Salta al contenuto

Tecnocrazia

“Il clima è vicino al punto di non ritorno. I cambiamenti cominciano a palesarsi e c’è spazio per altri cambiamenti esplosivi, effetti irreversibili, se non agiremo per ridurre rapidamente le emissioni dei combustibili fossili nei prossimi decenni. Alla fusione dei ghiacci artici, corrisponde un oceano più scuro che assorbe più energia solare, accelerando ulteriormente la fusione. Con lo sciogliersi della tundra, viene rilasciato metano, un potente gas serra, causano ancora più riscaldamento globale. Mano a mano che le specie (naturali, ndr) a causa dello spostamento delle zone climatiche, gli ecosistemi possono collassare, distruggendo altre specie”.

James Hansen - Released in the Public DomainNo, non è un nuovo versetto tratto dall’Apocalisse, bensì un estratto dall’ultimo articolo di James Hansen, comparso qualche giorno fa sul Guardian. Da un lato riconosciamo la ormai ben nota prosa apocalittica serrista, dall’altro lato l’articolo di Hansen porta con sè delle novità che verranno affrontate tra poco. La vita democratica di una nazione è uno strumento molto complesso da descrivere, non fosse altro che per il numero di soggetti e interessi che vengono coinvolti attivamente nell’attività decisionale. Uno strumento tanto complesso quanto, almeno, un modello climatico o una disciplina scientifica nella sua interezza. E’ pacifico per molti di noi pensare che uno scienziato abbia la supremazia del pensiero sulla propria materia di studio, così come è pacifico pensare che un capo di Stato o di Gabinetto abbia la supremazia nell’utilizzazione degli strumenti decisionali e legislativi. Insomma, non basta leggere un manuale di climatologia per diventare scienziato, così come non basta scrivere una lettera ad un capo di Stato per (auto)considerarsi “decision maker” (colui che prende le decisioni).

A year ago, I wrote to Gordon Brown asking him to place a moratorium on new coal-fired power plants in Britain. I have asked the same of Angela Merkel, Barack Obama, Kevin Rudd and other leaders.

Angela Merkel - Courtesy of Wikipedia, released under CC-SA-2.5Un anno fa, Hansen ha scritto a Gordon Brown, Angela Merkel, Barack Obama e numerosi altri capi di Stato o di governo, per chiedere una moratoria sull’uso delle centrali a carbone. In realtà fino a questo momento potrebbe essere l’appello di un qualsiasi scienziato, che abbia a cuore la sorte del nostro ecosistema. Non facciamoci però ingannare dalle parole, non ci troviamo di fronte ad uno zelante scienziato: quello che si legge è la punta di un iceberg, sotto alla quale si nasconde una filosofia ben nota e che prende il nome di: tecnocrazia.  La voce di uno scienziato contro le istituzioni democratiche che governano qualcosa come mezzo miliardo di esseri umani. Procediamo nella lettura.

Hansen non biasima il popolo, troppo distratto, troppo preso dalla crisi economica e, comunque, poco informato, poco educato alla scienza. La colpa non è del popolo. La colpa è dei policy maker (i nostri governanti, in altre parole), questi infatti non posso essere “ignoranti”, sono obbligati a conoscere la materia. E i governi sono doppiamente colpevoli quando propinano alla propria gente l’idea di centrali a carbone pulito. Semplicemente è uno “sporco trucco” (dirtiest trick, per dirlo con le parole di Hansen) per ingannare i cittadini.

E prosegue. I treni che portano il carbone alle centrali sono “treni di morte” e le centrali a carbone, “fabbriche di morte”. E tutto questo perchè (si pone la domanda da solo)? Come mai egli scrive ai governanti, ma nessuno, al momento, pare voglia dargli retta? “Politicians here have asked me why am I speaking to them” (in italiano, “I politici mi hanno chiesto perchè io mi rivolga a loro”).

Mutatis mutandis, il nocciolo della discussione è sempre il medesimo: il primato della scienza (di una certa scienza) su tutto il resto. E non è un caso, notate bene, che il Massachussets Institute of Technology (il noto MIT) sia stato la principale culla del pensiero tecnocratico (almeno a partire dalla seconda metà del XX° secolo). Le argomentazioni? Sono state trattate molto spesso su Climate Monitor e si chiamano: limite alla crescita demografica (i livelli vengono decisi sulla carta dagli esperti), riduzione dei consumi (in base a decisioni prese da tecnici/scienziati) e decisioni prese a livello centralizzato da enti/organismi magari sovranazionali1 ,2

Insomma, sono cose che suonano (oltre che tetre) anche piuttosto familiari. Il fatto che una risposta salti fuori da un modello fisico, non significa necessariamente che sia giusta. La tecnocrazia si fonda sul fatto che il progresso economico è ritenuto l’unico bene per l’umanità: probabilmente il PIL – prodotto interno lordo – è un archetipo nato e pasciuto proprio in quegli anni. Il fatto di non essere riuscita a soppiantare la normale dinamica democratica, ha fatto sì che la tecnocrazia, piuttosto che forma dominante, si sia trasformata in forma-opportunista. Non tecnocrazia, bensì tecno-burocrazia. E oggi, il risultato di questo pasticcio è sotto gli occhi di tutti: come abbiamo detto altro non sono se non le (alcune) Agenzie intergovernative e/o sovranazionali.

