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Paesi Bassi o Paesi Nani?

Sciatteria. Possibile che alla fine si debba pensare che con tutte le risorse messe a disposizione, con l’aspettativa che l’opinione pubblica (che incidentalmente di quelle risorse è anche proprietaria) giustamente ha, con la responsabilità che inevitabilmente ci si assume operando al livello a cui opera il panel intergovernativo delle Nazioni Unite che si occupa di clima (IPCC), le grossolane imprecisioni, gli improbabili refusi e gli ingiustificati allarmi con cui è stato condito il lavoro del Working Group II del panel medesimo, siano solo frutto di superficialità?

Poco credibile. Diciamo che a voler essere buoni, si può immaginare piuttosto una ferrea volontà di strafare. Volendo essere cattivi invece, si potrebbe anche ipotizzare una malcelata intenzione di piegare le decisioni del mondo politico alla propria agenda. Ognuno al riguardo è libero di farsi la propria opinione. Per facilitarla direi sia il caso di aggiungere un altro tassello.

Alcuni mesi orsono, ricordo di aver letto che il prossimo report dell’IPCC sarà focalizzato su proiezioni di più breve periodo, presumibilmente decadale o poco più, e maggiormente regionalizzate, in modo di consentire l’individuazione di azioni mirate sul territorio, piuttosto che inseguire improbabili misure di mitigazione a livello globale e policy di adattamento troppo diluite nel tempo. Facciamo un’esempio. In Gran Bretagna c’è qualcuno (bontà sua) che si dice preoccupato perchè un innalzamento troppo repentino del livello del mare, potrebbe rendere necessaria la costruzione di argini sul Tamigi a protezione della capitale e delle zone a ridosso dell’alveo del fiume. Dall’altra parte della Manica, altrettanti ansiosi, si preoccupano che lo stesso fenomeno potrebbe mettere in seria difficoltà ad esempio il territorio olandese, noto per essere già piuttosto basso, o addirittura sotto il livello del mare. Logico quindi che abbiano deciso di fare due conti, analizzando proprio le proiezioni dell’IPCC.

E cosa esce fuori? Che secondo il panel delle Nazioni Unite, la porzione di territorio che si trova sotto il livello del mare sarebbe il doppio di quanto sia in realtà. Il 55% indicato nel 4AR è alla prova dei fatti solo il 26%. Alla richiesta di chiarimenti da parte del governo olandese, il panel risponde ufficialmente che si tratta di un’informazione incompleta, perchè nel fare i conti sarebbe stata inclusa anche quella parte del territorio potenzialmente soggetta ad alluvioni, come gli alvei dei fiumi ad esempio, cioè un ulteriore 29%. Questa specifica però nel 4AR non c’era, di qui la preoccupazione degli arancioni, che hanno pensato di dover fare in fretta e furia un altro giro all’orlo dei pantaloni. Ad ogni modo, fanno sapere sempre dal panel, questo non cambia la sostanza delle cose, i calcoli di base sono stati comunque rigorosi, perciò, 55, 26, o 26+29% che sia, sempre sott’acqua finiranno i tulipani.

Ora, i ghiacciai dell’Himalaya pare resisteranno ancora per trecento anni buoni, la foresta amazzonica è minacciata dalle atività umane e non (come indicato nel 4AR su base WWF) dal mutato regime delle piogge, le riviste per il tempo libero non sono molto affidabili quanto a dati scientifici, né lo sono le interviste alle guide alpine, con le proiezioni IPCC ci sarebbe più gente che cesserebe di avere problemi di risorse idriche di quanta sempre nel 4AR è indicato che ne comincerebbe ad avere, etc etc etc.

Torno al dilemma iniziale: possibile che sia solo sciatteria? Ripeto la risposta: decidete voi.

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Published inAttualitàNews

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