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Le ultime parole famose

Sembra una barzelletta ma non lo è. Alla fine di marzo, cioè al culmine di un periodo decisamente siccitoso per gran parte del comparto europeo, belpaese e albione inclusi, più o meno tutti, aventi diritto e non, si sono cimentati nelle previsioni stagionali.

Obbiettivo, capire se la primavera, notoriamente stagione piovosa, avrebbe confermato il suo carattere sanando almeno in parte il deficit idrico oppure no. Secondo obbiettivo, gettare il cuore oltre l’ostacolo e farsi un’idea per la prima parte della stagione estiva.

Gli amici d’oltre Manica non si sono sottratti alla sfida, nonostante negli ultimi anni (cioè da quando si prova a farle) con le previsioni di medio e lungo periodo abbiano preso più di qualche bagno. E se è vero che il clima prima o poi conferma il suo carattere, è altrettanto vero che pare proprio che basti chiedere a loro per avere la certezza che succederà esattamente l’opposto.

Qualche anno dissero ai loro concittadini di dimenticarsi la neve. Ancora la stanno spalando. Poi fu la volta dell’estate secca e bollente. E si sono beccati delle alluvioni bibliche. Sicché quando appunto alla fine di marzo hanno previsto che la siccità sarebbe continuata e che dei tre mesi successivi, aprile, maggio, giugno, proprio il primo sarebbe stato il più secco, a qualcuno deve essere venuto un brivido (di freddo) per la schiena. Battuto il record di pioggia in Inghilterra per il mese di aprile. Addirittura più del bagnatissimo aprile 2000.

Allora, l’errore ci sta. Le previsioni stagionali sono sperimentali e hanno uno skill ancora molto basso. Quelle mensili, frutto di un approccio più vicino alle previsioni del tempo a breve termine, vanno un po’ meglio ma non sempre. I campi delle anomalie del Centro Europeo – che non sono gli stessi dello UK Met Office ma che i colleghi inglesi conoscono bene, non fosse altro perché l’ECMWF è a Reading e il Met Office è a Exeter – andavano in effetti nella direzione della persitenza di anomalia barica positiva nell’Atlantico settentrionle. Un segnale neanche troppo debole. Si poteva perciò immaginare la persistenza di quella circolazione piuttosto bloccata che ha favorito la stabilità invernale e della prima primavera. Le anomalie di precipitazione però non davano alcuna indicazione. Quando un modello basato sulla presenza o meno dell’anomalia non da alcun segnale, la previsione migliore è quella climatologica. In Inghilterra, ma non solo, generalmente ad aprile piove. Allo stesso tempo però il lungo termine dei modelli deterministici andava nella direzione di una accentuata varibilità, esattamente l’opposto del presunto blocco imposto dall’anticiclone responsabile della prevista anomalia barica. Diciamo che con un po’ di fantasia e parecchio coraggio si poteva pensare che non avrebbe piovuto tanto, stante la persistenza dell’anomalia barica, ma che un po’ avrbbe piovuto. Ma da questo a dire che dei tre mesi il primo sarebbe stato il più secco ce ne corre.

Si trovano molte analogie con quello che è accaduto da noi. Dapprima molta stabilità e pochissima pioggia, poi un po’ d’acqua, più o meno il giusto – forse anche più – per il mese di aprile. Dubito che questo possa aver sanato del tutto il deficit idrico ma è presto per dirlo.

E invece gli amici del Met Office non solo hanno detto che la siccità sarebbe continuata, ma hanno anche azzardato una previsione d’impatto dicendo che le conseguenze in termini di siccità sarebbero state virtualmente inevitabili. Questa non è una previsione meteorologica o climatica, è il solito allarmismo facilone fuori competenza cui ci si lascia andare perché la ‘scienza del clima’ dice questo. Lì per lì ti stanno anche a sentire, ma poi la scienza del clima, essendo tutt’altro che definita, ti frega. Per la pioggia, come per la neve, come per il caldo.

Insomma, un normale incidente di percorso previsionistico condito dall’ennesimo bias sensazionalistico in termini climatici. Forse varrebbe la pena notare che i modelli di previsione stagionale seguono la stessa filosofia di quelli climatici per il lungo periodo. Con una differenza, quelli stagionali sono più affidabili, il che è tutto dire.

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Published inAttualità

7 Comments

  1. […] abbiamo parlato i primi di maggio. Nel breve documento presentato a marzo dallo UK Met Office sull’andamento previsto per il […]

  2. Andrea G.

    E come faranno adesso che le previsioni per i prossimi giorni danno addirittura la neve a quote collinari, ed anche più in basso?

