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Lo strano caso del Prof. Wang

Con il riscaldamento globale abbiamo un problema. Si dirà, bella scoperta! No, non mi sto riferendo alle conseguenze che si vorrebbe avesse sul clima, l’ambiente ed il pianeta in generale. Mi riferisco al fatto che in effetti stiamo ragionando sulle variazioni di un parametro, la temperatura, che hanno ampiezza paragonabile agli errori di misura dei dati di prossimità impiegati per determinarle nel passato ed agli intervalli di possibilità prospettati  per il futuro. Questa non è una novità, in effetti. Il punto è che questo errore, rumore o bias che lo si voglia definire, rischia di essere determinante anche per i dati cosiddetti oggettivi, cioè osservati con tecniche più o meno standard nell’era moderna.

La distribuzione delle stazioni di osservazione, la riduzione drastica dei punti di rilevamento, l’ammodernamento della strumentazione, lo spostamento delle stazioni e, ultima ma non meno importante, la variazione delle condizioni ambientali a contorno. Questi i problemi con cui si devono misurare quelli che gestiscono i data set più rappresentativi. Logico dunque che siano molti gli studiosi che tentano di recuperare e riordinare i dati per dare un peso reale alle difficoltà che ho brevemente enunciato. Ci ha provato anche il Prof. Wei-Chyung Wang dell’Università di Albany, nello stato di New York. Il Prof. Wang è uno scienziato di punta tra quanti sostengono che i cambiamenti climatici recenti siano da attribuire all’effetto antropico, lo dimostrano i suoi studi e le sue personali affermazioni raccolte nella sua pagina di presentazione. Ebbene, per due lavori pubblicati sull’effetto isola di calore urbano, Wang è stato accusato di frode scientifica, ovvero di aver fabbricato dei dati. Nel merito, le due pubblicazioni non sono neanche così sbilanciate (le trovate qui e qui), il problema sembra sia sorto perchè i dati con cui sono state condotte le ricerche non sono stati resi pubblici.

In sostanza, nelle pubblicazioni si asserisce che le stazioni sottoposte ad analisi sono state selezionate sulla base di un criterio di scelta che escludesse il più possibile quei siti per i quali c’erano stati dei cambiamenti sostanziali di strumentazione, posizione geografica e orari di osservazione. Tale selezione sarebbe avvenuta sulla base di una pubblicazione congiunta del Dipartimento dell’Ambiente americano e dell’Accademia delle Scienze Cinese. Al matematico Doug Keenan, è stato sufficiente procurarsi la pubblicazione per scoprire che in realtà erano presenti meno della metà delle stazioni selezionate e che, tra quelle presenti, ce n’erano alcune che avevano subito cambiamenti sostanziali. Alla richiesta agli autori di maggiori dettagli relativi alle serie storiche ed alla metodologia di selezione delle stazioni che macavano all’appello, non è giunto altro che una tardiva e laconica risposta da parte del Prof. Wang, il quale confermava che i dati erano disponibili nella pubblicazione di cui sopra.

Keenan, un osso duro a quanto pare, ha denunciato Wang al suo ateneo, mettendo così in moto un ufficiale meccanismo di verifica. Dopo attenta riflessione ed analisi dei dati, Wang è stato “scagionato” con mille scuse dalla sua stessa università, però i dati non sono saltati fuori, anzi, al denunciante è stata data comunicazione delle decisioni prese, senza concedere però la possibilità di esaminare gli atti che avevano condotto alla decisione, perchè così sembra sia previsto dal regolamento dell’istituto (qui e qui).

Su questo, non è dato obbiettare ma, se i dati ci sono, perchè non sono stati pubblicati? Oppure, i dati non ci sono e allora quanto affermato nelle pubblicazioni con riferimento ai criteri di selezione è falso. Terza possibilità le informazioni ci sono ma non sono coerenti con quanto si dice sempre nelle pubblicazioni. Nel primo caso perseverare nell’omettere di renderli disponibili è deontologicamente scorretto, nel secondo caso i lavori perderebbero la loro validità e le riviste che li hanno pubblicati (Nature e GRL) dovrebbero chiamarsi fuori. Nel terzo caso l’università si sarebbe resa complice dell’eventuale frode1.

