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Buone notizie per gli orsi polari

Arrivano delle buone notizie per gli orsi polari. Da dove? Non da Can’tCun naturalmente, ma direttamente dalla loro terra. Come spesso accade quando si cerca di trasporre nel mondo reale le paventate disastrose evoluzioni del clima, occorre lasciare la parola a chi quella porzione specifica di mondo reale la conosce da vicino.

E così vi vorrei segnalare un breve testo accompagnato da una eloquente immagine diffusi dall’università dell’Alaska, dove senza lasciarsi andare nè allo scetticismo nè al catastrofismo, si forniscono delle informazioni interessanti.

Come vi sarà capitato di leggere spesso, uno dei problemi connessi con il riscaldamento delle alte latitudini è lo scioglimento del permafrost, con conseguente modifica del suolo. Di questo, secondo quello che si legge in giro, dovremmo “ringraziare” il malefico e pressante forcing esercitato dalle attività antropiche, emissioni di CO2 in primis.

Leggendo quanto diffuso nel testo invece, torna alla memoria (e chi si occupa di queste cose non dovrebbe avere amnesie al riguardo) un evento climatico importante avvenuto intorno al 1976, ovvero il passaggio dal territorio negativo a quello positivo della PDO (Pacifica Decadal oscillation), innescando dei pattern atmosferici che hanno favorito il riscaldamento e (anche) la ritirata dei ghiacci artici. Su CM ne abbiamo parlato parecchio tempo fa.

Siccome però qualcuno continua a far finta di non capire mi sembra sia il caso di riproporre l’argomento.

e questa è l’immagine di cui parlavo, ripresa da Steven Goddard sul suo blog.

Se questo vi sembra un andamento compatibile con un forcing antropico in crescita continua fate voi. Quali sono le buone notizie? Una sola. La PDO ha cambiato nuovamente di segno, la Niña sta tornando a prevalere sul Niño e i pattern atmosferici stanno cambiando di nuovo. Se va così, non c’è modello di simulazione che tenga.

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Published inAttualità

17 Comments

  1. carmelo

    A Donato
    Il concetto di “costante solare” è ormai da considerarsi obsoleto. Molti degli scienziati che avevano sposato questo principio si stanno ricredendo e solo gli irriducibili sostenitori dell’AGW lo considerano ancora un dogma. E’ vero che la differenza di irradianza fra minimo e massimo solare è poca cosa, però bisogna considerare anche altri aspetti dell’attività solare, come il solar flux, il vento solare, e il campo magnetico solare. Queste tre componenti, nei periodi di bassa attività come quella attuale, non riescono a deviare a sufficienza i raggi cosmici provenienti dallo spazio profondo e diretti verso la terra. E, come certamente saprai, questi, una volta giunti nell’atmosfera terrestre, fungono da nuclei di condensazione favorendo la formazione di nubi nella bassa troposfera. Il risultato è duplice: effetto albedo, perchè queste nuvole respingono i raggi solari e quindi favoriscono il raffreddamento, e aumento delle precipitazioni. A questo punto si possono facilmente attivare dei meccanismi di feedback, per cui: raffredamento + maggiori precipitazioni = maggiori precipitazioni nevose = maggiore ” snow cover” = aumento dell’albedo = maggiore raffredamento, con mutamenti della circolazione atmosferica planetaria. Ne è un esempio, per l’emisfero boreale, il vortice polare, che negli ultimi due anni viene costantemente fatto a pezzi dall’anticiclone atlantico e aleutinico, e i cui lembi sono costretti a girovagare per l’emisfero, portando freddo ovunque. saluti
    carmelo

    • Donato

      Ho appena finito di leggere l’articolo con cui Claudio Costa, in un’altra parte di questo blog, recensisce il libro “Tempeste” di Hansen. In un passo del libro citato da Costa, Hansen, quasi con le stesse parole usate da te, riconosce che oltre la forzante solare diretta (quella di cui parlavo io nel post) quella indiretta è molto più importante. Proprio come sostieni tu. Se non hai ancora letto l’articolo di Costa ti invito a farlo perché molto interessante. Ciao, Donato.

  2. Donato

    Concordo con Carmelo. Tutto si basa sull’energia termica proveniente dal sole ed immagazzinata negli oceani. Carmelo sostiene che durante gli ultimi decenni l’attività solare è stata molto intensa e ciò ha determinato un accumulo di calore negli oceani. A causa della loro grande inerzia termica le acque restituiranno questa immensa quantità di calore negli anni a venire. Io sono tendenzialmente portato a dargli ragione perché la penso quasi esattamente come lui. Il problema, però, è che molti altri scienziati sostengono che l’energia proveniente dal sole è costante e non dipende dai cicli solari. In questa ipotesi tutte le nostre speculazioni vanno a farsi friggere. Chi ha ragione? Ai posteri l’ardua sentenza. Noi, in questo bailamme che caratterizza il dibattito scientifico odierno, restiamo “scettici” in attesa che chi si occupa a tempo pieno di queste cose riesca a dissipare le nebbie che avvolgono le nostre menti (almeno la mia).
    Ciao, Donato.

