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Quando c’erano le “bombe d’acqua” ma non sapevamo il loro nome.

Mentre si spengono le polemiche per le “bombe d’acqua” previste su Genova e non avvenute e siamo in attesa che si accendano per quello che invece è accaduto altrove, ho  l’occasione per ricordare cosa accadde a Roma il 27 agosto di 59 anni fa.

All’epoca non si conosceva ancora il “climate change” (da tempo si parlava però del “climatic change”), non c’erano le “bombe d’acqua” e non conoscevamo la distribuzione della temperatura superficiale del Mediterraneo come oggi perché ancora non c’erano i satelliti, non c’era ancora Bernacca e neanche le trasmissioni RAI (sarebbero iniziate nel 1954).

Le mura storiche allora caddero senza dover dar colpa alle nevicate invernali e l’eccezionale caldo estivo (come avvenuto in questi giorni), ove misurata la precipitazione superò i 100 mm in un’ora causando due morti e venti feriti (non c’era ancora la protezione civile su cui scaricare eventuali responsabilità). Ci furono anche delle manifestazioni degli alluvionati, l’acqua non solo allagò gli scantinati ma arrivò al metro di altezza in alcuni punti della città.

Per ora non aggiungo altro perché potete leggere tutto dai sei ritagli di quotidiano che riporto sotto:

Concludendo, all’epoca:

  • le scuole chiudevano da fine maggio ad ottobre perché a giugno iniziava il caldo e si andava al mare fino a settembre (oggi invece va sul giornale chi afferma che “Da qualche anno il periodo caldo si è allungato vistosamente. Inizia verso la fine di maggio e si estende a settembre”), per conoscere il clima di giugno dei decenni scorsi ad esempio si possono rileggere alcune pagine del libro “Cuore” ambientato addirittura nell’800;
  • si sapeva che il periodo più caldo e stabile dell’anno era generalmente a luglio ed agosto (il “solleone” ricorda il periodo del segno astrale del Leone, inoltre la “canicola” fin dal tempo dei greci-latini ed egizi ricordava il periodo della stella Sirio o stella del cane – anche gli anglosassoni chiamano il periodo caldo “dog days”);
  • dopo il periodo caldo, tradizionalmente per i contadini tra le due Madonne ( il 15 agosto e 8 settembre), la prima irruzione relativamente fredda causava danni ed allagamenti, per questo si curava la manutenzione dei fossi (ad esempio vedi l’attività dei cantonieri – di cui sono rimaste solo le case).

Se ai giorni nostri si ripetesse su Roma quanto avvenuto circa 60 anni fa, speriamo di no, piuttosto che dalle descrizioni dell’accaduto le pagine dei quotidiani sarebbero piene di spiegazioni degli esperti del “molto probabile/quasi certo” nesso con l’emissioni di anidride carbonica umane in quanto un evento del genere non era mai accaduto (vedi esperto di turno qui).

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Published inAttualitàMeteorologia

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