Esiste un quarto caso, non mi sembra che nessuno ci abbia fatto una gran figura.

NB: Grazie a CCNet di Benny Peiser per averci fatto arrivare la notizia.

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  1. Leggi tutta la storia sul Blog di Aubrey Blumshon []
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34 Comments

  1. Teo Georgiadis

    E’ particolarmente evidente nella mancata riduzione notturna ma, ovviamente, copre anche il periodo diurno. Ma visto che stiamo parlano di temperatura rilevata (e quindi soggetta all’effetto) e non di calore totale fluito non capisco perche’ una serie continuata di temperature affette da un innalzamento dovuto ai materiali non dovrebbe alterare anche le serie di lungo periodo.
    Poi, vorrei aggiungere, l’arco alpino ha la particolarita’ di avere in prossimita’ di pianura una enorme concentrazione di grandi citta’. Se guardiamo questo fenomeno dalla parte della Pianura Padana penso risulterebbe veramente arduo dimostrare la non influenza che cementificazione ed attivita’ antropiche in generale hanno sull’innalzamento complessivo del PBL in questo bacino. Certo c’e’ dentro anche la CO2 ma “non solo CO2”.

  2. Achab

    @modestino

    Immagino ti riferissi a me e non a Lorenzo.
    Se guardi all’effetto delle isole di calore ti accorgi che il contributo all’aumento della temperatura media proviene da una riduzione dell’escursione termica giornaliera ed in particolare da una “mancata riduzione” della temperatura notturna; questo fa capire che l’effetto si manifesta nel giro di poche ore.

  3. modestino

    @Lorenzo

    “Avrebbe senso se in gioco ci fosse una capacità termica diversa a giustificarlo, ma il problema delle isole di calore non è un effetto di capacità termica elevata e quindi riscontrabile nel lungo periodo”…..tutto da dimostrare….

  4. Achab

    @Lorenzo

    Le deviazioni standard così come i valori dei trend per gli altri periodi li ho calcolati io dai dati del loro spreadsheet. Ti ricordo che l’errore è due volte la devizione standard e questo è il numero che ho riportato.

    Credo di aver capito il tuo ragionamento sul discostamento delle temperature in fase di raffreddamento. Avrebbe senso se in gioco ci fosse una capacità termica diversa a giustificarlo, ma il problema delle isole di calore non è un effetto di capacità termica elevata e quindi riscontrabile nel lungo periodo; al contrario è un effetto rapido sulle vaiazioni giornaliere.

    Sono invece daccordo con te che se la divergenza fra dati satellitari e dati di superficie venisse confermata, sarebbe un dato importante e andrebbe studiato attentamente.

  5. Lorenzo

    @ Achab

    no, non avevo visto le deviazioni standard (a proposito, dove si trovano?) e ti ringrazio di avermele fornite; nè immaginavo che fossero così alte.

    riguardo all’intervallo di comodo, nella fattispecie risponderebbe ad un criterio di logica proprio per verificare l’effetto isole di calore (e spiegandoti ciò rispondo anche alla tua ultima domanda sullo spostamento dei termometri in metro ;-)). Difatti mentre la temperatura sale va tutto bene, nel momento in cui la temperatura iniziasse a scendere (cosa che in effetti sta avvenendo dal 2003-2005 ad oggi), immaginerei, ma forse sbaglio, che una concentrazione anomala di stazioni di rilevamento all’interno delle città avrebbe una specie di “effetto tampone” col risultato che l’inclinazione della retta del trend sarebbe molto meno inclinata.
    Per intenderci, se nell’ambiente ci sono -10°C in casa mia manterrò la temperatura a 20°, se ci sono -20° C, la manterrò ugualmente a 20° C; e lo stesso dicasi per molte altre attività umane che si svolgono appunto nelle aree urbanizzate.