  3. carmelo

    Non è facile rispondere alla domanda di Donato, ma la spiegazione più plausibile, a mio modesto parere, è legata all’attività solare e ai suoi cicli di lungo periodo. Come sappiamo, gli oceani sono degli immensi serbatoi di calore dispensato dal sole, ed hanno una elevatissima inerzia termica, a differenza delle terre emerse. Questo vuol dire che, anche se viene a mancare la forzante radiativa solare, gli oceani impiegano anni a dissipare il calore accumulato. Pertanto la massima attività solare (qualche scienziato sostiene che sia stata la più alta degli ultimi 8.000 anni), che abbiamo avuto dagli anni 50/60 fino ai primi anni ‘2000, ha creato un surplus di calore negli oceani, alterando in qualche misura lo scambio di calore fra le varie masse d’acqua, poste a latitudini diverse,che avviene attraverso le grandi correnti oceaniche. Con la sua particolare conformazione e la sua posizione geografica,la Penisola Antartica è naturalmente esposta gli attacchi delle acque più calde provenienti da nord. Ma io sono convinto che tutto ciò durerà ancora un paio d’anni al massimo, giusto il tempo perchè la minima attività solare di questi ultimi anni cominci a dare i suoi frutti.
    ciao
    carmelo

  4. carmelo

    Peccato che ho letto solo ora i commenti all’articolo e probabilmente sto scrivendo “a vuoto”….Comunque, per rispondere a Donato, posso suggerire che il principale artefice della variazione del ghiaccio artico non va ricercato nelle temperature atmosferiche, bensì nelle temperature superficiali degli oceani. Guarda caso, la zona che perde più ghiaccio è la zona a sud e ad ovest della Groenlandia, mentre in tutte le altre zone la banchisa è in recupero, e guarda caso l’anomalia positiva della temp. marina da quelle parti è piuttosto elevata, sia perchè l’AMO è ancora positiva ( e lo sarà ancora per qualche anno), sia perchè ultimamente la Corrente Del Golfo fa le bizze: ha deciso di spostare un ramo dal suo percorso naturale verso il Nord Europa e di spararlo contro la Groenlandia e il Labrador. Comunque, complessivamente la situazione dei ghiacci marini artici sta migliorando dal punto di vista dello spessore, e questo sicuramente è un buon viatico per la loro tenuta nella prossima estate.
    un saluto a chi riesce a leggere.
    carmelo

    Reply
    Sei a tempo Carmelo.
    gg

    • Donato

      Che i ghiacci artici aumentino di spessore mi fa molto piacere. Ciò fa ben sperare per i prossimi anni. In merito alla tua spiegazione circa le cause che determinano un deterioramento dell’estensione dei ghiacci artici mi trova consenziente. Io, ripeto, da profano (non sono nè un glaciologo nè un esperto di climatologia) avevo ipotizzato che la causa fosse da ricercare nella temperatura delle acque marine. Mi fa piacere che Carmelo confermi le mie ipotesi e fornisce anche una spiegazione di tali cause. In tal modo si spiega anche perché è proprio in corrispondenza delle coste canadesi che si nota una minore estensione dei ghiacci rispetto alla media trentennale. Poiché l’appetito vien mangiando mi viene spontanea un’altra domanda: come mai la zona di mare circostante la penisola antartica (la parte occidentale del continente antartico, per la precisione) mostra una carenza di estensione glaciale marina rispetto alla media trentennale? Grazie anticipato per la risposta.
      Ciao, Donato.

    • Guido Botteri

      In attesa di una risposta qualificata a questa tua domanda, vorrei dire che anch’io avevo notato questo differente andamento della penisola antartica rispetto al resto dell’Antartide.
      In effetti aggiungerei che la penisola antartica, rispetto al resto del continente che è piuttosto compatto, si trova anche a latitudini più calde, ed è stretta e lunga e circondata da ambo i lati dagli oceani. Immagino che questo la renda più sensibile all’effetto di un mare caldo rispetto ad altre parti più compatte.

  5. Tanto perché il sottoscritto capisca correttamente… quando dici “Esso, infatti, da anni è in declino e, quest’anno, l’estensione dei ghiacci artici per poco non ha rotto al ribasso i minimi del 2007 e 2008” intendi dire d’estate, giusto? Perché se non erro l’estensione invernale è stata abbondante, giusto?

