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Paradosso o para altro?

Qualcuno dovrebbe scendere dalla torre d’avorio e qualcun altro dovrebbe smetterla di fare sit-in là sotto prendendo per buono tutto quello che viene giù, anche perché spesso sulle torri ci sono i piccioni e non sempre quello che cade profuma. Trattasi nella fattispecie di Jiping Liu, ricercatore del Georgia Insitute of Tecnology, e della redazione scientifica di Repubblica che titola così: “Ecco perché al Polo sud i ghiacci resistono“.

Resistono. La premessa è che si deve a tutti i costi convincere chi ascolta e chi legge che abbiamo capito tutto, il mondo si scalda per colpa nostra e se non corriamo ai ripari gli attuali guai (?) diverranno delle autentiche catastrofi. A minare la trasmissione e successiva ricezione di questo messaggio, con relativa assunzione di responsabilità da parte dell’ovvio colpevole (noi), agisce il protagonista principale, il clima del pianeta, che spesso non collabora manifestando delle dinamiche che si definiscono paradossali (sempre per far capire che si è capito), ma tali non sono.

Vediamo i fatti. Il paradosso è questo, mentre i ghiacci artici regrediscono (ultimamente meno), quelli antartici crescono. Corre in nostro aiuto l’inquilino della torre di cui sopra, proponendo una spiegazione vecchia come l’Oceano pacifico e clamorosamente smentita dai fatti. Secondo lui, infatti, tale crescita sarebbe dovuta all’aumento delle precipitazioni, a loro volta favorite dall’aumento dell’evaporazione dei mari che circondano il continente, scaldatisi diligentemente in risposta al forcing antropico sul clima. Questo aumento delle precipitazioni nevose, avrebbe “stabilizzato” lo strato superficiale delle acque che circondano il continente, isolando il ghiaccio a contatto con la superficie dal calore proveniente dal basso (ma questo non avrebbe dovuto rallentare l’evaporazione e ridurre le precipitazioni semmai? Boh…). Comunque, più neve uguale più ghiaccio, sempre secondo lui, evitando di dire che si sta parlando di aumento dell’estensione e non del volume, per cui evitando anche di spiegarci come possa la neve cadere su un mare (per di più presunto caldo) e invece di sciogliersi trasformarsi in ghiaccio facendo crescere l’estensione del pack. Comunque, gli effetti di questa magia sarebbero tali da compensare, anzi, superare lo scioglimento operato dal contatto col famoso mare caldo. Bilancio finale positivo e paradosso servito e spiegato.

Bene, questo lo hanno detto in molti e molto a lungo, asserendo che doveva necessariamente essere così perché lo dicono color che tutto sanno, i modelli di simulazione climatica. Peccato che un paio d’anni or sono, siano stati presentati i risultati di una campagna di misura delle precipitazioni fatta da quelle parti ma sulla terraferma (credo l’unica e fatta tra l’altro da scienziati italiani), e di aumento delle precipitazioni pare non ne sia stato osservato un gran che. Qualche volta, un’occhiata a quello che succede nel mondo reale non farebbe male. Nè pare possibile che possano essere stati utilizzati i dati provenienti dalle sonde satellitari, perché quel genere di misura, specie da quelle parti è praticamente inservibile.

Ma non è tutto, forse nel timore che qualcuno potesse sollevare questa obiezione, nell’articolo leggiamo anche un’altra possibile spiegazione per questa preoccupante differenza tra realtà e simulazione. Sarebbe l’ozono stratosferico, diminuito di concentrazione (il famoso buco), a generare le premesse per un isolamento termico dell’area antartica dal resto del mondo in fase di bollitura. Con la chiusura del buco che si dice ormai avviata (secondo loro), e qui scatta l’immancabile previsione catastrofica, l’isolamento terminerà e anche il Polo sud parteciperà al barbecue planetario, conoscendo addirittura piogge in grandi quantità sulle propaggini più esterne del continente. Proprio così, pioggia in Antartide più frequente della neve. Quanti gradi in più di temperatura ci vorrebbero lo lascio decidere a voi, dipende dalla stagione, la cifra va da una a qualche decina.

Cerchiamo di capirci,  o fa caldo e arriva la pioggia invece della neve (spiegazione numero uno) o fa freddo e il continente è isolato (spiegazione numero due), e non stiamo parlando di previsioni, perché il ghiaccio laggiù aumenta da quando lo si misura. Direi che non si possono proprio fornire spiegazioni esattamente contrarie dello stesso fenomeno.

