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Mese: Agosto 2013

Mirror posting: I fulmini di sempre. Per qualcuno sono nuovi

La versione originale e integrale di questo post è stata pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana a firma di Fabio Spina.

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I fenomeni meteorologici più estremi avvengono quando masse d’aria con cospicue differenze nelle caratteristiche fisiche, come la temperatura, vengono a contatto e sono costrette a mescolarsi, causando veloci processi di condensazione e bruschi mescolamenti verticali. Quindi i fenomeni più dannosi avvengono quando su un’area riscaldata da mesi per la permanenza di aria calda ed umida (di origine meridionale, talvolta africana) irrompe per la prima volta aria fredda e secca proveniente dal nord. Per avere un’idea grossolana si può pensare ad acqua che cade su una padella arroventata.

Quando possono accadere con maggiore probabilità sull’Italia questi fenomeni? Tutti sanno che è a fine estate, dopo ferragosto accade quella che è nota come “crisi dell’estate”, “rottura dell’estate”, “burrasca di ferragosto”, etc. . Termini con i quali si intende la brusca ‘rottura’ dell’estate per il primo burrascoso arrivo, dopo 2-3 mesi di caldo più o meno intenso, di aria più fresca in genere proveniente direttamente dal Nord Atlantico.

 

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Vizi pubblici e virtù private

Un po’ di pazienza, prima di leggere fate scorrere la sequanza di immagini qui sopra. Fatto? Ok, proseguiamo. Il titolo che ho dato a questa post necessita immediatamente di un caveat. Che le virtù private si comincino a vedere è un fatto, che continuino ad esserci dei vizi pubblici è da vedersi, anche se a meno di un mese dalla pubblicazione del 5° Report IPCC il sospetto comincia ad essere forte.

 

Già perché ormai una decina di giorni fa, pare abbia circolato per le redazioni di alcune importanti testate una bozza del suddetto report. Secondo il New York Times, per esempio, ripreso anche dal National Geoghraphic, il livello di certezza che una buona parte se non tutto il riscaldamento cui è andato soggetto il pianeta nelle ultime decadi dovrebbe salire dal 90% del 4° Report IPCC al 95% nella futura pubblicazione. Altro caveat. Trattasi di bozza e di un documento che comunque deve ancora essere soggetto agli ultimi ritocchi nella plenary session in cui fra i rappresentanti dei vari governi generalmente volano le sedie, ma è difficile che cambino i numeri, più probabilmente potrà cambiare l’accento in qualche frase.

 

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Il clima cambia sempre…e lo fa pure di corsa!

Quello degli shift climatici o cambiamenti di regime, oppure ancora, di rapide variazioni dell’assetto della circolazione atmosferica, è un argomento che abbiamo affrontato più volte (qui, per esempio, addirittura nel 2008) ed è quello che a mio parere andrebbe maggiormente approfondito per guardare alle dinamiche del clima attraverso una lente d’ingrandimento diversa dal solito paradigma +CO2=temperature più alte. Non fosse altro perché ci sono prove evidenti che questi cambiamenti di regime siano avvenuti e ce ne sono di altrettanto evidenti che l’equazione appena citata non funziona.

 

Sarà per queste difficoltà, sarà per un sempre maggiore interesse verso previsioni climatiche a ridotta scala spazio-temporale, ma l’interesse e quiandi anche la comprensione scientifica per questi eventi di brusco cambiamento stanno decisamente crescendo. Nelle serie storiche dei dati osservati più affidabili e recenti, di questi eventi se identificano due, uno dopo la metà degli anni ’70 e uno dopo il super El Nino del 1998, in entrambi i casi, con l’Oscillazione Decadale del Pacifico a giocare un ruolo determinante. Nel primo caso il clima del pianeta è infatti passato da una modalità “fredda” ad una “calda” e sono arrivati gli anni del riscaldamento globale. Nel secondo caso, ormai 15 anni fa, si è innescato il processo opposto, sebbene con modalità differenti e con differente contributo dei vari fattori in gioco. Diverso è stato infatti il comportamento dell’Oscillazione Multidecadale Atlantica, ancora in fase positiva e diverso è stato il contributo del Sole, entrato in una fase di quiescenza. Guarda caso, dopo questo secondo shift, la temperatura media superficiale del pianeta ha smesso di crescere.

