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Lo Show dei record. Anche senza record.

Prima un piccolo sforzo di lettura in inglese dal sito della NOAA

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Global Highlights

  • The average combined global land and ocean surface temperature for June 2012 was 0.63°C (1.13°F) above the 20th century average of 15.5°C (59.9°F). This is the fourth warmest June since records began in 1880.
  • The Northern Hemisphere land and ocean average surface temperature for June 2012 was the all-time warmest June on record, at 1.30°C (2.34°F) above average.
  • The globally-averaged land surface temperature for June 2012 was also the all-time warmest June on record, at 1.07°C (1.93°F) above average.
  • ENSO-neutral conditions continued in the eastern equatorial Pacific Ocean during June 2012 as sea surface temperature anomalies continued to rise. The June worldwide ocean surface temperatures ranked as the 10th warmest June on record.
  • The combined global land and ocean average surface temperature for January–June 2012 was the 11th warmest on record, at 0.52°C (0.94°F) above the 20th century average.

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Riassumiamo:

Giugno è stato, il più caldo di sempre rispetto alla media del secolo scorso nell’emisfero nord. A livello globale, invece, si è classificato quarto. L’ENSO è ancora in fase neutra. La temperatura globale del periodo gennaio-giugno, su terra e mare, si posiziona all’undicesimo posto in termini di anomalia positiva rispetto alla media del secolo scorso. Quindi, a meno che non si voglia considerare la Terra solo a metà, non c’è nessun record.

Click sull’immagine per ingrandire – http://www.ncdc.noaa.gov/sotc/service/global/extremes/201206.gif

Ma c’è di più. Le zone più calde del Pianeta, ovviamente in senso relativo e in termini di anomalia positiva, sono state l’America del Nord – gli Stati Uniti- e la parte centro-orientale dell’Europa, ovvero le aree dove è da sempre più alta la densità delle osservazioni, dove è più consistente l’urbanizzazione e le serie storiche sono più complete e popolate, ma anche più esposte al bias urbano. Infatti la maggior parte del riscaldamento ‘globale’ scaturisce proprio dal peso che queste serie hanno nel computo totale. Non stupisce quindi che le anomalie pur importanti registrate pesino anche questa volta così tanto. Il riscaldamento globale, dunque, è certamente un problema dell’occidente, ma non perché sia chiaro ed inequivocabile che è questa parte del mondo che lo ha generato, quanto piuttosto perché è questa parte del mondo che lo misura!

Ma questo, evidentemente, non conta. Quel che conta, almeno secondo Greenreport è il solito stucchevole record, tra l’altro inesistente. E contano anche gli eventi estremi che starebbero “senza dubbio” diventando più frequenti. Aumenta dunque il rischio incendi, che pero’ hanno senza dubbio origine dolosa. Per cui a meno che non si voglia sostenere che il caldo fa ammattire e incattivire i potenziali piromani, direi che l’associazione di idee e’ quanto meno pretestuosa.

Sarà ma più leggo queste cose e più faccio fatica a capire cosa si voglia dimostrare.

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Published inAttualità

13 Comments

  1. ddd

    A dire il vero le zone più calde sono in russia come oramai accade da parecchi mesi e non è un caso se la taiga stà diffusamente bruciando(per colpa delle isole di calore ovviamente…), altre aree calde si trovano nei pernulla urbanizzati quebec e groenlandia. Le aree calde in nord america ed est europa coincidono perfettamente con il pattern atmosferico osservato del mese di giugno percui non capisco cosa possa esserci di strano che abbia fatto caldo in quelle aree.

