per il comunicato stampa della International Astronomical Union al cui workshop è stato presentato il lavoro.

Anche la serie storica delle macchie solari, come accade praticamente ogni mese per quella delle temperature medie superficiali del pianeta, è stata soggetta a rivisitazione. Quando si ha a che fare con un mix di dati osservati e derivati da proxy, di diversi metodi di osservazione e di spezzoni di serie a volte sovrapponibili a volte no, queste operazioni sono spesso necessarie, anzi, indispensabili se si vuol cercare di dare un senso alla visione di lungo periodo.

Questo forse era il caso delle (il plurale è d’obbligo) serie storiche relative alle macchie solari, consistenti sostanzialmente in due realtà incongruenti che raccontavano storie diverse circa l’attività solare, un puro conteggio delle macchie e un conteggio dei gruppi di macchie. Il lavoro che è stato portato a termine, sarà oggetto di una nostra analisi approfondita nelle prossime settimane, tuttavia, essendo liberamente disponibile, ne possiamo già adesso riassumere i risultati.

  1. L’incongruenza pare sia stata risolta riunendo tutti i dati disponibili e normalizzandoli secondo il metodo di conteggio che sembra dare maggiore affidabilità;
  2. L’attività solare del XX secolo, intesa come numero delle macchie solari, è stata fortemente ridimensionata, dal momento che in tutti e tre i secoli dal 1700 ai giorni nostri, non pare ci siano state oscillazioni significative nel numero di macchie osservate, quindi nel XX secolo non c’è stato un Solar Grand Maximum;
  3. Il minimo di Maunder 1660-1700, sembra essere stato un episodio unico;
  4. La relazione sole-clima, se riferita alla misura dell’attività solare attraverso il numero delle macchie, già ben al di là dall’essere compresa, è ora ulteriormente indebolita; in poche parole, non è il numero delle macchie solari la chiave per comprendere quale sia il peso – ove riferibile al breve e medio periodo climatico – delle dinamiche solari sul clima;
  5. Quello di cui ora si disporrà, ammesso che questo lavoro regga il confronto con la comunità scientifica, è un indice unico della porzione di attività solare riferita alle perturbazioni che compaiono sulla superficie della stella; attraverso questo nuovo dataset, si dovranno quindi rivedere molti altri studi correlati.

Per ora tutto qui. Nei prossimi giorni pubblicheremo un’analisi dei dati, mentre a settembre, probabilmente, cercheremo di entrare nel merito della pubblicazione.

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Published inAttualitàSole

9 Comments

  1. marco

    Posto che l’argomento “sole” entra nella diatriba climatica come uno dei problemi e senza nulla togliere a chi ha effettuato il lavoro di riconteggio sui cicli passati, la domanda che sorge quasi spontanea è: vista l’assenza di facili capri espiatori nel periodo durante la piccola era glaciale (nessuna fabbrica che producesse un grammo di Co2, nessun marziano sceso sulla terra tra i il 1300 e il 1400) cosa ha determinato un brusco raffreddamento di svariati secoli sul nostro pianeta (o almeno sul mondo occidentale) se non una qualche variazione dell’attività solare?

    anyway! vedrete comunque che la stessa solerzia con cui sono state riaggiustate le serie dei cicli solari, adesso i grandi scienziati la useranno anche per mettere mano al mondo delle rilevazioni attraverso le stazioni meteo, visto che ancora non ci è ben chiaro perchè le stazioni al suolo vedono una realtà e i satelliti in bassa troposfera ne vedano una completamente diversa.

  2. Donato

    L’indice di attivita’ solare oggetto dell’articolo di Svalgaard et al. e’ il numero di gruppo. Questo indice e’ stato calcolato sulla base di un’unica metodologia applicata a tutta la serie di osservazioni disponibili. In altri termini gli autori hanno applicato a tutte le immagini disponibili (fotografiche, disegni e via cantando) lo stesso criterio di conteggio ottenendo un unico numero di gruppo.
    Tale indice e’ stato, ovviamente, correlato con il numero di Wolf internazionale moderno e le conclusioni estese a tutto il periodo osservato prima di Schwabe e Wolf (dal 1610 al 1812 circa). I conteggi moderni non sono stati assolutamente toccati (coincidono al 97%), e’ stata rivista solo l’omogeneizzazione di Wolf sulle serie precedenti le sue e lo si e’ fatto, secondo me, in modo condivisibile, senza inventarsi nulla.
    Ho semplificato molto, ma il punto forte del lavoro e’ proprio questo: un’unico criterio per tutta la serie disponibile garantisce omogeneita’ di calcolo anche se espone ad errori legati alla soggettivita’ dell’osservatore. Resta la differenza tra accuratezza delle osservazioni del passato e quelle odierne. Di questo mi occupero’ in seguito: scrivo queste poche righe approfittando di una “pausa” offertami da un temporale estivo (si spera che la pausa sia breve, e che dopo la tempesta … 🙂 ).
    Ciao, Donato.

  3. Relativamente allo studio illustrato qualche settimana fa:

    http://www.climatemonitor.it/?p=38505

    come si pongono queste novità? Lo studio affermava che il modello riproduceva al 97% l’attuale ciclo solare, per cui per quanto capisco non dipende dai dati vecchi. Ma avevano anche provato un fitting con i dati storici?

    • Non lo so Fabrizio, credo non siano andati indietro più di pochi cicli.
      gg

  4. Gaetano

    I nuovi valori per gli ultimi quattro cicli sono diagrammati qui:

    http://www.solen.info/solar/images/comparison_recent_cycles.png

    nello stesso sito sono disponibili i diagrammi vecchi e nuovi per tutti icicli “storici”:

    http://www.solen.info/solar/cycles1_to_present.html

    Non mi sembra che sia cambiato molto: i nuovi dati rialzano i valori di tutti i cicli, ma i rapporti fra di essi restano più o meno invariati.
    I sette cicli che hanno preceduto l’attuale cioè quelli dal 17 al 23 hanno avuto in media molte più macchie degli altri. L’attuale ciclo 24 si avvia ad essere il secondo più basso della serie “storica”.

    Ho lasciato detto ai miei nipoti di non dimenticare il cappotto nei prossimi inverni …

  5. Luca

    Ora cambiano pure i dati dell’attività solare! Incommentabili

    • Maurizio Rovati

      Non hanno cambiato i dati, hanno cambiato l’algoritmo con cui calcolare il numero che caratterizza l’attività delle macchie a partire da quei dati. Poi hanno ricalcolato l’attività per tutto il periodo di cui si hanno i dati, omogeneizzando le differenze nel calcolo dell’attività solare da parte di diversi osservatori.

  6. Il significato di tale “studio” (pastrocchio è dire poco) è semplicemente questo: secondo lorsignori, il Sole no ha alcuna influenza reale sul clima del pianeta Terra. Ergo… i cambiamenti climatici dipendono unicamente dalle attività umane.

    Questo è il riassunto del lavoro e delle loro intenzioni. Negare l’esistenza dei minimi e negare il nesso scientifico tra attività solare e cambiamento climatico è semplicemente, in questo caldo 2015, vergognoso.

    • Maurizio Rovati

      No Bernardo, il problema sul sistema di misura dell’attività solare basato sull’osservazione delle macchie solari esiste ed è serio, il necessario lavoro di revisione era in corso da anni e il caso ha voluto che uscisse in concomitanza con una stagione calda, almeno da noi.
      A mio avviso questo non esclude il sole come forzante climatica, esclude solo l’esistenza di un grande massimo che emergeva da dati non omogeneamente trattati.

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