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Tag: Anidride carbonica

CO2, cibo per le piante ma non solo

L’anidride carbonica è l’elemento chimico alla base della fotosintesi, sia essa prodotta naturalmente o meno, comunque piace alle piante. Tanto da accrescerne notevolmente lo sviluppo all’aumentare della sua concentrazione. Questo è un fatto noto del quale però si sente parlare molto poco. Ancora meno, non è difficile capire perché, si sente parlare del beneficio di cui l’umanità può aver goduto in termini di disponibilità di risorse alimentari primarie proprio grazie all’aumento della concentrazione di CO2 e alla lunga fase climatica favorevole iniziata al termine della Piccola Età Glaciale (1350-1850 circa), giunta per altro ad interrompere soltanto temporaneamente un altro periodo favorevole ancora più lungo innescatosi al termine dell’ultima glaciazione.

 

Molto di più invece si sente parlare del Costo Sociale del Carbonio, ovvero dei costi che potenzialmente l’umanità potrebbe dover fronteggiare a causa dei cambiamenti climatici innescati dall’aumento delle temperature medie superficiali, posto che questo aumento e quei cambiamenti siano per buona parte ascrivibili all’aumento della concentrazione di anidride carbonica.

 

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Quando la CO2 fa il tagliando

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Questo post è stato pubblicato nell’ottobre del 2011 ma, per ragioni del tutto ignote, è sparito dalle nostre pagine. Dal momento che l’argomento – tra l’altro mai sopito – è tornato attuale in alcune recenti discussioni, il minimo che potessimo fare è tornare a pubblicarlo, per cui, ecco qua.

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Le discussioni di questi anni ci hanno abituati a considerare la CO2 come un gas pericoloso per la vita e con tempi di permanenza in atmosfera di decine o centinaia di anni. In altri termini attenti a quanto espirate perché una volta emessa la CO2 non torna più giù!

Tuttavia fin dal 1804, grazie all’opera fondamentale di De Saussure, sappiamo che la nutrizione carbonica delle piante avviene a spese della CO2 presente in atmosfera e dunque l’anidride carbonica è da considerare il mattone della vita sul nostro pianeta in quanto gli autotrofi (alghe, batteri, piante superiori) la usano per il processo di fotosintesi, di norma espresso con la formula seguente:

CO2+H2O -> CH2O + O2 (ove CH2O è 1/6 di una molecola di glucosio che è C6H12O6).

Si crea così una dicotomia antropologicamente lacerante che porta i più critici a domandarsi come sia possibile che un ecosistema come quello terrestre che vanta 2, forse 3 miliardi di anni di vita, abbia potuto convivere con una CO2 dottor Jeckill – mister Hide senza mai esserne sopraffatto. Tutti i nostri ragionamenti si fondano da tempo su misure regolari della concentrazione atmosferica di CO2 condotte in siti sparsi per il globo e che ci rendono manifesti i seguenti fatti:

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Mirror posting: Le tasse sono buone Basta che siano verdi

Soddisfatto il famoso – per molti famigerato, Al Gore – ha ribadito che si tratta di “un momento storico”: “Con questo voto, il mondo è a una svolta fondamentale nello sforzo collettivo per risolvere la crisi climatica. Questo successo è il frutto del lavoro instancabile di una coalizione senza precedenti. E’ un voto che aiuta a salvaguardare il futuro di tutti gli australiani”.

Ma di quale incredibile provvedimento ambientale si tratta? Il parlamento australiano ha approvato la cosidetta “Carbon Tax”. A partire dal 2012, le aziende dovranno sborsare 23 dollari australiani, circa 17 euro, per ogni tonnellata di CO2 emessa nell’atmosfera. A detta di alcuni esperti, le cui dichiarazioni sono state riprese dai mass-media di tutto il mondo, siamo di fronte ad una delle più grandi riforme economiche dell’ultimo decennio, che riveste un ruolo importante anche a livello internazionale, in vista dei negoziati sul cambiamento climatico che si svolgeranno a Durban, in Sudafrica, nel mese di dicembre.

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