D’altronde, non era per nulla credibile che esistessero solo le lobby del petrolio.

Reblog this post [with Zemanta]
Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...Facebooktwitterlinkedinmail
  1. Jean Meynaud, Tecnocrazia e politica, Cappelli tr. it. Maria Teresa Bellinzier, titolo originale Tecnocratie et Politique, Lausanne1960 []
  2. Howard Scott, “History and Purpose of Tecnocracy” []
Published inAttualità

15 Comments

  1. Sergio Musmeci (Copernicus64)

    Non so se ho capito bene il contenuto dell’articolo…Però sapere che lo sviluppo e la crescita illimitata porta alla catastrofe non ha nulla di tecnocratico ma ha a che vedere col buon senso e con i principi più elementari della scienza. Penso che la vera tecnocrazia sia quella che conduce alla crescita illimitata (fin quando non avviene il crack del sistema) perchè lo sviluppo di tutte le tecnologie richiede un crescente aumento di problemi di ogni tipo che devono essere fronteggiati dalle medesime! E’ un mondo sempre più folle se uno ci pensa. In questo risiede l’estremo pericolo della tecnocrazia. Se invece fosse la Scienza a governare (anche quella umanistica oltre che galileiana perchè no!) ci sarebbe solo da guadagnare. Questo potrebbe implicare qualche rinuncia di qualche libertà personale (che sarebbe peraltro ben accetta se avessimo la consapevolezza globale necessaria) ma con enorme beneficio per la collettività.

  2. Lorenzo Fiori

    Perfettamente d’accordo sulla buona Politica che ci si auspica, speriamo che anche in una Scienza che non si abbassi di grado ovvero affidata a veri esperti…

  3. Achab

    Un nesso tra sviluppo insostenibile e tecnocrazia io invece lo vedo. Enormemente piu’ del fisico Hansen infatti, sono le schiere di economisti, loro si dei veri tecnocrati, che dettano le regole del gioco del nostro mondo.
    Ma hanno un’arma in piu’, parlano di soldi e di oggi. Mentre un agronomo, ad esempio, potrebbe sgolarsi all’inifinito a dire che il nostro modello di agricoltura e’ alla lunga insostenibile, arriva di certo un economista che urlera’ “sei pazzo! Parli di mezzo punto di PIL in meno l’anno e un milione di posti di lavoro!”. Oppure, arriva il geologo che lancia l’allarme sulla limitatezza intrinseca e ineludibile di petrolio e gas e subito l’economista “Non e’ vero! Volete una crisi globale e portarci all’eta’ della pietra!”. Parlando di tecnocrazia, sono questi che mi fanno paura, quelli che parlano di soldi e quelli che davvero hanno in mano il potere. Non il dott. Hansen, l’agronomo o il geologo.
    Il tecnocrate ha una visione di breve periodo, il politico dovrebbe avere un progetto per il futuro da mediare con l’oggi. Abbiamo bisogno di buona Politica (con la P maiuscola), non di minor Scienza (con la S maiusocla).

  4. @ Fiori.

    Non credo sia stato violato il modello di sviluppo sostenibile, in quanto non è mai stato applicato. Fino ad oggi ha prevalso l’idea di crescita economica infinita, ma è sotto gli occhi di tutti quanto sta accadendo. Però questo tema si allontana davvero parecchio dal tema dell’articolo.

