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Il pranzo della domenica

Le colombe sono estinte da un pezzo, ora girano solo falchi. Con un’aggravante, indossano sempre più spesso la maschera da avvoltoi, rapaci quanto mai abili nell’approfittare delle situazioni.

Abbiamo un problema di siccita? Pronti a rilanciare l’imminenza della catastrofe climatica. Se ne prospetta uno di risorse alimentari primarie come quattro anni fa e per le stesse ragioni? Pronti ad approfittarne ancora. Tutti vegetariani entro il 2050.

Naturalmente, perchè gli allevamenti di animali “consumano” troppa acqua per un mondo assetato come il nostro.

Ammesso e non concesso che siate andati a leggere di che si tratta (qualcuno che da spesso una mano a CM avrà fatto un salto sulla sedia 😉 ), vi consiglio di leggere il commento uscito sul Foglio a firma di Nicoletta Tiliacos.

Vegetariani per forza nel 2050, anatomia di una boiata pazzesca

Oppure, sempre sul Foglio:

Solo erbivoro mai, amo troppo la carne che ci prescrive il Vangelo

Ma, dato che ognuno ha le sue idee e che qui cerchiamo di accorgliele tutte, potreste andare ad esempio anche sul Manifesto:

Siccita? Mangiano meno carne.

Oppure su La Stampa:

Per evitare carestie dieta vegetariana entro i prossimi 40 anni.

O, per finire, su Ecologiae.com:

Tutti vegetariani entro il 2050, o saranno carestie e carenza d’acqua.

L’importante, naturalmente, è che non andiate in macelleria. Ma oggi è domenica, non dovrebbe essere difficile astenersi. E domani? Domani è un altro giorno, ci sarà sicuramente qualche altra apocalisse da cui guardarsi.

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Published inAttualità

40 Comments

    • Maurizio Rovati

      Un pollo è consapevole di dover morire, comunque vadano le cose?
      Cosa ne pensa un leone, consapevolmente, di un menu vegan?
      Il “fatto” è consapevole di essere un massmedia?

    • Sicuramente non è consapevole che la notizia è relativa alla firma di un manifesto da parte di alcuni scienziati, manifesto che però, una volta letto, è una dichiarazione politica, non scientifica. Curiosamente, questi grandi scienziati tirano fuori paroloni, ma non rispondono alle domande più banali, come quelle che ci siamo posti in questo thread.

    • Guido Botteri

      Dal link:
      “Sapere che un animale che sta per essere ucciso lo capisce, o che una pianta che viene abbattuta sente avvicinarsi la morte e nello stesso tempo emette un grido di dolore che altre piante intorno sentono, dovrebbe indurre nell’uomo un po’ più di umiltà e quel rispetto nei confronti del vivente che fino ad oggi non ha avuto.”
      ovvero, i vegani sono consapevoli del grido di dolore dell’insalata che stanno per mangiare ?
      ps
      Sarebbe ora che qualcuno abbandonasse i cartoni animati, dove gli squali sono vegani e gli animali parlano, vivono e ragionano come gli uomini.
      Dovrebbero anche essere consapevoli che viviamo in un mondo di cose vive, e tutto ciò che mangiamo, tutto, ma praticamente tutto, è vivo e soffre. E allora, o ci si lascia morire, o si prende atto, consapevolmente, che il mondo è fatto così, e che siamo cosa viva che si nutre di cose vive, come tutte le altre cose vive di questo mondo.
      Che ci piaccia o no, il mondo è fatto così, e non abbiamo una via alternativa per vivere senza uccidere e senza far soffrire.
      Non confondiamo l’umiltà con altre cose, per favore, e non dico cosa per autocensura.

    • donato

      Io coltivo il mio orto, però, raramente raccolgo i frutti del mio lavoro. Lascio l’incombenza a mia moglie. Non vi nascondo che la raccolta dei frutti delle piante che ho tanto a lungo accudito, mi dà un certo fastidio. Sarà compassione? Non lo so, forse si. In ogni caso non procedo mai alla lavorazione del terreno prima che le piante, esaurito il loro ciclo, si siano seccate. Per me sono degli esseri viventi e, in quanto tali, li rispetto. Ciò, però, non mi impedisce di mangiare i frutti proprio in virtù del fatto che noi siamo nati e ci siamo evoluti come tutti gli altri esseri viventi: per essere cibo di altri esseri viventi e per cibarci di altri esseri viventi.
      Altra riflessione conseguente alla tua provocazione. Per far crescere le mie piante, debbo distruggere le erbe infestanti. Anche esse sono esseri viventi, però, nei loro riguardi non provo alcuna compassione o rispetto, anzi! In altre parole, nei riguardi degli esseri vegetali sono profondamente ingiusto: con alcuni sono compassionevole, con altri no. 🙂
      Come dici tu: “Che ci piaccia o no, il mondo è fatto così, e non abbiamo una via alternativa per vivere senza uccidere e senza far soffrire.”
      A me non piace, ma non posso cambiare le regole della natura, a meno che non decida di morire d’inedia. Se debbo essere compassionevole con gli animali e con i vegetali, infatti, non credo di avere altre alternative. 🙂
      Ciao, Donato.

  1. Max – dipende dal significato di ‘esibizione’. Lo stereotipo del vegan è il tizio che continua a parlarne, come se il metallaro passasse il suo tempo a far risuonare per tutti certe melodie….

  2. donato

    @ F. Giudici @ Udik
    Discussione molto interessante! Io la penso come F. Giudici, ma ho apprezzato molto (pur non condividendoli in molte parti) i ragionamenti e le considerazioni di Udik.
    Ciao, Donato.

  3. Tornando un attimo agli aspetti più oggettivi della discussione, avrei un paio di domande. Dunque, il problema sono le mucche che bevono e producono flatulenze ricche di metano. Quante sono le mucche nel mondo? Quanti litri di acqua bevono e quanto metano producono? E come si comparano questi numeri con gli altri erbivori? Per esempio, se non sbaglio (ho cercato velocemente) tra USA e Canada ci sono circa 100 milioni di capi di bovini. Prima della colonizzazione europea non c’erano, ma c’erano circa 70 milioni di capi di bisonti. E’ possibile avere un confronto numerico tra i numeri significativi di capi di bestiame e animali selvatici?

    • Guido Botteri

      Fabrizio, le accuse alle mucche, flatulenze (e quindi metano) e consumo di acqua, sono del tutto pretestuose ed ideologiche. Tant’è vero che nessuno si preoccupa delle flatulenze dei panda, degli orsi polari e dei koala, e di quanta acqua bevano. Né si preoccupano che l’orso polare sia un carnivoro feroce, antropofago e cannibale.
      Quanto all’acqua, parlano le cartine delle perdite d’acqua di falda, e della localizzazione degli allevamenti, che dimostrano che non c’è alcuna relazione tra la presenza di mucche e le perdite d’acqua di falda.
      Per il metano ho citato il link dove si può vedere che è stabile, e quindi le accuse alle mucche di causare riscaldamento globale cadono nel modo più assoluto. Questi sono fatti, e mi sembrano incontestabili. Il resto sono accuse fantasiose ed arbitrarie.
      Secondo me.

