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Snowball Earth, un nuovo tassello

Come ben sapranno i nostri più fedeli lettori, qui su CM abbiamo parlato molto spesso di Snowball Earth, dal momento che si tratta di uno dei fenomeni più affascinanti della storia del nostro pianeta. Facendo una ricerca sul sito è possibile rintracciare i vecchi articoli. Ci siamo sempre lasciati, alla fine di ogni analisi, con due enormi interrogativi: come hanno avuto inizio le superglaciazioni dell’era Neoproterozoica? E perchè, dopo centinaia di milioni di anni di glaciazione, la Terra è tornata a temperature sopra lo zero?

Ecco, ad oggi i meccanismi di innesco e di uscita non sono conosciuti, certo la scienza ha fatto e sta facendo nuove ipotesi, ma chiaramente stiamo parlando di un periodo talmente lontano, di cui disponiamo talmente poco, che è difficile conoscere con certezza le dinamiche. Negli ultimi anni, tuttavia, si era diffusa una corrente di pensiero circa le modalità di uscita da questa super glaciazione. L’ipotesi prevedeva che non fosse l’enorme accumulo di CO2 nell’atmosfera la causa, bensì il rilascio di metano da zone equatoriali, con presenza di permafrost. L’ipotesi più vecchia (cronologicamente) supponeva che nell’atmosfera si fosse accumulata anidride carbonica per milioni di anni, fino a raggiungere quasi il 13% del volume complessivo. Stiamo parlando di migliaia e migliaia di ppm di CO2. Utilizzando gli attuali modelli climatici, tuttavia, qualcuno ha cominciato a ipotizzare che in realtà soltanto il rilascio di metano, da parte di depositi di idrati di metano, avrebbe potuto fondere la coltre glaciale planetaria.

Una cosa, però, dobbiamo ricordarla: la Terra di allora era completamente diversa da quella odierna, e non solo per una questione di tettonica o parametri astronomici. La vita sulla Terra era agli albori e oceani e atmosfera avevano composizioni molto diverse da quelle odierne. Durante la glaciazione, poi, la vita quasi scomparve dalla faccia del nostro pianeta, di più, i livelli di ossigeno crollarono drasticamente, qualcuno ipotizza addirittura che l’ossigeno sia temporaneamente scomparso dal mix atmosferico, impedendo di fatto qualsiasi tipo di ossidazione di CO2 e metano.

A questa ipotesi derivata dall’uso dei modelli climatici, è seguita poi una vera e propria ipotesi costruita intorno allo scenario modellistico, che coinvolgeva microrganismi mangiatori di metano (unico modo per spiegare l’ossidazione del metano in assenza di ossigeno in atmosfera) e alla conseguente formazioni di un poderoso strato di dolomite sul fondo degli oceani. Perfetto, non rimaneva altro che trovare questi microrganismi in questi depositi di roccia dolomitica di quasi un miliardo di anni fa.

Un gruppo di ricercatori del Caltech (California Institute of Technology) ha condotto uno studio1 finalizzato proprio al rinvenimento di questi microrganismi. Attraverso avanzatissime metodologie in possesso del Caltech è stato possibile analizzare rocce coeve all’era neoproterozoica e in particolar modo provenienti dalla fascia di deposito dei carbonati di calcio che si suppone si siano formati al termine della Snowball Earth.

Tralasciando i dettagli, per soli tecnici, di come sia stato possibile condurre una analisi innovativa in tal senso, saltiamo subito ai risultati di questa ricerca. E leggiamo l’esito direttamente dalla parole di John Eiler, professore di geologia e geochimica presso il Caltech, nonchè coautore dello studio:

Our findings show that what happened in these rocks happened at very high temperatures, and abiologically. There is no evidence here that microbes ate methane as food. The story you see in this rock is not a story about ice ages

In italiano: “I nostri risultati mostrano che quanto accaduto in queste rocce, è accaduto a temperature molto elevate e non per via biologica. Non vi è alcuna prova che quei microbi abbiano mangiato il metano. La storia che si legge in queste rocce, non è una storia di ere glaciali.

Quindi l’ipotesi iniziale è stata respinta, di più: quello strato  di rocce che si è sempre pensato essere cronologicamente contemporaneo al termine della super glaciazione, invece, avrebbe visto la luce forse anche milioni di anni dopo l’era glaciale, in condizioni quindi completamente diverse. Ovvero in condizioni di temperature molto elevate, sicuramente non sulla superficie terrestre, bensì nel sottosuolo.

I ricercatori quindi pongono, per il momento, la parola fine alla speculazione sul metano e tuttavia aprono nuovi interrogativi, non strettamente legati alla Snowball Earth. Lo stesso John Eiler sostiene che debba essere rivisto il bilancio complessivo di metano terrestre e di numerosi meccanismi geochimici dei nostri oceani.

Per il momento è tutto, la Scienza ci ha donato un nuovo tassello di questo avvincente rompicapo geologico che è la Snowball Earth. Noi di CM, potete starne certi, non ce ne perderemo uno.

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  1. http://www.eurekalert.org/pub_releases/2011-05/ciot-ctd052511.php []
Published inAttualitàClimatologia

Un commento

  1. Donato

    La terra a palla di neve era e resta un mistero. Ne prendiamo atto e speriamo che prima o poi si riescano a individuare i meccanismi che hanno innescato la glaciazione ed il disgelo successivo.
    Prendo spunto da questo post e dalla citazione dei batteri mangiatori di metano per una notizia OT rispetto all’argomento del post, ma che potrebbe suscitare qualche interesse.
    Su “Le Scienze” di marzo è apparsa una news molto interessante riguardante il Golfo del Messico ed il disastro ambientale provocato della piattaforma petrolifera. La news è molto positiva in quanto, a meno di un anno dal disastro, nell’oceano non vi è più traccia né di petrolio nè di metano: è come se le 650000 tonnellate di petrolio riversatosi in mare fossero completamente sparite. Volatilizzate (come il gasolio che si volatilizza dal serbatoio della mia auto!). In compenso gli attoniti ricercatori statunitensi hanno potuto constatare una forte carenza di ossigeno nell’acqua del mare: evidentemente i batteri mangiatori di metano ed idrocarburi in genere hanno banchettato con gli idrocarburi utilizzando l’ossigeno disciolto in acqua per metabolizzarli.
    Se non ricordo male, pochi mesi fa, si leggeva in giro che il mare avrebbe risentito per decenni del disastro ambientale. Sembra che, per fortuna del mare e dei suoi abitanti, queste previsioni si siano dimostrate completamente sbagliate.
    Ciao, Donato.

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