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Mese: Maggio 2012

Periodicità nei dati NOAA: un aggiornamento

In un post precedente avevo scritto:

Il dott.Chen mi ha risposto e mi ha mandato i dati originali del rapporto W/C su cui è stata calcolata la fig.6C del suo articolo. In questo modo ho potuto ricalcolare lo spettro a risoluzione maggiore e ho potuto verificare la struttura a tre massimi attorno al periodo di 11 anni, come si vede in Fig.1 (pdf), sulla scala delle frequenze per un confronto diretto con la Fig.6C di Chen et al.(2011)

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Nature Climate Change: Estate, se non piove farà caldo, ma anche no.

L’intento è chiaro, con la buona stagione alle porte almeno per metà del mondo, c’è qualcuno che si sta portando avanti col lavoro. Si parla di predicibilità climatica a scala stagionale, l’oggetto del desiderio del consumatore generico medio e dei cosiddetti policy makers, ma anche l’incubo di chi fa previsioni.

Che i modelli di previsione stagionale abbiano uno skill piuttosto basso non è un segreto. Che quella che si tira fuori – giusta o sbagliata che si riveli a posteriori – non è una previsione in senso stretto (ma neanche largo) è pure chiaro a tutti gli addetti ai lavori. Lo è invece molto meno per quanti continuano a chiedere candidamente: “Che estate sarà?”. Alla terza ora di premesse e spiegazioni prive di reale interesse per il richiedente, normalmente scatta il sorriso ironico e commiserante, poi, finalmente, il classico “Ah, non si può sapere”.

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Eventi estremi e Climate Change: Anche in Spagna nulla di fatto

Non è certo la prima volta che parliamo di cambiamenti climatici, eventi estremi e danni da essi provocati. Le analisi che abbiamo avuto modo di commentare sin qui hanno però quasi sempre riguardato l’oltre oceano a firma di Roger Pielke jr, sebbene qualcosa di più generale abbia trovato spazio anche nel recente report IPCC dedicato proprio a questo argomento.

Oggi ci avviciniamo un po’ a casa, più precisamente andiamo in Spagna. Su Natural Hazards and Earth System Sciences  è stato pubblicato un articolo focalizzato sui danni causati dagli eventi alluvionali.

Assessing trends in insured losses from floods in Spain 1971–2008

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La coltivazione dell’Olivo nel Ducato di Parma e Piacenza durante la PEG

Il capitano Antonio Boccia (nato nel 1741 in Spagna da famiglia del ducato di Parma, appassionato studioso di scienze naturali, geologia e chimica) visitò all’inizio dell’ottocento l’areale montano dei territori di Parma e Piacenza con un viaggio durato un biennio e di cui redasse un resoconto dal titolo “Viaggio ai monti di Parma e Piacenza” conservato nella biblioteca palatina di Parma e la cui parte dedicata ai monti del piacentino è stata recentemente e per la prima volta pubblicata dalla tipografia editoriale piacentina Gallarati.

Mi sono deciso a scrivere questa nota perché il testo di Boccia (che in questi giorni ho la fortuna di poter leggere) è ricchissimo di informazioni socio-economiche, geologiche e sull’uso del suolo. E proprio dall’uso del suolo si ricava un‘interessante informazione. Ma lasciamo parlare il Boccia che così descrive la valle del torrente Ongina:

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Pablo, Pedro e Elizabeth Moon

La BBC le chiama idee da 60 secondi, brevi contributi di questo o quel libero pensatore. Spesso – sono loro stessi a dirlo – alzate d’ingegno alquanto radicali e controverse, non importa quanto improbabili.

Recentemente è stato il turno di Elizabeth Moon, scrittrice di fantascienza e fantasy. Ammetto di apprendere ora della sua esistenza. Ammetto anche di non sentire la differenza.

La sua idea da 60 secondi è la seguente: mettere un bel chip, se credete un codice a barre, ad ogni nuovo individuo che si affaccia sulla Terra. Potete anche non chimarvi Fido se credete. Ma volete mettere che figata essere tutti ordinatamente catalogati e identificati? Niente anonimato, niente scambio o peggio furto di identità. E in guerra poi? Armi con un dispositivo di riconoscimento dei combattenti dai civili. Niente più errori, solo codici a barre.

Pare che circoli liberamente la nostra Elizabeth, e senza chip. Infatti ha recentemente pontificato anche sul Riscaldamento Globale.

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Rinascimento Nucleare – Parte seconda

Con un certo ritardo (circa un mese), dovuto ad un viaggio negli USA ed a motivi di lavoro, mi accingo a rispondere alle critiche mosse dall’utente Paolo B. nel suo commento all’articolo. Critiche che meritano rispetto, ed alle quali bisogna quindi rispondere, al fine di sgombrare il campo da ogni malinteso. Andiamo dunque punto per punto.