    • Guido Botteri

      Devo correggere parzialmente la mia affermazione sugli altri animali rispetto alle mucche. Per qualche sfortunato destino, mentre continua l’incolumità di molte specie di animali, rispetto alle flatulenze e ai ruttini che possano fare (scusate, mi sento ridicolo parlando di queste cose, ma sono loro che portano avanti, ed anche troppo seriamente, questo argomento), in Australia sono caduti sotto il mirino degli ambientalisti, i cammelli:
      http://www.repubblica.it/motori/ecoauto/2011/06/08/news/pericolo_inquinamento_il_problema_sono_i_cammelli-17417426/
      da cui estraggo un passaggio significativo
      – Lo sterminio dei cammelli da parte di “tiratori scelti specializzati nel benessere degli animali” è infatti in pole position tra i piani allo studio del governo –
      …e meno male che queste sono persone “specializzate nel benessere degli animali”, e qui trattengo nella tastiera un commento che mi verrebbe da fare.
      Non c’è limite ai danni che possano fare persone impreparate sulla questione (magari competenti, ma in altri campi), quando si sentano investite della “salvezza (presunta) del pianeta”, e qui mi vengono in mente assurdi progetti bioingegneristici, che mi fanno vergognare di essere un ingegnere anch’io.

    • donato

      Le emissioni di un cammello equivalgono ad un quarto di quelle di un’auto che percorre 20000 km all’anno. Uhmmm! Facendo due conti mi sa che io produco inquinanti pari a quelli di quattro cammelli. Di questo passo, mi sa, che dopo i cammelli potrebbe toccare a me! 🙂 🙂
      Mi auguro che, tanto per i cammelli quanto per me, prevalga quell’atteggiamento compassionevole che vegan e vegetariani invocano per indurre gli uomini ad abbandonare il consumo di carne e proteine di origine animale in genere.
      Ciao, Donato.

  4. donato

    La discussione ha travalicato gli aspetti di natura scientifica ed ha toccato aspetti di natura etica, teologica e filosofica. Essa, però, è molto interessante in quanto consente di effettuare delle considerazioni piuttosto profonde che coinvolgono gli aspetti su cui si basa l’evoluzione di homo sapiens. Gli australopitechi effettivamente vivevano, in massima parte, di vegetali e, come gli attuali primati, occasionalmente integravano la loro dieta con materiale proteico (insetti, carcasse di animali e via cantando). Con la comparsa di Homo le cose cambiarono. Lo sviluppo del cervello, della posizione eretta e del bipedismo, si accompagnarono ad un radicale cambio del regime dietetico che si arricchì di proteine di origine animale procacciate mediante la macellazione di altri animali, abbattuti con la caccia o sottratti ad altri predatori. Secondo alcuni biologi ed antropologi potrebbe essere stata proprio la maggior abbondanza di proteine a favorire lo sviluppo del cervello e delle caratteristiche tipiche di homo sapiens. Possiamo considerare assodato, pertanto, che l’uomo è onnivoro e larga parte delle proteine che assume sono di origine animale. Questo dalla notte dei tempi. Che l’uomo sia un vegetariano, pertanto, è una bufala che la nostra storia evolutiva smentisce in modo clamoroso. Da quanto mi è sembrato di capire leggendo i vari commenti, però, il problema sembra essere il seguente. Accertato che l’uomo si distingue dalle altre specie, tra l’altro, per gli aspetti compassionevoli del suo essere, per la razionalità del suo agire (non sempre, però 🙂 ) e per la capacità di adattamento, nulla gli impedirebbe di modificare le sue abitudini in modo da trasformarsi in vegetariano, sostituendo le proteine di origine animale con quelle di origine vegetale. La cosa mi sembra possibile, però, entriamo in un campo che riguarda la cultura, la tradizione, l’evoluzione antropologica di larghe fette dell’attuale umanità. Pretendere di cambiare le tradizioni, gli usi, la cultura, in altre parole, di una parte così grande dell’umanità è un obiettivo, secondo me, troppo ambizioso. Anche perché gli aspetti culturali si basano su aspetti genetici che sono stati selezionati attraverso milioni di anni.
    L’uomo, infatti, non è fatto solo di cultura, ma anche di geni. Molti nostri comportamenti sono frutto di adattamenti evolutivi che nel passato ci hanno conferito dei vantaggi rispetto ad altre specie. Modificarli significa modificare gli aspetti genetici che li sottendono e questo mi sembra molto difficile. Molti ci riescono e da onnivori diventano vegetariani o, addirittura, vegani. La forza di volontà e le convinzioni profonde possono questo ed altro. Altri (la maggioranza) non si pongono proprio il problema, altri, infine, affrontano la questione, però, decidono di proseguire sul percorso tracciato dai nostri progenitori.
    Io personalmente mi colloco tra questi ultimi. Nel passato ho allevato animali da cortile che poi ho utilizzato come alimento. Oggi mi limito al consumo di carne senza allevare animali in quanto il tempo e le condizioni logistiche me lo impediscono. In compenso coltivo molte specie vegetali cui dedico tempo e passione. Personalmente non noto molta differenza tra l’allevare un coniglio e coltivare una pianta di pomodoro: in entrambi i casi c’è bisogno di cure ed attenzione; in entrambi i casi non esisterebbe né il coniglio nè la pianta di pomodoro se non fossero destinati all’alimentazione. Un termine del problema che bisogna tener presente, infatti, è che se non fossero destinati alle nostre tavole, non esisterebbero né i milioni di mucche che popolano stalle e praterie, né i miliardi di piante ad uso alimentare che popolano le nostre campagne. In parole povere noi alleviamo animali e coltiviamo piante per cibarcene. E questo da sempre. Per noi esseri umani è un fatto del tutto naturale, anzi la nostra specie si è potuta sviluppare fino ai livelli odierni proprio grazie alla “invenzione” dell’agricoltura e dell’allevamento del bestiame per uso alimentare e non. E’ questa naturalità del comportamento umano che mi ha indotto a non seguire percorsi vegetariani o vegani (ad essere sincero le verdure non mi sono mai state molto simpatiche 🙂 ).
    Ciò, ovviamente, non significa che io condanni i vegetariani o i vegani. Rispetto profondamente le loro convinzioni e, se dovessi ospitare uno di loro a pranzo o a cena, mi guarderei bene dal consumare carne in sua presenza o a prevedere un menù in cui compaia la carne. Spero che altrettanto essi facciano con me.
    Ciao, Donato.

