Salta al contenuto

L’Artico e l’Isola di Calore Urbano

apatityLo che potrà sembrare un paradosso ma, come spesso accade, quando si parla di ricerca l’esperienza sul campo da’ spesso risultati contro-intuitivi. Per l’Artico o, meglio, per gli agglomerati urbani delle alte latitudini, parlare di effetto UHI quando il sole non c’è o è talmente basso da dare solo penombra può sembrare strano. Invece, in seguito ad una campagna di misura condotta nello stile “street view” di Google, cioè mettendo dei sensori su di un’auto e facendo misura in vari punti degli agglomerati, è saltato fuori che dentro le città la temperatura è parecchio più alta che nelle zone limitrofe.

All’origine della differenza c’è sempre la diversa capacità termica dei materiali edili rispetto alla nuda terra, ma il calore da questi ritenuto e successivamente rilasciato non viene dal Sole, quanto piuttosto dai sistemi di riscaldamento, cioè dall’interno.

Mapping urban heat islands of arctic cities using combined data on field measurements and satellite images based on the example of the city of Apatity (Murmansk Oblast)

Una differenza sorprendente, che arriva fino a 3,2°C nella città di Apatity, che vanta la bellezza di 59.000 abitanti, quindi non è esattamente un villaggio. La domanda, anzi, le domande sono: Quante stazioni ci sono alle alte latitudini? Quante di queste sono affette da questo condizionamento? Risposta, le stazioni sono davvero poche, ma molte probabilmente soffrono di questo problema, perché se gestire la logistica dei sensori è normalmente difficile, in zone inospitali come quelle è quasi impossibile, per cui meglio avere i sensori a portata di mano, dove c’è un minimo di civiltà.

Ora, chi si occupa di acquisire e ordinare in dataset le temperature provenienti dalle stazioni al fine di comporre i dataset globali, per ovviare al deficit di informazioni causato dalla scarsa densità di informazioni alle alte latitudini, può escludere la zona artica dal computo, come fanno gli inglesi dell’Hadley Center, oppure può tentare delle tecniche di interpolazione alquanto spericolate come fanno quelli del GISS della NASA, dove il passo di griglia usato per l’omogeneizzazione dei dati arriva anche a 1200 Km.

Altra domanda: quanto si propaga nel dataset e nella determinazione della temperatura dell’area artica questo condizionamento? Non sono in grado di rispondere, magari chi ha condotto questa ricerca lo farà nel prossimo futuro. Al riguardo però vorrei ricordare che le alte latitudini boreali, che sebbene poco sono comunque abitate, sono quelle dove il trend di aumento delle temperature globali è più significativo, cioè dove si “legge” meglio il global warming. Al contrario, le alte latitudini australi (l’Antartide) mostrano dati molto più controversi e comunque non di generale aumento.

Verrebbe da dire che, ancora una volta, almeno una parte del trend di aumento delle temperature è sì di origine antropica, ma viene dal basso ed ha caratteristiche molto locali piuttosto che venire dall’alto ed essere globale.

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...Facebooktwitterlinkedinmail
Published inAttualità

14 Comments

  1. Alessandro(Foiano)

    Faccio notare come ultimamente ci si sia riferiti a zone o anche a piccole nazioni (Svizzera) come più influenti all’aumento termico superficiale senza peraltro riferirsi all’utilizzazione del suolo. Uno stato incastonato sull’arco alpino è pieno di canyon naturali,ma questi canyon si vanno ad aggiungere ai canyon cittadini e ne risulta un logico aumento di presenza di quanti di energia ed una minore dispersione degli stessi verso lo spazio. Stiamo parlando di una nazione che nel 1920 contava una popolazione di 3 milioni e 800 mila abitanti e che oggi conta 8 milioni e 400 mila abitanti.
    Quindi capite bene che se tutti gli edifici vengono raddoppiati in altezza otteniamo un intercettazione di fotoni più che doppia rispetto ai primi del novecento.
    Quello che mi stupisce è che dei docenti di geografia ci vengano a parlare di clima, senza far notare che ciò che è cambiato totalmente è l’ambiente stesso rispetto ad un secolo fa.

  2. Simone

    Come già detto, per gli studi sul GW le stazioni meteo in ambiente urbano non vengono considerate, ma tanto io parlo al muro.
    Saluti a tutti

    • Alessandro

      Simone io parlo dell’articolo sopra sugli ambienti urbani,tu parli sempre del “tuo” argomento in argomenti che trattano altre cose.

