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Cicloni tropicali e terraferma: un nuovo paper di Pielke jr.

Gli eventi estremi, il ‘maltempo che fa’, e l’eventuale aumento della loro frequenza di occorrenza sono la trasposizione nella realtà del concetto piuttosto astratto di cambiamento climatico. E’ questa la ragione per cui questo argomento è così dibattuto, pur in presenza in molti casi di dati disomogenei e farraginosi.

I Cicloni Tropicali sono per le loro caratteristiche spaziali e temporali l’evento estremo per eccellenza. Bellissimi da vedere sulle immagini da satellite, quando però arrivano a toccare le terre emerse fanno danni veri.

Bene, recentemente abbiamo sentito parlare del solito atteso aumento della frequenza di questi eventi, sebbene la ricerca più recente abbia dimostrato che attualmente non è possibile individuare alcun trend nelle serie disponibili. C’è però un trend molto significativo collegato ai cicloni tropicali, ed è quello dei danni da essi provocati. Logica vuole, però, che se il numero di questi eventi è sì molto variabile nel breve periodo, ma è anche molto stabile nel lungo periodo, se i danni aumentano vuol dire che si devono prendere in considerazione altri fattori, quali l’inurbamento delle coste, l’aumento delle condizioni di benessere (vale a dire, purtroppo, più cose da danneggiare) e, perchè no, anche l’aumento del costo delle cose.

Per arricchire il panorama della ricerca in questo settore, Roger Pielke jr, Jessica Weinkle e Ryan Maue, hanno pubblicato un nuovo studio, attualmente in press sul Journal of Climate.

Quello che segue è l’abstract:

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Negli ultimi decenni, il danno economico da cicloni tropicali (TCS) è a livello globale aumentato drammaticamente. La letteratura scientifica pubblicata fino ad oggi rileva che l’aumento delle perdite può essere spiegato interamente da cambiamenti sociali (come la ricchezza crescente, le strutture, la popolazione, etc) nelle aree soggette ad approdo di cicloni tropicali, piuttosto che da cambiamenti nella frequenza o intensità annuali delle tempeste. Tuttavia, non sono disponibili dataset globali omogeneizzati di frequenza di approdo dei cicloni tropicali che potrebbero servire come una verifica della coerenza di tali studi normalizzazione economica. Utilizzando i dati storici attualmente disponibili sulle traiettorie dei TC, abbiamo costruito un database globale focalizzato sulla forza degli uragani aprrodati sulla terraferma. La nostra analisi non indica significativi trend di lungo periodo per i bacini globali o individuali nella frequenza o l’intensità degli approdi di uragani di qualsiasi intensità. Questa evidenza fornisce un forte sostegno per la conclusione che l’aumento del danno in tutto il mondo nel corso degli ultimi decenni può essere spiegato interamente dall’aumento della ricchezza in luoghi a rischio di approdi, e quindi aggiunge fiducia alla fedeltà delle analisi economiche di normalizzazione.
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Questi invece gli Highlights

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  • Dal 1970 al 2010 la media degli approdi a livello globale è di 15 eventi/anno
  • Di questi 15, circa 5 sono intensi (categoria 3,4 o 5)
  • Il 1971 ha avuto il maggior numero di approdi, 32, molto al di sopra del secondo anno più prolifico, il 1996 con 25
  • Il 1978 è stato l’anno con meno episodi, 7
  • Il 2011 ha affiancato il secondo posto per minor numero di approdi, 10 (3 intensi, come per 1973, 1981, 2020)
  • Il 1999 ha avuto il maggior numero di approdi di eventi intensi, 9 Il 1981 ne ha visti meno di tutti gli anni, 0
  • Ci sono stati soltanto 8 approdi di eventi intensi dal 2008 (2009-2011), molto tranquillo ma non senza precedenti (in soli due casi ci sono stati periodi di 3 anni con soltanto 7 approdi)
  • Gli stati Uniti stanno attualmente sperimentando il periodo più lungo mai registrato senza l’approdo di eventi intensi.
    [/success]

Sempre dal blog di Pielke jr, anche un’altra interessante immagine circa il numero totale di Cicloni Tropicali registrati nelle ultime decadi. Anche per questi, nessun trend.

Ora, se non peggiora il ‘maltempo che fa’, fallisce la trasposizione nel modo reale del concetto di cambiamento climatico, almeno per quella porzione che prevede dei cambiamenti diversi da quelli di sempre, perché il clima, in realtà, è sempre cambiato. Il concetto per cui resta quello che è: un’astrazione.

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Published inAttualità

3 Comments

  1. Matteo

    Interessante…anche io notavo il mancato aumento tanto conclamato…ma secondo Lei quanta correlazione c’è tra aumento di temperatura del mare e frequenza di Uragani? Se comunque almeno negli ultimi anni la temperatura ha continuato a crescere si sarebbe dovuto riscontare un aumento del numero di fenomeni…

    • Appunto, si sarebbe. Ma non si è.
      Non so rispondere, ma le serie, pur scarsamente rappresentative, sono state analizzate più e più volte. Il trend non c’è, almeno per ora. Punto.
      gg

  2. Guido Botteri

    Ok, calcoliamo la potenza dei cicloni sulla base di quanto pagano le assicurazioni.
    Quindi, se ci sono più assicurazioni a fornire i loro dati, lo stesso ciclone avrà avuto una potenza diversa a seconda di dove si trovano e quanti sono i clienti delle varie assicurazioni. Un ciclone in Kenia (dico per dire, non conosco le clientele delle assicurazioni) sarebbe, per esempio, per forza di potenza zero, se un’assicurazione non avesse clienti in quel Paese ?
    Questo metodo di calcolare i danni mi ricorda la scala Mercalli di un tempo, quando si misuravano le potenze dei terremoti sulla base dei danni.
    Un terremoto che avesse distrutto una città d’arte sarebbe stato più devastante di un terremoto che distruggesse dei villaggi di capanne ?
    Non capisco, stiamo tornando indietro con la scienza ?
    Secondo me.

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