    • Guido Botteri

      Donato, si rispetta chi non la pensa come te, non chi ti dà dell’assassino perché stai mangiando una fetta di carne, e dice che mangi cadaveri, e vorrebbe costringerti a mangiare come lui, tacendo che la dieta vegana è tanto innaturale che richiede di essere integrata con medicine (ah ah).
      Per carità, se chi si priva di brasati, arrosti e chianine, non volesse coinvolgerti, e per far questo non bombardasse con continui “studi” assolutamente privi di scientificità, ma si limitasse ad avere opinioni diverse per sé, senza attaccarti, senza tacciarti di essere un assassino o roba del genere, allora io darei il massimo rispetto a chi non la pensa come me.
      A tavola, ognuno mangi come vuole, non mi sento di condividere la tua idea di rendere il mio cibo uguale al suo, perché a questo mondo c’è gente che mangia le cose più strane, come gli insetti (sponsorizzati dall’europa), ed io non sono disposto a mangiare insetti.
      Potrei trovarti il link, ma non ne ho assolutamente il tempo, ora, scusami.
      Ma perché non possiamo applicare il concetto di libertà ?
      Ognuno mangi quel che gli pare, anche perché, se mangi con una persona malata, mangi le stesse cose ? Non lo vorrei, se ti avessi a cena, non vorrei che ti privassi del dolce e di un buon bicchierino di liquore, perché io non ne devo far uso. Vorrei che il mio commensale fosse a suo agio, ed io pure, ognuno con ciò che vuole o può mangiare.
      Questo dice la libertà, che a me piace molto di più dell’uguaglianza, che imporrebbe di mangiare tutti uguale, cosa che trovo semplicemente assurda.
      Secondo me.

    • donato

      Guido, una volta ebbi a cena una coppia mista: un italiano ed una marocchina di religione musulmana. Temendo di mettere la mia ospite in imbarazzo, concordai con mia moglie di preparare una cena in cui non fossero presenti salumi e carne di maiale in genere. Io ho mangiato bene lo stesso, ma, nello stesso tempo non ho messo in difficoltà la signora. Qualche tempo dopo ho appurato, a casa loro, che di fronte ad una bella fetta di prosciutto non si tiravano indietro e da allora non abbiamo avuto più remore. 🙂
      Come vedi, tu ed io partiamo dallo stesso presupposto: non mettere a disagio la persona o le persone che si ospitano. Se una persona, per ragioni ideologiche, religiose, culturali non mangia carne credo che, per una volta, non si muore a far a meno della carne. Se, per un vegetariano, un pezzo di carne è un pezzo di cadavere, probabilmente, se mi vede mangiare la carne, non ne gioisce. A me, invece, non costa niente mangiare un po’ di verdura al posto della carne. Allo stesso modo, se uno vuole mangiare le locuste, gradirei che non lo facesse in mia presenza: saranno pure buone, però, a me fanno un certo effetto. 🙂
      Diverso è il caso della malattia o di un alimento che non piace: in questo caso ci si astiene dal mangiarlo senza per questo condizionare gli altri. Mio figlio ed un mio nipote, per esempio, non mangiano formaggio. Il problema si risolve mettendo il formaggio in un vassoio al centro della tavola: chi lo desidera può servirsi da solo. Se, invece, io servissi solo formaggio che direbbe mio figlio? Probabilmente non sarebbe contento. Ad ogni buon conto, chiedendo al diretto interessato, ho scoperto che se non vede formaggio e non ne sente l’odore, lui gradisce di più il pasto. 🙂
      Come vedi io non metto in discussione la libertà di nessuno. Le mie, più che altro, sono delle attenzioni il cui scopo è evitare di mettere a disagio un commensale. Se possiamo mangiare le stesse cose credo che sia molto meglio. Fare delle questioni di principio a tavola, infine, potrebbe rendere l’atmosfera poco congeniale al convivio, o mi sbaglio? 🙂
      Con questo credo di aver chiarito meglio il mio modo di pensare.
      Ciao, Donato.

    • Guido Botteri

      Un ultimo commento, tanto per chiarire.
      Ognuno è libero di comportarsi come vuole, ed essere gentile ci può anche stare, ma è “gentilezza” e NON sia un “obbligo”, in casa nostra, visto che in casa altrui ci son reati (in contrasto con la dichiarazione dei diritti dell’uomo) come blasfemia e apostasia (con possibili sentenze capitali).

    • Guido Botteri

      mai dire mai e mai dire “ultimo” 🙂
      Vorrei chiarire maggiormente la mia perplessità. Una cosa è un singolo pranzo, una forma di cortesia, e altro è una forma di convivenza. Per esempio, immagina di dover condividere non “un” pranzo, ma un tavolo con un compagno di lavoro, a tempo indeterminato. Rinunceresti, per essere gentile, a vino, prosciutto e tutto il resto ?
      Vorrei farti notare che il vino fu reso sacro da Gesù duemila anni fa circa “fai questo in memoria di me”. Certo non intendeva dire che ci dovessimo ubriacare, e la scienza conferma che un giusto e moderato uso di vino (soprattutto quello rosso) fa bene (tranne in particolari casi di particolari patologie). La ricusazione del vino, e la sua condanna, risalgono a ben sei secoli DOPO, “superior stabat lupus”. Per essere “gentili” dovremmo ricusare quello che ci viene chiesto da Gesù ?

    • donato

      Guido, ti rispondo qui perchè non è possibile farlo dopo la tua ultima “integrazione”, però, nella risposta ho tenuto presenti anche le considerazioni che hai illustrato nell’integrazione. Mi sembrava ovvio che stessi parlando di una tantum! Mica ci starei a rinunciare a carne, vino e via cantando per sempre! Per il resto concordo con te: se la cosa diventa obbligatoria il discorso cambia. Io voglio essere libero allo stesso modo in cui altri vogliono essere liberi; io voglio essere rispettato nella stessa misura in cui gli altri vogliono essere rispettati. Sotto questo punto di vista sono molto esigente e considero la reciprocità dei comportamenti la base imprescindibile di ogni rapporto di amicizia, di lavoro e via cantando.
      Ciao, Donato.

  5. Guido Botteri

    Vorrei chiarire per l’ennesima volta che io amo l’ambiente, e amo gli animali, ma questo non vuol dire che possa pensare di dare il voto alle antilopi, alle prossime elezioni, o ai cavalli, nonostante esista il caso di un cavallo fatto senatore (da Caligola), La storia non riporta però i suoi discorsi, o le leggi che avrebbe votato (e come).
    Varie volte su queste pagine ho affermato che non saranno i gabbiani, o i pescespada, a salvare i koala, e quindi sarebbe ora che qualcuno torni su questo pianeta e si guardi un po’ intorno.
    Non tutti i vegani rompono, dice Udik; e chi ce l’ha con quelli che si fanno i fatti loro ? Ho sempre rispettato le scelte personali di chiunque (quelle legali, ovviamente), ma qui di cosa stiamo discutendo ? Di qualcuno che ci vorrebbe tutti a mangiare vegano, non certo di qualcuno che rivendica questa libera scelta per sé. E per ottenere questo scopo, mettono in mezzo le fantasie scientifiche più arbitrarie, senza alcuna rispondenza con la realtà, come è evidente per il metano che non costituisce affatto un pericolo per il pianeta, e questo è un INCONTESTABILE DATO SCIENTIFICO, per quanto il mainstream mediatico continui a propinare falsi allarmi.
    Sono i dati scientifici (ed ho citato il link) che smentiscono tutte queste accuse alle mucche, ideologiche in quanto le stesse persone si guardano bene dall’accusare altri animali, come se le flatulenze fossero un’esclusiva delle mucche (in condivisione con mammuth – che son simili agli elefanti, che per i vegani non fanno flatulenze, e con i dinosauri).
    Tutto ciò prova come certe campagne siano pretestuose, e certi studi non abbiano alcuna validità scientifica.
    Secondo me.

