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Un “caso Bebawi” a Cancun?

E’ un fatto ormai noto che il COP16 di Cancun (dal 29 novembre al 10 dicembre) si sta avviando al fallimento, rispetto il non favorevole contesto globale che causò il flop di Copenaghen c’è di nuovo che l’accordo è ancor più difficile causa l’acuirsi degli effetti della crisi economica. Il ministro degli Esteri messicano Patricia Espinosa ha preannunciato che “le condizioni per l’adozione di un nuovo accordo non sono state soddisfatte“, alcune speranze rimangono affinché la Conferenza di Cancun possa servire a consolidare una “agenda di base” per il proseguimento dei negoziati (più dettagli qui e qui). In attesa del nuovo rapporto dell’IPCC del 2014 che si dice dovrà essere più sarà chiaro, cauto e pratico, mentre la BBC ed esempio ha già deciso che ridurrà la copertura televisiva dell’evento, i più curiosi preparano a seguire le trattative in dettaglio sul sito ufficiale del COP16.

Tutti sanno che le negoziazioni non porteranno ad un accordo, però nessuna nazione, visti anche gli allarmi da imminente fine del mondo per il riscaldamento globale utilizzati nelle conferenze precedenti (rimasti attualmente solo su qualche occasionale articolo de “La Repubblica”, desidera essere indicata come la colpevole della mancata intesa. Non siamo più all’epoca della crescita economica del periodo del “Protocollo di Kyoto” (1997), quando meno di una ventina di paesi occidentali decideva (rimanendo sempre esclusi gli USA), sulla basi di previsioni per il secolo successivo, di caricarsi di vincoli e spese senza prevedere a breve l’incredibile sviluppo negli anni successivi di Cina, India, le tigri asiatiche e l’imminente catastrofica crisi economica.

Come uscirne fuori?

L’Europa nonostante una politica unilaterale “da prima della classe” spesa negli scorsi anni, quest’anno causa crisi si sta guardando bene dal fare altrettanto, al punto che anche sul cosa fare dopo la fine del “Protocollo di Kyoto”, nel 2012, manca del tutto una visione unica. Il ruolo dell’UE per il risultato finale di Cancun sarà marginale, come purtroppo a livello globale succede sempre più spesso.

Come faranno allora Cina ed USA ad uscirne fuori?

Probabilmente a Cancun, le due nazioni che emettono più anidride carbonica al Mondo, USA e Cina, impegnate in una competizione per la supremazia mondiale, non hanno nessuna voglia di sottoscrivere accordi vincolanti e limitanti, quindi probabilmente si comporteranno come i coniugi Bebawi1. in modo che la colpa del mancato accordo non ricada su di loro.

Un assaggio già c’è stato ad esempio a Tianjin, vertice che si è concluso il 9 Ottobre scorso (leggi qui e qui), infatti il negoziatore americano, Jonathan Pershing, pur riconoscendo gli sforzi cinesi su programmi di energia rinnovabile e nuove infrastrutture, si è detto «deluso» e «preoccupato» per il Cop 16, accusando Pechino per lo stallo. «Non vi è soluzione al problema, a meno che non la troviamo assieme e sembra che, finora, gli interessi dei due Paesi non coincidano». Di parere opposto il principale negoziatore cinese, Su Wei: «Non è giusto criticare gli altri se non si è fatto nulla. La Cina esercita un controllo nazionale sui suoi impegni». Su Wei, con una metafora tutta cinese, ha paragonato gli Stati Uniti a un «maiale che si guarda allo specchio». Naturalmente il tutto in un clima da “green war” seguito alle accuse statunitensi ai cinesi che si starebbero conquistando un primato mondiale anche nelle energie rinnovabili, ma utilizzando sussidi ed agevolazioni statali che falsano la competizione con l’Occidente e non rispettando le regole del Wto. L’accusa alla Cina viene dal maggiore sindacato americano, la confedereazione Uaw che ha chiesto già a Settembre all’Amministrazione Obama d’intervenire contro la concorrenza sleale di pannelli solari e pale eoliche “made in China” che stanno invadendo i mercati americano ed europeo trasformando le aziende di questi da produttori a semplici installatori. (fonte “Green war” commerciale fra Usa e Cina per le energie rinnovabili, qui e qui).

