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Alluvione di Messina – Analisi tecnica

La capacità di diagnosi e prognosi delle condizioni atmosferiche è indubbiamente cresciuta moltissimo negli ultimi anni, tuttavia, esiste ancora un limite ad oggi invalicabile, rappresentato dall’impossibilità di prevedere eventi estremi come quello verificatosi nella zona intorno a Messina con la giusta scala spaziale e temporale. Gli eventi a carattere locale in cui, come vedremo, giocano un ruolo determinante sia nell’innesco che nella dinamica evolutiva degli accadimenti le condizioni atmosferiche locali e la morfologia del territorio, sono ad oggi quasi del tutto impredicibili.

Nonostante ciò, dal confronto tra passato e presente è possibile imparare delle lezioni importanti. Cominciamo subito spazzando via ogni dubbio circa l’unicità dell’evento del 1° ottobre scorso. Come abbiamo già sottolineato in un precedente intervento, negli ultimi anni più che le piogge in valore assoluto, comprendendo tra queste anche quelle causate da sistemi convettivi organizzati o isolati, è aumentata la nostra capacità di osservazione, e, purtroppo, di pari passo sono aumentate anche le possibilità che questi eventi facciano dei danni molto ingenti alle persone ed alle cose. La capacità osservativa è aumentata perchè per esigenze di vario genere, connesse con la politica di gestione e controllo del territorio, sono stati installati dei sensori nelle zone endemicamente a rischio; i danni invece seguono di pari passo l’urbanizzazione del territorio e la creazione di infrastrutture spesso ad elevato impatto sullo stesso.

La mappa delle isoiete, ossia della distribuzione nel tempo delle precipitazioni sulla Sicilia, è molto eloquente. L’area a ridosso dei monti Peloritani è quella che storicamente riceve la maggiore quantità di pioggia di tutta la regione, con valori medi cumulati oltre i 1300 mm/anno sui costoni, che si mantengono piuttosto elevati fin sulle zone costiere.

Le condizioni atmosferiche dello scorso 1° ottobre, hanno causato piogge molto intense su tutta la regione, arrivando inoltre al culmine di un periodo caratterizzato da eventi precipitativi piuttosto frequenti. La somiglianza della distribuzione delle piogge nel mese di settembre e nei primi giorni di ottobre con quelle rilevate in un cinquantennio è piuttosto evidente.

E’ comunque innegabile che l’evento del 1° ottobre sia stato oltremodo intenso. Vediamo cosa è accaduto. Le condizioni atmosferiche generali erano caratterizzate da un flusso sud-occidentale piuttosto lasco e scarsamente baroclino alla media troposfera, capace comunque di richiamare aria di tipo sub-tropicale marittima continentalizzata (per una breve analisi delle masse d’aria che agiscono sul bacino del Mediterraneo andate qui ). Questo tipo di massa d’aria è normalmente calda e molto umida, ed è spesso causa, in presenza del giusto forcing dinamico sia in quota che al suolo, dell’origine di sistemi convettivi organizzati sulle acque del Mediterraneo, ivi compresi i bacini che circondano il nostro territorio (MCS -Mesoscale Convective System).

Uno di questi sistemi si è sviluppato in effetti sullo stretto di Sicilia durante il pomeriggio del 1° ottobre, in presenza di una linea di confluenza del vento nei bassi strati, di una debole avvezione di vorticità positiva alla media troposfera, di un accentuato shear verticale del vento e di una altrettanto consistente avvezione di umidità alla quota barica di 700hPa. Ma questo sistema convettivo, mossosi velocemente verso est nella serata, ha certamente dato il suo contributo alla catena degli eventi ma non è stato probabilmente la causa principale del disastro. Nelle prime ore del pomeriggio infatti, con una debole ventilazione sud-orientale sulle coste joniche della Sicilia, si è formato un cumulonembo isolato a ridosso degli scoscesi pendii dei monti Peloritani, una nube temporalesca che è arrivata oltre i 12000 mt di quota, con temperatura alla sua sommità di -58°C. La colonna d’aria era stabile nei bassi strati e fortemente instabile in quota. Il contributo orografico ha fornito il più classico dei sollevamenti forzati, fornendo alla massa d’aria l’energia per superare lo strato stabile. Da quella nube, bloccata contro i monti ed efficacemente alimentata alla base dal debole vento da sud-est, sono arrivate le prime precipitazioni molto intense, iniziate intorno alle 16:00, cui dalle 20:00 si sono aggiunte quelle generate dal sistema convettivo proveniente da ovest. A grandi linee, la prima nube temporalesca è stata causa di circa 140 mm di pioggia, con un picco tra le 17:00 e le 18:00 di circa 50 mm, mentre il sistema convettivo giunto successivamente ha scaricato circa 80 mm dalle 20:00 alle 23:00, con un picco iniziale anch’esso molto forte di circa 50 mm tra le 20:00 e le 21:00.

Dall’Almanacco della Scienza , quindicinale dell’Ufficio Stampa del CNR, sembra che gli eventi franosi sono iniziati nella serata, culminando tra le 20:40 e le 21:40 circa. In sostanza, le prime piogge molto abbondanti potrebbero aver creato le condizioni per il disastro, mentre le seconde lo hanno reso inevitabile. E’ comunque importante ricordare che anche se le precipitazioni hanno avuto due picchi importanti tra le 17:00 e le 18:00 e tra le 20:00 e le 21:00, in realtà per ben 7 ore, ha sempre piovuto molto forte, cumulando un totale di oltre 220 mm.

Alla luce di quanto abbiamo detto, la domanda è inevitabile: dal punto di vista strettamente meteorologico, era possibile prevedere quanto è accaduto? La risposta l’abbiamo data all’inizio ed è purtroppo no. I modelli di previsione numerica pur avendo colto il peggioramento, prevedevano quantità di precipitazioni importanti ma molto inferiori, per di più a partire dalla notte successiva. Potremmo dire che il secondo sistema convettivo è stato “visto” dai modelli, ma si è sviluppato prima del previsto. Per quel che riguarda il primo, il cumulonembo isolato, non c’era nessuna traccia su nessun modello numerico di mia conoscenza, e d’altronde non ne esistono con capacità predittive adeguate a scala spaziale così limitata. Nè le caratteristiche della colonna d’aria “prevista” sull’area della Sicilia orientale, lasciavano presagire che si sarebbe scatenata una tale catena degli eventi.

In questi casi, nella speranza di poter disporre in futuro di sistemi di prognosi più precisi ed attendibili, non resta che sostituire la parola previsione con prevenzione, magari guardando ad un passato che, come abbiamo visto poche righe più su, aveva decisamente qualcosa da insegnarci.

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Published inAttualitàNews

Un commento

  1. […] Scaletta Zanclea, Giampilieri e altri abitati vicini causando oltre trenta vittime (qui, qui e qui). Le colate rapide si innescano ed evolvono lungo ripidi versanti dove una copertura di qualche […]

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