  6. lasciamo fuori le questioni religiose;
    non mi piacciono le generalizzazioni tipo “un vegan ha come necessità esistenziale l’obiettivo di far diventare vegan tutto il mondo, e ci proverà”….
    non esiste una SETTA VEGANA, come non esiste una SETTA VEGETARIANA, non esiste una setta CARNIVORA, etc; esistono persone, responsabili delle di se stesse (si spera sempre),che indipendentemente da quali scelte facciano, si comportano bene o male….

    io non sono vegan, né lo sono mai stato, sono stato vegetariano per 5-6 anni (per motivi di scelta animalista personale, nulla a che fare con discorsi pseudo ambientalisti, o con false verità scientifiche quali “è dimostrato che il genere homo è erbivoro”, come sosteneva un noto geologo televisivo anni fa, senza sapere ovviamente di che parlava), ma in generale non mi piace vedere queste “ghettizzazioni” e classificazioni di chi fa delle scelte di vita personali per motivi che (condivisibili o meno) sono comunque da rispettare finché non provocano danni ad altri;
    conosco e frequento decine di vegan e vegetariani che conducono tranquillamente la loro vita senza cercare di convincere nessuno ad adottare le stesse scelte;

    diverso è il discorso riguardante chi usa questi pretesti per imporre (agli altri ovviamente) scelte di vita che comportano rinunce di qualsiasi genere, o che peggio ancora tendono a relegare una parte della popolazione mondiale a rimanere “arretrati, poveri e affamati” perché sennò anch’essi dovrebbero rinunciare a qualcosa dei loro privilegi;

    è comunque fuori discussione, e credo che questo nessuno possa negarlo, che a parità di quantità d’acqua – necessaria a far crescere 150 kg di frumento o di riso, o parallelamente, a produrre per via indiretta 4-5 kg di carne – sia decisamente più proficua, ai fini di “sfamare”, la prima utilizzazione che non la seconda, sia per numero di persone beneficianti, che per costo procapite; rispetto a questo discorso, la sopra menzionata relazione di causa-effetto tra allevamenti e depauperamento di falde, come giustamente detto ovviamente non ha senso, ben più grave e ingente è lo spreco di acqua, ma dovuto a tecniche e sistemi di irrigazione delle colture antiquati e poco efficienti…..

    forse certe questioni poste in maniera sensazionalistica da alcuni catastrofisti dell’ultima ora (o penultima) andrebbero comunque valutate un po’ meglio tralasciando gli aspetti emotivi e gli schieramenti di parte “a prescindere”;

    OT: sulla questione “trattamento-maltrattamento degli animali”, evito di dilungarmi, ma quello che ho visto e documentato con i miei occhi in tante parti d’Italia (e non parlo solo di animali domestici, né solo di animali destinati alla produzione di alimenti), è ben lontano da quello che secondo me è il concetto di rispetto delle altre forme di vita….
    è convinzione personale, a differenza di quanto riportato sopra estratto dalla dottrina cristiana o da osservazioni personali (“….cit: Crederò all’uguaglianza tra uomini ed animali quando saranno gli animali a scrivere e raccontare le loro arringhe….”) che non ci debba essere differenza di considerazione tra uomo e cane/gatto/ragno/serpe/verme/filo d’erba etc etc etc….;
    opinione personale, ovviamente…

    • Ecco, appunto, opinione personale e le rispetto tutte. Vorrei far presente però che la citata frase di Guido “Crederò all’uguaglianza tra uomini ed animali quando saranno gli animali a scrivere e raccontare le loro arringhe….” non è un’opinione personale, ma un modo di chiedere una verifica oggettiva. Siccome la realtà dei fatti è clamorosa, e cioè che siamo l’unica specie che prova compassione anche per le altre, è una solidissima base logica per argomentare la differenza tra le specie, senza tirare in ballo la religione. Abbiate pazienza, ma se volete sostenere che non ci deve essere differenza di considerazione tra specie non si può liquidare questo punto così semplicemente: lo dico amichevolmente, max, ma non lo trovo onesto intellettualmente.

      In secondo luogo, e mi ripeto, a me pare che chi condanna lo specismo ha poca confidenza con gli animali. Io ne ho un po’, in particolare con i gatti (tanto per rimanere su un livello terra terra). Chi ha visto un gatto giocare con il topo sa benissimo di cosa stiamo parlando Guido, gli altri ed io, sa che è la più banale smentita alla balla “solo l’uomo uccide non per necessità”, e se un ragazzino giocasse con un topo così come fanno i gatti non solo verrebbe denunciato, ma riceverebbe anche insulti e minacce di morte via Facebook.

      PS Langone è un danno per la causa.

    • Udik

      Non credo ci sia nessuno, a parte qualche fanatico, che nega le differenze fra le specie. La specie umana forse e’ l’unica a provare compassione, e dunque? Proprio questo dovrebbe autorizzarci a provarne meno nei confronti degli altri animali? Mi sembra un argomento che non sta in piedi.
      Quello che sappiamo per certo e’ che gli animali non sono strumenti per la vita dell’uomo piu’ di quanto i topi siano strumenti per la vita dei gatti, e che l’uomo, da animale come tutti gli altri, uccide e mangia altri animali. E’ naturale? Certo. E’ la cosa migliore che possiamo fare? Non direi, se abbiamo delle alternative. Tu sei colpito dai gatti che giocano con i topi. Che dovrebbero dire i gatti dei miliardi di animali allevati in capannoni e uccisi ogni anno dagli esseri umani?

    • Maurizio Rovati

      Max, il fatto che tu conosca “decine di vegan e vegetariani che conducono tranquillamente la loro vita senza cercare di convincere nessuno ad adottare le stesse scelte” non determina che costoro (o meglio il Meme Vegan che si è installato nelle loro menti) non vogliano convertire il prossimo. Anche la sola esibizione del loro stile di vita è un richiamo a condividere il veganismo e le sue leggi.

      Altri Memi (politici o religiosi) adottano la costrizione esplicita, ma generalmente optano per strategie di penetrazione più soft perchè probabilmente convincere è meglio che vincere, dura di più ed ha maggiori possibilità di sopravvivenza.

      Ora è meglio chiarire, ma penso sia superfluo, che i Memi (come i Geni) non sono in grado di pensare ad una strategia, ma “vivono”, cioè si riproducono, estinguono e mutano in un ambiente, quello culturale, in cui si instaura un processo selettivo analogo a quello darwiniano, dove sopravvive il più adatto, ma con in più una immensa rapidità evolutiva rispetto all’ambiente naturale.

    • L’esibizione dello stile di vita di per sé non mi crea problemi. Direi che la maggior parte di noi, sperabilmente, vive coerentemente con i propri principi e quindi, di fatto, propone un esempio per gli altri. Finché rimane una proposta che gli altri possono fare propria o lasciar cadere nessun problema. Mi preoccupo quando si arriva all’imposizione (o alla forma strisciante di imposizione che è rappresentata dal catastrofismo). Da questo punto di vista concordo con max, non generalizziamo, non tutti i vegetariani vogliono imporre il proprio stile di vita agli altri.

      Udik, non è una questione di più o meno compassione. La compassione è una scelta di ogni singolo e non ho problemi se ci sono persone che preferiscono il vegetarianismo. E’ la pretesa di innalzarlo come ideale da applicare a tutta la specie umana a cui mi oppongo in quanto illogica, visto che ci concerederebbe meno libertà di azione di quanto non ne hanno gli altri carnivori.

