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Pensieri (e azioni) razionali

I miei normalmente non appartengono alla categoria. Lo stesso non posso dire dei numerosi commenti dei lettori che partecipano alle nostre discussioni, specie quando attraverso la leva del dibattito climatico, arriviamo a parlare di argomenti più ampi e di più facile accesso per il sentire comune, opinioni cioè per le quali non è necessario avere una preparazione tecnica, ma bastano occhi per vedere e buon senso.

 

Appunto il buon senso con cui Morgan Brazilian e Roger Pielke jr affrontano un argomento decisamente topico in un articolo uscito fresco fresco su Science & Tecnology:

 

 

Making energy access meaningful

 

 

E’ capitato spesso anche sulle nostre pagine di commentare le esortazioni delle Nazioni Unite sulla necessità di garantire una disponibilità di energia abbbondante e a basso costo a quella vasta parte della popolazione mondiale che ancora non può permetterselo. Allo stesso tempo, proprio in funzione di queste esortazioni, capita spesso di leggere delle proiezioni sul fabbisogno energetico mondiale che cercano di tener conto anche di queste esortazioni, ipotizzando cioè un mondo in cui la domanda di energia, comunque sempre in ascesa, possa salire ulteriormente per il raggiungimento dei target minimali proposti in sede sovrannazionale. Secondo quanto scrivono Pielke e Brazilian tuttavia, quei target sono quasi sempre più minimalisti che minimali, nel senso che la disponibilità di energia pro capite per le popolazioni sottosviluppate è sempre intesa come molto bassa, enormente più bassa di quella cui hanno accesso le popolazioni già sviluppate.

 

Questo atteggiamento ha due implicazioni principali. Da un lato significa che le proiezioni sul fabbisogno energetico globale sono potenzialmente molto più basse di quelle che saranno le esigenze reali, dall’altro implica che comunque una larga fetta della popolazione mondiale continuerà a restare a lungo in condizioni di sottosviluppo. L’accesso all’energia, che in pratica significa progresso ed eradicazione della povertà, deve quindi essere immaginato in modo che abbia senso, cioè che permetta davvero di progredire ed uscire dalle condizioni di indigenza in cui versa gran parte del mondo.

 

E’ anche vero però che nonostante delle prospettive più o meno buone in materia di fonti e mix energetico, nelle prossime decadi (presumibilmente molte), la gran parte del lavoro continueranno a farlo le fonti fossili. Ed è un lavoro sporco, nel senso che, prendendo per buone – solo perché stiamo parlando d’altro – le determinazioni e le proiezioni IPCC sull’impatto delle amissioni antropiche sulle dinamiche del clima, ad un impiego ancora più massiccio e per ancora lungo tempo delle fonti fossili, dovrebbero/potrebbero corrispondere tanti problemi climatici.

 

Si pone quindi il problema, per chi fa policy ma anche per chi la deve sostenere, di decidere se sia più opportuno proseguire oggi nella direzione di una drastica riduzione delle emissioni allo scopo di mitigare l’impatto delle attività umane sul clima guardando al mondo della fine di questo secolo delle cui forme non abbiamo la più pallida idea, o concentrarsi oggi, subito, sui temi dello sviluppo e della crescita di quelle popolazioni le cui necessità sono note e, purtroppo, anche molto ben visibili. Le due cose sono oggi in conflitto, non c’è da fare molta filosofia. Quanti tra quelli che vorrebbero bandire l’uso delle fonti fossili si sono posti questo problema? Quanti hanno riflettuto sul fatto che l’accesso ad energia abbondante e a basso costo significa sviluppo, quindi aumento della resilienza rispetto agli eventi catastrofici che abbondano già con o senza il climate change, diminuzione del tasso di natalità, aumento delle aspettative  e della qualità della vita?

 

Quanti? Non so, ma so che non sono discorsi che capita di sentire molto spesso, mentre spessissimo invece capita di essere bombardati da attivismo climatico senza senso, che per tante regioni, ma soprattutto per quanto sopra non rientra nella categoria del pensiero razionale. Qui, sul blog di Judith Curry, una interessante digressione su questo agomento.

 

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Published inAttualità

Un commento

  1. A. de Orleans-B.

    Sul tema energetico (e non solo) credo che valga molto la pena ascoltare alcuni pareri di Elon Musk, intervistato in:

    http://www.ted.com/talks/elon_musk_the_mind_behind_tesla_spacex_solarcity.html

    L’intervista è in inglese ma è disponibile una buona trascrizione in italiano.

    Elon Musk è l’imprenditore che ha lanciato PayPal, Space X, l’auto elettrica Tesla e Solar City.

    Uno dei punti che più mi ha impressionato riguarda l’importanza che egli assegna allo sviluppo di un razzo riutilizzabile come premessa per rendere “multiplanetaria” la specie umana: il combustibile di un vettore orbitale inciderebbe per un 0,3% e la riutilizzabilità di un razzo aumenterebbe quindi di un centinaio di volte la sua efficienza economica… per poi vedere il filmato di un razzo alto una trentina di metri che decolla verticalmente, resta in hover e poi riatterra sul posto.

    Un’altro riguarda la superiore efficienza economica globale di una vettura elettrica rispetto alle attuali, tenuto conto delle efficienze in cascata sempre partendo da combustibili fossili.

    In ultimo mi ha colpito la sua riflessione circa il pensare per analogia, efficace per la maggior parte dei problemi quotidiani ed il pensare per principi di base (leggi fisiche), indispensabile per problemi nuovi, o fondamentali.

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