    E’ chiaro che con quelle deviazioni lì, tutti questi discorsi (e anche moltri altri per la verità :-)), decadono. Anche se, pure all’interno dell’errore, il fatto che entrambe le rilevazioni satellitari concordemente diano un trend in discesa molto più netto della rete GISS può in ogni caso far insospettire.

  6. Achab

    @Lorenzo

    Siamo alle solite, prendere un intervallo temporale, preferibilmente breve, di convenienza, e trovare i trend, le divergenze e trarre le conclusioni.
    Perchè non prendere il periodo ’05-’09 dove i dati (gli stessi di wattsup) danno un clamoroso -0.8 °C/decade per dire che l’era glaciale è quasi arrivata? Oppure al contrario il periodo ’03-’07 dove RSS decresce 5 volte meno di GISS per dire che il lag troposferico sta per sparire?

    Ancora, hai guardato le deviazioni standard (DS) sulla determinazione della pendenza? In climatologia si usa come parametro di errore più o meno due DS. Ti interessano? Ecottele: RSS +- 1.6, UAH +- 2.0, GISS +- 1.6. Cosa significa? Significa che le differenze sono entro gli errori.

    E infine, perchè mai solo in questi ultimi cinque anni l’effetto delle isole di calore dovrebbe aver inficiato i dati GISS e non anche prima? Hanno spostato i termometri dentro la metropolitana così anche di inverno sembra ci sia un piacevole tepore? E anche fosse vero, la spiegazione della differenza siamo sicuri che sarebbero le isole di calore e non altro?

    Non credo che da quei dati si possa così facilmente trarre delle conclusioni.

  7. Lorenzo

    @ Achab

    come dicevo, la questione si pone dal 2003: http://wattsupwiththat.com/2009/01/18/

    nel grafico di quell’articolo si vede bene e ci sono anche i dati. Mentre RSS ha un trend in discesa di 0.36°C/decade, UAH 0.284, i dati GISS hanno un trend al ribasso di 0.0964, con una discostamento dunque di 0.264 e 0.187 rispettivamente.

    valori molto superiori (quasi un ordine di grandezza) allo 0.05 °C /decade da te citato.

    Ecco perchè non sarei così sicuro che l’effetto isole di calore sia stato debitamente considerato negli ultimi anni :-).

  8. Claudio Costa

    @ Galati

    ognuno deve agire per ottenere un punteggio in base alle BAT cioè le migliori tecniche disponibili, c’è tutto un manuale ecc.
    Bisogna dimostrare di utilizzare meno energia possibile. quindi meno CO2, e poi io ho dovuto cambiare le fosse sottogrigliato ( una assurdità 50000 e) per evitare CH4 e NH3 ( che non è un gas serra però è tossica) poi mi volevano obbligare a comprare una bottecon gli iniettori (35000 e) per evitare il N2O potentissimo gas serra ( che però è in frazioni infinitesimali) ma li ho sfibrati di relazioni e ho ottenuto deroga, quando la comprerò nuova dovrà avere gli iniettori, è un’altra assurdità perchè poi serve un 20% di potenza in più del trattore per iniettare, quindi più consumo di carburanti ( e i trattori non hanno ancora il fap)

  9. Achab

    @Lorenzo

    Per non stare a fare personalmente i confronti con i dati, su wikipedia trovi chi ha fatto il lavoro per noi (fino al 2005):
    http://en.wikipedia.org/wiki/File:Satellite_Temperatures.png
    Nella descrizione ci sono le referenze. Pe i successivi tre anni fino al 2008 non so, se trovo il tempo prendo i dati aggiornati e li metto in grafico.

  10. admin

    @ Galati

    Basta fare una ricera su Google, c’è un’ampia letteratura in merito.