Prima di procedere, riproponiamo di seguito il commento di Paolo B.

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Paolo B. 23 aprile 2012

Qualsiasi crociata pro nucleare si scontra con l’insicurezza intrinseca di una centrale nucleare. Puoi metterci tutta la tecnologia che vuoi per garantirne la sicurezza, ma fondamentalmente produrre energia elettrica dalla fissione è intrinsecamente pericoloso. Resta poi il problema insormontabile delle scorie nucleari, non trattabili ed ineliminabili, a meno di non trasformare il pianeta in un globale cimitero di scorie, senza alcuna garanzia di tenuta ‘eterna’ a prova di fughe radioattive. Per non parlare degli enormi e crescenti costi di costruzione di una centrale, di demolizione di quelle obsolete e dello smaltimento delle scorie. Oltre che dell’esauribilità dell’uranio la cui produzione ha già piccato (o magari pensi al torio?), tanto è vero che yankee e Francesi ricorrono da tempo alle testate nucleari dismesse. Ne discende che la fissione non avrebbe mai dovuto essere impiegata, né ovviamente per scopi bellici, né per scopi pacifici. Nessuna produzione di energia dovrebbe comportare rischi per l’ambiente, ma tant’è. La fusione invece è ben lontana nel tempo dal diventare la cosiddetta energia inesauribile, considerando anche che serve solo a produrre energia elettrica e che non sostituirebbe affatto la grande versatilità del petrolio. Guido, non mi aspettavo che fossi filonuclearista. Peccato…

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Mirror posting da Chicago Blogs: Pannello giallo la trionferà

Questo post è uscito in originale su Chicago Blog a firma di Carlo Stagnaro.

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Non contenti dei generosi sussidi ricevuti finora, i produttori europei di pannelli fotovoltaici puntano tutto riesumando dalla storia del pensiero economico il cadavere più putrefatto: quello del protezionismo.

Un informato articolo di Quotidiano energia parla di una sorta di “partito anticinese” che si starebbe organizzando in Europa. Un gruppo di aziende produttrici di pannelli, guidate dalla tedesca SolarWorld, starebbe promuovendo una petizione alla Commissione europea per ottenere l’introduzione di tariffe “antidumping”, sulla scia dell’analogo provvedimento adottato da Barack Obama negli Stati Uniti (che hanno aumentato i dazi dal 5 per cento a una quota variabile tra il 31,2 e il 250 per cento).

La Commissione, come sempre, non ha una posizione e preferisce, lasciando trapelare voci semiufficiali, dare un colpo al cerchio e uno alla botte. Secondo Qe,

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“Difenderemo la produzione europea da distorsioni come i sussidi o il dumping”, ha garantito il portavoce della Commissione Ue al Commercio, John Clancy, mentre una bozza della comunicazione sulle fonti rinnovabili che Bruxelles presenterà prossimamente, resa nota da “EurActiv”, afferma che “dati i benefici derivanti dall’espansione del commercio globale, è importante che le misure che possono frenare il commercio siano evitate”.

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NASA e Global Warming, il rapporto epistolare continua

Nel marzo scorso abbiamo parlato della lettera che un certo numero di ex-collaboratori della NASA e del GISS ha scritto al direttore dell’agenzia lamentando l’eccesso di ‘supporto’ a ipotesi non corroborate da adeguato livello di conoscenza scientifica. In sostanza, hanno chiesto di smetterla di far proclami circa i futuri sconquassi che il riscaldamento globale e i presunti cambiamenti climatici da esso derivati dovrebbero generare.

In questi giorni si sta svolgendo a Chicago la settima conferenza dell’Heartland Institute sui cambiamenti Climatici. Non è un segreto che questo evento sia ormai diventato una annuale adunata degli scettici in ordine al dibattito sulle origini delle recenti evoluzioni del clima.

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Incentivi che Passione

Notare la P maiuscola. Trattasi di analogia con la Passione pasquale, non di innamoramento con la politica degli incentivi. Innamoramento che in effetti c’è stato, ma che sembra giunto ad una crisi tipo quella del settimo anno nelle relazioni coniugali.

La notizia arriva dalla Global Warming Policy Foundation, sebbene almeno sin qui non abbia trovato conferme. Non che queste fossero attese così, nell’immediato, perché in effetti si tratta di un articolo che parla della bozza di un documento della Commissione Europea che dovrebbe essere reso pubblico dal Commissario per l’energia il mese prossimo.

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