      Anche l’affermazione “gli animali non sono strumenti” è molto forte. Qui parliamo di finalità e, se escludiamo quello che dicono le religioni, l’unica cosa che mi pare ovvia è che per la natura i singoli individui non contano niente, contano solo le specie e, in ultima analisi, solo le più forti.

    • Udik

      Fabrizio, la compassione e’ una scelta di ogni singolo. Ma e’ una scelta che siamo soliti considerare moralmente doverosa, tanto che l’intera nostra societa’, oltre che la religione cui la maggioranza degli italiani appartiene, la mettono al centro della loro costruzione (nel caso della societa’, come solidarieta’; nella religione, come carita’).
      Quindi, sono d’accordo che nessuno ti imponga il vegetarianismo. Ma trovo normale che chi ha fatto, per motivi etici (e non ideologici, o fondati su ricerche sballate…) la scelta di non mangiare carne, ti solleciti a fare lo stesso: se non altro perche’ la sua compassione (o carita’) va anche verso gli animali che _tu_ mangi, non solo verso quelli che non mangerebbe lui.

      Per quanto riguarda l’affermazione “gli animali non sono strumenti”. Certo, parliamo di finalita’. E dato che in una visione scientifica la finalita’ non esiste al di fuori delle menti degli uomini, tutto cio’ che non e’ creato direttamente dagli uomini non ha alcuna finalita’ o, a conti fatti, importanza.
      Non ne hanno in natura i singoli individui (neppure gli uomini), ne’ le specie, ne’ i generi, ne’ gli ecosistemi, ne’ i pianeti, ne’ i sistemi solari, le galassie o gli universi. Gli unici a dare un fine, un senso e una gerarchia di valore alle cose in questa parte di universo siamo noi. E quindi in ultima analisi la responsabilita’ di decidere se il dolore altrui (umano o animale) e’ accettabile e desiderabile, e’ tutta e solo nostra, coerentemente con i nostri principi e i nostri valori.

    • Sono quasi totalmente d’accordo su questa risposta… ma è una visione totalmente antropocentrica!

      “va anche verso gli animali che _tu_ mangi, non solo verso quelli che non mangerebbe lui.”
      Certo, e lo capisco benissimo. Infatti ho detto che non ho nessun problema se i vegetariani fanno proselitismo non invasivo.

      A questo punto, però, vorrei estendere il discorso della compassione verso gli animali che sono mangiati dagli altri animali. Come si risolve? Faccio diventare il mio gatto vegetariano?

    • Udik

      Fabrizio, ti rispondo qui per dribblare il limite massimo di profondita’ del thread. Ultima, giuro:

      Beh, l’etica per sua natura esiste su un piano completamente diverso rispetto a quello della realta’ oggettiva, non si puo’ fondare su osservazioni scientifiche (perche’ non si puo’ falsificare!) e quindi chiunque non puo’ che fondarla, in ultima istanza, in se stesso o nella propria natura. Allo stesso tempo pero’, una norma che impone di minimizzare la sofferenza negli esseri viventi ha il pregio di tendere – per costruzione- al bene di tutti, umani e non, quindi non la definirei antropocentrica.

      E certo, pare (ho googlato adesso, non voglio fare pubblicita’ a nessuno) che i cani e gatti di casa possano mangiare vegetariano: 🙂

      http://www.veggiepets.com/acatalog/vegecat_vegan_cat_food.html

      E per finire… pare non sia neppure un’idea tanto nuova 🙂

      Isaia 65:17
      Ecco infatti io creo
      nuovi cieli e nuova terra;

      Il lupo e l’agnello pascoleranno insieme,
      il leone mangerà la paglia come un bue,
      ma il serpente mangerà la polvere,
      non faranno né male né danno
      in tutto il mio santo monte». Dice il Signore.

    • max pagano

      “…non determina che costoro (o meglio il Meme Vegan che si è installato nelle loro menti) non vogliano convertire il prossimo……Anche la sola esibizione del loro stile di vita è un richiamo a condividere il veganismo e le sue leggi….”
      questo è solo un processo alle intenzioni, suffragato dal nulla, o peggio, solo da pregiudizi…

      quindi chi va in giro vestito da metallaro con il “chiodo” e i capelli lunghi in realtà “esibisce” il suo stile di vita tentando subdolamente di trasformare tutto il pianeta in un mondo di fans scatenati dei Megadeath…..??? (personalmente sarei anche d’accordo 🙂 )

      preferisco ricordare che, fino a quando non si fa del male agli altri, ognuno è libero di credere e manifestare le sue opinioni e le sue scelte di vita come vuole…..

    • Maurizio Rovati

      “quindi chi va in giro vestito da metallaro…”

      Anche, fratello, anche :-). E “subdolamente” non è l’avverbio giusto, almeno non sempre, inconsciamente già va meglio, e anche inavvertitamente.

      “preferisco ricordare…”

      Preferisco anch’io ma talvolta le cose prendono una piega diversa indipendentemente da noi, quindi è meglio stare attenti ai dettagli.

      Questo vale ovviamente per i Memi come per i Geni. Le persone e le nostre menti sono altro, sono il computer su cui gira il software culturale. Un computer che è strutturato a diversi livelli di profondità e di complessità, il più profondo dei quali è chimico.
      Se uno ha un corredo genetico che tende a produrre troppo testosterone, probabilmente sarà aggressivo e non potrà farci nulla almeno fino a quando non deciderà, relazionandosi con gli altri, se il suo è un problema o no, portando la gestione dell’aggressività ad un “livello” superiore.

      Ora non so per certo se i Memi (così come vengono definiti) siano in grado di spiegare l’evoluzione culturale però mi pare che siano, al momento, una spiegazione abbastanza efficace.

  7. Claudio Costa

    gli svedesi si chiedono anche, viste queste proiezioni sui fabbisogni di cibo che senso possa avere produrre biofuel!

  8. Claudio Costa

    ma perchè? adesso ho la giornata rovinata! mi tocca leggere tutte le boiate linkate e mi verra l’ulcera

    Ho dato una letta al report deglisvedesi da cui parte l’ennesimo allarme. qui
    http://www.siwi.org/documents/Resources/Reports/Feeding_a_thirsty_world_2012worldwaterweek_report_31.pdf

    Fortunatamente non fanno i soliti errori e la solita confusione tra consumo di acqua e utilizzo di acqua, la loro è una proiezione che si basa:
    – sui cambiamenti climatici previste dallo scenario A2 IPCC(che porteranno inaridimenti di alcune zone attualmente popolose e in aumento)
    – da un continuo aumento della popolazione
    – da un continuo aumento del consumo di proteine aniamli.
    E concludono dicendo nel 2050 l’acqua non basterà a produrre cibo per tutti se la dieta per tutti sarà di 3000 kcal/giorno con una percentuale di proteine animali superiore al 20 % (non solo carne!)