  3. Mariani Luigi

    Da verifiche quantitative che ho effettuato di recente su un semestre di dati di precipitazione previsti per l’area italiana dal modello numerico a medio termine GFS a diverse scadenze e raffrontati con dati di misura, mi sono avveduto di quanto ancora oggi sia soggetta ad errore la previsione numerica della quantità di precipitazione già nei primi 6 giorni.

    Immagino allora quanto sia a maggior ragione difficile operare con modelli numerici sul lungo termine (1-3 mesi).

    Per la verità gli elaborati grafici dell’outlook di Uk metoffice non erano poi così pessimistici e più che altro sull’interpretazione finale ha inciso il commento di apertura che enfatizza in modo eccessivo il rischio di siccità.

    D’altronde il linguaggio umano, per dirla con Heisenberg, nasce in un mondo che era popolato di stregoni e cacciatori, ed oggi la sua applicazione alla volgarizzazione di dati numerici presenta moltissimi elementi critici di cui ovviamente il meteorologo professionista è chiamato a farsi carico.

    Aldilà di ciò mi avvedo che siamo ancora oggi ad interrogarci sull’utilità di un prodotto previsionale a lungo termine riferito alla precipitazione e sulla destinazione da dargli (e tieni conto che iniziai ad usare prodotti a lungo termine nel lontano 1999 redigendo una serie di bollettini per la Lombardia).

    Io al momento in relazione ai miei clienti del settore agricolo nutro sei dubbi sull’opportunità di preferire un previsione numerica a lungo termine rispetto ad un’analisi climatologica riferita al clima attuale (ultimi 50 anni di dati) e che evidenzi la probabilità di avere valori inferiori o superiori a determinati livelli soglia.

    Luigi

    • Luigi, concordo con te su molti aspetti, anche perché come sai la previsione di lungo periodo è uno dei settori su cui sto lavorando negli ultimi anni. Tuttavia se con riferimento alla scala stagionale ci sono evidenti problemi suia di skill sia di uso di quel poco che è disponibile, sull’approccio a più breve termine, ovvero mensile, sono stati fatti progressi sostanziali. Questo perché si impiegano metodi molto più meteorologici che climatici. Gli output sono spesso validi e potrebbero avere un impiego strategico significativo. Secondo me è su questo che si deve lavorare.
      gg

    • Luigi Mariani

      Certo, capisco.
      hai qualche prodotto (operativo o di ricerca) che operi fino a 1 mese da segnalarmi?
      Grazie e ciao.
      Luigi

    • Luigi,
      Le previsioni mensili dell’ECMWF, cioè il modello meteorologico lanciato fino a 32 giorni, accoppiato con il mare a partire dal decimo giorno, con previsioni di ensemble e relativa corsa di controllo. Output diretti dei parametri principali e campi di anomalia degli stessi. Molto interessante anche il multi parameter outlook, che segnala le anomalie di circolazione sull’area europea.
      Lavorando su questi output per costruire un’idea della circolazione prevalente (che su base decadale si può tradurre in un quasi tempo atmosferico) abbiamo avuto buoni risultati sia per le ondate di freddo del 2010 e del 2012, sia per gli eventi opposti, cioè le ondate di calore estive. Quel che si cerca di fare e’ un mix di valutazione sinottica e output numerici, con i primi a indicare la seconda e questa a trovare conferma nella prima. Perdona il gioco di parole 🙂
      gg

  4. Maurizio Rovati

    Questo è uno sfogo amaro, attenzione, resistete all’impulso suicida. 🙂

    Pazienza Guido, prima o poi la imbroccheranno, per sbaglio magari ma succederà, è solo questione di Tempo, e allora sentirai che fanfare di “noi l’avevamo previsto” e che cassa di risonanza sui media e in politica.
    Del resto da quando la Scienza si fa a colpi di maggioranza, consenso e pensiero di gruppo, che vuoi che sia qualche decina di previsioni sbagliate contro una giusta. E’, come dice Gaber, “il potere dei più buoni” e poi, diciamocelo, il tempo non è più quello di una volta, ci sarà un perchè, e anche se non lo sappiamo conviene dare a vedere di saperlo, di avere le idee chiare, che fa sempre una buona impressione, è vero o no?
    Del resto spesso capita che chi sbaglia sia inamovibile, specialmente se si è fatto le regole a sua immagine, lo vediamo tutti i giorni a livello di management, anzi talvolta viene premiato per i propri errori, magari perchè in qualche caso si pensa che certi errori siano persino “giusti”. Le ultime parole… fumose.

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