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Quando i comunisti mangiavano i bambini

Cina e Russia sono nazioni dove storicamente si sono verificate siccità e carestie di lunga durata con tragici effetti che hanno causato milioni di morti. In particolare in Cina nel XVIII secolo la lotta alla carestia era relativamente ben organizzata: lungo le vie navigabili furono posizionati dei granai per consentire l’invio dei cereali quanto prima. Ma a causa dei “signori della guerra” dell’oppio, dei banditi, della guerra civile, etc. nel XX secolo di questa organizzazione non rimase nulla. Tale situazione portò a carestie spaventose in cui la popolazione fu costretta a sostenersi mangiando ogni cosa fosse non tossica: cortecce, radici, la “terra della misericordia” (un’argilla che se ingerita placa temporaneamente la fame). Ma questo non fu sufficiente, così molte donne e bambini furono venduti come schiavi o per essere avviati alla prostituzione, inoltre vi furono casi di cannibalismo che riguardarono i bambini. Da questi ultimi angosciosi eventi, che purtroppo si ripeterono durante il XX secolo in alcune delle orribili carestie russe e cinesi ove governavano regimi comunisti, taluni fanno risalire il grossolano modo di dire che i “comunisti mangiano i bambini”, frase che talvolta apre alle più ampie e fantasiose interpretazioni. In realtà purtroppo nella sofferenza sono sempre i più deboli a farne le spese, sia con il comunismo sia con il liberismo della prima industrializzazione sia in altre situazioni anche odierne, ed i più deboli troppo spesso sono stati, e sono, i più piccoli.

Tutte le vicissitudini sopra riportate della popolazione contadina cinese, angosciata dai capricci del cielo, sono descritte in modo poetico ed avvincente dalla famosa scrittrice statunitense Pearl S. Buck in un suo libro ambientato presumibilmente nella carestia cinese del 1928.

Pearl Sydenstricker Buck (Hillsboro, 26 giugno 1892 – Danby, 6 marzo 1973) nel 1931 pubblicò “La buona terra” (The Good Earth), il suo romanzo più famoso, che le valse il Premio Pulitzer nel 1931 e la medaglia di riconoscimento dall’American Academy of Arts and Letters. “La buona terra” fu prima tradotta in versione teatrale da Owen Davis e nel 1937 venne realizzata la riduzione cinematografica da Irving Thalber e Sidney Franklin, interpretata da Luise Rainer per la Metro Goldwyn Mayer. Nel 1938, Pearl S. Buck venne insignita del Premio Nobel per la letteratura.

Il romanzo è la storia di quattro generazioni di una famiglia di poverissimi contadini cinesi agli inizi del Novecento, i personaggi sono tanti ma i protagonisti sono due: Wang Lung e sua moglie O-Lan. Loro vivono lottando contro la carestia, la mala sorte, la miseria, tutto in nome della fedeltà alle tradizioni e alle proprie radici contadine. Tra le mille opportunità e tragedie della vita riescono a costruire la loro fortuna, a diventare una grande e potente famiglia ma, per la famiglia Wang, questo sarà il momento della crisi e della dissoluzione. Epiche le descrizioni che Pearl S.Buck fa degli eventi terribili e catastrofici, ma purtroppo ricorrenti (Wang Lung stima ogni 5 anni), come carestie, siccità, inondazioni, l’invasione delle cavallette e la distruzione dei raccolti. Strazianti le descrizioni della condizione “schiavizzata” delle donne che, in qualunque posizione si trovi (mogli, serve, figlie, “escort” dell’epoca) ed a qualunque livello della scala sociale, sono sempre e soltanto un oggetto in balia dei capricci dell’uomo. Proprio durante un’atroce e lunga siccità che costringe la famiglia ad emigrare in una lontana città alla ricerca di elemosina ed un lavoro che gli permetta di sopravvivere, Wang Lung ,divenuto forza motrice per un carrozzino con cui trasporta i clienti, s’imbatte in un gruppo di persone all’interno del quale vengono distribuiti dei manifestini contro i ricchi affamatori. Non sapendo leggere Wang Lung chiede spiegazioni sul loro significato, riporto il testo integrale:

” ‘Zitto. Ascolti quel che dice il giovane maestro. Non sente che spiega?’. E Wang Lung intese parole che non aveva mai udito prima. ‘Il morto sulla forca’ spiegava il giovanotto ‘sta a rappresentare voi; mentre l’assassino col coltello, rappresenta i ricchi capitalisti che continuano a pugnalarvi anche dopo la vostra morte. Voi siete poveri derelitti; e la colpa della vostra miseria è dei ricchi, i quali prendono tutto per loro.’ ”

Ora Wang Lung sapeva benissimo che la colpa della sua povertà l’aveva sempre addossata al Cielo che non faceva cadere la pioggia o che ne mandava troppa. Quando invece la pioggia e il bel tempo si avvicendavano in giuste proporzioni, Wang Lung non si considerava mai povero. Raddoppiò quindi di attenzione, curioso di udire quel che avrebbe detto il giovanotto venendo a parlare del cielo e della pioggia. Ma il giovanotto continuò a concionare ancora per un bel pezzo, senza toccare questi argomenti di sommo interesse per Wang Lung; onde questi, quando l’altro ebbe finito di parlare, fattosi coraggio, domandò: ‘Scusi, c’è qualche mezzo per ottenere dai ricchi che ci opprimono di far piovere alla stagione giusta, dandomi il mezzo di lavorare la terra?’.

Al che l’altro, voltosi verso di lui con disprezzo:

‘Ignorante che non sei altro! Si vede che porti ancora il codino. Non sai che nessuno può far piovere quando non deve piovere? E che c’entra poi la pioggia con noialtri? Se i ricchi accettassero di dividere con noi i loro beni, pioggia o non pioggia, tutti avremmo del denaro, e di che mangiare.’

Un urlo della folla salutò queste parole dell’oratore. Wang Lung tuttavia volse le spalle insoddisfatto. La terra era la terra. Il denaro e il mangiare sono cose mutevoli, che ora ci sono, e ora no; e se non splende il sole, e se non cade la pioggia, chi si salva dalla caresta? A buon conto accettò lo stesso i foglietti che il giovanotto andava distribuendo, ricordandosi che O-lan non aveva mai abbastanza carta per le suole dei suoi calzari. Quando fu a casa, le diede quindi i foglietti, dicendole: ’Eccoti della roba per la suola dei tuoi calzari.’ E continuò a lavorare come al solito.”

Quasi un secolo fa, l’azione politica rappresentata da Pearl S. Buck era indirizzata ad un adattamento agli eventi estremi climatici mediante un nuovo ordine sociale, questo perché era condivisa l’affermazione: “Non sai che nessuno può far piovere quando non deve piovere?”.

Oggi invece di fronte alla stessa problematica si cerca di rispondere con la mitigazione e la geoingegneria che, miracolosamente, farebbero piovere quando e come serve. Se questo miracolo non diventa realtà, su molti mass-media, è, come circa un secolo fa, sempre colpa dei capitalisti che fanno di tutto per bloccare tali progressi.

A me invece piace pensare che il cibo sulla Terra è sufficiente per tutti, se nei paesi poveri ci fosse uno sviluppo adeguato, “pioggia o non pioggia, tutti avremmo del denaro e di che mangiare”. Tragicamente chi muore di fame non è per mancanza di cibo ma di denaro per comprarselo, è per questo che sempre più alimenti trovano un utilizzo nell’alimentare i motori delle auto (non le persone) o per produrre materiali biodegradabili, oppure si distruggono per mantenere alte le quotazioni, etc.

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Published inAttualitàNews

5 Comments

  1. Dariosegretario

    Sarebbe bello ma utopistico avere tutto (il giusto) tutti. Ma se pochi hanno tutto o tanto è perchè tanti hanno poco o niente. Questo vale dalla prima monocellula ad oggi e sarà valido fino alla scomparsa delle cellule. E’ difficile accettare tutto questo ma è la pura realtà dei fatti e se oggi, con la tecnologia e la scienza del mondo civile, non siamo in grado di garantire tutto a tutti allora vuol dire che non vogliamo non che non possiamo. E’, purtroppo, la dura legge della natura dove il più forte sopprime il più debole e noi siamo parte integrante della natura e ci comportiamo secondo le regole dettate dalla natura stessa fin dai tempi primordiali. Abbiamo, però, l’intelligenza per comportarci diversamente ma non lo facciamo proprio perchè dobbiamo garantirci il tenore che abbiamo raggiunto e questo non è bello nei confronti di chi soffre la fame e la sete.