La realtà è che la ragione di tutto ciò non la conosce nessuno, certo, la faccenda dell’ozono è un po’ più credibile, ma noi non lo sappiamo. Non lo sa Jiping Liu, non lo sanno dalle parti di Repubblica e non lo sanno nemmeno i modelli di simulazione climatica. Capisco che ammetterlo sia piuttosto difficile quando si vuol far credere di aver capito tutto sollecitando al contempo epiche azioni riparatorie, ma, tant’è, bisogna che se ne facciano una ragione.

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Published inAttualitàNews

17 Comments

  1. PIERO IANNELLI

    @Marcus..

    Che tanto ingenuamente scrive:
    …chi ne trarrà beneficio da questa posizione così schierata?..
    Piero Iannelli

    ADMIN: commento moderato. Davvero impossibile pubblicare certe cose.

  2. Basta chiacchiere!

    Il paradosso è stato svelato: sono le menti di Jiping e Curry a cozzare con un lavoro ben fatto , da persone intelligenti e attente.

    Il mio è un attacco alle persone invece che un controllo dei fatti?

    Sì, lo è.
    Quando l’incompetenza è a tali livelli, non resta che puntare all’incompetente che ci fa perdere tempo appresso alle loro menti da paradosso.

    Il loro papero parla di “accelerazione del riscaldamento” dell’oceano meridionale.

    Appena qualcuno è andato a vedere i dati puri e crudi, sapete qual è stato il responso dei numeri?

    Non solo che non c’era nessuna accelerata negli anni ’90 (il papero si ferma al 1999), ma che il trend dell’oceano meridionale, visto dall’ultima generazione di umani, è verso il freddino.

    Pensate che paradosso: le acque dell’oceano diventano più fredde e allo stesso tempo aumenta l’estensione del ghiaccio.
    Ma in che mondo viviamo?
    Va tutto al contrario!

    Magari Alessio ha una risposta.

    P.S. se qualcuno volesse fare come S. Tommaso, tutti i trucchi e le incompetenze di tali personaggi possono essere smascherati in 4 e 4, 8 sul sito del KNMI.

    • Alessio

      Alessio non ha risposte. Paolo mi sembra invece ferrato e sicuro delle sue nozioni. Paolo il trend è “verso il freddino” o verso il freddino da qalche parte e caldino da qualche altra? Perchè si basano su dati un po’ sparsi: a mio avviso usano frasi un po’ troppo perentorie all’inizio per descrivere il forte riscaldamento delle medie latitudini dell’oceano circumpolare (mentre le alte si starebbero raffreddando). Trovo perentorie anche affermazioni sul freddino. Altri lavori (http://atmosdyn.yonsei.ac.kr/nrl/seminar/Levitus_etal_GRL2005.pdf) mostrano ancora caldino. Ma non sono un esperto e non ho tempo di ravanare nella questione. Quindi non illumino oltre.

      Tuttavia, nonostante il titolo fuorviante, è chiaro che il lavoro prende in analisi ipotesi legate ai risultati delle simulazioni e non si ferma troppo a considerare il passato recente. Il “riscaldamento accelerato” è quello nelle simulazioni 2000-2100 e se ne studia l’effetto sul sea ice nel modello, facendo ipotesi sulle dinamiche. Si puo’ discutere sulla validità dell’approccio e della solidità dell’ipotesi. Ho visto che su mamma watts dopo 300+ commenti la cosa è arenata nonostante le risposte della Curry e di Jiping.
      Non ho proprio tempo in ‘sti giorni di guardarci in dettaglio.

    • In fondo in fondo, rileggendo i due commenti di Alessio, mi par di capire che anche lui è convinto che i due autori siano dei pivellini, nonostante i titoli accademici.
      O mi sbaglio? 🙂

      Per quanto riguarda il recente trend verso il caldino o il freddino, non sono io a dire la cosa, caro Alessio, sono i numeri, che, come ben sai, vanno al di là della mia sicurezza.

      E i dati, cioè a dire la ricostruzione delle sst del MetOffice, per non parlare dell’altro ente che è una disgrazia per la comunità climatico-scientifica, la NOAA, con l’altra ricostruzione dell’NCDC, sentenziano senza smentita che il trend degli ultimi 30 anni non è di certo verso il caldino. Giusto?

