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A colpi di Media

Alcuni organi di informazione, soprattutto inglesi, stanno sollevando parecchia polvere attorno all’IPCC ed al suo presidente, Rajendra Pachauri, il quale dal canto suo, già in più occasioni ha affidato ai media la sua difesa. In effetti, continuo a pensare che le accuse rivoltegli ad esempio dal Telegraph, siano così pesanti da meritare l’interessamento di qualche tribunale qualora dovessero rivelarsi infondate, ma, evidentemente, l’escalation mediatica è più allettante di quella giudiziaria.

Tuttavia stavolta non è solo per difendere se stesso che Pachauri trova spazio sulle pagine di Science, perchè quel che necessita sostegno è oggi una buona parte del lavoro svolto dal panel da lui presieduto negli ultimi anni. Impossibile in questa intervista non partire dalla querelle sui ghiacciai dell’Himalaya, un grave errore che il panel ammette di aver commesso, ma per il quale non intende scusarsi. Anzi, siccome le prime critiche sono arrivate dal paese che gli ha dato i natali e che, incidentalmente, è anche al centro dell’attenzione per la sua rapidissima crescita economica, l’India, Pachauri coglie l’occasione per definire “patetico” il lavoro di ricerca glaciologica fatto proprio dalla comunità scientifica indiana in questo settore. Prima “voodoo science” e ora patetico, questi gli aggettivi che Pachauri riserva ai suoi antagonisti, anche ora che si è scoperto che ad essere patetico è stato piuttosto il tentativo del panel di far passare per scienza delle affermazioni squisitamente ideologiche. Non c’è che dire, sembra proprio non si voglia capire che certe posizioni sono proprio indifendibili.

L’intervista prosegue con una domanda sugli eventi estremi, altro nervo scoperto del dibattito sul clima. Ci scappa la promessa che a breve il panel produrrà un report speciale proprio su questo argomento. Aspettiamoci sfracelli dunque, anche se con la penuria di uragani che c’è stata negli ultimi anni non sarà facile. La sensazione è che tutti quelli che ci sono stati siano finiti a casaccio sulla copertina del libro di Al Gore, chissà cosa ci aspetta per il futuro. Vedremo.

E l’integrità del lavoro svolto dal panel? Qualche dubbio forse è legittimo dopo quello che è accaduto di recente, incalza nemmeno troppo duramente il suo interlocutore. Niente da fare, per il presidente dell’IPCC non c’è spazio per i dubbi, quanto fatto dal panel è esempio di cristallina aderenza alle regole del procedimento scientifico. Associazioni ambientaliste, giornali gossippari, magazines del tempo libero, aspiranti esperti e tour operator ringraziano per l’onore ricevuto comparendo tra le fonti scientifiche impiegate per comporre il 4AR.

E il climategate? Poco più di un accenno per un episodio giudicato “indiscreto” e liquidato con noncuranza prima di prendere saldamente e definitivamente in mano le redini dell’intervista con quanto segue.

“Se non esistesse l’IPCC, nessuno sarebbe preoccupato del cambiamento climatico”

Parole sante! Il terrore da clima che cambia lo hanno inventato loro. Con questa affermazione si chiarisce una volta per tutte la visione che Pachauri ha del panel: generare la preoccupazione sulle dinamiche di un sistema del quale l’uomo non è mai stato preoccupato, ma con il quale ha sempre dovuto confrontarsi perchè ne è parte. Così facendo invece vi diventa estraneo, proprio come affermato ad esempio dall’uomo che ha coniato il nome Gaia per il nostro pianeta, James Lovelock. Se questa non è ideologia, sinceramente non saprei come altro definirla.

E infine la sua personale posizione. Nessun problema fa sapere Pachauri. Negando ogni genere di conflitto di interessi afferma di non avere alcuna intenzione di cedere la guida del panel. Posizione più che legittima. Ma decide lui?

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Post Scrittum: Tu quoque Brute fili mi, il direttore di Greenpeace UK chiede che Pachauri venga sostituito alla guida dell’IPCC. Comincia la notte dei lunghi coltelli?

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Published inAttualitàNews

9 Comments

  1. Non seguo questo luogo da molto, spero che, al di là delle polemiche e dello spirito critico che sono sempre importanti e anzi indispensabili, sia chiaro che c’è differenza fra l’IPCC e il rapporto AR4 e la mole di materiale scientifico che ne costituisce la base. Che ci sia una politicizzazione di una parte degli scienziati è vero, ed è deplorevole, ma bisogna stare attenti a non gettare il bambino con l’acqua sporca. Personalmente lavoro, nel campo degli eventi estremi, presso una delle istituzioni universitarie che hanno fornito studi all’IPCC e, al di là delle personali obiezioni al comportamento di Pachauri, che spero si dimetta, non credo che i timori degli scienziati per la situazione del clima terrestre nei prossimi decenni siano solo fuffa. Buon lavoro.