  11. Luca Galati

    @ Costa

    Scusi, per curiosità: come è riuscito ad abbassare le emissioni del suo allevamento? Ha ridotto i capi?

  12. Claudio Costa

    @ Monti

    Appunto io posto gli altri, che sono centinaia di scienziati, che pubblicano su riviste ISI, e che fino a prova contraria hanno ragione perchè

    http://www.friendsofscience.org/assets/documents/FOS%20Essay/ScafettaWestSunvsTemp%20Adj.jp g

    Questa è la correlazione stretta trovata da Scafetta West tra il sole e le Temperature.
    Ora finchè non leggo delle peer review su riviste ISI che smentiscono Scafetta e West, hanno ragione gli scettici e non l’IPCC

    La differenza tra me e te, è che io come a tutti gli altri allevatori,sono coinvolto personalmente, perchè mi hanno obbligato ad abbassare le emissioni nel mio allevamento e questo mi è costato molto, nessuno mi ha ripagato, e non è servito a nulla, perchè la mitigazione con la riduzione delle emisssioni, è un ipotesi mai dimostrata, senza risconytri reali, e non ha alcun fondamento scientifico.

  13. Lorenzo

    @ Achab

    Io invece sapevo che i dati satellitari avevano iniziato a divergere dai dati di superficie circa nel 2003.

  14. giordano monti

    @ Costa, che mi dedica tante attenzioni.

    chiedo scusa ai moderatori del blog, perchè questo dibattito tra me e il signor Costa non interessa a nessuno e non aggiunge nulla alla discussione. Per l’ultima volta, e poi basta, chiarisco al signor Costa la mia posizione, facendo copia-incolla di una mia risposta, relativa ad altro post, che evidentemente a lui è sfuggita.

    copio incollo:
    @claudio costa

    grazie per il contributo signor Costa.
    conosco abbastanza bene l’argomento e i termini della questione (nel corso di laurea in fisica ho anche sostenuto un esame di fisica dell’atmosfera). Conosco abbastanza il dibattito scientifico sull’influenza del sole sul clima e non ho nessun pregiudizio verso l’una o l’altra teoria. Al momento, non essendo io un ricercatore del campo, il mio atteggiamento è un po’ più umile del suo, (Lei, mi sembra, è certo di avere capito tutto). Personalmente, magari sbagliando, tendo a dare semplicemente più peso e più credito all’opinione della stragrande maggioranza della comunità scientifica che studia l’argomento, e un po’ meno peso agli altri. Ripeto, senza nessun pregiudizio.
    Se e quando certe teorie verranno confermate dalle osservazioni sarò il primo a esserne felice. Vivo anche io nel mondo reale, a volte uso l’auto e contribuisco anche io ad aumentare il carico dei GHG nell’atmosfera.

    Buona giornata, a lei e a tutti

  15. Claudio Costa

    @ Monti

    “allora come spiega la piccola avanzata glaciale degli anni 60-70, quando le industrie erano più “nere” di oggi?”

    Probabilmente senza il nero di carbonio sarebbero cresciuti di più, almeno in base a Ramanhatan 2007 Nature

    “Chiuso. I ghiacci rispondono essenzialmente alle temperature”

    Ah si?

    quindi l’Antartide che si sta espandendo e raffreddando da 30 anni indica che il pianeta si sta raffreddando?
    L’artico che sta rientrando nella media degli ultimi 30 anni indica che il pianeta si sta raffreddando?

    Senza tener conto delle precipitazioni e delle correnti oceniche certi indicatori come i ghiacciai risulterbbero, molto in errore.

  16. Claudio Costa

    @ Monti

    “Solo una curiosità: lei ha un sfera di cristallo che le permette di prevedere il futuro?”