  3. Alessandro

    con vento da NE i fotoni resistono nell’urbe pratese/fiorentina, ma anche nell’area urbana di Montevarchi e San Giovanni Valdarno, le zone rosse dei canyon cittadini. E’ cambiato l’ambiente intorno alle stazioni e ancora mi tocca leggere record qui e record là…ma è tanto difficile capire se viene aumentato di un piano un quartiere allora aumenta anche la temperatura al suolo? Dov è l’eccezionalità e il dramma della temperatura che aumenta? Spero che si aprano gli occhi alla comunità italiana sempre più ignorante… e spero in un vostro articolo in merito prossimamente..

    Immagine allegata

    • Simone

      Chissà Alessandro che megalopoli si è sviluppata sulla vetta del Monte Cimone, dato che anche lassù le temperature sono aumentate nel corso dei decenni. Sta storia delle temperature che aumentano per l’urbanizzazione intorno alle stazioni meteo è semplicemente ridicola.

    • Vedi Simone, il punto è che nessun argomento può essere liquidato con questa semplicità e tanto meno essere ritenuto ridicolo, specie se supportato da abbondante letteratura. Che ci sia un trend positivo di fondo è fuor di dubbio, che questo sia ovvio in un interglaciale pure; che a questo si aggiunga un contributo antropico è probabile, specialmente a livello locale, fattore questo innegabile per le aree urbane.
      Se poi vuoi toglierti il dubbio, puoi sempre fare un giro in centro a Roma, magari sotto alla Torre Calandrelli, dove prima pascolavano le pecore. Più che ridicolo lo definirei palese.
      gg

    • Simone

      I dati delle stazioni meteo nei centri delle città non vengono considerati per i calcoli delle temperature globali. Non a caso già da decenni orsono, le stazioni meteo ufficiali a norma WMO nel Mondo sono quasi tutte aeroportuali e non certo tra i palazzi.
      Non venendo considerati i dati delle stazioni meteo all’interno delle città, significa, come appunto ho detto, che la storiella della temperatura globale che aumenta perché c’è l’urbanizzazione intorno alle stazioni meteo è ridicola.
      Sotto riporto un link, che è solo uno dei tanti esempi, di articolo di qualche anno fa.

      http://www.lamma.rete.toscana.it/news/global-warming-la-conversione-dello-scettico

    • Alessandro

      Simone stiamo dicendo tutti qui che è aumentata la temperatura globale in 50 o 250 anni.
      Stiamo solo discutendo sui motivi dell’aumento e su quanto è aumentata.
      Si discuteva sull’articolo (vedi sopra) che a parità di evento atmosferico in una città oggi e nella stessa città 50 anni fa l’irraggiamento non può essere lo stesso.
      Quindi mi pare logico che oggi i vari record di caldo del passato in zone aeroportuali (come in città) maggiormente estese e con maggior presenza di velivoli siano facilmente battuti.
      Ritieni che il suolo aeroportuale non sia cambiato nel tempo?

    • Alessandro

      sì Simone facciamoci una megalopoli vedrai che le temperature saranno ancora più alte.
      L’esempio che hai fatto in risposta al mio commento poco c’entra visto che io mi interrogo sul quanto è aumentata in ambiente urbano, tu invece ti limiti ad osservare che è aumentata e basta e nessuno qui ti dirà che non è vero che è aumentata. Polemica gratuita: ormai ci siamo abituati al tuo modo di pensare semplicistico e ovvio.

  4. Alessandro

    Prendendo come fonte le previsioni NCEP, sembra già si facciano le previsioni sui canyon cittadini del Nord Italia.
    Vi sembra possibile che l’atmosfera o il clima generino queste condizoni o più probabilmente sono canyon cittadini alias trappole per fotoni? :
    [IMG]http://i68.tinypic.com/2isxh6g.jpg[/IMG]
    Cioè l’intera Europa sottomedia e alcune zone del Nord Italia sopramedia? dai su non scherziamo.

