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Il Clima non è più a ovest di Paperino

La Disney o, se preferite, la ACME Inc., erano sin qui entrate nel tema del global warming cambiamento climatico disfacimento climatico emergenza climatica (ce l’ho fatta…) solo per le gesta di improbabili emuli di Archimede Pitagorico impegnati a salvare il pianeta con poderosi interventi di geoingegneria, tutto sommato divertenti nella loro infantile distopia. Mai però avremmo pensato che il mondo di Cartoonia avrebbe impugnato la stilografica e vergato, insieme ad altri esimi frequentatori di varie accademie, trattorie e circoli serali, una dichiarazione di “stato di emergenza climatica“.

Trattasi di tal prof. Mouse, Micky, affiliato con il Micky Mouse Institute For the Blind in Namibia. Leggere per credere, il tizio era nella lista degli 11.000 firmatari, frettolosamente corretta quando è arrivata l’eco delle prime risate. Peccato non averlo visto subito, quando anche i TG nazionali si sgolavano sull’emergenza… Quest’ultimo ilare episodio è la pietra tombale di questo genere di iniziative, quale sia l’orientamento che hanno o le richieste che avanzano.

Anche perché, leggiamo dalle info supplementari della dichiarazione (file S1), che per tutti o quasi gli altri si tratta non di studiosi del tema in questione – appunto il clima – ma, nella migliore delle ipotesi di tutto quello che c’è intorno, nella peggiore di gente che passava di lì per caso. E’ quindi, questo sì, una bella comparsata di tutto quel mondo che sull’affaire moriremo tutti di climatite ci campa alla grande e, giustamente, ci crede, anche se non ci capisce (né c’entra) un accidente e butta giù grafici tanto per.

Avreste mai pensato che dalla produzione di carne pro-capite si sarebbe potuta capire la salute (malsana) del pianeta (sì, ce l’hanno con te dannato pollivendolo…)? Ecco quindi definitivamente sdoganata la sesta estinzione di massa entro fine secolo, anche se dovrebbe essere la settimana, perché stiamo di fatto assistendo ad una inarrestabile estinzione di massa cerebrale.

Estinzione reiterata, perché nel 2017, lo stesso lead author aveva pubblicato qualcosa di simile, raccogliendo allora non 11.000, ma ben 15.000 sottoscrizioni. Due le cose, o anche tra i trombettieri del disastro qualcuno comincia a stancarsi, oppure Pippo, Pluto, Paperino, Zio Paperone, Qui Quo Qua, Minnie, Clarabella, Tip e Tap, Basettoni e tutti gli altri stavolta avevano altro da fare.

Enjoy.

 

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Published inAttualità

4 Comments

  1. donato b.

    A me bastà una mezz’ora (tra lettura del documento e ricerca circa le credenziali dei primi firmatari) per capire dove si andava a parare. Lo scrissi in un commento all’ultimo post di M. Lupicino un paio di giorni fa. Il post di G. Guidi conferma la mia impressione iniziale: il documento è un panegirico in lode del cambiamento-climatico-di-origine-antropica-peggiore-di-quanto-potessimo-immaginare infarcito da qualche grafico (discutibile) per renderlo più “scientifico”.
    Ciao, Donato.

    • giuliano

      I ragionamenti del dott. Frank sulla deriva incontrollata dei risultati e del relativo intervallo di validità degli stessi risultati nei modelli climatici hanno un punto debole: il presupposto da cui parte porta a risultati diversi se invece di utilizzare l’intervallo temporale di un anno usa un’altro intervallo temporale (es. il mese)…. almeno questo si capisce da quanto si trova scritto nei blog in rete. Detto questo gli va riconosciuta comunque la cocciutaggine di essere bastian contrario e di rispondere alle critiche in modo rigorosamente scientifico … e al momento, cioè di questi tempi, non è poco. In ogni caso il problema fondamentale è che i modelli climatici pretendono di valutare variazioni della temperatura media che sono dello stesso ordine di grandezza dell’intervallo di confidenza che in questo momento hanno i “migliori” dati reali di temperatura misurati (+/- 0,3 °C). Ciò la dice lunga sull’attendibilità delle proiezioni ICCP e menate varie (almeno sul breve/medio periodo)… Quanto al lungo periodo…

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