    Il riferimento era l’artico , la risposta è no! Ti ho però postato i link dove si vede che l’artico non sta sprofondando verso l’abisso.
    Finchè i modelli non terranno conto dell’attività solare sulla circolazione atmosferica, e finchè tale attività non si potrà prevedere, qualsiasi modello e qualsiasi proiezione sarà destinata all’errore. ( sfera di cristallo..del’IPCC)

  17. Claudio Costa

    @ Monti

    E’ evidente che non ci siamo capiti, il riscaldamento globale, c’è, ma i trend sono sovrastimati!
    Il ritiro dei ghiacciai pure, è rapido forse più di altri periodi caldi della storia (forse), ma è indubbiamente influenzato da altri parametri oltre che ovviamente, dalla temperatura. Nelle zone più inquinate dall’uomo, i ghiacciai si ritirano di più vedi Ramanhatan 2007 sui ghiacciai dell’Himalaya, nelle zone deforestate si ritirano di più, vedi kilimangiaro

    Sulle isole di calore cito direttamente Michaels da GRL una rivista ISI

    “We conclude that the data contamination likely leads to an overstatement of actual trends over land. Using the regression model to filter the extraneous, nonclimatic effects reduces the estimated 1980–2002 global average temperature trend over land by about half.”

    Sugli errori nei prelievi marini che inficiano i trend di superficie sempre su GRL cito Gouretesky

    “Using bias-corrected XBT data we argue reduces the ocean heat content change since the 1950s by a factor of 0.62”

    “E’ una arma spuntata…… un argomento vecchio trito e ritrito.”

    Ah si?

    Dimostarlo!

    Ci sono 2 peer review da smentire……con altrettante peer review si intende, la ghenga di realclimate non vale.

  18. Achab

    Non commento sulla denuncia e sul processo (univeristario) per falsificazione di dati (l’accusa era esattamente questa), sono un pò allergico a queste cose.

    Sulla scienza invece c’è da dire che le conclusioni di Wang (del 1990) sono state confermate successivamente anche da altri studi usando diverse procedure. Certo, c’è sempre chi non è daccordo, ma in questo ci vengono in aiuto propio i satelitti che, sia pur non dando le temperature superficiali ma mediando su strati di troposfera più ampi, danno dei dati di trend (sia RSS che UAH) compatibili (la stima dell’errore è di più o meno 0.05 °C/decade) con le misurazioni di superficie.
    Sembra quindi che l’effeto delle isole di calore sia stato debitamente considerato o comunque non abbia inficiato i dati di temperatura di superficie.

  19. Lorenzo

    @ Monti

    Ok, ci siamo capiti :-). E’ solo che non ritenevo fosse opportuno tirare in ballo i ghiacciai per confermare o smentire la bontà della rete della stazioni di superficie. Tutto qui.

    E sì, concordo che il ritiro dei ghiacchiai è assolutamente coerente col trend di riscaldamento di lungo periodo.

  20. giordano monti

    @lorenzo

    non ho mai scritto che l’entità del GW si stima dal ritiro dei ghiacciai, legga bene. Ho scritto che il ritiro osservato dei ghiacciai è coerente con il trend di riscaldamento. Non lo è forse?

    quanto al discorso 2005: colpa mia. Avrei dovuto scrivere ultimi decenni: nessuno si sogna di fare affermazioni sul clima usando periodi di pochi anni, che sono affetti dal rumore climatico di fondo e non contengono certo il segnale che cerchiamo, di lungo periodo.

  21. Lorenzo

    @ Monti

    sbagliato. non negli ultimi anni, ma fino al 2005. Dopodichè, secondo i dati satellitari, è iniziata la discesa; e qui la discussione c’è eccome, dato che i dati delle stazioni di terra non concordano.
    Per il resto la discussione, come ripeto, verte sull’entità, non sull’esistenza del riscaldamento avvenuto con certezza fino all’inizio di questo secolo. E l’entità non si può stimare dal ritiro dei ghiacciai, dato che dipendono anche da molti altri fattori.