 

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Terra verde, terre rare, terra di conquista

La Terra verde è la Groenlandia. Le terre rare sono quelle preziosissime materie prime sconosciute ai più che costituiscono il fondamento della tecnologia occidentale, materiali di cui è straricca la Cina, molto meno tutti gli altri. Pare che ne sia ricca anche la Groenlandia, secoli fa teatro dello sviluppo e del declino della tribù di Erik il Rosso grazie ad un lungo periodo particolarmente caldo anche per quelle latitudini, oggi abitata da poche decine di migliaia di persone riunite in uno stato sulla carta autonomo in realtà legato a filo doppio e triplo con la Danimarca.

 

La novità è che i groenlandesi hanno deciso di dar corso allo sfruttamento del loro sottosuolo, comunque raggiungibile solo dopo aver attraversato qualche centinaia di metri di ghiaccio. Però, secondo Yahoo finanza, il riscaldamento globale starebbe rendendo quei suoli più accessibili, sicché gli abitanti della ex terra verde ora ancora bianca malgrado quanto scritto su Yahoo, avrebbero lanciato una campagna di attrazione degli investimenti esteri. Soldi, naturalmente, ma anche teste e braccia (possibilmente attaccate tra loro attraverso delle spalle e qualche collo), perché servirebbe anche parecchia manodopera. Leggiamo, con l’aggiunta di qualche neretto (originale) e un po’ di rosso (mio):

 

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Riflessi incondizionati…glaciali

Agosto, sole, mare, caldo (e temporali!). Il pensiero va inevitabilmente a qualcosa di rinfrescante, possibilmente con ghiaccio. Dev’essere per questo che negli ultimi giorni si fa un gran parlare di ghiaccio negli ambienti meteo-climatici. Qualche giorno fa è entrata in campo anche la NASA, con il suo solito stile, ovvero, un comunicato stampa:

 

Arctic Sea Ice Update: Unlikely To Break Records, But Continuing Downward Trend

 

Cioè, difficilmente vedremo un altro minimo storico come quello del 2012, ma la tendenza alla diminuzione nel lungo periodo continua. Di questi tempi anche due granitiche certezze a buon mercato come queste hanno il loro pregio. Infatti, che il l’estensione del ghiaccio marino artico attualmente sotto la media di lungo periodo ma ben dentro le due deviazioni standard possa “crollare” nel giro delle 2/3 settimane che ci separano dal minimo annuale è quasi impossibile; che il trend sia immutato è scontato, perché gli esperti di clima e dintorni ci insegnano che anche se il ghiaccio quest’anno avesse fatto il botto, magari tornando in media o addirittura superandola, il trend di lungo periodo sarebbe stato immutato, sia per definizione che per la matematica.

 

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HIV-AIDS e AGW: Analisi delle similitudini e delle convergenze di due teorie dominanti

Questo articolo di Luigi Mariani offre degli spunti di riflessione molto significativi ma, come giustamente sottolineato nel testo, affronta anche temi sui quali è d’obbligo sospendere il giudizio, essendo molto al di fuori dei nostri consueti argomenti di discussione e delle nostre conoscenze. Al fine di garantirne la massima diffusione, ho deciso di lasciarlo in cima alla lista dei nostri post per qualche giorno. La normale produzione di CM sarà come sempre disponibile subito sotto. Buona lettura.

