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Quel che non si può dire

Qualche rara volta, accade che il re vada a spasso nudo. E che a vederlo nudo, e a puntargli il dito contro, non sia il solito straccione del popolino, ma addirittura un membro della corte. È quello che è accaduto qualche giorno fa: protagonista della storia Stuart Kirk, il general manager a capo del ramo “investimenti responsabili” del colosso bancario HSBC. Parliamo, quindi, del responsabile di quella ricchissima e potentissima area dell’asset management che “salva il mondo” con i mitici fondi ESG (ne abbiamo parlato, e ne riparleremo).

Ebbene Stuart Kirk, durante una conferenza sponsorizzata dal Financial Times (!) e intitolata “Moral Money” (!!) se n’è uscito con le seguenti affermazioni:

  • Gli investitori non devono preoccuparsi del Climate Change.
  • Il tambureggiamento mediatico sul Climate Change è come il Millennium Bug del 2000, espressione di un millenarismo propinato regolarmente dai soliti mezzi matti.
  • A chi importa se Miami sarà 6 metri sott’acqua tra 100 anni? Amsterdam è stata metri sotto il livello del mare per tempi immemorabili, e adesso è un bel posto in cui vivere. Lo gestiremo anche stavolta.
  • La scienza del clima magari non sbaglia nelle sue previsioni, ma l’essere umano è bravo ad adattarsi a cambiamenti anche drastici, e a navigare in acque pericolose.
  • HSBC perde troppo tempo con i fondi ESG: siamo ossessionati da questa roba, e finiamo per buttare via i soldi in politiche di mitigazione, invece che di adattamento.
  • Segue una stoccata velenosissima a Mark Carney (ne abbiamo parlato: l’ex banchiere centrale britannico riciclatosi come ambientalista a fine mandato): “capisco benissimo che alla fine di una carriera alla Banca Centrale si hanno ancora tanti anni da riempire. Devi pur dire qualcosa, devi fare il giro del mondo per fare conferenze, devi mostrarti più radicale degli altri, ma mi pare che la situazione stia sfuggendo un po’ di mano”.
  • Infine, un riferimento ai modelli. Non quelli climatici, bensì finanziari: “gli allarmisti climatici collegati alle banche centrali hanno condito i loro modelli finanziari clima-correlati con politiche shock dei tassi in modo da fabbricare gli scenari apocalittici che volevano: hanno manipolato la statistica per creare una previsione spaventosa, vendere paura”.

Psicoreati imperdonabili

Non sappiamo ovviamente cosa sia successo a Stuart Kirk. Se sia stato drogato con una miscela di Novichok e siero della verità da agenti russi, o se piuttosto non si sia semplicemente stancato di vivere.

Fatto sta che Kirk si è reso protagonista di una sfilza di psico-reati tutti punibili con la vaporizzazione. A partire dal più grave di tutti: contraddire pubblicamente il Grande Fratello proprio da quello scranno su cui, per dirla alla Voltaire, devi mentire come il diavolo, non timidamente, non di tanto in tanto, ma audacemente e sempre.

Ovviamente Kirk è stato vaporizzato appena un paio di giorni dopo le sue esternazioni. Il tempo di verificare che fossero state malauguratamente pubblicate su qualcuna di quelle poche fonti di informazione che ancora sfuggono al controllo dei migliori.

Ma ad aggravare la posizione del Kirk agli occhi della psicopolizia, è stato un dettaglio. Piccolo ma rilevantissimo. Kirk non ha negato che la scienza del clima potesse avere delle ragioni. E quindi Kirk non può essere sbrigativamente liquidato come un negazionista. Kirk ha messo in dubbio le conseguenze, del riscaldamento climatico.  Annunciando a tutti la più banale delle verità: l’essere umano si è adattato nella storia a cambiamenti molto più drastici dei ridicoli 0.9 gradi di aumento della temperatura globale degli ultimi 170 anni.

Con le tecnologie di cui disponiamo oggi, questo adattamento sarebbe ancora più semplice da gestire rispetto a quelli del passato, e niente giustifica l’allarmismo che viene distribuito a reti unificate h24 dalla melma mediatica della Pravda globalista. Niente, se non la solita abbuffata di modelli climatici sgangherati che non hanno azzeccato una sola tra le previsioni di sfascio climatico che ci perseguitano da 40 anni a questa parte.

Modelli climatici scassati e irrealistici, proprio come i modelli economici fabbricati ad arte dai neo-costruttivisti sociali che albergano, strapagati, nelle banche centrali e nelle sale d’affari di mezzo mondo, e di cui si prende gioco lo stesso Kirk.