    • Donato

      Ovviamente facevo riferimento al minimo verificatosi a settembre in quanto il massimo di marzo 2010 risultava perfettamente in media.
      A parte il minimo, però, noto che la tendenza media dell’estensione dei ghiacci artici (estiva ed invernale) è al ribasso (la retta che interpola il diagramma dell’estensione in funzione del tempo ha coefficiente angolare negativo). Tale, almeno, risulta nel sito dell’nsidc. Se si confrontano le estensioni nell’ultimo trentennio, inoltre, si registrano centinaia di migliaia (in qualche caso milioni) di chilometri quadrati in meno rispetto a 10, 20 e 30 anni fa. E questo in modo costante, mese dopo mese. L’estensione dei ghiacci artici, anche in questi giorni, risulta molto lontana dalla media trentennale come si può constatare visitando i siti dell’NSIDC americano, dell’JISIC nipponico e dell’Università di Brema e consultando i relativi grafici, le foto satellitari e le mappe.
      Per il polo sud, invece le cose vanno in modo diametralmente opposto e l’estensione si mantiene costantemente sopra media battendo ogni record (si registrano centinaia di migliaia di chilometri quadrati in più rispetto a 10, 20 e 30 anni fa).
      Una medaglia a doppia faccia, come si può vedere. Come mai, però, l’artico perde ghiaccio pur in presenza di temperature atmosferiche in diminuzione da circa 4/5 anni? Non mi sembra di aver trovato spiegazioni in giro per questo strano fenomeno salvo quelle dei sostenitori dell’AGW che vedono nel continuo decremento dell’estensione dei ghiacci artici “la pistola fumante” che dimostra la validità delle loro tesi e, quindi, lo imputano al riscaldamento globale.
      Ciao, Donato.

  6. Donato

    Analizzando il grafico postato nell’articolo sembra chiara la tendenza attuale della curva: a breve essa intersecherà l’asse orizzontale. Ovviamente tale affermazione deve essere presa con le pinze in quanto, come accaduto negli anni ’80, potrebbe verificarsi una inversione di tendenza con un nuovo aumento delle temperature. L’idea di un nuovo switch (di segno opposo a quello del 1976) è molto affascinante; soprattutto è intrigante la possibilità di assistere “in diretta” ad un evento del genere. Al di là della situazione estrema che ho prefigurato, appare impressionante il trend delle temperature negli ultimi cinque anni. La discesa è stata repentina e costante. Tale andamento è inspiegabile alla luce delle ipotesi a base dell’AGW. Se non ricordo male dovrebbero essere le zone artiche e quelle ad esse adiacenti a risentire maggiormente degli incrementi di temperatura provocati dal forcing antropico. Un tale abbassamento di temperatura (con trend costante negli ultimi cinque anni) inoltre, difficilmente può essere imputabile al tempo e non al clima, o sbaglio? Una perplessità, però, debbo evidenziarla. Il giaccio marino artico sembra non seguire questa curva. Esso, infatti, da anni è in declino e, quest’anno, l’estensione dei ghiacci artici per poco non ha rotto al ribasso i minimi del 2007 e 2008. L’intervento di Alessio, a parte la battuta infelice sugli orsi polari, secondo me merita qualche considerazione in più. Esso, infatti, pone un problema serio: perché l’estensione dei ghiacci polari artici non recupera le medie trentennali visto che la temperatura tende a scendere? Secondo il mio modesto parere, da profano, si badi bene, tale causa deve ricercarsi nell’inerzia termica delle masse idriche che, dopo aver accumulato calore per decenni, oggi sono ancora relativamente calde rispetto alla temperatura dell’aria soprastante. Ciò detemina la scarsa formazione di ghiaccio marino o, per essere più precisi, impedisce che quello che si forma in inverno sopravviva all’estate.
    Ciao, Donato

    • Guido Botteri

      Aspettando interventi più qualificati del mio, che sono solo un osservatore profano, devo convenire con te. L’infelice battuta [ ed è quasi un controsenso semantico che una battuta sia…infelice 🙂 ], dal sapore di retorica, e contrastante con la realtà dei fatti, mi ha ispirato delle risposte che forse hanno messo un po’ in ombra quello che c’era di buono nell’intervento di Alessio.
      Me ne dispiace, e sull’onda della tua giusta (secondo me) osservazione, ti dirò che avevo notato anch’io queste particolarità. I ghiacci antartici, a parte un breve episodio, dal sapore apparentemente non climatico, sono sempre rimasti molto al di sopra dei valori sia dell’anno scorso che della media 1979-2000
      http://nsidc.org/data/seaice_index/images/daily_images/S_timeseries.png
      (ma quanto dico è più evidente nei grafici pubblicati precedentemente, perché si vede che, a monte e a valle dell’episodio, l’estensione dei ghiacci era nettamente superiore), per quanto riguarda i ghiacci marini artici ho notato appunto che, secondo questa fonte, l’estensione avrebbe avuto un periodo in cui sarebbe stata addirittura inferiore a quella, pessima, del 2007, e solo recentemente avrebbe ritrovato i valori del 2007 (che in sé non è un gran risultato).
      Troverei interessante la tua spiegazione, ma è meglio che faccia parlare chi ne sa di più.