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Stornare fondi da ricerche scientificamente fondate per attribuirli a ricerche che mancano di prove valide sarebbe irragionevole (Donna Shalala, Ministro della sanità USA nell’Amministrazione Clinton ed attuale Presidente dell’Università di Miami – brano dalla risposta alla lettera con cui il deputato Gil Gutknecht chiedeva fra l’altro di sottoporre a verifica sperimentale la teoria di Duesberg-Mullis)

 

Introduzione

Sulla base di una serie di letture fra cui la decisiva è giunta nelle ultime vacanze svilupperò qui di seguito un parallelismo fra la teoria HIV-AIDS (teoria che sostiene che la sindrome nota con il nome di AIDS è prodotta dal virus HIV) e la teoria AGW (teoria che sostiene che le emissioni antropiche di gas serra sono all’origine di una sindrome nota come global warming) facendo riferimento in particolare ai contesti sociali, economici, mass-mediatici e di politica della ricerca in cui tali due teorie si sono affermate come teorie dominanti.
Premetto che non sono la persona adatta a formulare giudizi sulle teorie legate al tema dell’AIDS e delle sue cause, in quanto si tratta di un settore che esula dalle mie competenze e che questa mia affermazione di “inferiorità rispetto alla materia”,  lungi dall’essere un esercizio di  ponziopilatismo, è doverosa alla luce della delicatezza del tema sul piano sanitario ed umano, delicatezza che impone che siano persone competenti ad esprimere giudizi. Tuttavia mi preme sviluppare questo discorso per ragioni prettamente epistemologiche e di sociologia e politica delle ricerca, ragioni cui vedremo non essere insensibile lo stesso professor Duesberg, che sull’AIDS e sul presunto agente causale HIV dimostra invece di essere assai competente.

 

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Proiezioni climatiche, esercizio di stile o pubblica utilità?

Non credo ci sia bisogno di puntualizzare che i nostri non sono tempi di vacche grasse, anzi, a pensarci bene non lo erano neanche i tempi dei nostri padri. Allora le vacche erano però mostrate con la lente di ingrandimento e ora ne paghiamo le spese. E’ però anche innegabile che ci siano state in un modo o nell’altro molte più risorse disponibili, almeno sulla carta, per tentare policy azzardate o per inseguire autentiche utopie. Tempi in cui, per esempio e si parla di appena cinque anni fa, si poteva immaginare di porre in essere un processo di decarbonizzazione dei nostri sistemi economici e produttivi che maerciasse ad una velocità improponibile.

 

Del resto, si diceva, le proiezioni parlano chiaro, non solo per il lungo periodo ma anche per quello medio e breve. I danni inferti al sistema pianeta, in primis quelli climatici – e già qui c’è stato un inopportuno sorpasso a danno di quelli ambientali – sono tali da rendere indispensabile un’azione immediata e corale. Giù le emissioni dunque.

 

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Non tutti i mali vengono per nuocere

Il titolo di questo post avrebbe anche potuto essere “Caldo è bello”, ma qualcuno avrebbe potuto pensare che avessi preso un colpo di sole. Anche perché è fresco di stampa un paper su Environmental Research Letters in cui lasciando andare a briglia sciolta i soliti modelli climatici e i soliti scenari di emissione si prospettano ondate di calore di intensità eccedenti da 3 a 5 volte oltre la normale variabilità delle temperature per le decadi a venire (qui su Science Daily per il riassunto). Ma non è questo l’argomento di oggi o, meglio, non lo è direttamente.

 

Prendendo spunto anche dall’ultimo editoriale di Giovanni Sartori uscito sul Corriere della Sera, pezzo che abbiamo sommariamente commentato appena qualche giorno fa, oggi parliamo di risorse idriche e dell’impatto che su queste potrebbero avere potenzialmente la crescita demografica, le emissioni di CO2 e i cambiamenti climatici. Per certi aspetti, anche su questi argomenti siamo freschi di commento, avendo recentemente parlato di uno studio secondo il quale la diminuzione di massa dei ghiacciai dei due principali bacini dell’Himalaya e l’aumento delle precipitazioni che si prospettano sulla stessa area in ragione dei cambiamenti climatici dovrebbero elidersi a vicenda rislutando in una disponibilità idrica pressoché invariata per le popolazioni di quell’area.

