Di questi giorni il mare è mosso attorno a CM. La nostra “sfida”, come da previsioni, non è piaciuta a quelli buoni. In realtà non si sono sentiti neanche quelli bravi, ma è presto per tirare le somme, di sicuro lo faremo ma tra un po’.
Però possiamo, come dire, girare intorno all’argomento, magari prendendo spunto da qualcuno dei commenti arrivati nel “ring” appositamente generato. Ad esempio questo, dove da una posizione in apparenza autorevole e informata, ci fanno sapere che se di scienza si deve parlare, l’unica possibilità di valutare chi se ne occupa è nel meccanismo delle pubblicazioni-citazioni-punteggio acquisito. Questo naturalmente esclude ogni altro ambito di discussione a prescindere, in quanto non competente.
Al riguardo vi consiglierei la lettura di questi due articoli usciti sul Corriere della Sera:
- “Se le riviste dettano la scienza – Il peso di editor e referee su scelte e destino dei ricercatori.”
- “Inaffidabile la pagella per le riviste – Le tante citazioni altrui non sono un valido indice di qualità.”
Affiderei la chiusura alle ultime righe del secondo articolo segnalato:
Il fatto è che la metrologia è già molto discussa quando giudica delle finanze degli Stati, con un rating basato su specifici dati statistici e tecnici. Figuriamoci quando si tratta di humanities o di dignità scientifica. E anche se tutto quanto qui si è detto fosse inaccettabile, si ricordi sempre, comunque, l’essenziale: e, cioè, che nulla può o vale a sostituire il libero e illimitato dibattito scientifico e culturale.
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