  7. Bruno Stucchi

    Segnalo questa divertente storia:
    “Cancun COP16 attendees fall for the old “dihydrogen monoxide” petition as well as signing up to cripple the U.S. Economy”
    http://tinyurl.com/2docx3l
    E’ fuori tema (OT), ma prova quanto siano qualififcati scientificamente i delegati ONU a Cancun.

    • …in effetti H2O è il maggiore dei gas serra 🙂

  8. luigi Mariani

    Sono almeno dieci anni che traffico con le discontinuità circolatorie; tuttavia tutte le volte che guardo il cambio di fase della PDO mi prende lo stupore, cui si lega la domanda su quale sia stata la causa di un cambio di fase così repentino. In tutta franchezza La risposta politically correct, quella utile per far carriera, e cioè che “il sistema climatico reso instabile dalle emissioni antropiche dei gas serra climalteranti, si è riconfigurato attraverso un transizione rapida da una fase all’altra.” non mi convince, anche perché di questi salti bruschi è pieno il passato (si pensi ad esempio ai 25 eventi di Dansgaard-Oeschger durante l’ultima fase glaciale o al Dryas recente).
    Circa gli orsi polari sono delle pellacce: sono sopravvissuti all’ultimo interglaciale (125.000 anni fa) quando il gran caldo fuse gran parte dei ghiacci artici e portò il mare il mare più alto di 5-8 metri rispetto ad oggi, per cui non vedo perché non debbano cavarsela anche questa volta. Per inciso con la pelliccia bianca che si ritrovano sono già pronti per le calde estati calde del 2050.

    Luigi

    • Guido Botteri

      Non te la prendere con me, Alessio, che non so nemmeno sciare, e non mangio granatine. Comunque evidentemente a camminare si trovano bene, visto che dai 5 mila che erano negli anni 1950, ora si stima che siano tra i 20 e i 25 mila. E gli Inuit, invece, non sono poi così felici di questo loro rigoglioso aumentare, visto che sono animali antropofagi (oltre che cannibali), ed hanno un pessimo carattere.
      Lo conosci il detto “quello è proprio un orso” ? Mica vuol dire che abbia un carattere gioviale e allegro come ci vorrebbero far credere i filmati dei cubs (cuccioli) che ci fanno vedere mentre giocano innocentemente. Quando crescono tirano fuori un’aggressività niente male che, con la loro forza e velocità, ti fa sperare di avere un buon fucile, di quello per elefanti, se ne incontri uno, tu solo soletto, nelle lande sempre più calde dell’artico.
      Tra l’altro sono dei gran nuotatori, altro che quella schiappa di Michael Phelps (in confronto a loro), anche se diffondono le foto di uno di loro sulla cima di un iceberg ridotto al lumicino, per far credere che magari chissà copa succede se cade in acqua… secondo il wwf, se cade in acqua ha una autonomia di 200 miglia, che è quasi meglio della mia (ma io, seduto sulla sdraio di una nave da crociera…mica in acqua…).
      Insomma, questa storia degli orsi deve finire, ve lo consiglio, prima che si risolva per voi in una figuraccia epocale per le cavolate che sono state diffuse su quegli animali e sulla loro presunta e pretesa prossima estinzione, che, al momento, è sempre più lontana.
      Se no quelli che hanno mandato i soldi per salvarli dall’estinzione, appena capiranno vorranno i soldi indietro.
      Secondo me.

    • Guido Botteri

      Dimenticavo… visto che siamo noi che spostiamo i ghiacci, governiamo il clima, manteniamo la temperatura a +2 gradi massimo, e via dicendo, manco fossimo divinità greche del clima (come mi sento potente, devo mettere un avatar con un fulmine in mano, mentre lo scaglio sugli uomini colpevoli di non venerarmi…), ho pensato che potrei spostare i ghiacci in Italia, per favorire qualche industria dei gelati. Naturalmente a pagamento, perché anche se adesso alle file di petrolieri si son aggiunti quelli del tabacco (ma perché non mi avvisano quando mi portano i carrelli di banconote…gli farei trovare la porta aperta), ho un gran numero di spese, i soldi non bastano mai…
      🙂
      ps
      si capisce che sto scherzando ?

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