  22. giordano monti

    @ luca galati

    i satelliti come certo sai misurano la radiazione in uscita dall’atmosfera. Questa è emessa lungo tutto lo spettro dalla superficie, dai gas atmosferici e dalle nubi, in dipendenza della temperatura, del tipo e della concentrazione dei gas. Va da sè che ricostruire la temperatura della colonna d’aria (come fosse un radiosondaggio, per intenderci) partendo dalla radiazione che esce dalla sua sommità è, in linea di principio equivalente a risolvere un equazione con dieci variabili incognite. Per avere un’idea di come si affronta il problema puoi cercare in rete, non è una cosa che si spiega in due righe.
    Detto ciò, la scienza non brancola totalmente nel buio come può sembrare. Che sia poca o tanta l’importanza che vogliamo dare al contributo antropico, la crescita delle temperature globali degli ultimi anni è un fatto assodato, almeno su questo non c’è discussione.

  23. giordano monti

    chiedo scusa per avere portato la discussione off-topics.

    Solo una breve replica a Costa: lasci stare le falde della val padana, l’argomento palesemente non regge, e poi i ghiacci montani si stanno sciogliendo in gran parte del mondo; quanto allo smog, o meglio alla parte carboniosa e scura dello smog, se incidesse come dice lei allora come spiega la piccola avanzata glaciale degli anni 60-70, quando le industrie erano più “nere” di oggi? Chiuso. I ghiacci rispondono essenzialmente alle temperature, come chiarito anche da Gravina.

    Il discorso ghiacciai l’ho evocato solo per far riflettere sull’arma spuntata delle isole di calore, usata per mettere in dubbio non dico l’AGW, ma perfino il riscaldamento osservato. E’ un argomento vecchio, trito e ritrito. Innazitutto perchè la comunità scientifica conosce già da tempo l’esistenza ed il problema delle UHIs, e, non ultimo, perchè appunto esistono indicatori indiretti del clima (ghiaccio, neve, indicatori biologici come l’epoca delle fioriture… ecc) che sono coerenti con i dati termometrici, per quanto imperfetti.

  24. Claudio Costa

    @ Giordano Monti

    “i ghiacciai dell’arco alpino non si stanno certo riducendo per il prelievo dell’acqua di falda in pianura, come si possono scrivere simili assurdità?”

    Assurdità? Ah si?
    vallo a dire a Vincenzo Ferrara ex direttore IPCC Italia (e guardacaso consulente del WWF)che affermò più o meno lo stesso concetto a porta a porta, tanto che voleva mettere un specie di vincolo al prelievo di acqua.
    Forse ho spiegato male il meccanismo, dandolo per scontato, ripeto: oltre alla fase del riscaldamento globale che c’è dal 1600 incidono sullo scioglimento dei ghiacciai lo smog, e le precipitazioni. Quest’ultime possono essere alterate dall’uomo. come?
    Con la deforestazione, o con il prelievo di acqua, che abbassa la falda acquifera, questo determina meno evaporazione,quindi: meno precipitazioni, meno neve, meno ghiaccio, ecc
    Inoltre contano i periodi in cui avvengono le precipitazioni, ad es prima o dopo le temperature rigide invernali, senza quindi che si formi neve e poi ghiaccio, in altura.
    Lo scioglimento del ghiaccio superata una certa inerzia accelera, per i motivi già spiegati.
    Quello attuale non è uno scioglimento senza precedenti, il disgelo è più rapido della glaciazione, da sempre.

  25. No sbagli, le prime per dire che c’è l’AGW, le seconde per dire che non c’è. Sarebbe or di uscire da questa empasse…
    gg

  26. Luca Galati

    A questo punto forse nemmeno le rilevazioni satellitari hanno raggiunto livelli accurati di affidabilità, se non vengono utilizzate.
    Ma poi tra l’altro vengono utilizzate entrambe o sbaglio?