    Va beh! Può darsi, di sicuro se i fabbisogni di cibo e proteine aumentano aumenterà il fabbisogno di acqua e di terreno agricolo, fermorestando le attuali tecniche di irrigazione e coltivazione, il che è impossibile! l’agricoltura mondiale si sta meccanizzando rapidamente e prendono piede tecniche di irrigazione molto più efficaci di quelle attuali ( goccia a goccia, subirrigazione anche per il riso e il mais, ali piovane, pivot ecc ecc

    Dubito fortemente che le proiezioni climatiche abbiano attendibilità e dubito che ci siano grosse differenze nell’utilizzo di acqua e terreni con una dieta vegana di 3000 kcal e 20 Di proteina nel caso i confronti siano fatti:
    – in equipollenza proteica,
    – su tutti prodotti zootecnici e non solo sulle proteine edibili all’uomo,
    – stornando i sotto prodotti dalle razioni zootecniche.

    Ricordo che la favoletta di sostituire le colture agricole molto idrovore come il mais con colture meno idrovore come il grano porta alla consuguenza logica che per produrre le stesse kcal di alimenti servirebbe una superficie agricola pari al triplo di quella coltivata ora. Sostituire invece il riso con il mais quello invece si aumenterebbe enormemente le kcal prodotte a parità di terreni coltivati e acqua utilizzata.
    Manca invece la solita specifica che nessuno dice: sostituire le proteine animali con un’equivalenza calorica ma non proteica di cereali, è l’unico vero sistema che ridurrebbe i fabbisogni di terreni e di acqua. Invece vogliono propinarci la solita barzelletta di un risparmio di acqua e di terra con la sostituzione di proteine vegetali in equipollenza

  9. Maurizio Rovati

    Torniamo alle origini dell’uomo. Siamo Primati onnivori.
    Mangiamo anche la carne per costituzione naturale.
    Siccome la costituzione naturale non si cambia per voto assembleare ri-costituente, temo che resteremo mangiatori di carne a dispetto dei vegan.
    A meno che l’ingegneria genetica non consenta (alle future generazioni) di digerire la cellulosa e sintetizzare altre sostanze indispensabili.
    Ma l’ingegneria genetica è spesso malvista dagli stessi ambienti, vedi il caso degli OGM.
    Ora il caso della mancanza (presunta et futura) dell’acqua si pone come scusa d’obbligo del cambio dietetico.
    E’ chiaramente una balla, come il CAGW e tutti i “picchi” primari. Tutto esagerato, previsto e regolarmente smentito nel tempo.
    Ma dimenticato il precedente fallimento, l’inganno viene reiterato per gli anni a venire.
    Perchè i Memi (http://it.wikipedia.org/wiki/Meme) funzionano così.

    Quello che mi dice l’esperienza è che un vegan ha come necessità esistenziale l’obiettivo di far diventare vegan tutto il mondo, e ci proverà.
    Perchè un vegan in fondo è un essere umano nel cui cervello si è installato il Meme “Vegan”. I Memi, in breve, si comportano come entità autoreplicanti similmente ai Geni ma colonizzano i cervelli per contagio culturale.
    Ovviamente esistono e coesistono, talvolta cooperando, altri Memi, quello Vegan è solo un esempio.
    Nessuno ne è immune e l’idea stessa di Meme è chiaramente un Meme. Quello che conta sono gli effetti, positivi o meno, che un Meme potrà avere.

  10. Fabio Spina

    @ Udik e @ davideimola
    Francamente non condivido la “strumentalizzazione” che si fa nell’articolo del Foglio del Vangelo, ma neanche quanto scrivete Voi. Se si vuole aprire una discussione partirei da quanto scritto nel Catechismo, per comodità lo riporto integralmente (anche se basterebbe ad es. ricordare la virtù della temperanza e giustizia):
    2415 Il settimo comandamento esige il rispetto dell’integrità della creazione. Gli animali, come anche le piante e gli esseri inanimati, sono naturalmente destinati al bene comune dell’umanità passata, presente e futura. L’uso delle risorse minerali, vegetali e animali dell’universo non può essere separato dal rispetto delle esigenze morali. La signoria sugli esseri inanimati e sugli altri viventi accordata dal Creatore all’uomo non è assoluta; deve misurarsi con la sollecitudine per la qualità della vita del prossimo, compresa quella delle generazioni future; esige un religioso rispetto dell’integrità della creazione.
    2416 Gli animali sono creature di Dio. Egli li circonda della sua provvida cura. Con la loro semplice esistenza lo benedicono e gli rendono gloria. Anche gli uomini devono essere benevoli verso di loro. Ci si ricorderà con quale delicatezza i santi, come san Francesco d’Assisi o san Filippo Neri, trattassero gli animali.
    2417 Dio ha consegnato gli animali a colui che egli ha creato a sua immagine. È dunque legittimo servirsi degli animali per provvedere al nutrimento o per confezionare indumenti. Possono essere addomesticati, perché aiutino l’uomo nei suoi lavori e anche a ricrearsi negli svaghi. Le sperimentazioni mediche e scientifiche sugli animali sono pratiche moralmente accettabili, se rimangono entro limiti ragionevoli e contribuiscono a curare o salvare vite umane.
    2418 È contrario alla dignità umana far soffrire inutilmente gli animali e disporre indiscriminatamente della loro vita. È pure indegno dell’uomo spendere per gli animali somme che andrebbero destinate, prioritariamente, a sollevare la miseria degli uomini. Si possono amare gli animali; ma non si devono far oggetto di quell’affetto che è dovuto soltanto alle persone. (fonte http://www.vatican.va/archive/catechism_it/p3s2c2a7_it.htm )

    Non vorrei dilungarmi anche se mi piacerebbe, cmq la visione del cristiano non è antropocentrica ma nel caso teocentrica. Il fatto che l’etica Cristiana sia superata ci porterebbe lontano dai temi di CM, mi limito solo ad osservare che se giustamente ultimamente c’è attenzione nei confronti dei nostri fratelli minori animali, talvolta questa manca verso l’uomo (dal concepimento a fine vita). Ad esempio l’ultima estate a Roma con 35°C le botticelle dovevano fermarsi (con grande controllo dei media ed ambientalisti) mentre nessuna preoccupazione per gli asfaltisti ed operai che vedevo nelle strade. Per quanto riguarda l’Inferno come crimine contro l’umanità, forse sarebbe il caso di non confonderlo con cose terrene come un campo di concentramento/gulag/ Laogai che sono tutti stati creati da prodotti mal riusciti di un atteggiamento illuministico (cioè in cui la ragione umana diviene l’unico Dio). Questo senza voler nulla togliere agli errori/peccati fatti in duemila anni dagli uomini della Chiesa. Io ho cercato di scrivere sinteticamente quello che dice l’etica Cattolica, Vi sarei grato se mi riportate quanto prescrive l’etica occidentale/ illuminista di cui parlate. Un caro saluto.

