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Kyoto e i suoi fratelli, accordi socialmente utili

Qual è stato, secondo voi, il più incredibile risultato sin qui raggiunto dal movimento salvapianeta? Migliorare l’ambiente in cui viviamo? Porre le basi per un efficace contrasto al riscaldamento globale e quindi alla deriva catastrofica del clima?

Niente di tutto questo. il vero successo, quello che nessun leader politico avrebbe osato sperare di raggiunere, è stato far pagare l’aria, ovvero generare una nuova commodity, la CO2, e farla pagare a peso.

Come tutti sanno, l’unica panacea contro le emissioni di anidride carbonica è sin qui stata la crisi economica, che ha depresso la produzione industriale di una discreta porzione del pianeta facendo però solo temporaneamente segnare il passo alla curva della CO2, che, tra l’altro, ha già ripreso a salire. Di contro, il complesso di meccanismi di scambio di diritti ad emettere generati dal Protocollo di Kyoto e da varie altre fughe in avanti, più che far diminuire le emissioni le ha fatte aumentare.

Mentre infatti alcuni si sono effettivamente impegnati cercando di ottimizzare i clicli produttivi, altri, furbescamente e con il benestare di chi questi meccanismi se li è inventati, si sono affrettati a far crescere la produzione di alcuni agenti chimici considerati a rischio climatico per poterli poi eliminare lucrando sui certificati di credito così generati e venduti. Per esempio, in Europa, dove il mercato del carbon trading ha preso più piede, pare che ci sia stato un aumento di 400mln di tonnellate di CO2 allegramente scambiate alla modica cifra di 2 miliardi di euro. E cosa c’è di più socialmente utile di fabbricare qualcosa ritenuto dannoso per poter poi ottenere dei crediti per smettere di fabbricarlo?

E questo, come riporta la BBC rilanciando il comunicato stampa dello Stockolm Environment Insistute, è solo uno degli ‘scandaletti‘ giunti a corredo dello scambio borsistico dell’aria che respiriamo. Una pratica di cui si è occupato nello specifico un gruppo di ricercatori che ha appena pubblicato un paper su Nature Climate Change:

Perverse effects of carbon markets on HFC-23 and SF6 abatement projects in Russia

Abstract
I mercati del carbonio sono considerati uno strumento di policy chiave per una efficace azione di mitigazione climatica. I progetti basati sui meccanismi del mercato del carbonio permettono al settore privato di acquisire attraverso progetti di mitigazione dei crediti di riduzione delle emissioni scambiabili. L’integrità ambientale di meccanismi basati sui progetti è stata oggetto di di dibattito controverso e di estesa ricerca, in particolare per i progetti di abbattimento dei gas derivati da rifiuti industriali ad alto potenziale di riscaldamento globale. Per questi progetti, il guadagno derivato dai crediti può eccedere in modo significativo l’abbattimento dei costi, creando degli incentivi perversi ad aumentare la produzione o la generazione di rifiuti come mezzo per aumentare il guadagno dai crediti di abbattimento. Si dimostra che tutti i progetti di abbattimento dei gas HFC-23 e SF6 nell’ambito del meccanismo Joint Implementation del Protocollo di Kyoto sviluppati in Russia hanno aumentato a livelli senza precedenti quando potevano generare crediti dalla produzione di più gas di rifiuto. I nostri risultati suggeriscono che questi perversi incentivi possono minare in modo sostanziale l’integrità ambientale di meccanismi basati su progetti che una adeguata supervisione che li regoli è cruciale. I nostri risultati sono essenziali per meccanismi che agiscono sia su giurisdizione nazionale che sotto accordi internazionali.

Integrità ambientale? Commercio di aria piuttosto….e neanche fritta!

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Published inAttualità

5 Comments

  1. Rinaldo Sorgenti

    Per chi si fosse perso questo interessante articolo dell’amico Prof. Franco Battaglia, credo sia utile leggerlo: http://www.ilgiornale.it/news/politica/parigi-licenzia-meteorologo-anti-ecoballe-1183801.html

    Per chi infine segue con interesse ed attenzione tutto quanto si sta programmando per la fiera di Parigi: CoP21, aiutatemi a capire se davvero vi è un interesse a monitorare l’insieme dei GHG (e quindi non solo quelli della fase “post-combustione), andando quindi ad osservare e conteggiare le emissioni delle stesse molecole: CO2 e CH4 della fase “pre-combustione”, quella che chi continua a suggerire la sostituzione del Carbone con il Gas Naturale, stranamente NON vuole.

  2. Rinaldo Sorgenti

    Già!
    Rientrando dal Colorado mi è capitato di leggere un articolo pubblicato dal International New York Times del 19.08.2015 dal titolo: “Obama proposes cutting methane emissions” e riporto qui sotto un paragrafo interessante:
    ” The oil and gas industry has resisted methane regulations, insisting that new rules could stymie a booming natural gas industry and that voluntary industry-wide standards are suffient (!?!).

    Fantastico, ins’t it?

  3. Mario

    “Eterogenesi dei fini” si fa una cosa per ottenere un certo risultato e se ne ottiene uno completamente opposto. 🙂

  4. Luigi Mariani

    Guido,
    dai dati che ci porti emerge con chiarezza che il problema dell’efficacia o meno delle misure di contenimento della crescita dei livelli atmosferici di CO2 sia solo una delle molte facce della medaglia.
    Ieri sera mentre ritornavo a casa da un impegno di lavoro ho ascoltato in auto su radio radicale il sonoro di alcune testimonianze rese ad un processo tutt’ora in corso e che riguarda iniziative di sviluppo delle energie alternative in Albania che hanno visto implicati mafiosi della sacra corona unita.
    Mi domando se qualcuno vorrà prima o poi tirare le somme di tutto il malaffare che si innescato a rimorchio dello slogan “salviamo il pianeta”.

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