      Tirare fuori il lavoro di Levitus, caro Alessio, non c’entra moltissimo. Ci stiamo occupando di sst e non di contenuto energetico dell’oceano che, per quanto d’importanza primaria, esula al momento dalla questione e che ha altri problemi di ricostruzione.

      Se non hai tempo per guardare i dati da te, puoi sempre farlo velocissimamente da mamma Watts, ma non nel post da 300 commenti, ma in quello successivo:
      http://wattsupwiththat.com/2010/08/19/tisdale-on-liu-and-currys-accelerated-warming-paper/

      In definitiva, da quando ci sono dati attendibili, nessun riscaldamento passato né, tanto meno, alcuna accelerazione futuribile!

      Semplicemente aria fritta!

    • Alessio,
      la discussione ha preso una piega molto interessante, pero’ vorrei sottolineare un altro aspetto non banale. In fondo, perché’ sono andato ad approfondire questo argomento? Semplice, perché sulla stampa sembrava fosse stata fornita la spiegazione di quanto sta accadendo laggiù’. Ora abbiamo capito che così non e’, si tratta di scenari futuri modellizzati sia nelle dinamiche che, ovviamente, nei forcing. Poco o nulla su quanto accaduto sin qui. Va bene, ognuno sceglie di approfondire temi di ricerca su cosa ritiene opportuno. Pero’, incidentalmente, per dare visibilita’ al proprio lavoro (leggi finire sui giornali e non solo sulla rivista specializzata dove ha pubblicato) fa un bel titolo fuorviante. I giornali ci cascano e siccome nessuno approfondisce gli argomenti e spesso non li capisce proprio, al pubblico viene data in pasto un’informazione distorta o addirittura non vera. Questo modo di fare divulgazione non va bene, noi lo sappiamo e lo sanno anche gli autori, che pero’ guadagnano visibilità e forse anche futuro sostegno. Il lettore non lo sa, semplicemente gli viene propinata cattiva informazione. E’ questo il meccanismo in cui poggia le sue basi l’isteria sulla deriva del clima, e’ questo il meccanismo che deve cambiare. Non credi?

    • Alessio

      @guido

      …stranamente su questo concordo con te 🙂
      Il press release e’ mal fatto e fuorviante. Putroppo l’ho visto spesso recentemente (i rutti dei mammuth sono un esempio…o non erano erano rutti?..) ed e’ un tipo di marketing della scienza che non mi piace e trovo controproducente. Per questo ho voluto sottolineare le incongruenze tra quello scritto nel post e il contenuto effettivo del paper.

      @paolo

      non ho fatto commenti dettagliati sul papero perche’, come ho detto, non l’ho approfondito. Quindi mi astengo su giudizi personali sugli autori. Cmq, il lavoro di levitus mi sembra abbia interessante materiale supplementare con relazioni tra heat content e temp change sui diversi bacini.Resta il grosso problema della generale scarsita’ di dati.

  3. marcus

    Ma non era sufficiente dire che potrebbero esserci due cicli climatici inversi per i due emisferi? no! era tropposcontata come risposta…e poco servile… 😉
    Larepubblica dà sempre il peggio di sè in questa materia: chi ne trarrà beneficio da questa posizione così schierata?
    A proposito, ma Debenedetti è sempre il padrone di Sorgenia che voi sappiate?

  4. Maurizio

    Epistemologia d’er buco daaa’zoto.
    Non sono ancora riuscito a capire se il buco sia veramente antropico in tutto o in parte e, nel caso, in quanta e/o “quale” parte.
    Da quando ha smesso di crescere non se ne parla più, anche perchè se se ne fosse parlato, le terrificanti previsioni che vedevano il povero ozono rarefarsi per almeno altri 50 anni anche se di punto in bianco avessimo smesso di immettere cfc in atmosfera, sarebbero state smentite. Oggi parlarne significa sentirsi dire che il merito del salvataggio del mondo è degli scienziati e dei politici che presero la decisione di bandire i cfc (ma mica tanto). Elogio del principio di precauzione ma anche della conseguente appropriazione indebita dei meriti.
    Penso che se il buco si fosse allargato avrebbero aperto le braccia dicendo “beh, ve l’avevamo detto, se non avessimo fatto nulla oggi sarebbe anche più largo”. Messa così comunque la giri hanno sempre ragione.

    • Maurizio

      Mi correggo, non “da quando ha smesso di crescere” ma “da quando ha cominciato a chiudersi”

    • Concordo con lei Maurizio. Il buco nell’ozono ha fatto più danni dando vigore all’antiscientifico principio di precauzione, che con i prepotenti raggi UV.

