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Chi ci salverà dall’alta pressione?

Solito barbosissimo disclaimer: questa non è una previsione del tempo; e tantomeno è una diagnosi medica, nel qual caso avrei piuttosto scritto pressione alta 🙂

 

E’ una semplice riflessione nata dalla combinazione di due letture. Ieri sera ho ricevuto su una newsletter il link ad un articolo uscito su Lettera 43 in cui si parla del prepotente ritorno all’utilizzo del carbone che la UE sta vedendo negli ultimi tempi. La voglia (tutta da dimostrare) di affrancarsi dall’uso dell’energia nucleare dei paesi che la sfruttano e il boom del gas estratto dagli scisti negli Stati Uniti che ha prodotto un sensibile abbassamento del prezzo del carbone, stanno appunto regalando a questa risorsa energetica una seconda giovinezza. Più 26% nella totalità dell’Unione, con l’Inghilterra che guida questa speciale classifica con una percentuale bulgara: più 73%.

 

Ma, leggiamo, si tratta di un’impennata passeggera, perché in realtà, lo dicono i piani strategici, verrà presto l’era delle rinnovabili. Nel frattempo, tra una palata e l’altra, quasi tutti si stanno organizzando per seguire gli USA sul territorio dello shale gas, così, per non sbagliare.

 

E quindi la seconda lettura, parecchio più leggera ma altrettanto eloquente. Un post sul blog di Bishop Hill, normalmente piuttosto attento alle vicende energetiche. Come spesso accade su quelle pagine infatti, sono pubblicati i dati di produzione in tempo reale delle fonti rinnovabili (soprattutto eolico) in Gran Bretagna. Montford (Bishop Hill appunto) scrive che nelle situazioni di scarsa produttività eolica, lo spirito di collaborazione su cui si fonda l’Unione e l’impiego delle smart grid dovrebbero consentire di avere accesso all’energia prodotta con le rinnovabili da quei paesi che magari con migliori condizioni atmosferiche riescono in quel momento a produrla. Poniamo il caso che le smart grid riescano davvero a fornire alla rete la stabilità necessaria al suo funzionamento e facciamo finta di capire perché quelli che dovessero riuscire a produrre energia a basso costo la dovrebbero dare ad altri piuttosto che impiegarla, posto che di Sole e vento non ce ne sarà mai abbastanza, resta il problema dell’alta pressione (immagini da qui).

 

20130302.1500.composite.SeaLevelPress_model_overlays_mediterranean_mediterranean.x
Immagine da satellite più campo barico per le 15 del 2 marzo scorso

Già, per esempio sabato scorso, con l’Europa centro settentrionale in gran parte coperta di nubi basse generate appunto dalla stabilità atmosferica e senza una bava di vento (immagine in testa), in presenza di un futuristico impiego consolidato di grandi quantità di energia rinnovabile, forse l’eventuale spirito di collaborazione sarebbe stato meglio bruciarlo nelle lampade, come si faceva una volta.

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Published inAttualità

2 Comments

  1. Marco85

    Solita domanda imbecille che mi pongo e che mi opprime, fino a quando le fonti fossili basteranno per non far litigare nessuno per le risorse energetiche (sia domestiche che per trasporti)? Tenendo conto che la nostra economia è basata su una costante crescita gli interessi di uno andranno a “cozzare” con gli interessi dell’altro, creando una sala da thè al quale non vorrei proprio essere seduto, tanto meno stare nella stessa stanza.

  2. Io ho un’altra domanda, magari c’è la risposta nel blog linkato, ma sono in treno e il collegamento è ballerino. La soluzione di spostare energia elettrica con le smart grid su scala continentale non è certo un km-0 energetico e quindi ha dei costi. Certamente, non è km-0 neanche spostare gas, carbone o petrolio. Ma qualcuno mi sa confrontare quanto costa spostare, poniamo, 1MWh a 1000km di distanza in forma di gas, carbone o petrolio equivalente e in forma di energia elettrica già convertita?

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