  27. Cari tutti,
    continuare a disquisire sugli effetti portandoli come prova delle cause è (tanto per ripetermi) disinformato e disinformante. Il mare cresce (poco) perchè la temperatura è un pò più alta. Il ghiaccio si scioglie per la stessa ragione, ma segue anche dinamiche bariche e di correnti di superficie. Tutto questo non aggiunge una virgola alla certezza della causa. Direi che questa forma di retorica la possiamo lasciare ai giornali. Il punto è quanto e se, questo riscaldamento (di ampiezza incerta) sia o meno di origine antropica. Accrescere la precisione dei sistemi di misura potrebbe aiutare, non è questione di complotti. Ieri ci scrivevamo lettere, oggi e-mail,non vedo cosa ci sia di strano ad impiegare sistemi più affidabili.
    gg

  28. @ Monti

    Credo che il discorso di Costa sulle falde sia diverso da come l’abbia interpretato lei.

    In ogni caso.

    Il dibattito sui ghiacciai è assolutamente controverso, non così tra gli addetti ai lavori. Ho avuto la fortuna di poter vivere fianco a fianco con due grandissime organizzazioni di glaciologia e qualcosina l’ho imparata.

    Indubitabile la perdita di bilancio di massa, e ci mancherebbe. Le cause sono molteplici, è vero, ma la causa principale è la temperatura. Il periodo ablativo si è allungato e quindi questo sottopone ad un maggiore stress l’intero apparato glaciale. A questo si aggiunga un modificato profilo precipitativo, e il gioco è fatto.

    Per quanto riguarda i ghiacciai non sono molto ottimista, ma…

    Ma l’andamento di questi ultimi anni, segnatamente a partire dal 2004/2005 vede un leggero incremento degli accumuli e un conseguente leggero decremento della perdita di massa (che rimane comunque in territorio negativo).

    Prima del 2002/2003 abbiamo conosciuto anche anni con bilancio di massa positivo.

    Ovviamente la concomitanza: minori precipitazioni allo stato solido + maggiore ablazione = bilancio di massa negativo

    Ricordo a chi non masticasse di glaciologia che l’indicatore migliore, in quanto quasi-istantaneo, è il bilancio di massa. La variazione della fronte glaciale è invece un indicatore sicuramente impressionante, ma non molto utilizzabile, in quanto ha tempi di risposta alle condizioni ambientali dell’ordine di qualche anno (questo è dovuto al ciclo di trasformazione della neve in ghiaccio, passando dal firn).

    Sicuramente le caratteristiche meteorologiche delle ultime estati hanno favorito/sfavorito i bilanci di massa. Ma qui lascio il passo a Guido perchè è lui l’esperto.

    Chiudo l’off-topic rimandando la discussione eventualmente ad un articolo specificamente dedicato all’argomento, e invito tutti a tornare in topic.

    Grazie.
    C.Gravina

  29. giordano monti

    i ghiacciai dell’arco alpino non si stanno certo riducendo per il prelievo dell’acqua di falda in pianura, come si possono scrivere simili assurdità?
    la riduzione dei ghiacciai continentali, è vero, è cominciata a fine ottocento, con fasi alterne, ma l’accelerazione degli ultimi anni (parlo delle Alpi, che conosco) è sotto gli occhi di tutti. E il colpo di grazia ai ghiacciai lo stanno dando le lunghe estati tropicali, con isoterma 0° fisso per settimane oltre i 4000, a volte perfino oltre 4500. Quando ci sono periodi così, e non parlo solo del 2003, non c’è manto nevoso invernale che tenga. Questo lo può confermare chiunque abbia seguito un po’ le vicende di questi ultimi anni.