    • Udik

      Beh, devo ammettere che non sono ne’ un esperto di Catechismo, ne’ di etica laica. Percio’ faro’ solo qualche considerazione molto breve.
      Il Catechismo che riporti risale, se non sbaglio, al 1993, cioe’ segue di diciannove secoli la fondazione della Chiesa Cattolica e di soli due secoli la nascita dell’illuminismo. Non e’ quindi nato con il cattolicesimo e mi e’ difficile pensare che non abbia assorbito un po’ di quello “spirito del mondo” che la Chiesa si trova a volte a condannare e a volte a rincorrere. E in effetti la lettura del testo mi fa pensare che si tratti di aggiunte posticcie, che danno risposta ad istanze moderne ed estranee al cattolicesimo.
      Il primo paragrafo del testo che riporti dichiara di prendere le mosse dal settimo comandamento: “Non rubare”. Ora, a me sembra ci sia una lunga, lunga strada da “non rubare” alla “integrita’ della creazione” come “rispetto delle generazioni presenti, future e passate”. Si dice inoltre che “la signoria sugli esseri inanimati e sugli altri viventi accordata dal Creatore all’uomo non è assoluta: deve misurarsi con la sollecitudine per la qualità della vita del prossimo, compresa quella delle generazioni future”; ma cosa sono il prossimo e le generazioni future se non l’umanita’ stessa? Quale sarebbe allora il limite alla signoria dell’uomo sul creato?
      Il secondo capoverso inizia con “Gli animali sono creature di Dio. Egli li circonda della sua provvida cura.” Una nota (all’indirizzo http://www.vatican.va/archive/catechism_it/p3s2c2a7_it.htm) rimanda a Matteo 6 26:
      “Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, non mietono, non raccolgono in granai, e il Padre vostro celeste li nutre. Non valete voi molto più di loro?”. Onestamente, mi pare un po’ poco per fondarci su un ragionamento, e Matteo li nomina solo incidentalmente, per dire tutt’altro. La nota seguente, usata per giustificare l’asserzione “[gli animali] con la loro semplice esistenza lo benedicono e gli rendono gloria” rimanda al terzo capito di Daniele, dove si esortano a benedire il Signore le seguenti entita’: opere tutte, angeli del Signore, cieli, acque tutte, potenze tutte, sole e luna, stelle del cielo, piogge e rugiade, venti tutti, fuoco e calore, freddo e caldo, rugiada e brina, gelo e freddo, ghiacci e nevi, notti e giorni, luce e tenebre, folgori e nubi, la terra, monti e colline, creature tutte che germinano sulla terra, sorgenti, mari e fiumi, mostri marini e quanto si muove nell’acqua, uccelli tutti dell’aria, animali tutti, selvaggi e domestici, figli dell’uomo, ecc. ecc.
      Anche qui, il riferimento agli animali appare del tutto incidentale.
      Gli ultimi due paragrafi ribadiscono, il primo, la posizione degli animali come mero strumento dell’uomo nella concezione cattolica del mondo, e il secondo, una generica “contrarieta’ alla dignita’ umana” dell’infliggere sofferenze inutili agli animali, senza peraltro alcun rimando ad autorevoli fonti.
      Rimango quindi dell’idea che si tratti di aggiunte posticcie e mal giustificate, che rispondono piu’ che altro al bisogno del fedele contemporaneo di avere delle risposte riguardo ad istanze etiche prettamente moderne. Non cambia in nulla, peraltro, la sostanza delle posizioni della Chiesa riguardo all’essenza degli animali: questi fanno parte di una creazione separata, ad uso e consumo delle generazioni presenti e future. La loro ragion d’essere non e’ altro che l’uomo stesso, come potrebbero essere le pianticelle e le rocce di un acquario per pesci. La crudelta’ nei loro confronti non e’ un male in se’, ma solo in quanto abbassa la dignita’ dell’uomo che la compie.

      E l’etica occidentale, illuminista? Bene, prima di tutto ci sono le scoperte scientifiche: la terra non e’ ovviamente il centro dell’universo e l’uomo- almeno dal punto di vista biologico- non e’ che un ramoscello dell’albero della vita quanto gli altri. E quindi non e’ giustificabile da un punto di vista oggettivo sostenere che esistano due creazioni separate o che l’esistenza degli animali abbia nell’uomo il suo scopo. La ricerca scientifica ci ha anche assicurato che gli animali possiedono un sistema nervoso, funzioni cognitive complesse, e in alcuni casi qualche capacita’ che abbiamo considerato esclusivamente umana come l’uso di oggetti e la trasmissione culturale. Ci sono filosofi (ad esempio Peter Singer) che hanno sviluppato un’etica a partire dalla considerazione che non solo gli uomini (e non sempre, vedi ad esempio pazienti in stato vegetativo), ma anche gli animali, seppure in misura inferiore, sono esseri senzienti e capaci di sofferenza. E si cominciano a chiedere e a sottoscrivere leggi e trattati- ad esempio il trattato di Lisbona su cui si fonda la UE- che riconoscono la natura senziente degli animali. In tutto questo si vede un processo di progressiva estensione di diritti agli animali, e altrettanto chiaramente si distingue la resistenza di una Chiesa saldamente ancorata ad un’etica con caratteristiche molto meno inclusive. E infatti non per niente l’uso del Vangelo per sostenere il consumo di carne, seppure del tutto strumentale, non e’ in dissonanza con le posizioni della Chiesa.

  11. davideimola

    Concordo al 100 per 100 con il lettore Udik;da poco l’occidente(e non solo)
    ha deciso leggi e comportamenti civili e/o etici nei confronti dei nostri
    fratelli minori animali.La chiesa ancora non si è resa conto che il mondo
    non è più antropocentrico,inoltre un consumo MODERATO non può che giovare
    alla nostra salute ed ai conti pubblici (sanità).

    • Guido Botteri

      Lilly è stata violentata da tre o quattro di loro, senza pietà. L’hanno tenuta ferma con un morso dietro la nuca, e l’hanno violentata. Lilly non aveva ancora un anno, e ha dato al mondo due gattini bianchi.
      I gatti mangiano gli uccellini, i gabbiani mangiano i piccioni, gli squali – sorpresa! – non sono vegetariani, come ci raccontano i cartoni animati sempre più insistentemente. I pesci più grandi mangiano quelli più piccoli, i maschi dominanti sono peggio dei fascisti… alle pozzanghere d’acqua nei mesi siccitosi, animali aspettano altri animali per mangiarli vivi.
      Per essere breve, il mondo della giungla è un mondo di violenza mortale.
      Le teorie antropocentriche NON sono superate, NON dal pensiero unico (ne abbiamo avuto abbastanza di sistemi e pensieri dittatoriali), NON dai cartoni animati, non da gente che sentenzia sulla natura senza sapere cosa sia “davvero” un albero (tanto da sentenziare che bisognerebbe mangiare solo la frutta caduta per terra – e ignorando il sollievo grato dell’albero, quando gli togli il peso di tutta quella frutta che gli piega i rami dallo sforzo). Le piante soffrono, provano piacere, riconoscono chi gli è amico…ma questo gli ambientalisti dei cartoni animati non lo sanno.
      Tutto ciò che mangiamo (quasi) è vivo, soffre o gioisce… tutto, anche le piante, e allora, cosa dovremmo dedurre ? che dovremmo mangiare solo minerali ? Moriremmo molto rapidamente, e quindi questo mondo non è fatto per l’uguaglianza né per le teorie ideologiche vegane o animaliste.
      Crederò all’uguaglianza tra uomini ed animali quando saranno gli animali a scrivere e raccontare le loro arringhe, e non degli uomini in loro nome, imbevuti di cartoni animati.