  5. Giancarlo (tivàn)

    Chiedo scusa se mi intrometto… nell’attesa di una risposta da parte di Gravina.
    Non vorrei riscoprire l’acqua calda , ma penso che il punto debole e unico vero responsabile di un mal funzionamento di ogni sistema-mondo, sia da ricercarsi nella incapacità quasi endemica insita nella nostra cultura (parlo della nostra per evitare di allargarmi altrove), di non riuscire a rispettare le stesse regole che impone di volta in volta a se stessa.
    La corruzione … si sa, è il suo prodotto “universale”, trasversale ad ogni “miglior mondo pensato possibile”.
    Per tentare di correggersi, l’uomo si è inventato di tutto, dalle religioni alle varie filosofie di vita ispirate a grandi maestri spirituali… e perfino ha “ripiegato” attraverso regimi di vario tipo, che potessero insegnare a vivere in piena libertà ecc ecc …
    Fino ad ieri , qualcuno si era illuso di aver creduto nella “democrazia” e invece … oggi scopriamo che non è così.
    Anche l’interpretazione dei termini evidentemente , passa anch’esso attraverso il percorso ambiguo delle debolezze umane.
    La soluzione ovviamente non ce l’ho in tasca , ma credo che qualsiasi sia la soluzione per riuscire a trovare un modo migliore di ridistribuire l’energia e le risorse in maniera da contrastare un eventuale fallimento, debba tener conto un po’ meno alla produzione e al PIL , mettendo comunque in primo piano e al centro, l’uomo nel contesto ambientale che lo circonda.
    Se l’ambiente che lo circonda è “tutto il mondo”, visto la grande mobilità dell’uomo moderno, il rispetto ambientale andrebbe allargato all’intero ecosistema.
    Quindi , più umiltà, meno velocità e quindi … più possibilità per tutti, più serenità per tutti.
    Eh eh … sono parole vuote , lo so … ma qualsiasi cosa da realizzare andrebbe comunque pensata e confrontata ovviamente …;-)
    Saluti
    Giancarlo(tivàn)

  6. Lorenzo Fiori

    Mi perdoni l’altalena, ma io scrivo mentre lei risponde…

  7. Lorenzo Fiori

    Effettivamente fino a qualche tempo fa pensavo che il mondo era in qualche modo ‘schiavo del progresso’ inteso come continua e ossessiva ricerca di ‘produttività‘ sul lavoro ecc…
    però effettivamente, ad un’analisi più profonda, il mondo socio-economico sembra funzionare proprio sulla ‘produzione’, sul ‘consumo’ e sull”innovazione’ ed un arresto del ‘meccanismo’, come stà avvenendo ora con la crisi globale, non può che portare inevitabilmente a ‘disoccupazione’ e ‘recessione’ grave…

    Lei come la vede?
    E’ stato violato il modello di sviluppo sostenibile?

  8. L’abbaglio dei tecnocrati sta tutto lì, nell’accezione più pura del termine, il passaggio non è tecnico -> politico (democraticamente eletto) -> azione intrapresa.

    Bensì tecnico -> azione intrapresa.

    Non cadiamo in facili tranelli logici, è ovvio che esista un tenico da ascoltare per ogni campo di applicazione: l’economista, l’ambientalista, il geologo ecc…

    Ma le decisioni spettano alla politica. Chiaro è che stiamo parlando di sistemi perfetti, ed infatti come ho scritto nell’articolo oggi parliamo piuttosto di tecno-burocrazia. Tale sistema ha dato vita a sistemi lobbystici molto complessi. A chi dovrebbe dare retta? Per carità, ci sono voci autorevoli là fuori…

  9. Lorenzo Fiori

    Insomma rileggendo l’articolo si parla di Hansen definito tecnocrate e di un certo tipo di scienza che redarguisce i politici per la loro incapacità di perseguire scelte ‘saggie’ o scientifiche a favore dell’umanità e che in commistione i politici stessi ha dato vita alle varie Agenzie Intergovernative, definite lobby…

    Ma anche lei è un tecnico? Come fa a pensarla così?
    Chi è che dovrebbe consigliare i politici sul da farsi se non un tecnico, il fruttivendolo e il muratore?

    Pensa che tali agenzie siano delle lobby? E a chi dovremmo dare ascolto?

  10. Beh La ringrazio per la domanda, molto molto complessa. Saprà benissimo che il significato di “sviluppo economico” è cambiato più volte nel corso dei decenni. Ma Lei rivolge la domanda a me direttamente, e quindi tralascerei l’accademia e la dottrina. Cosa intendo io per sviluppo economico?

    Intendo esattamente questo, quindi non crescita economica, sviluppo. E non è solo un gioco di parole, è un abisso che separa i due concetti. La crescita economica si è rivelata fallace (o per lo meno si è definitivamente palesata tale) intorno agli anni ’80. Lo sviluppo economico (economic development) è un avanzamento strutturale della società. La crescita economica è una conseguenza dello sviluppo raggiunto (raggiungibile) da una Nazione. E quindi: politiche regionali di sviluppo, politiche legate al mercato del lavoro (politiche salariali), sviluppo di nuove tecnologie. L’ottica è ben diversa dal perseguire a tutti i costi un PIL in crescita tramite mezzi quali la redistribuzione della ricchezza attraverso strumenti svariati (il più conosciuto è il contenimento demografico). Al contrario, ci sono fior fiore di teorie economiche che si fondano proprio sul surplus di manodopera.