La crisi economica e l’emergere del “gigante giallo” in tutti i campi, anche nell’energie rinnovabili, hanno completamente cambiato il quadro rispetto a solo pochi anni fa.

In Messico tutto finirà con una lista di buoni propositi, nessuna azione concreta ma ogni governante nel proprio paese avrà necessità di dar la colpa ad altri del fallimento. Poi dall’11 Dicembre tutti penseranno solo alla preparazione del COP17 che si svolgerà a Johannesburg dal 28 Novembre al 9 Dicembre 2011, in attesa del COP18 che si terrà in Asia.

Il direttore generale del Ministero dell’Ambiente Corrado Clini ha dichiarato: «Solo quest’anno si sono tenuti 100 giorni di meeting internazionali, con le delegazioni di 130 Paesi che viaggiando in aereo e poi in auto per il pianeta hanno fatto innalzare il livello delle emissioni inquinanti. E questo è avvenuto con continuità negli ultimi 13 anni», dalla firma del febbraio 1997.

Sembra che le persone impegnate in questi meeting siano le sole di questo periodo a non avere un’occupazione precaria.

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  1. Per chi non è al corrente ricordiamo il famoso “caso Bebawi”, il primo caso che ebbe ampi spazi sulla televisione e quindi sull’opinione pubblica:

    “Sabato 18 gennaio 1964 viene ucciso Farouk Chourbagi, industriale di origine libanese, 26 anni, ricco, bello, grande successo con le donne: il cadavere sara’ scoperto solo lunedi’ , nel suo ufficio di via Lazio nei pressi di via Veneto, quattro pallottole in corpo e il viso sfigurato dal vetriolo. Del delitto viene accusata una coppia egiziana: Claire Bebawi, occhi verdi, affascinante, elegante, e il marito Youssef, ricco commerciante di cotone. Un crimine efferato e misterioso, un processo clamoroso che divise l’ Italia di allora. All’ epoca, i Bebawi vivono in Svizzera, nella stessa casa con i tre figli anche se dopo vent’ anni si sono legalmente separati. La donna e’ l’ amante del Chourbagi, dieci anni piu’ giovane; aveva promesso di sposarla (“Ti amo, ti amo, ti amo”, le scriveva) e ora si sta allontanando, ma lei e’ disposta a tutto per non perderlo; mentre il marito, ancora geloso, scrive al rivale: “Sei uno sporco degenerato”. Moventi per il delitto i due coniugi ne hanno, quel giorno sono proprio a Roma in una pensione di via Emilia, sempre dalle parti di via Veneto. E di gran fretta ripartono per Atene dove vengono fermati, dopo tre mesi sono estradati in Italia. Confessano, due verita’ contrapposte, ognuno accusa del delitto l’ altro. Centocinquanta udienze in tribunale, cento testimoni, avvocati famosi come Leone (futuro presidente della Repubblica), Vassalli (futuro Ministro della Giustizia), Sotgiu, Ungaro, che si danno battaglia, l’ opinione pubblica che si divide a meta’ . Trenta ore di camera di consiglio. “Una sentenza senza precedenti, furono assolti entrambi per insufficienza di indizi”. In appello furono condannati tutti e due a 22 anni, ma in contumacia, ormai erano fuggiti all’ estero, irraggiungibili. Alla fin dei fatti ci fu il cadavere ma nessuno seppe con certezza chi era stato l’assassino (maggiori dettagli su http://www.misteriditalia.it/altri-misteri/bebawi/ e http://archiviostorico.corriere.it/1996/agosto/20/Caso_Bebawi_inizia_show_co_10_9608208986.shtml) []

Published inAttualitàNews

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