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Il Meteo privato, inizia una nuova era?

La meteorologia è di più, molto di più dell’icona caratterizzante il tempo in un certo luogo e in un certo momento. Quello però, sia espresso in forma grafica più o meno gradevole o in forma numerica per scopi meno ludici ma spesso più pratici, è esattamente tutto quel che serve all’utente finale. Per arrivarci però, quanti si occupano di produrre e diffondere informazioni meteo, devono percorrere strade molto impervie. Strade fatte di conoscenza scientifica innanzi tutto, ma anche di ingenti quantità di risorse tecniche, tecnologiche e, naturalmente, economiche.

E’ questa la ragione per cui, praticamente da sempre, la meteorologia è pubblica, con ciò intendendo che le risorse e l’organizzazione del loro impiego, sono appunto pubbliche e non necessariamente costrette tra i confini nazionali, anzi, spesso, proprio per l’entità dello sforzo necessario, sono messe a sistema in consorzi di Stati. L’Europa, con gli esempi vincenti del Centro Europeo per le Previsioni a Medio Termine (ECMWF), dove si fa ricerca e si producono previsioni meteorologiche a scala globale, e di EUMETSAT dove si opera la costellazione dei satelliti meteorologici continentali, ha assunto da decenni un ruolo di leadership. Il modello globale dell’ECMWF, per esempio, è storicamente il più performante di tutti, compreso il suo diretto – si fa per dire – antagonista, il GFS americano.

In questa guerra tra modelli, che poi è una sana competizione scientifica, tecnica e logistica, le risorse private, almeno sin qui, non ci sono mai entrate. Certo, molti hanno fatto imprenditoria nel settore meteorologico, alcuni anche con grande successo ma, tutte queste operazioni alimentate da capitale privato, sono sempre intervenute partendo da un punto molto avanzato della filiera meteorologica, ovvero non occupandosi né di raccogliere e organizzare le osservazioni per alimentare i modelli, né di mettere a punto i modelli globali indispensabili a far girare quelli a più ridotta scala spaziale, da cui poi si ricava l’informazione finale, il prodotto. Nel settore privato, quindi, la concorrenza tra operatori – quelli più ‘seri’ usano tutti dati iniziali di buona qualità – è stata sin qui soprattutto sul versante dell’editing, della presentazione delle informazioni, della personalizzazione dei servizi e degli spazi mediatici occupati. Appunto, una pura operazione commerciale.

Tutto questo, stando a quanto dichiarato dalla Panasonic, ovvero dalla divisione Weather Solutions di questa multinazionale della tecnologia, potrebbe essere in procinto di cambiare. Alcuni anni fa, infatti, la compagnia ha iniziato a produrre un sistema di monitoraggio dei parametri atmosferici da installare a bordo degli aerei di linea con lo scopo di raccogliere dati destinati ad aumentare la quantità e la precisione delle informazioni in tempo reale disponibili per fotografare l’atmosfera e aumentare la sicurezza nei cieli. Stazioni a terra, palloni per radiosondaggio, report (alquanto soggettivi) da navi ed aerei e, negli ultimi anni, anche dati provenienti da satellite, sono tanto, ma non tutto quello che serve perché la fotografia dello stato del tempo sul pianeta in un dato momento sia sufficientemente definita. E, da questa foto un po’ sgranata, da questa imperfetta conoscenza dello stato iniziale del sistema, dipendono molti degli errori nelle previsioni, al netto naturalmente di quanto dovuto allo stato dell’arte della scienza. Disporre di più dati, se opportunamente validati, sarebbe stato senz’altro un valore aggiunto. Così il programma ha preso piede dapprima negli Stati Uniti, poi, recentemente, anche per alcune tratte aeree in Europa e Asia, continuando a crescere tutt’ora ad un ritmo importante.

E’ stato così, spiegano sempre dalla Panasonic, che si sono resi conto che le informazioni aggiuntive garantite da queste innovative tecniche di osservazione – salita, discesa e percorrenza degli aerei attraversano in tre dimensioni l’atmosfera con molta più intensità di quanto non si possa fare con i radiosondaggi – hanno un potenziale economico molto importante. Si possono vendere, cosa che già fanno, ma soprattutto possono essere impiegate in un modello previsionale proprietario. Hanno quindi preso il core del modello globale americano GFS, vi hanno aggiunto codice e applicato cambiamenti e, soprattutto, hanno messo in piedi un sistema di assimilazione dei dati di analisi che a loro detta fa concorrenza a quello dei centri di calcolo del settore pubblico. Ora, dopo qualche anno di lavoro e di prove, dichiarano di aver per la prima volta ottenuto delle performance migliori degli altri modelli globali, compreso il primo della classe, appunto quello dell’ECMWF.

Questo almeno sembra si evinca dalle tecniche di misurazione delle performance modellistiche. Però, dicono a loro volta alcuni esperti sia indipendenti che appartenenti ai sistemi pubblici, sin qui si sono viste solo poche settimane di valutazione, un po’ poco per dichiarare di aver messo a punto il miglior modello delle previsioni del tempo del mondo. Forse, anzi, sicuramente visto che l’investimento è stato fatto, è solo questione di tempo e se ne saprà di più quando la compagnia – che già vende servizi di previsione dedicata per l’attività dei cicloni tropicali – sarà pronta a proporre sul mercato quella che, nell’antagonismo tra ECMWF e GFS, potrebbe essere davvero una ‘terza via’, ovvero una filiera di produzione alimentata con capitale privato. L’affare è grosso, molto più grosso di quanto si possa immaginare, soprattutto se si tiene conto del fatto che già ora, con piattaforme condivise e quindi con scarse possibilità di avere del valore aggiunto in termini anche di contenuto oltre che di lay-out, il meteo privato fattura cifre da capogiro.

Se funzionerà, ne sentiremo parlare e, tanto per restare in tema, è davvero difficile immaginare che impatto potrà avere sul variopinto mondo delle previsioni del tempo.

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