      CG

  5. Alessio

    @Guido G.

    come gia’ detto, non sono un esperto di criosfera ne’ di circolazioni oceaniche. Un po’ invece ne capisco di radiazione e circolazione generale dell’atmosfera. Mi sono andato a leggere il papero di Jiping&Curry (la notizia come presentata da Repubblica ha fatto sorridere anche me l’altro giorno) ed e’ piuttosto pieno di riferimenti e dati. Magari mi ci mettero’ con calma che forse e’ interessante: il punto e’ che le brevi parole dell’intervista riportata a Jiping rivelano una semplificazione un po’naive del problema, concordo. Allora perche’ fermarsi a quelle? Almeno dire chiaro che si e’ riportata la disamina dell’intervista all’autore e non del paper. “Proprio così, pioggia in Antartide più frequente della neve.” NO. L’articolo dice chiaramente : “This suggests increased liquid precipitation in 55° S–65°
    S (particularly in the marginal sea ice zone)” cioe’ sotto il circolo polare. Perche’ non leggerlo e fare la disamina? Non c’e’ l’expertise? Bene, non si commenta. Fine. Io non ho l’expertise, lo ammentto e ammetto che mi ci vuole un po’ per capirlo e magari farne la disamina.

    @Guido B.

    cerco di parafrasare le tue domande che, non riesco davvero a capire perche’, rivelano una costante paura di essere circondato da Men-in-Black. Er buco daaa azoto e’ male o bene? Beh, c’e’. Lo abbiamo fatto, mo ce lo dobbiamo tenere, tant’ e’. Ora, le anomalie radiative legate alla diminuzione dell’ozono nella bassa stratosfera polare (sud) hanno incidenza sulla circolazione invernale polare. Il fatto che l’anomalia stia pian piano chiudendosi pone l’interessante questione di come la circolazione polare rispondera’.

    @Bestia

    “Ammesso che riescano a trovare una qualche spiegazione ragionevole per l’andamento dei ghiacci polari, la mia perplessità sull’argomento resta intatta. Mi sembrano comunque ipotesi fatte ad hoc”
    data questa intro, non so se tu voglia davevro capire. Tuttavia se ti tappi il naso e non leggi che il sito e’ il solito sito dei catastrofisti e blabla, gli articoli sono un buon punto di partenza per andare alle fonti delle ricerche. In particolare sui paper di Zhang2007 e Turner2009 trovi un po’ di modellame

    http://www.skepticalscience.com/antarctica-gaining-ice.htm
    http://www.skepticalscience.com/Antarctica-absolute-temperatures-too-cold-ice-loss.htm
    http://www.skepticalscience.com/increasing-Antarctic-Southern-sea-ice.htm
    http://www.skepticalscience.com/Is-Antarctic-ice-melting-or-growing.html

    • Alessio,
      hai ragione, e mi piacerebbe (anche perché mi pare che tu abbia l’espertise) che questa disamina per le pagine di CM la facessi tu. Il punto è che sì, l’articolo di Repubblica fa sorridere, però ricalca per benino il comunicato stampa del Georgia Tech, che si presume dovrebbe avere avuto il placet (anche sulla semplificazione che fa sorridere) degli autori.
      Non metto in dubbio che nel loro lavoro abbiano affrontato seriamente l’argomento, ci mancherebbe, però la successiva divulgazione (ripeto, anche la loro) merita la perifrasi di para…altro.
      Ciò detto, restano intatti e magari con la tua disamina li risolveremo se vorrai, i dubbi circa il reale cambiamento del regime delle precipitazioni sull’area (dati scarsi o del tutto assenti e quel poco che c’è riguarda la terraferma ma dice il contrario) e circa le SST dell’Oceano antartico che pare che tutto questo riscaldamento non lo abbiano subito. Queste sono le basi del ragionamento dell’articolo, non credi?
      gg

