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Oil 2.0, chi ne sa ci dica qualcosa

Questo articolo su Corriere.it ha stimolato la mia curiosità. Al contempo, come purtroppo spesso accade, ha anche scoperchiato il vaso di Pandora della mia ignoranza.

Sembra che una società inglese, la Cella Energy, stia conducendo degli studi sull’impiego dell’idrogeno per autotrazione. A loro dire i risultati sembrano promettenti, perché avrebbero trovato il sistema di aggirare i problemi di stoccaggio dell’idrogeno, finora possibile solo a bassissime temperature e elevatissima pressione, avvolgendo delle micro-goccioline di idrogeno in un rivestimento polimerico che ne consentirebbe l’impiego a temperatura ambiente e bassa pressione, nonché permettendo di maneggiarlo escludendo il contatto con acqua e aria.

Futuristico? Forse no, se si legge quanto dichiarato da chi conduce queste ricerche. Fattibile? Non ne ho la più pallida idea. Soprattutto mi par di capire che questa tecnica affronti e risolva il problema dello stoccaggio e dell’impiego, ma non risolva il problema della produzione, che di per sé è già risolto, ma richiede comunque una grande quantità di energia, essendo l’idrogeno un vettore energetico e non una fonte energetica. Idrogeno come la benzina dunque, di qui l’idea di battezzare questo progetto Oil 2.0.

C’è qualche lettore di CM che può provare ad illuminarci?

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6 Comments

  1. Giampiero Borrielli

    Caro Fabrizio, ho usato apposta il virgolettato del parlare di produzione e consumo dell’energia proprio per evidenziare un aspetto ai più sconosciuto…L’energia ne si crea ne si distrugge, ma si trasforma, sempre che il primo principio della termodinamica non sia stato superato. Detto questo, le perdite per trasportare l’energia elettrica dai punti di “produzione” ai punti di consumo di aggira, complessivamente, intorno al 6-8% dell’energia elettrica trasportata. Esistono limiti tecnologici al trasporto dell’energia elettrica, relativi in special modo al livello di Tensione ( attualmente 400 kV per la stragrande maggioranza degli elettrodotti in funzione). Una infarinatura la puoi avere su wikipedia, anche se assai sommaria.
    Riguardo la possibilità di trasportare in Europa l’energia geotermica prodotta in Islanda, non capisco la domanda, in quanto l’energia geotermica (?) non credo si possa immagazzinare ( è calore, o sbaglio).
    L’unico modo di trasportare l’energia è avere la stessa sotto forma di energia potenziale ( gas e petrolio, bruciando, producono energia che può essere trasformato in lavoro). L’energia elettrica è l’unica forma di energia che può essere trasportata nella stessa forma in cui è prodotta, ma presenta il grave difetto che non può essere accumulata o conservata nella stessa forma.

  2. Giampiero Borrielli

    @ Fabrizio Giudici
    1000 MWh “prodotti” in Sardegna sono disponibili per essere “consumati” a Milano nel giro di qualche minuto…traine le conclusioni.

    • Fabrizio Giudici

      Se ho capito bene, vuoi dire che 1000MWh sono disponibili dalla Sardegna a Milano con gli attuali elettrodotti? Ma con quale efficienza? Quanta energia spreco nel trasporto?

      E se volessi pensare a cose nuove, come energia geotermica prodotta in massa in Islanda ed esportata in Europa?

  3. Leggendo post e commenti, penso che tutti siamo d’accordo su due cose:

    1. l’idrogeno è solo un vettore
    2. la possibilità di stoccare idrogeno in modo sicuro con tecniche come quella citata non è una novità, probabilmente l’annuncio della citata azienda è un grosso passo avanti, e se non lo fosse, comunque possiamo aspettarci che il problema dello stoccaggio verrà prima o poi risolto.

    Presumo anch’io che l’auto elettrica avrà più successo di quella ad idrogeno (e su questo sono d’accordo con Lorenzo), ma proprio le fuel cells potrebbero essere un modo per alimentare le auto elettriche a base di idrogeno. Non mi pare che i modi tradizionali di trasportare l’energia elettrica (come ad esempio gli elettrodotti) siano molto efficienti. Se qualcuno più esperto è in grado di paragonare i costi e l’efficienza attuale di un elettrodotto con un trasporto a base di idrogeno (supponendo un livello tecnologico ragionevole da qui a dieci anni) mi farebbe un piacere.

  4. Maurizio

    Sono miglioramenti di tecnologie chimiche note (ammonia borano).

    http://www.cellaenergy.com/index.php?page=technology

    Mi restano molte perplessità dato che il sistema risultante è piuttosto compicato e richiede una rete distributiva ex novo.

    Invece Oil 2.0 sembra essere un tentativo di ottenere idrocarburi da batteri OGM.

    Mi suona bizzarro anche il fatto che la Cella Energy proponga l’utilizzo di questa tecnologia per i razzi alimentati a idrogeno perchè è vero che la densità di idrogeno per volume è maggiore nell’ammonia borano che nell’idrogeno liquido (anche nella benzina è così) e vengono meno i problemi di stoccaggio a bassissima temperatura, ma il peso specifico dell’ammonia borano è 5-8 volte quello dell’idrogeno liquido e in più deve(?) essere incapsulato nella matrice polimerica di polistirene. Non so se il gioco vale la candela, ma io sono scettico di natura…

  5. Lorenzo

    Illuminarvi non posso, anche perchè sono lontano da essere un esperto del settore o anche solo un chimico, purtroppo, però qualche considerazione generale posso farla.
    Usare idrogeno per autotrazione è un non senso energetico. Come infatti è già fatto notare, l’idrogeno è solo un vettore e in ogni passaggio di forma si perde un bel pò di energia. Quale che sia la modalità con cui essa viene prodotta, la cosa più logica da fare è sfruttarla direttamente dalla sua forma più trasportabile e più facilmente trasformabile, ovvero dall’elettricità. Non è un caso che i progetti di veicoli ad idrogeno siano ormai stati abbandonati e tutte le case automobilistiche si stiano concentrando sulla mobilità elettrica con già i primi costosissimi modelli in commercio. Tra l’altro trasportare idrogeno non è cosa facile se si vuol fare in totale sicurezza, sia che lo si faccia con autobotti che con infrastrutture fisse…la molecola più piccola dell’universo ha una spiccata tendenza a fuggire da qualsiasi contenitore, oltre che ad incendiarsi al primo sguardo 🙂
    Spero e credo che l’idrogeno non avrà alcun futuro per la mobilità, ma naturalmente un sistema a basso costo che lo immagazzini a pressione e temperatura ambiente e lo renda disponibile all’occorrenza, abbinato a fuel cells, sarebbe eccellente come stabilizzatore di produzione per le fonti energetiche incostanti, ovvero per le energie rinnovabili. (Ma ancora non è così, infatti nel sito stesso di Cella energy si legge: “Although ideal for our proof-of-concept work and potentially useful for the initial demonstrator projects it is not currently a viable commercial material: it is expensive to make and cannot be easily re-hydrided or chemically recycled”)

    Se poi pensiamo che anche il nuovo ed italianissimo catalizzatore di energia utilizza l’idrogeno http://cromalternativemoney.org/index.php/en/media/news/fusione-fredda-e-una-realta-sergio-focardi-e-andrea-rossi.html
    …..;-)

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