  2. Visto che strabordo, esagero ancora un momento.Il simpatico professor Boero è quello cui mi rivolsi il primo anno che sentii parlare di “invasione delle meduse”, dovuta al cambiamento clinatico, alla mancanza di depuratori, e a chi più ne ha più ne metta. La campagna anti-meduse è diventata permanente. Ad esempio qui: http://www3.lastampa.it/ambiente/sezioni/ambiente/articolo/lstp/416050/ ma se cercate su google con “Meteo Medusa” O “INVASIONE DI MEDUSE” VI RENDETE MEGLIO CONTO. – “Ma scusi, professore, come fa a parlare di ‘aumenti’?”, chiesi, da povero giornalista. Risposta: “Ma perché stanno aumentando le segnalazioni!”. “Ah, sì?: che segnalazioni?”. Risposta: “Le segnalazioni che ci arrivano da quando abbiamo messo in molti stabilimenti balneari il cartello di pericolo, e mettendo a disposizione un numero telefonico per le segnalazioni”. – Una scienza esatta, tot cartelli = tot segnalazioni; raddoppio dei cartelli=raddoppio delle segnalazioni. 🙂 Raddoppio delle segnalazioni? Raddoppio della richiesta di fondi per le ‘ricerche’… e la stampa di cartelli, no? 🙂 🙂 eppure funziona alla grande: adesso c’è pure il Meteo Medusa. Altri posti di lavoro utili.

  3. Giusto, come dice Francesco Marangi, “La questione si connota sempre più di caratteri, come dire, psicologici, antropologici”. Direi anzi che PER SUA NATURA è questione psicologica, forse più precisamente antropologica. Noi siamo riusciti a scendere dalle piante, e a superare molte alte spcie non solo perchè siamo più furbi, ma grazie alla PAURA. La paura è un’emozione innata e FONDAMENTALE.
    Dare notizie paurose fa vibrare corde sicure, e non a caso i media trattano l’argomento “cambiamento climatico” nel segno della più pira irrazionalità. Permettete una piccola auto-citazione: http://www.malainformazione.it/schede/33/index.htm?c1302858124.
    Tutto ciò diventa mainstream, cioè ideologia condivisa, e questo è un secondo forte rafforzativo del processo, che non si ferma neanche davanti al ridicolo: http://www.malainformazione.it/schede/55/index.htm?c1302858125 .
    MA INFINE NON BISOGNA DIMENTICARE GLI INTERESSI MATERIALI. I signori dell’IPCC, ad esempio, non sono profittatori privati, sono ‘pubblici’… indipendenti? Beh le loro carriere, il loro stesso primo stipendio dipende dall’alimentare questa paura, o no? 🙂
    Marco Reis

    • Maurizio Rovati

      E’ interessante leggere i commenti, pare che i catastrofisti siano già tutti al mare, e non penso di esser lontano dal vero.

      Comunque da uno studio pubblicato recentemente pare certo che Erik il Rosso, battezzò col nome di Terra Verde la Groenlandia (Grünland) a seguito di un difetto della vista, mentre un altro studio linguistico mostra che i Vikinghi usavano la stessa parola “Grün” per indicare sia il colore verde che la granita (il suffisso gr lo dimostra) senza sciroppo. E’ quindi peggio di quanto pensassimo… /sarc

    • Guido Botteri

      Ho letto le saghe riguardanti Eiríkr Rauði (Eric il Rosso) e non ricordo di aver letto di un suo difetto alla vista. Di difetti ne aveva certamente, e uno gli è costato il dover emigrare dalla Norvegia all’Islanda (aveva la mano un pochino pesante), e anche qui, in Islanda, lo stesso difetto (uccise una persona in una rissa, e per questo peccatello fu condannato a tre anni di esilio) lo spinse a verificare le voci di una terra avvistata da qualcuno a occidente. Si trattava della Groenlandia, così chiamata da lui stesso, che la esplorò e ne scelse il lato più verde, quello rivolto verso l’America, dove fondò Brattahlid, nel fiordo che lui stesso chiamò Eriksfjord, salvo poi a chiamare i vari posti in modi sempre diversi, il monte di Erik, la penisola di Erik, la baia di Erik e così via, con molta fantasia.
      24 navi, se ricordo bene, seguirono il suo invito a popolare quella verde isola, e tra queste una si perse e finì per scorgere (senza sbarcare) tre terre, che furono chiamate Vinland (“Terra del vino”, probabilmente l’isola di Terranova), Markland (“Terra delle foreste”, probabilmente il Labrador), e Helluland (“Terra piatta”, probabilmente l’isola di Baffin), poi esplorate dal figlio di Eirik, Leifr Eiríksson (o, se preferite Leif Eriksson).
      Tutta questa storia è stata raccontata con dovizia di particolari, e dopo un lungo studio, da tale Shelburn in
      http://www.spazioforum.net/forum/topic/17085-dagli-iceberg-azzurri-alle-foreste-di-vinland/
      mi preme avvisare chi volesse leggere quel racconto che l’autore usa uno stile burlesco, avendo notato che solo così è possibile avvicinare alla storia la gioventù moderna 🙂
      Ma la storia è comunque basata su uno studio serio, per quanto sia stato difficile conciliare varie inconguenze tra le varie versioni delle diverse saghe.

