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Dove va la CO2

Vogliano scusarci i lettori di CM, in questi giorni sembra proprio che non si riesca a parlar d’altro che di anidride carbonica. Non siamo in effetti a corto di argomenti, il fatto è che le notizie al riguardo stanno aumentando e con buona approssimazione continueremo così anche nei prossimi mesi, almeno fino alla gita di dicembre a Copenhagen.

Leggiamo qualche giorno fa su Repubblica di un nuovo lavoro uscito su Nature, secondo il quale una buona parte dell’anidride carbonica che manca all’appello nel bilancio tra quella di origini antropiche e quella naturale sarebbe efficacemente assorbita dalle foreste tropicali. Più di quanto si ritenesse possibile. Da quando è iniziato il monitoraggio della concentrazione di CO2 in atmosfera infatti, il rateo di aumento è stato consistente ma non concorde con le quantità emesse dalle attività umane. Qualora tale aumento dovesse essere tutto imputabile all’uso di combustibili fossili, i conti dovrebbero tornare, cioè l’aumento annuo di CO2 dovrebbe essere pari alle emissioni. Invece così non è in effetti, per cui sorge il dubbio che ci sia qualcosa di questo meccanismo che sfugge alla nostra conoscenza. Se a tutto questo aggiungiamo che l’aumento della concentrazione di anidride carbonica potrebbe essere più che altro frutto dell’aumento delle temperature, con il trend di fondo dell’uscita dalla Piccola Era Glaciale sovrapposto a quello tipico delle fasi interglaciali, il puzzle diventa ancora più complicato.

Sta di fatto che individuare un aumento dell’efficienza del sistema, con specifico riferimento alla biosfera, nel gestire la concentrazione di anidride carbonica, la dice lunga anche sulla deforestazione. Sempre nell’articolo leggiamo anche che la velocità di crescita delle foreste è aumentata, forse per concimazione carbonica o azotata. Cioè, come molti sostengono, la CO2 più che far male al clima fa bene alle piante, ma questo del resto lo sapevamo già, checchè ne dicano i suoi detrattori.

A conti fatti, se le conclusioni tirate in questo lavoro dovessero rivelarsi corrette, avremo un altro tassello da aggiungere alla conoscenza del sistema e questo non potrà che giovare. Poi si tratterà di vedere come inserire queste dinamiche nelle simulazioni, ammesso che se ne voglia tener conto.

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Published inNews

10 Comments

  1. Achab

    Bisogna distinguere cosa si sa e cosa non si sa a propostio del metano. Non sorprende che si conosca con sufficiente precisione l’andamento del metano in termini generali ma non il dettaglio di ogni singolo contributo come si vede dalla variabilita’ delle diverse stime dei singoli contributi riportati in tabella nel rapporto. E’ la classica e ben nota dicotomia fra studi “top-down” e studi “bottom-up”.
    Nel rapporto viene detto cio’ che si sa e cio’ che non si sa: che la concentrazione di metano e’ grandemente aumentata per un secolo e mezzo; che nell’ultimo ventennio non e’ aumentata piu’; che non si hanno stime sufficientemente accurate dei singoli contributi; che complessivamente, e comunque le si stimi singolarmente, il totale delle cause antropiche e’ aumentato ed e’ superiore alla componente naturale. I famosi 0.48 W/m2 nascono da questo.
    Fra l’altro, lo sbilanciamento risultante fra sources e sinks di metano e’ leggermente positivo o nullo, in accordo con gli andamenti misurati.

    Un commento. Dire che certe affermazioni, dell’IPCC in questo caso ma vale in generale, siano inaccettabili sembra sottintendere disonesta’ intellettuale o ignoranza da parte di chi l’affermazione ha fatto.
    Mi sembra curioso discutere su questo quando invece in genere si discute o sugli (eventuali) effetti che gli aumenti dei gas serra hanno sul clima oppure su quanto e’ il contributo antropica come e’ stato fatto nel post originale di Guido Guidi.

  2. Claudio Costa

    C’è un altro stock che penso sia sottovalutato: siamo noi!
    Noi, i nostri animali e i nostri silos di granaglie e insalati, uno stock in crescita esponenziale, da due secoli.

  3. Giorgio Stecconi

    L’articolo parla di monitoraggio della CO2…a questo scopo oggi è stato lanciato dalla nasa un satellite che doveva restare in orbita 2 anni per darci un’idea precisa della concentrazione della CO2 e altri gas serra a livello mondiale. Purtroppo il nostro amico satellite è rimasto in volo 20 minuti e si è schiantato vicino alle coste dell’antartide…l’orbita non l’ha neanche sfiorata. Peccato una mano forse ce la avrebbe data…..

  4. Claudio Costa

    @ Achab

    Nel primo intervento non dicevo che erano poco chiari, ma incoerenti, tra le affermazioni all’interno dei vari capitoli.
    Penso che non sia accettabile scrivere, sul trend del metano non sappiamo niente, e poi affermare la crescita del metano è antropogenica e provoca una forzante radiativa totalmente antropogenica di 0,48 W/mq e che il livello di conoscenza su questo è alto.
    Ma se non sanno per loro stessa affermazione come funziona la regolazione della concentrazione (cap 7) come fanno a dire che il livello di conoscenza è alto (cap 2)?