  5. Luigi Mariani

    Guido,
    nel ringraziarti perla segnalazione mi preme segnalare due cose:
    1. alle alte latitudini un robusto effetto isola di calore urbano è molto positivo per contenere i consumi energetici e limitare il disagio da freddo che è molto pesante per i popoli del nord.
    2. l’effetto isola di calore urbano è un fenomeno complesso e che coinvolge praticamente tutti i termini del bilancio radiativo ed energetico di superficie. In tal senso qualunque agglomerato urbano a qualunque latitudine vive tale effetto proprio perché è fatto com’è fatto. Perciò ad esempio la presenza di canyon fra le vie (tipo quelli che si vedono nella foto molto significativa che hai messo nel post) fa si che i quanti di energia emessi dal fondo delle vie stesse vengano intercettati dalle pareti degli edifici che ne impediscono la dispersione verso lo spazio. Le pareti degli edifici reirraggiano poi verso il basso, riscaldando così il fondo delle vie. In tal senso le città si comportano come gigantesche trappole per fotoni.

  6. Winston Diaz

    Vorrei sperare che nell’epoca di google earth ogni stazione di rilevamento sia esattamente geolocalizzata, e che dal posizionamento, grazie alle foto satellitari, sia facile stabilirne la condizione…

    Per quanto riguarda l’isola di calore cittadina, posso personalmente testimoniare, dopo aver fatto pluridecennali osservazioni, abitando in una zona di campagna rimboschita a 5 km da una medio-piccola citta’, che le temperature estive massime fuori dalla zona urbana sono mediamente inferiori di 5 gradi, mentre quelle medie forse anche di piu’ dato che il raffreddamento notturno e’ elevato in campagna, e quasi nullo in citta’, dove l’accumulo di calore anche a causa della mancanza di evaporazione (tutto il suolo e’ di norma impermeabilizzato) e’ massimo. Quasi lo stesso sbalzo di temperatura si rileva anche in inverno, quando alla minore incidenza della radiazione solare supplisce il riscaldamento degli edifici.
    Restando in campagna, il fenomeno e’ molto piu’ marcatoe nelle zone rimboschite rispetto a quelle messe a coltura. D’estate si tratta davvero di 5 gradi o piu’, un’enormita’ anche dal punto di vista del benessere “percepito”. Oltretutto l’accumulo di calore, non smaltito durante la notte, fa aumentare la temperatura sempre di piu’ nei periodi durevolmente caldi nelle citta’, che si trasformano in veri forni estivi, dove diventa impossibile sopravvivere senza condizionamento. D’altra parte, i costi di manutenzione ormai proibitivi e la pressione della popolazione che chiede risarcimento per ogni minimo danno provocato, costringe le amministrazioni a eliminare il verde.

    Pensare che un tempo, ma non moltissimo tempo fa, diciamo un paio di generazioni, ho ricordo quasi diretto, le alberature stradali servivano a fornire una preziosa fonte di legna usata come combustibile. Fin nell’immediato dopoguerra, nel mio comune e in quelli limitrofi, la potatura degli alberi e il taglio dell’erba veniva messo all’asta dal comune che ne faceva una fonte i reddito, cioe’ chi tagliava doveva pagare per poterlo fare, dato che in cambio si teneva l’allora prezioso prodotto. Ora la potatura di un albero puo’ costare mille euro (anche perche’ viene fatta non alllo scopo della massima produzione legnosa, ma per dubbi scopi “estetici”), e si tende a proibire il riscaldamento a legna perche’ “inquina” (cioe’ fa saltare le centraline che misurano le micropolveri in modo molto rozzo e tendenzialmente allarmistico, che fa il paio col rilevamento della temperatura).

    • Giuliano G.

      Ho letto in un articolo tempo fa che le stazioni di misura della temperatura a livello mondiale sono state ridotte da circa 5000 a circa 2000 per il costo crescente delle tecnologie utilizzate. Quindi, attualmente la rete che misura la temperatura media terrestre è meno rappresentativa di un tempo.
      Oltretutto, molte delle stazioni, ad esempio nelle Hawaii e nella Polinesia francese, un tempo localizzate in aree extra-urbane, a causa delle crescita dei vicini villaggi sono state inglobate nell’area urbana: le misure potrebbero essere pertanto falsate dal fenomeno dell’isola di calore urbano.
      In conclusione, quanto sono affidabili queste misure?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Categorie

Termini di utilizzo

Licenza Creative Commons
Climatemonitor di Guido Guidi è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale 4.0 Internazionale.
Permessi ulteriori rispetto alle finalità della presente licenza possono essere disponibili presso info@climatemonitor.it.
scrivi a info@climatemonitor.it
Translate »