    • Guido Botteri

      dall’articolo che hai citato:
      “L’ultimo evento è avvenuto nel 1889», osserva.”
      domanda: quant’era il livello della CO2 nel 1889 ?
      e poi:
      “Qualche giorno fa, dal ghiacciaio Petermann, uno dei due che collegano la calotta interna alle coste, si era staccata una massa con una superficie di circa 120 chilometri quadrati,”
      da
      http://it.wikipedia.org/wiki/Antartide
      “Gli iceberg che si staccano dalla calotta possono raggiungere e superare le dimensioni della Corsica”
      (la Corsica è un po’ più grande di 120 km², esattamente 8 681 km²)
      Una notizia dall’università di Stanford:
      “Using data from three orbiting satellites, researchers have been monitoring a Connecticut-size iceberg called B-15 that broke from Antarctica’s massive Ross Ice Shelf in March 2000.”
      cioè
      “Usando dati da 3 satelliti orbitanti, i ricercatori sono stati a monitorare un iceberg chiamato B-15, della grandezza del Connecticut, che si è staccato dall’enorme ice shelf antartico Ross, a marzo 2000.”
      (il Connecticut è 14 371 km²; per confronto, la Campania è 13 595 km²)

  4. Ho fittato linearmente i dati noa da gen 2004 all’ultimo mese disponibile e le pendenze sono passate da -0.04 (°C/10 anni) a novembre 2011 a -0.08 nei dati di maggio 2012, con errore di 0.04 (1 σ). A giugno la pendenza è stata -0.06 (stesso errore): giugno è stato probabilmente più caldo ma non è cambiato nulla. La pendenza continua ad essere negativa e quindi la temperatura globale terra+oceano complessivamente diminuisce. Come al solito gli strilli mensili servono per motivi diversi dall’informatione. Come gioco dell’estate possiamo provare ad indovinare perchè…

    • Alessio

      Ah che bello vedere buona statistica unita a affermazioni convincenti. Conoscessero i fisici particellari questi metodi, non avrebbero neanche bisogno di costruire l’LHC per trovare nuovi bosoni. Un paio di eventi, 1sigma e taac…anche un etto di bresaola ci trovavano

  5. Guido Botteri

    Tornando da Palermo, ho percorso la Reggio-Salerno, e ho notato come gli incendi fossero numerosissimi e vicinissimi in una delimitata area, e poi più niente tutto intorno. Possibile davvero che l’autocombustione procuri incendi, e tanti, forse una ventina, in un posto, e “niente” tutto intorno ?
    O forse il piromane (o i piromani) s’è dato da fare fin dove ha potuto ? E non ha potuto farlo troppo lontano dalla sua zona ?
    La stessa situazione si è ripetuta altrove.
    Qualche anno fa notai una serie di incendi, tutti iniziati lungo una precisa traiettoria, un camminamento preciso. Si vedeva chiaramente che il piromane aveva camminato lungo un sentiero, dando fuoco a intervalli tutto sommato abbastanza regolari. Cosa che non mi risulta si concili con le autocombustioni, che, secondo logica, non dovrebbero presentare un aspetto così regolare.

  6. francesco marangi

    La questione si connota sempre più di caratteri, come dire, psicologici, antropologici.
    C’è una schiatta di persone che per soddisfare il proprio bisogno di piegare la realtà al proprio immaginario, deforma la rappresentazione della realtà.
    Gli si attaglia una barzelletta che faceva il verso alla ottusa propaganda comunista: Harry Truman, il Presidente americano, giunto in URSS, è sfidato da Stalin in una corsa. Contrariamente ad ogni previsione dell’apparato (ndr: forse avevano già dei modelli?) Truman vince. La Pravda titolò così: Il valoroso compagno Stalin arriva secondo! Truman soltanto penultimo.
    Funzionano così anche le classifiche delle temperature?

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