 

Ma, per quel che abbiamo letto in quello studio, il fattore popolazione, ovvero l’aumento della stessa, non era tra le variabili esaminate, né lo era l’effetto diretto dell’accrescimento della CO2 sull’uso che le piante fanno delle risorse idriche. Questo differente punto di vista è invece l’oggetto di un altro studio ancora, redatto a cura di ricercatori dello UK met Office, in cui si cerca appunto di prendere in esame tutti i fattori in gioco. Naturalmente, anche in questo caso, si parla di diritti esclusivi delle tecniche di simulazione delle dinamiche del clima, per cui, pinze alla mano per non scottarsi, cerchiamo di capire di che si tratta.

 

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I dati NOAA aggiornati a Giugno 2013

Attenzione, questo post ha subito una correzione, perciò saltate il resto e andate a questo link.

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Le anomalie di temperatura media mondiale terra+oceano (GHCN-M e ERSST), v.3.2.0 scaricabili da qui sono state aggiornate con i dati relativi al mese di giugno 2013.
Si può trovare una descrizione dell’aggiornamento precedente (febbraio-marzo-aprile 2013) qui.
L’aggiornamento di maggio 2013 non è stato descritto ma non mostra situazioni particolari e dati numerici e grafici sono disponibili qui. I grafici e i dati numerici sono disponibili qui dove tutti i confronti vengono fatti rispetto ad agosto 2012, cioè dall’inizio della versione 3.2.0.

 

La differenza di anomalia tra agosto ’12 e giugno ’13 (pdf) è:

 

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Influenza della fusione dei ghiacci groenlandesi sulla variazione del livello del mare: non è solo questione di GW

In un mio precedente post ho avuto modo di commentare l’influenza del tasso di fusione delle calotte glaciali antartiche e groenlandesi sulla velocità di variazione del livello del mare. La conclusione del post metteva in risalto la grande incertezza che caratterizzava le stime del contributo delle calotte glaciali antartiche e, soprattutto, groenlandesi nella determinazione della variazione del trend dell’accelerazione del livello del mare.

Ad aumentare l’incertezza, qualora ve ne fosse bisogno, ha contribuito un interessante articolo da poco pubblicato su Nature Geoscience  (qui l’abstract):

 

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Un mese di meteo – Luglio 2013

 

IL MESE DI LUGLIO 2013*

Andamento circolatorio

La topografia media del livello barico di 850 hPa del mese di luglio, consente di individuare come principale centro d’azione responsabile delle condizioni atmosferiche sull’area italiana un promontorio anticiclonico subtropicale da sudovest che ha influenzato più direttamente le condizioni atmosferiche sulle regioni centro-settentrionali. Al contrario il meridione è risultato esposto ad un regime di correnti nordorientali a debole curvatura ciclonica connesse ad una depressione con centro sull’Anatolia. Nel contesto di tale quadro circolatorio medio si sono manifestate una serie di strutture meteorologiche a più bassa persistenza fra cui una serie di anticicloni di blocco e cinque perturbazioni (tabella 1).

 

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Se n’è accorto pure lui!

Puntuale come un orologio, anche questo ferragosto ha avuto il suo editoriale di Giovanni Sartori sul Corriere della Sera. Incredibile a dirsi, anche la penna dai toni più scuri che il panorama giornalistico italiano possieda, si è accorta che la temperatura media del pianeta ha smesso di salire. La citazione è d’obbligo, riga terza:

 

[…] La buona notizia è che a detta dei climatologi il riscaldamento del nostro pianeta sembra che si sia fermato.

 

Attenzione però, trattandosi di potenziale buona notizia alcuni caveat sono d’obbligo per chi normalmente presagisce sfracelli, è un fatto fisiologico. E così scopriamo che le “previsioni sul clima non sono mai certe” (anche questa è una buona notizia in verità) e che comunque prima o poi farà di nuovo tanto caldo, ma nel frattempo la Natura potrebbe metterci del suo.

 

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