  12. donato

    Oggi ho aperto CM, e ho letto il post di G. Guidi con i relativi annessi e connessi. Dalle mie parti, la domenica, è consuetudine cucinare un bel ragù e, a casa mia, osserviamo le tradizioni 🙂 . La lettura del post di G. Guidi, però, mi ha tolto l’entusiasmo: sembra che questa tradizione, ormai, sia desueta, anzi nefasta e perniciosa! La cosa più grave è che, oggi, quando mi siederò a tavola di fronte al ragù preparato da mia moglie,… mi verranno i sensi di colpa. Tutto per colpa di G. Guidi e degli studiosi dell’Università di Stoccolma! 🙂 Per sentirmi a posto con
    la coscienza dovrei mangiare una bella insalata, però, poi dovrei sottostare ai mugugni di mia moglie con la certezza che, per chissà quanto tempo, di ragù non se ne sentirà più parlare (i cuochi, a volte, sono molto vendicativi 🙂 ). Ossessionato da questo atroce dilemma “mi appresso al desco domenicale”. Ragù o non più ragù? Questo il problema. 🙂
    Tornando seri vorrei fare qualche piccola considerazione sugli articoli citati nel post. Alcuni (quello di C. Langone e quello pubblicato su “ecologiae”) sono piuttosto “fondamentalisti” e non li condivido. Gli altri mi sembrano più equilibrati e pongono l’accento su un problema serio: l’utilizzo delle risorse idriche e la loro limitatezza. Una razionalizzazione dell’uso di tali risorse è necessaria. Esistono tecniche agrarie, sistemi di irrigazione e specie vegetali che si prestano a questo scopo. Si tratterebbe solo di favorire il loro ingresso nella pratica agricola quotidiana ed il problema potrebbe essere ridotto se non risolto. Tutto sta a superare le resistenze all’innovazione del mondo agricolo e di quello ambientalista. So di varietà vegetali molto resistenti che potrebbero crescere anche su suoli debolmente salini. Si tratta, però, di piante ingegnerizzate che sono notoriamente invise a certi settori produttivi ed a certi gruppi di opinione. La ricerca scientifica e tecnologica ci offrono gli strumenti per alleviare certi problemi, basterebbe solo applicare i risultati di tali ricerche.
    E, a questo punto, mi sorge un altro dubbio “amletico”. Perché la scienza è buona quando predica il cambiamento climatico, la riduzione della cosiddetta impronta ecologica, la limitazione delle emissioni di CO2, la realizzazione di centrali eoliche o fotovoltaiche e via cantando, mentre diventa cattiva se si occupa di ingegneria genetica, miglioramenti delle specie vegetali, delle tecniche di coltivazione e di allevamento ed individuazione di nuove strategie per lo sfruttamento di fonti fossili o nucleari?
    Caro Guido, non c’è nulla da fare: mi hai rovinato il pranzo (senza se e senza ma)! 🙂 🙂
    Ciao, Donato.

    • Guido Botteri

      Un giorno chiesi a Claudio Costa di pubblicare una mappa di dove si trovano gli allevamenti ed una sulle perdite di acqua di falda. Volevo capire se veramente gli allevamenti causassero quelle perdite d’acqua di cui sono continuamente accusati. Dal confronto risultò che non c’era alcuna relazione, ma se proprio si fosse voluto trovarne una si sarebbe dovuto dire che gli allevamenti fanno bene all’acqua 🙂
      Non creiamo falsi colpevoli, ce ne sono già tanti, di accusati innocenti.
      Ma per fortuna c’è anche l’intelligenza scientifica che ci aiuta a stabilire se le accuse del lupo all’agnello siano fondate o no.
      Superior stabat lupus !

  13. Udik

    Un piccolo OT.
    Devo dire che il titolo “Solo erbivoro mai, amo troppo la carne che ci prescrive il Vangelo” riesce davvero a darmi il voltastomaco: contro argomenti, giusti o sbagliati che siano, quello che ci vuole e’ proprio un bel richiamo all’identita’ religiosa del lettore.
    Poi pero’ si legge l’articolo ed e’ anche peggio: “Quindi chi rifiuta la carne in nome della pietà verso gli animali dovrebbe prima prendersi la briga di dire che Gesù è cattivo”. A parte che il Vangelo non c’entra un fico, io non mi faccio alcun problema a dire che, se esistesse l’inferno con le sue torture eterne, Dio sarebbe condannato per crimini contro l’umanita’. Ovvero che l’etica cristiano/ cattolica e’ stata da tempo ampiamente superata da quella occidentale/ illuminista non solo in fatto di pieta’, ma anche di tolleranza, rispetto del prossimo e perdono. Ed e’ ora di renderesene conto.

    • Mi aspettavo un commento del genere, ed è questa la ragione per cui ho cercato di rendere disponibile un ventaglio di opinioni più ampio possibile sull’argomento. Avendo però letto e quindi proposto anche la fonte “incriminata” devo dire di non aver sentito alcun richiamo identitario, quanto piuttosto un invito alla coerenza, che per ragioni di opportunismo spesso chi propone queste “soluzioni” si guarda bene dall’avere. Può darsi che abbia capito male e che quello dell’articolo volesse essere una chiamata alle armi, ma nella fattispecie con me non è stato efficace.
      gg

  14. Guido Botteri

    Non mi posso permettere di saltare sulla sedia, forse l’anno prossimo, dopo l’operazione che dovrei fare a ottobre (niente di ché, ma devo evitare sforzi e movimenti da eco-balla-catastrofe annunciata).
    Mi aiuta in questo il fatto che non sia una sorpresa. Da un po’ di tempo la setta vegana è molto attiva nella sua xxxxxx (autocensura).
    Dal punto di vista morale, da cristiano potrei citare i tanti esempi e miracoli di Gesù. Gli amici atei non se ne abbiano a male, non vuole essere un discorso “religioso” ma solo chiarire che non sono disposto ad accettare morali da fanatismi ideologici.
    Dal punto di vista, diciamo, “climatico”, il ruolo del metano nell’aumento della temperatura è attualmente ZERO (quindi cadono completamente le pretese scintifiche di questi sedicenti scienziati) come si può vedere da qui (ma anche da altri link):
    http://co2now.org/Know-GHGs/Methane-%7C-CH4/methane-and-climate-science.html
    da cui, per comodità di Veronesi (persona che stimo e a cui rivolgo il mio sincero saluto), estraggo questo breve stralcio:
    “From the methane record, the CH4 concentration is seen to start to rise from ~700 ppb around 1750 AD and increased in an approximately exponential fashion until about the 1980s. In the 1990s, the rise slowed and CH4 concentration leveled off around the year 2000, which has been attributed to the stabilization of the cumulative CH4 emissions (Forster et al., 2007).”
    Cioè il metano NON è vero che stia aumentando, e le mucche sono dunque innocenti. Credo che questo semplice dato sia sufficiente a stabilire che le varie catastrofi attribuite alle mucche (ma non agli elefanti, ai gorilla, ai bisonti, agli ippopotami… che chissà perché – ma credo di sapere perché – possono darsi alle flatulenze senza limiti) sono aria fritta, falsità, menzogne, ignoranza.
    E sarebbe ora di finirla con queste accuse eco(il)logiche !
    Secondo me.

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