  30. Lorenzo

    @ Monti

    I ghiacciai continentali che si sono ridotti sono in quota. La stragrande maggioranza delle stazioni a terra sono a livello del mare o giù di lì e quelle delle città lo sono quasi sempre. Inoltre non è del riscaldamento che si sta discutendo, ma della sua entità, specie negli ultimi 2-3 decenni (gran parte del ritiro dei ghiacciai era già avvenuto prima degli anni ’60). Notoriamente i ghiacchiai sono ipersensibili, tanto che, visto il raffreddamento degli ultimi 4 anni, alcuni si stanno già riprendendo, vedi Alaska.
    Infine, ma non meno importante, anzi molto importante, la dinamica dei ghiacciai dipende dagli apporti precipitativi non meno che dalla temperatura. Per cui il ritiro dei ghiacchiai continentali potrebbe essere interpretato molto spesso come un’inaridimento del clima, piuttosto che con un suo riscaldamento.

  31. Claudio Costa

    @ Giordano Monti

    Ma cosa c’entra?

    I ghiacciai si riducono per tanti motivi alcuni dei quali anche antropogenici come:
    – smog che abbassa l’abedo se si posa sui ghiacciai
    – alterazione del ciclo dell’acqua ad es in pianura padana il prelievo urbano e industraiale abbassa la falda e l’evaporazione, un altro esempio è la deforestazione
    – poi le dinamiche dello scioglimento subiscono un accelerazione dovuta alla lubrificazione rocci aghiaccio e al mancato ingombro sterico del pak ( per quelli polari)

    Rivedere le curve delle temperature non significa negare che ci sia il riscaldamento ma valutarlo per quello che è realmente senza l’amplificazione dovuta agli errori, delle isole di calore e degli errori nei prelievi marini

    Peer review

    errori nei prelievi marini

    agu.org/pubs/crossref/2007/2006GL027834.shtml GOURETSKI, V. and Koltermann, K.P.2007. “How much is the ocean really warming?” Geophysical Research Letters 34:doi 10.1029/2006GL027834

    isole di calore

    icecap.us/images/uploads/MM.JGRDec07.pdf McKitrick, R.R. and P.J. Michaels, 2007, Quantifying the influence of anthropogenic surface processes and inhomogeneities on gridded global climate data, J. Geophys. Res. 112, D24S09, doi:10:1029/2007JD008465

    in entrambi i casi il riscaldamento è dimezzato

    ai link mancano i prefissi

  32. giordano monti

    dunque i ghiacciai (quelli alpini, solo per fare un esempio, ma il fenomeno si verifica in gran parte del mondo) si stanno riducendo per l’effetto delle isole di calore urbano?
    Un complotto dei glaciologi?

  33. Io avrei una proposta. Teniamoci le temperature osservate a terra per gli usi civici e usiamo per il monitoraggio atmosferico solo quelli provenienti dalle sonde satellitari, sono maggiorenni da un pezzo e “collegarli” a quelli osservati a terra prima degli anni ’70-’80 non può essere più complesso di quanto sia comporre questi stessi con i dati di prossimità. C’è un problema però, nel farlo dovremmo essere consapevoli di buttare a mare il riscaldamento globale. Una vera disdetta…..
    gg

  34. Teo Georgiadis

    Certo che per avere una influenza risibile sulla temperatura globale l’effetto delle citta’ incomincia a dare problemi seri. In effetti non e’ che li crea, i problemi, sulla temperatura in se’, ma li sta creando sulla definizione di ‘rete’ di misura.
    Non e’ la prima volta (vedi blog di McIntyre) che tutte le volte che si va a cercare di definire stazione di citta’ o stazione rurale si incomincia a scivolare in ‘strani casi’ come quelli di stadi da baseball considerati ‘rural’.
    Poi, e’ incredibile, specie in Paesi anglosassoni dove normalmente cio’ che e’ pubblico e’ pubblico, come i dati si vadano ad imbucare in posti strani e non saltino mai fuori (la mia sara’ anche una dietrologia complottista pero’ i casi sono ormai molti).
    Ma mi dicono che anche questi problemi sono tenuti nella giusta considerazione dai modelli: chissa’ forse e’ stata parametrizzata anche la quota di dati “farlocchi”?

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