Ma quale resilienza!

Un’ultima riflessione la merita il riferimento di Kirk alla capacità di adattamento dell’essere umano. Da mattina a sera i giornaloni ci parlano di “resilienza”, quella parola orrenda che proprio negli ambienti dell’alta finanza è stata concepita, per poi essere calata come un maglio sulla testa dei poveracci di mezzo mondo.

Se proprio di “resilienza” si vuole parlare, basta voltarci indietro e guardare a quello che abbiamo fatto, anche solo nell’ultimo secolo. Anche solo limitatamente a casa nostra.

Abbiamo bonificato l’Agro Pontino e il Tavoliere delle Puglie: zone malariche, malsane, improduttive, trasformandole in pianure fertili e piene di vita. Abbiamo realizzato l’Acquedotto Pugliese, regalando l’acqua a terre aride e riarse dal sole da secoli. Abbiamo introdotto normative antisismiche per mettere in sicurezza il patrimonio immobiliare italiano. Abbiamo rimediato ad errori del passato, imparando a gestire le piene di corsi d’acqua altrimenti indomabili grazie ad opere ingegneristiche come il cantiere del Bisagno a Genova, o lo Scolmatore d’Arno in Toscana.

Sono le politiche di adattamento, quelle su cui bisognerebbe tornare ad investire miliardi di euro. Con beneficio di tutti, e con creazione di milioni di posti di lavoro.

Non la “resilienza” dei banchieri centrali e del circo barnum di un ridicolo marxismo di ritorno: trilionario, corporativista e monopolista.

Non la “resilienza” che si risolve nel guardarsi l’ombelico e pontificare su come rubare il cibo alle piante (leggi la CO2), iniettandolo nel sottosuolo o utilizzandolo per bizzarri processi chimici di trasformazione che sfidano la termodinamica e ci fanno vergognare di essere andati a scuola.

Non le bischerate sull’economia circolare e sulla sostenibilità che servono solo a far esplodere la bolletta energetica, a chiudere industrie, a buttare milioni di persone in mezzo alla strada e a disarticolare il tessuto economico e sociale dell’Occidente.

Kirk con il suo suicidio professionale ci ha regalato uno spiraglio di luce nel buio altrimenti pesto di una informazione a senso unico, in cui opera e si nasconde una classe dirigente incapace, incompetente, priva di visione e al servizio esclusivo degli interessi dell’alta finanza globalista.

Grazie Kirk. Che il buio ritorni. Si abbassi il sipario. Torniamo a dormire.

 

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Published inAttualità

17 Comments

  1. Ivan

    A proposito di quello che non si può dire, invito i lettori e sopratutto il colonnello guidi a leggere cosa è riuscito a scrivere questo spacciatore di cavolate che si fa chiamare esperto

    Immagine allegata

  2. Brigante

    Un articolo che mette i brividi, proprio come certi libri e certi film, le cui allucinazioni distopiche sembrano ombre del quotidiano. Ma io non credo tanto in un complotto, quanto in uno dei tanti segni di decadenza di questa nostra civiltà occidentale. La guerra ideologica con l’Islam ci ha contrapposto un mondo antico, per certi versi medievale, che abbiamo rifiutato anche di comprendere. Il conflitto con l’oriente ci pone invece davanti ad uno specchio, davanti a popoli che vivono come noi, ma che non accettano il nostro modo di ignorare il passato e di guardare il futuro. Nello specchio rifiutiamo di vedere il vecchio e pretendiamo di vedere il giovane, in una forma di narcisismo distorto e auto-referenziale. Ma come nella “Reproduction Interdicte” di Magritte, anche lo specchio ci volterà le spalle!
    Le opere citate nell’articolo e in qualche commento c’è l’Italia del passato, il paese che voleva rinascere, crescere, migliorare e diventare all’avanguardia, come tante delle infrastrutture elencate, che primeggiavano non solo in Europa, ma nel mondo intero.
    Oggi c’è l’ottusità del sazio, la presunzione dell’arrivato, l’idea di essere i migliori, la pretesa di dettare regole e predisporre ricette. Ma oggi siamo in minoranza e la rete non è più uno strumento di controllo efficace. E’ rimasto il buon vecchio spauracchio del “millenarismo”: pandemie, guerre e ora le carestie. Manca solo che il Papa lasci Roma… e la crisi stile ‘300 è servita.
    Ci serve un nuovo “umanesimo”, e forse la rete potrà darci un a mano, permettendo a blog come questi di tenere i contatti, leggere le cose in modo diverso, vedere cose nuove, produrre idee…

  3. Caro Massimo,
    per una volta lasciami essere ottimista: il solido muro di calcestruzzo armato, ogni tanto mostra una piccola crepa che fa sperare in un futuro solo un po’ meno squallido del previsto. Onore a Kirk che non è certo un pazzo furioso ma, credo, solo onesto con se stesso.
    Intervengo solo adesso perché sono momentaneamente a casa, con una rete molto lontana da quella tra 5 e 20 KB/s (in piena notte) che mi fa impazzire.

