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La Migrazione Lessepsiana globale

Ferdinand de Lesseps fu il progettista del Canale di Suez, di fatto l’opera che ha aperto una porta di servizio nel Mediterraneo. Da molti anni ormai, il fenomeno della diffusione di specie aliene nelle acque del Mediterraneo è noto come migrazione lessepsiana. Animali in forma per lo più larvale e organismi vegetali trasportati letteralmente a bordo delle navi che attraversano avanti e indietro le rotte commerciali da e per il bacino del Mediterraneo con le acque di zavorra.

 

Un fenomeno naturalmente tutt’altro che limitato al nostro mare, ma piuttosto molto diffuso e quanto mai accresxiuto negli ultimi anni per effetto dell’incremento esponenziale della densità del traffico marittimo commerciale. In termini probabilistici, il singolo essere vivente è difficile che riesca a sopravvivere adattandosi all’ambiente nuovo in cui viene a trovarsi quando le acque vengono scaricate, ma il numero molto elevato di “tentativi” certamente alza le probabilità di sopravvivenza e adattamento delle specie, con elevati rischi di alterazione delle catene alimentari e di sopravvivenza per le specie indigene. Con una eccezione piuttosto ovvia, quella del Mare del Nord, dove l’habitat è certamente molto ostile per la maggior parte delle specie non indigene.

 

Credo per la prima volta, ma se così non fosse in modo comunque iteressante, alcuni ricercatori dell’Università di Bristol hanno “mappato” quelle che loro stessi definiscono le “autostrade globali delle specie marine invasive”, definendo quali di queste pongono i rischi più seri di bio-invasione. Più che il riscaldamento globale potè la globalizzazione a quanto pare. Tanto per capirci, i Barracuda nel Mar Tirreno ce li hanno portati le navi, non l’aumento della temperatura del mare.

 

Qui c’è larticolo di Science Daily

Qui, invece, il paper pubblicato su Ecology Letters.

 

 

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Published inAttualità

7 Comments

  1. donato

    Dopo l’intervento di M. Pagano sulle due specie di barracuda ho voluto fare una piccola ricerca personale sull’argomento. Senza voler essere esaustivo sulla questione (non ne ho le competenze 🙂 ), ho scoperto che il barracuda del mediterraneo (Sphyraena viridensis) fu individuato una prima volta da Cuvier nel lontano 1829 nell’Oceano Atlantico (se ho capito bene nelle Isole di Capo Verde). Nel Mediterraneo, e precisamente lungo le coste israeliane, questa specie fu identificata nel lontano 1971 ad opera di Ben-Tuvia e, quasi contemporaneamente, da George et al. lungo le coste del Libano. Negli anni successivi la specie è stata riconosciuta anche in altre località del Mediterraneo. Come si vede la specie albergava nei nostri mari fin da epoche in cui di tropicalizzazione non si parlava ancora. All’epoca si parlava di invasione di specie aliene attraverso il canale di Suez, ma non mi sembra che nel caso del nostro barracuda si potesse parlare di ingresso da Suez, molto più probabilmente da Gibilterra. Da un esame sommario delle temperature delle acque marine non mi sembra che le temperature dell’Atlantico nell’area di Capo Verde siano molto diverse da quelle del Mediterraneo orientale per cui è probabile che questa specie, come scrive Andrea G., effettivamente vivesse anche nel Mediterraneo anche prima che fosse ufficialmente identificata. Non sono un esperto di ittiologia, ma basta fare un salto su Wikipedia per vedere che il barracuda mediterraneo è estremamente simile a quello indigeno tanto che anche gli ittiologi, molte volte, li confondono (sembra che per identificarlo in modo corretto bisogna andare a ricercare un minuscolo particolare anatomico). Le abitudini delle due specie, inoltre, sono molto simili e, quindi, nulla impedisce che gli esemplari catturati nel passato dai pescatori siano stati confusi.
    Come si può vedere mi sono addentrato in un’altro ambito della scienza che, onestamente, mai avrei pensato di sfiorare: tanto per avvalorare l’idea che da queste parti impazzano i tuttologi! 🙂 🙂 🙂
    p.s.: prometto di non farlo più!
    Ciao, Donato.

  2. max pagano

    a me risulta comunque che Sphyraena sphyraena e Sphyraena viridensis son due specie distinte, la prima corrisponde effetivamente al barracuda mediterraneo comunemente noto, la seconda è invece realmente di origine tropicale atlantica, e risulta pescato e avvistato in quantità nei nostri mari a partire da metà anni 90…. anche molti pescatori dicono la stessa cosa, forse non è proprio una bufala….

    • Andrea G.

      Grazie Pagano che mi dai modo di essere più preciso.
      Sono due specie diverse, difficilmente riconoscibili da adulti, ma che popolano abitualmente, chi più chi meno,
      il Mediterraneo. Altra cosa, ed è quella a cui mi riferivo e che vendono gli ambientalisti a tutti i costi, è la presenza, probabilmente irrisoria, del Barracuda barracuda.
      Come ben saprai, lo stretto di Gibilterra ha sempre consentito migrazioni di popolazioni ittiche senza per questo considerarle invasioni di specie aliene tropicali.
      Il tonno rosso, per esempio, è indice di tropicalizzazione del Mediterraneo?

  3. max pagano

    guido, i due link sono errati e non funzionanti…..

  4. Gianluca Fusillo

    Grande Andrea per la precisazione. Ahimè questa bufala gira amplificandosi da molto tempo ormai!

  5. Andrea G.

    Scusa Guido ma la cosa mi tocca in quanto biologo marino. La storia dei barracuda che da qualche tempo infestano il Mare Nostrum è una bufala ambientalista.
    Nel Mediterraneo esiste da sempre una notevole popolazione di una specie nostrana di barracuda, lo Sphyraena sphyraena o Sphyraena viridensis, detto anche luccio di mare, che non è lo Sphyraena barracuda tipico dei mari tropicali.
    Quando si parla di barracuda nel Mediterraneo si tratta, al 99%, appunto di quello mediterraneo.

    • donato

      Grazie! Precisazione oltremodo gradita. Proprio qualche giorno fa, infatti, ho assistito alla trasmissione di un documentario che dava per certa la provenienza tropicale dei barracuda nel Mediterraneo (anche di qualche squalo, ad essere sincero) 🙂 .
      Ciao, Donato.

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