    • Duepassi

      Le auguro successo nel suo lavoro, e, visto che Lei si occupa di eventi estremi, sarei assai interessato ad aver dati seri (non La conosco, ma dalla correttezza con cui si è presentato Lei mi sembra una persona seria) sulle statistiche degli eventi estremi.
      Vede, mi ha colpito molto che una persona seria e competente come Chris Landsea si sia dimesso, proprio in quel campo.
      Per quanto capisca che ci siano difficoltà nel confrontare dati vecchi con quelli nuovi, man mano che il tempo passa abbiamo sempre più dati, e quindi credo che si possa avere una visione sempre più precisa di cosa stia avvenendo.
      Una volta si valutava la potenza dei terremoti sulla base dei loro effetti.
      Provenendo dal mondo del pugilato, so bene che lo stesso pugno butta giù una persona fragile, ma fa poco danno ad un incassatore.
      Dunque, gli effetti sono un riferimento fallace.
      Altrettanto fuorviante sono i danni economici, che dipendono da parametri abbastanza indipendenti dalla temperatura. O dovrei credere che se un terremoto colpisce un povero villaggio sarebbe più debole di un terremoto di pari intensità che colpisca la favolosa abitazione di un nababbo ?
      Lo stesso vale per il numero di vittime. Quand’ero soccorritore nel Belice capii che i tanti morti che ci furono in quella triste occasione (5 tra i soccorritori) furono dovuti al tipo di costruzione in uso nella zona. Avessero avuto case antisismiche non ci sarebbe stato un sol morto. Lo prova il fatto che Gibellina era tutta squarciata, con muri devastati che oscillavano pericolosamente, mentre il cinema Ariston, unica costruzione moderna, era assolutamente intatto.
      Credo anche che i tanti morti dello tsunami si sarebbero potuti evitare con un sistema di allarme, e costruendo piccole collinette (15 metri di altezza dovrebbero più che bastare) dove la gente si possa riparare. Collinette del genere (a forma di barca, con la chiglia verso il mare, per agevolare il passaggio dell’onda) si possono costruire con poca spesa. Dico tanto per dirne una, senza pretendere che sia “la” soluzione.

      Secondo me.

      Insomma, trovo il Suo campo di lavoro utile e affascinante.
      Buon lavoro, dunque.

  2. Duepassi

    dal link di Paolo Mezzasalma
    http://www.telegraph.co.uk/earth/environment/climatechange/7157590/India-forms-new-climate-change-body.html
    agevolo chi non conosce l’inglese:

    L’India non ci sta. E fonda un suo IPCC, chiamato INCCA (Indian Network on Comprehensive Climate Change Assessment)
    il Telegraph parla di “snub” (affronto) all’IPCC e al suo presidente (indiano anch’esso) Rajendra Pachauri.

    In Autumn, – in autunno
    its environment minister . il suo ministro dell’ambiente
    Mr Jairam Ramesh – Mr Jairam Ramesh
    said – ha detto (che)
    while glacial melting – mentre lo scioglimento dei ghiacci
    in the Himalayas – nell’Himalaya
    was a real concern, Р̬ una questione reale
    there was evidence that – c’era evidenza che
    some were actually advancing – alcuni stavano effettivamente avanzando
    despite global warming. – a dispetto del riscaldamento globale
    […]
    He announced – Ha annunciato (che)
    the Indian government – il governo indiano
    will established – istituirà
    a separate National Institute – un Istituto Nazionale separato
    of Himalayan Glaciology – di Glaciologia Himalayana
    to monitor the effects – per monitorare gli effetti
    of climate change – dei cambiamenti climatici
    on the world’s ‘third ice cap’, – sul terzo ‘ice cap’ del mondo
    [ dopo l’Antartide e la Groenlandia, l’Himalaya è il luogo dove si trova più ghiaccio al mondo ]
    and an ‘Indian IPCC’ – e un ‘IPCC indiano’
    to use ‘climate science’ – per usare la “scienza climatica’
    to assess – per valutare
    the impact of global warming – l’impatto del riscaldamento globale
    throughout the country. – su tutto il Paese.

    “There is a fine line – “C’è una linea sottile
    between climate science – tra la scienza del clima
    and climate evangelism. – e l’evangelismo climatico
    I am for climate science. – io sono per la scienza del clima.
    I think people – Penso (che la) gente
    misused [the] IPCC report, – abbia fatto cattivo uso dei report dell’IPCC
    [the] IPCC doesn’t do – l’IPCC non fa
    the original research – ricerca originale
    which is one of the weaknesses… – (cosa) che è una delle debolezze
    they just take – si limitano a prendere
    published literature – studi pubblicati
    and then they derive assessments, – e poi (ne) deducono valutazioni
    so we had goof-ups – così abbiamo avuto queste sciocchezze
    on Amazon forest, – sulla foresta amazzonica,
    glaciers, snow peaks. . i ghiacciai, i massimi di neve.
    […]

  3. Claudio Costa

    Pachauri oltre ad essersi distinto per le accuse alla zootecnica di essere causa di gw, ( appartiene alla setta indù di Gandhi totalmente vegetariana a differenza degli altri indù la stragrandemaggioranza che mangiano il pollo) ha scritto incredibilmente un romanzo definito porno dal telegraph

    http://climateaudit.org/2010/01/30/return-to-almora/

    • Scusami Claudio, ma questo che cosa c’entra?
      gg

    • Teo Georgiadis

      Ingegnere ferroviario si spoglia in treno a causa del global warming durante il viaggio di ritorno ad Almora.
      Vedi non e’ OT 🙂

    • Claudio Costa

      in effetti è OT era solo una cosa curiosa..
      Chissà se anche quelli del’IPCC Italia si cimenteranno in letteratura, e chissà in quale genere: ricette di cucina, gialli, storie d’amore, porno, poesia (come Al Gore) o …fantascienza!

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