    A proposito di censura, qualche mese fa ho scritto un pezzo (mai pubblicato) sull’amplificazione artica in cui avevo messo un riferimento alla base russa di Gadzievo, dove sono i sottomarini della flotta del Nord e due link a filmati relativi a questo argomento. Ieri ho provato a rivederli e ho visto che sono stati bloccati (insieme ai commenti, apparentemente solo in Italia). Giravano da anni e credo che non abbiano fatto mai male a nessuno; questo atteggiamento mi sembra molto triste e ho deciso di imitarti montando Yandex sul computer e sul cellulare,il che non risolve il problema di Youtube ma mi fornisce un minuscolo esempio di soddisfazione.

    Per finire, ti ringrazio e condivido completamente le tue ultime due frasi. Franco

  4. Discorsi un po’ troppo vaghi.
    Non è che chi critica oggi le politiche energetiche avrebbe criticato allo stesso modo la forte riduzione di carbone e petrolio lato riscaldamento e energia elettrica avvenuta attorno gli anni 80? Che ci ha legati al gas certamente ma con bella riduzione dell’inquinamento? E avrrebbe criticato allo stesso modo l’evoluzione dei motori endotermici fermandosi volentieri all’euro 1 per esempio? E avrebbe criticato pure il forte investimento in impianti idroelettrici negli anni “bui”? E avrebbe criticato le leggi che già in passato hanno imposto nel tempo un miglioramento obbligato della classe energetica degli edifici?
    Insomma, non è che chi critica oggi semplicemente avrebbe accettato di buon grado *di fatto* un mondo oggi più inquinato perché quanto occorso negli ultimi, facciamo 60 anni, non sarebbe altro che un esempio di spreco di risorse?

    • Massimo Lupicino

      Sara’ perche’ veniamo da decenni di discorsi vaghi, mi sono fatto contagiare. Il problema e’ che quella vaghezza viene da chi deve governare i paesi, non da chi scrive su un forum. Per esempio, negli anni ’70 dicevano che il carbone sarebbe durato poco. Alla fine degli anni ’80 che era preistoria. Oggi si brucia il 150% in piu’ di carbone rispetto al 1970. Non contenti di questo, i nostri legislatori sostengono che la transizione dagli idrocarburi a…lle pale eoliche e al pannello durera’ 10 anni. Non e’ vaghezza questa? O e’ solo pura e semplice imbecillita’?

      Vogliamo parlare dei meravigliosi programmi di utilizzo della terra per produrre oli vegetali “green” da mettere nei serbatoi delle auto? Oggi ci troviamo nel pieno di una crisi alimentare e ci permettiamo di coltivare la terra per… non produrre cibo. Cos’era quella? Vaghezza o imbecillita’ all’ennesima potenza? Si potrebbe continuare all’infinito.

      Dici bene tu: il mondo non e’ piu’ inquinato che in passato. Abbiamo fatto progressi enormi (se n’e’ parlato spesso su questo Blog, per esempio qua http://www.climatemonitor.it/?p=51763) specie in Occidente. Chi vive in Valpadana lo sa benissimo. E non e’ meno inquinato grazie ai pannelli solari che si divorano il territorio o alle pale eoliche che dormono nell’alto adriatico. E’ meno inquinato grazie al progresso tecnologico nell’utilizzo degli idrocarburi.O all’utilizzo dell’energia idroelettrica come dici bene (l’Italia ha investito in rinnovabili molto prima e molto meglio degli altri, prima di decidere di lobotomizzarsi come e piu’ degli altri).

      Il punto e’ proprio quello che sollevi tu: si e’ fatto tanto, e bene. Si e’ ridotto l’inquinamento, si e’ aumentata l’efficienza dei processi e quant’altro. Ma il vero ostacolo a queste politiche e’ stato l’ambientalismo ignorante e scassato: quello dei no “alle dighe che alterano il territorio”, quello dei no “al geotermico che causa i terremoti”, quello dei no “al gas cha causa la subsidenza”. Quell’ambientalismo straccione, mentecatto e analfabeta ha ammazzato il progresso tecnologico, e ci ha restituito un medioevo pieno di pannelli, e privo di cervelli.