    • Guido Botteri

      Egregio Alessio,
      faccio mie le sue frasi “Er buco daaa azoto e’ male o bene? Beh, c’e’. Lo abbiamo fatto, mo ce lo dobbiamo tenere, tant’ e’”, e anche di studiare “l’interessante questione di come la circolazione polare rispondera’”.
      Con una piccola riserva (me la consenta) sull’opera e le colpe dell’uomo, che vorrei fosse più chiaramente dimostrata (ma non è questo il punto).
      Da tempo sto dicendo di essere ben favorevole a qualsiasi studio chiarisca meglio le tante cose che non sappiamo (non solo io, che magari sono più ignorante, ma anche molti ricercatori con tanta tanta expertise).
      Sta di fatto che queste cose le pensavo anche prima, ed allora evidentemente sono stato poco chiaro.
      Le paure ossessive del buco dell’ozono non sono mie (io sono per studiarlo, NON per averne paura prima ancora di capirne qualcosa).
      Quel buco fa parte di un insieme di imminenti terribili catastrofi “causate dall’uomo”, che ci vengono raccontate ogni giorno da anni.
      Ma a me interessa notare il paradosso di chi si dice spaventato dal pericolo del buco dell’ozono, e quindi vuole chiuderlo,
      ma, contemporaneamente,
      ci viene a dire che quello stesso buco avrebbe salvato l’Antartide (e quindi, se ne deduce, il pianeta) dagli effetti dell’AGW.
      Ma se quel buco è così utile (nella loro ottica), perché allora si ostinano a volerlo chiudere ?
      E’ questa “loro” logica che non capisco.
      Se il problema massimo è l’AGW (sempre secondo loro, io sono invece uno scettico) e lo scioglimento dei ghiacci una terribile minaccia, perché agevolarla, perché aiutarla chiudendo il buco ?
      Non sarebbe meglio avere le idee più chiare sui suoi effetti, prima di far crociate ?
      Secondo me.

    • Bestia Bugblatta

      @Alessio
      data questa intro, non so se tu voglia davevro capire
      questa affermazione potevi risparmiartela.
      Quello che volevo dire è che mi piacerebbe vedere un modello che “pre-veda” l’andamento del clima, almeno nei suoi aspetti generali, tipo le estensioni dei ghiacci polari.
      Ad esempio vorrei vedere un modello che, parametrizzato sui dati dal 1980 al 2000, ricostruisca l’andamento reale dal 2000 al 2010 e preveda quello dal 2010 al 2020.
      Io non metto in dubbio che ci sia stato un riscaldamento negli ultimi anni, vorrei soltanto sapere quanto siano affidabili i modelli su cui dobbiamo basarci per prendere decisioni di tipo politico ed economico.
      Quello che non mi convince invece è la giustificazione a posteriori, anche se corretta. Vuol dire che nel modello utilizzato è stato tralasciato qualcosa di importante e che la nostra conoscenza sul clima è piuttosto limitata.

  6. Bestia Bugblatta

    Ammesso che riescano a trovare una qualche spiegazione ragionevole per l’andamento dei ghiacci polari, la mia perplessità sull’argomento resta intatta. Mi sembrano comunque ipotesi fatte ad hoc; ma i modelli avevano previsto questo andamento dei ghiacci dell’Antartide in controtendenza?
    Anche perché stiamo parlando di un periodo di circa 30 anni, periodo abbastanza lungo per il quale le simulazioni, che pretendono di fare previsioni a 50-100 anni, dovrebbero essere efficaci.
    Sulla stampa non specialistica vengono riportati come risultati dei modelli climatici gli andamenti delle temperature globali o su aree più ristrette. Mi chiedevo se questi modelli fanno previsioni anche su altre grandezze, come appunto l’estensione delle principali distribuzioni di ghiacci nel mondo, i due poli e la Groenlandia.
    Esistono questi dati? Si possono vedere?

  7. Guido Botteri

    Avrei una domanda su due punti dell’articolo di La Repubblica citato:
    1.
    [ Altri ricercatori inoltre, avevano avanzato anche l’ipotesi che il buco dell’ozono abbia creato una circolazione di venti molto freddi che tengono l’Antartide ad una temperatura assai bassa, tale che l’aumento della temperatura globale del pianeta non riesce ad interessare il continente. ]
    2.
    [ la diminuzione del buco dell’ozono determinerà un aumento della temperatura che sarà causa di uno scioglimento anche dei ghiacci che appoggiano sul continente. ]

    Se sono così convinti che il buco dell’ozono salvi l’Antartide [ e il pianeta ] dagli effetti malefici del riscaldamento globale, e una scomparsa di questo buco sia così deleteria…
    perchè mai si danno tanto da fare per chiuderlo ?
    Vogliono forse causare la catastrofe che tanto paventano ?
    Qualcuno può rispondere a questa domanda sulla logica che guida il loro comportamento ?
    Guido Botteri

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