    • Fabio Spina

      La tua visione ricorda il “darwinismo sociale”, in realtà oggi centinaia di milioni di persone hanno una qualità di vita del livello di re Luigi XV, come cibo, tempo libero, viaggi, etc. L’importante non è pensare che “il benessere” sia una quantità stabile nel tempo di cui è importante accaparraresene il più possibile, fondamentale è che si può stare meglio crescendo anche in numero. E ciò non avviene solo a scapito delle risorse naturali come un tempo, basta pensare che attualmente le persone più ricche al mondo vendono bit, tlc, programmi tv, etc. La legge della natura è applicata agli animali ma l’uomo è qualcosa di più, grazie a questo tuteliamo i più deboli (bimbi, malati, vecchi, disabili, etc) anziché abbandonarli al loro destino oppure eliminarli velocizzando ciò che farebbe la selezione naturale. Sparta per selezionare i migliori aveva la famosa rupe, Atene non l’aveva eppure nello scontro prevalse….non è ad esempio questo evento motivo di speranza in un mondo migliore (non dico perfetto)? Buona domenica.

  2. Antonio P

    E’ vero anche che allo stesso tempo i capitalisti danno la colpa del blocco del progresso (e quindi, secondo loro, alla diffusione della ricchezza tra i popoli)agli ambientalisti di tutto il mondo. E oggi, chi controlla i mass-media, non sono ne’ gli ambientalisti, ne’ i popoli alla fame, ma gli stessi che producono (sfruttando la terra) energie e quantaltro da alimenti o prodotti della terra. E che,in certe campagne pseudo-ambientaliste, hanno trovato un bel filone d’oro da sfruttare.
    Oggi, come sempre del resto, lo sviluppo adeguato dei paesi poveri è osteggiato da una classe minoritaria di ricchi, perchè livellare il benessere significherebbe perdere il potere, che invece si mantiene benissimo continuando ad alimentare fame e ignoranza.
    La colpa è tutta dei ricchi? Beh, per diventare dei buoni artigiani si necessita di un paio di cose: Fare apprendistato (se l’artigiano esperto non ti insegna sei già al palo) e finanziamenti per mettersi in proprio dopo aver imparato il mestiere. Sicuri che i ricchi artigiani del mondo vogliano rischiare di mettersi in bottega dei rivali?
    Il cibo sulla terra è sufficiente per tutti, ma noi siamo grassi e spreconi, altri sono alla fame..
    In questo contesto si vuole produrre pioggia artificiale per rendere più interessanti le gare di formula 1!

    • Fabio Spina

      Credo che non raramente personaggi che si definiscono ambientalisti e capitalisti si sovrappongano, basta vedere alcune teste coronate, alcuni esponenti politici e finanzieri di spicco.
      Condivido l’analisi che chi è al potere ed ha ricchezze vuole mantenere lo “status quo” in modo d’esser certo che la propria situazione non cambi e che quella che è divenuta una gerontocrazia rimanga al potere il maggior tempo possibile. Nel contempo per il popolo è sufficiente “farina, forca e festa”, la pioggia artificiale nella F1 ricade in quest’ultima necessità. Unica possibilità per i poveri è infastidire i ricchi sono i loro figli che “occupano” gli spazi lasciati dalla decrescita demografica dei ricchi. Solo in quel caso l’artigiano può vedere come indispensabile fare qualche apprendistato, a meno che non riesca a far diminuire il numero di figli anche dei poveri naturalmente per il loro bene e del pianeta. Buona domenica.

  3. velazquez

    Ottima sintesi di un’ideologia allo sbando, che cerca di riaffiorare insinuandosi nelle tematiche più diverse.

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