  5. FRANCO CARACCIOLO

    Io da “vaporizzato” mi sento molto bene.
    Nelle occasioni di lavoro o didattiche in cui mi imbatto in tematiche ambientali (cfr. One Health et similia) faccio presente con fermezza il mio/nostro punto di vista e riesco ad introdurre qualche dubbio nelle menti degli intellettualmente onesti.

    Consiglio di fare la stessa cosa a tutti noi e poi, omologarsi a questi decadenti cascami di umanità “social”?

    Anche NO!

    • Massimo Lupicino

      Caro Franco anche io sto bene da vaporizzato. Non esisto sui social (magari se musk prende davvero twitter mi faro’ tentare), e se google mi sabota uso Yandex. Uso Yandex come browser sul telefonino ed e’ una bomba. Sara’ che sono un bot russo a mia insaputa (ho letto troppi classici della letteratura russa da bambino, mi sono rovinato). Ad ogni modo, sono sempre stato contro, i miei genitori mi hanno insegnato fin dalla culla a diffidare delle verita’ precostituite, e ho avuto insegnanti che hanno stimolato il pensiero critico.

      Stiamo bene da vaporizzati, perche’ stiamo bene con noi stessi. Forse e’ tutto qui.

  6. andrea beretta

    In effetti la società orwelliana si sta giorno dopo giorno realizzando, con un’accelerazione negli ultimi 2 anni che è un preoccupante segnale del “motus in fine velocior”. Una società tenuta insieme con la colla da fantomatici diritti e da paure che si riconducono più o meno tutte allo sketch di Troisi “Ricordati che devi morire”. Almeno lui se la cavò coll’indimenticabile “mo’ me lo segno”…a noi ci danno pure le (loro) ricette per evitare quel momento…

    • Massimo Lupicino

      Caro Andrea, deve essere per questo che Orwell non va piu’ di moda (abbiamo anche universita’ inglesi che diffidano gli studenti dal laggerlo: https://www.dailymail.co.uk/news/article-10430597/University-slaps-trigger-warning-George-Orwells-Nineteen-Eighty-Four.html). Sara’ per questo che il film “Essi Vivono”, dall’essere osannato come una critica agli yuppie americani, e’ adesso finito nella lista nera dei film da nascondere a tutti.

      Sara’ semplicemente che ci facciamo schifo da soli, e quindi non ci piace guardarci allo specchio, un po’ come per il ritratto di Dorian Grey.

  7. Luigi Mariani

    Caro Massimo, grazie per la tua acuta analisi.
    Ma se come tu scrivi il povero Kirk è stato immediatamente vaporizzato, quanto tempo fa siamo stati vaporizzati noi , per aver follemente sostenuto che la catastrofe climatica non è dietro l’angolo?
    Certo, i nostri scranni non sono certo illustri come quello di un Kirk. ma ormai temo che da qualunque scranno, anche quello di un dopolavoro, sia richiesto di mentire “come il diavolo, non timidamente, non di tanto in tanto, ma audacemente e sempre….”.

    • Massimo Lupicino

      Caro Luigi, in realta’ questo blog e’ stato vaporizzato dagli algoritmi di Google gia’ da un po’ di tempo. Quando cerco alcuni articoli del passato di CM con google sono semplicemente introvabili. Al massimo si riesce a trovare il mirroring degli stessi articoli su altri siti, evidentemente non (ancora) soggetti a shadow banning come invece siamo noi. Ironia della sorte, alcuni di questi articoli riesco a trovarli solo con l’algoritmo di ricerca russo: Yandex. Direi che questo la dice lunga, su come siamo messi.

  8. Andrea D

    Et lux in tenebris lucet, è il caso di dirlo.

    Aggiungo un altro esempio tra le varie opere realizzate in ambito idraulico, ovvero la galleria scolmatrice Adige-Garda (1939-1959).
    Peraltro, ancora incompleta, nell’ultimo periodo RSI venne usata come sede/rifugio della fabbrica aerei Caprotti e per la costruzione di componenti della V1, ma questa è un’altra storia.

    Un sentito grazie al sig.Lupicino, esteso anche a tutti i collaboratori del Villaggio.

    • Massimo Lupicino

      Grazie Andrea della citazione interessante e…calzante! E per i complimenti che merito solo in piccolissima parte visto che sono i “colleghi” del Blog a tenerlo vivo e bello ultimamente, data la mia latitanza …

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