  5. Achab

    Devo essermi spiegato male. Ho solo riportato quanto affermato nel report 2007 dell’IPCC; credevo si parlasse di questo visto che quest’ultima veniva accusata di idee confuse e affermazioni contraddittorie. Possono anche essere criticate e del tutto errate, ma la loro posizione e i loro dati mi sembrami sia chiari.

  6. Claudio Costa

    @ Achab

    http://homepage.mac.com/williseschenbach/.Pictures/world%20methane%20concentration.jpg

    Questa è la conc metano dal 91 è più o meno stabile dati CDIAC mentre le simulazioni davano crescita

    http://www.oar.noaa.gov/research/papers07/greenhouse1.gif

    Questa invece è la stima dell’andamento della forzante radiativa dati noaa
    Cala vistosamente dal 91 (Pinantubo)
    Se incece la concentrazione del metano fosse cresciuta, anche la forzante radiativa sarebbe in crescita.
    Unico picco 1998 (super el nino)

    Dici che la componente antropica sembra essere superiore a quella naturale. Non può essere.
    Forse intendevi la perturbazione aggiuntiva è più antropica che naturale.

    Ma anche questo non può essere!

    Il metano cresce con i vulcani, e con la T° dalle zone umide e dal permafrost dagli insetti come le termiti ecc
    Malgrado questo la forzante del metano che è 0,48 w/mq (su 1,6 è molto significativa) è attribuita tutta all’uomo, negli ultimi 250 anni.

    Tra le cause antropiche nelle linee guida cioè qui

    http://www.ipcc-nggip.iges.or.jp/public/2006gl/pdf/4_Volume4/V4_10_Ch1_Livestock.pdf

    Accusano la zootecnia di essere responsabile di circa un quinto delle emissioni di metano.
    Anche questo non può essere!

    Il metano zoogenico rientra nel ciclo del carbonio e viene assorbito dalle piante che nutriranno gli animali.
    La zootecnia mondiale dal 1990 è in crescita esponenziale, il metano zoogenico è talmente insignificante che la concentrazione atmosferica non si è mossa.

  7. Achab

    Per quanto riguarda l’azoto, non viene dal nulla, non e’ una risorsa infinita e dipende dal tipo di foresta e dai processi biochimici che vi avvengono; e non sono uguali ovunque. Nell’equilibrio biochimico di una foresta contano molti fattori e una variazione nella crescita indica senz’altro una situazione fuori equilibrio. Quindi la domanda da porsi e’, al contraio, perche’ dovrebbe, o fino a quando potrebbe, continuare questa crescita fuori equilibrio?

    Per quanto riguarda il metano l’IPCC afferma chiaramente che il motivo per cui dal ’99 (non dal ’90) la concentrazione di metano e’ costante non e’ compreso. L’origine del metano e’ ben nota ma il peso relativo delle varie sorgenti di metano non e’ ben assestato. La componente antropogenica sembra essere leggermente superiore a quella naturale. E’ chiaro che essendo di circa pari peso una qualunque delle due varia variera’ la concentrazione totale. La componente antropogenica quindi esiste senz’altro, anche se ovviamente non e’ l’unica.
    Per quanto riguarda la rimozione del metano dall’atmosfera e’ invece ben noto che e’ dovuto essenzialmente ai radicali OH. Essendo la concentrazione di quest’ultimo essenzialmente costante almeno dal 1980 se ne deduce, in prima approssimazione, che anche l’emissione di CH4 e’ costante. In questo ragionamento non sono stati considerati altri composti che interagiscono fortemente con l’OH quali NOx, Ozono, CO ed altri.

    Questo e’ cio’ che io leggo nel rapporto e, condivisibile o meno, mi sembra chiaro.

  8. Claudio Costa

    Per non parlare del metano!

    Nel rapporto IPCC 2007 si afferma in un capitolo che sull’andamento del metano non si sa nulla, e non si riesce a spiegare come mai la concentrazione sia stabile costante dal 1990 ela forzante radiativa in calo.
    in un altro capitolo che l’icremento è dovuto all’uomo ( ma se non sanno nulla)
    infine nel capitolo 2 sulla forzante radiativa del metano si affermano che le concoscenze sono alte, e che è una forzante esclusivamente antropogenica.

    Poi però nei grafici dell’IPCC si vedono due picchi della forzante radiativa del matano 1991 Pinantubo, 1998 super el nino
    tutt’altro che antropogenici.

    ma sul metano non avevano detto che non sapevano nulla?

  9. Giusto. Che quegli alberi smettano di crescere è probabile, ma cosa impedirebbe ad altri di avere lo stesso beneficio? E cosa dovrebbe privare il terreno dei composti azotati che hanno permesso alle foreste analizzate di seguire questo comportamento?
    Non c’è alcun dubbio che non si possano trarre conclusioni, piuttosto si insinuano degli altri dubbi in un contesto di incrollabili certezze 🙂
    gg

  10. Achab

    La deforestazione non c’entra. Il lavoro citato prende in considerazione zone di foresta vergine e controlla la crescita degli alberi.
    Inoltre, come avvertono gli stessi autori dell’articolo, questo trend di crescita particolarmente elevato non puo’ durare, e’ una fase passeggera di riadattamento.
    Infine, e’ noto che la fertilizzazione da anidride carbonica e’ efficace solo a condizione che gli altri elementi nutritivi, e in particolare i composti azotati, siano disponibili nel terreno. Trarre conclusioni generali non e’ purtroppo possibile.

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