    All’interno di questo macrosistema, potremo prendere in considerazione i cicli di sostituzione delle materie prime e le riconversioni dei distretti industriali, per stare al passo con i tempi e con le rinnovate esigenze. Lo sviluppo sostenibile, ad esempio, è un’ulteriore declinazione, vale la pena ricordare che il significato vero di sviluppo sostenibile non è quello che ci viene proposto quotidianamente dai media, è un concetto molto più complesso e non si riduce a mettere i pannelli fotovoltaici sul tetto di casa.

    Nella speranza di aver risposto, Le auguro buona serata.
    Claudio Gravina

  11. Lorenzo Fiori

    Allora le chiedo visto che non sono un’economista e visto che le tematica economica è presente nel articolo:
    cos’è per lei realmente lo sviluppo economico?

  12. @ Fiori

    Rispetto le opinioni altrui, però mi sembra che Lei abbia commentato un altro articolo. E’ sicuro di aver risposto proprio all’articolo giusto?

  13. Lorenzo Fiori

    Mi sembra che almeno per quanto riguarda i modelli la scienza non possa far altro che migliorare come ha sempre dimostrato di fare: per cui è ‘malizioso’ credere che un’eventuale aggiustamento del modello sia fatto ‘solo’ per far tornare i conti: è un miglioramento e basta e questo dovrebbe far contenti tutti, ‘serristi’ e ‘negazionisti’, a parte naturalmente i ‘polemisti’ che vorrebbero salire sul trono dei vincitori…(tra l’altro anche gli stessi scienziati negazionisti potrebbero far girare i loro modelli come supporto delle loro teorie, ma stranamente non lo fanno: direi un pò troppo comoda come cosa la critica e basta…)

    Inoltre mi chiedo cosa ci vogliamo fare con i modelli? Utilizzarli a scopo previsionale oppure buttarli nel cestino e rimanere nel limbo della ‘scienza aristotelica’…

    Insomma ce la si prende con i politici per le loro scarse conoscenze tecniche e la loro retorica, ce la si prende con i tecnici per la loro invadenza…
    ma allora che vogliamo fare?

  14. Achab

    La tecnocrazia e’ davvero una brutta bestia. Ma specialmente in Italia dove abbiamo fatto fuori i politici (per piu’ che valide ragioni) ci ritroviamo un imprenditore Presidente del Consiglio e un commercialista Ministro dell’Economia.
    Io credo che ognuno debba fare il suo mestiere. Non mi turba che il Dott. Hansen da scienziato dica quello che pensa e non credo che abbia un progetto politico. Basta che poi le scelte politiche vengano fatte dai politici, ammesso di riuscire ad avere politici che meritano la nostra fiducia …

  15. Claudio Costa

    Molto bene! Faccio i mie complimenti al dott Claudio Gravina

    Aggiungo:

    J. Hansen nel calcolare il nuovo radiative forcing dal 1750 al 2005, che sarà poi inserito nel quarto rapporto IPCC del 2007, stravolge tutti i dati, raddoppiando il valore dei raffreddanti. Lindzen dirà che per far quadrare i conti, che non tornavano, ha girato le manopoline dei raffreddanti.(comunque non tornano)

    “L’uso di scenari estremi per drammatizzare il riscaldamento globale,è stato un tempo opportuno”
    James Hansen

    Opportuno? Solo per un progetto politico, non per la scienza ! Nonostante questa affermazione J. Hansen ha definito “giullari” gli scienziati scettici

    Nel 1971 l’americano Stephen Schneider sosteneva che l’uomo con i solfati avrebbero abbassato la temperatura di 3,5°C entro il 2000, ma lo stesso scienziato, nell’ultimo rapporto dell’ IPCC, afferma che nel 2100 le temperature potrebbero aver un aumento massimo di 4,2°C mediamente, e di 12°C ai poli, sempre a causa dell’uomo, per le emissioni stavolta della CO2.

    “Dobbiamo presentare scenari temibili, rilasciare dichiarazioni semplificate e drammatiche e dare poco spazio ai dubbi che possiamo nutrire.
    Ognuno di noi deve decidere il giusto mezzo tra l’efficacia e l’onestà”
    Stephen Schneider
    (non è un omonimo, è proprio lo stesso scienziato dell’IPCC)

    “I fanatici vivono di dogmi, come gli avvoltoi di carogne”
    Roberto Gervaso

    “L’IPCC è un gruppo di scienziati che continua a studiare come mai le proiezioni climatiche, dell’IPCC, non si sono avverate”
    Claudio Costa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Categorie

Termini di utilizzo

Licenza Creative Commons
Climatemonitor di Guido Guidi è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale 4.0 Internazionale.
Permessi ulteriori rispetto alle finalità della presente licenza possono essere disponibili presso info@climatemonitor.it.
scrivi a info@climatemonitor.it
Translate »