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HIV-AIDS e AGW: Analisi delle similitudini e delle convergenze di due teorie dominanti

Questo articolo di Luigi Mariani offre degli spunti di riflessione molto significativi ma, come giustamente sottolineato nel testo, affronta anche temi sui quali è d’obbligo sospendere il giudizio, essendo molto al di fuori dei nostri consueti argomenti di discussione e delle nostre conoscenze. Al fine di garantirne la massima diffusione, ho deciso di lasciarlo in cima alla lista dei nostri post per qualche giorno. La normale produzione di CM sarà come sempre disponibile subito sotto. Buona lettura.

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Stornare fondi da ricerche scientificamente fondate per attribuirli a ricerche che mancano di prove valide sarebbe irragionevole (Donna Shalala, Ministro della sanità USA nell’Amministrazione Clinton ed attuale Presidente dell’Università di Miami – brano dalla risposta alla lettera con cui il deputato Gil Gutknecht chiedeva fra l’altro di sottoporre a verifica sperimentale la teoria di Duesberg-Mullis)

 

Introduzione

Sulla base di una serie di letture fra cui la decisiva è giunta nelle ultime vacanze svilupperò qui di seguito un parallelismo fra la teoria HIV-AIDS (teoria che sostiene che la sindrome nota con il nome di AIDS è prodotta dal virus HIV) e la teoria AGW (teoria che sostiene che le emissioni antropiche di gas serra sono all’origine di una sindrome nota come global warming) facendo riferimento in particolare ai contesti sociali, economici, mass-mediatici e di politica della ricerca in cui tali due teorie si sono affermate come teorie dominanti.
Premetto che non sono la persona adatta a formulare giudizi sulle teorie legate al tema dell’AIDS e delle sue cause, in quanto si tratta di un settore che esula dalle mie competenze e che questa mia affermazione di “inferiorità rispetto alla materia”,  lungi dall’essere un esercizio di  ponziopilatismo, è doverosa alla luce della delicatezza del tema sul piano sanitario ed umano, delicatezza che impone che siano persone competenti ad esprimere giudizi. Tuttavia mi preme sviluppare questo discorso per ragioni prettamente epistemologiche e di sociologia e politica delle ricerca, ragioni cui vedremo non essere insensibile lo stesso professor Duesberg, che sull’AIDS e sul presunto agente causale HIV dimostra invece di essere assai competente.

 

 

La critica di Peter Duesberg alla teoria HIV-AIDS

Alcuni anni orsono ho avuto la ventura di leggere il libro “Ballando nudi nel campo della mente” (Baldini e Castoldi, 222 pp.) di Kery Mullis, premio Nobel per la chimica per aver inventato la PCR, tecnica chiave per lo studio del DNA. Fra le tante cose che scrive Mullis (ad esempio non crede nell’AGW ma in compenso crede negli alieni) ve n’è una tanto eretica da avermi spinto di primo acchito a rifiutata. Mullis infatti sostiene che l’AIDS non è una malattia infettiva, che non è causata dal virus HIV ma che viceversa sarebbe l’effetto della reiterata assunzione di droghe pesanti e dell’assunzione dei farmaci anti-retrovirali distruttori del DNA usati per combattere l’AIDS stesso (AZT in primis). Mullis richiama in proposito le ricerche del virologo Peter Duesberg, scienziato brillante1 e membro della National Academy of Science americana, il quale è stato prontamente emarginato dalla propria comunità scientifica per aver osato affermare una tale enormità, dichiarando falsa la teoria dominate, che qui in avanti indicheremo come HIV-AIDS e cotnrapponendole la teoria sopra-enunciata, che qui di seguito chiameremo di Duesberg-Mullis.

 

Quest’anno ho avuto in prestito da un amico l’appassionato libro di Duesberg (AIDS, Il virus inventato, Baldini e Castoldi, 524 pp.) e, complici le ferie, me lo sono letto da cima a fondo, favorito in ciò dal fatto che il libro è assai ben scritto ed assai ben tradotto da Laura Bardare. Il libro, la cui edizione italiana è del 2008, fa riferimento all’edizione originale che è del 1996. Chi volesse avere indicazioni più recenti circa la teoria di Duesberg-Mullis, può leggere Peter H. Duesberg, Daniele Mandrioli, Amanda McCormack et al., 2011. AIDS since 1984: No evidence for a new, viral epidemic – not even in Africa, Italian  Journal  Of  Anatomy  And  Embryology, Vol. 116, n. 2: 73-92 oppure accedere al sito di Peter Duesberg.

Nel libro, a sostegno della teoria di Duesberg-Mullis, sono invocate una serie di evidenze fra cui la principale risiede nel fatto che il virus HIV violerebbe tutti i postulati di Koch. In proposito rammento che Koch, con il suo fondamentale lavoro del 1884 sulla tubercolosi, aveva introdotto i suoi 3 postulati secondo cui per dimostrare che un dato microbo è responsabile di una malattia:

 

  • il microbo dev’essere presente in grande quantità in ogni paziente e in ogni tessuto interessato dalla malattia (postulato 1)
  • dai tessuti infetti dev’essere possibile isolare il microbo e coltivarlo in laboratorio (postulato 2)
  • il microbo purificato deve provocare la malattia in un altro ospite e cioè in animali da laboratorio o in esseri umani inoculati accidentalmente (postulato 3).

 

Più nello specifico, ad invalidare l’individuazione di HIV come agente causale di AIDS sarebbero secondo Duesberg i fatti seguenti:

 

  • HIV non soddisfa il 1° postulato di Koch stante l’assenza di particelle virali attive nei pazienti AIDS
  • HIV non soddisfa il 2° postulato di Koch in quanto solo raramente è possibile isolare il virus dai pazienti AIDS. Nella stragrande maggioranza dei casi di AIDS infatti il virus non è libero ma si trova allo stato latente, per cui è possibile riattivarlo solo coltivando milioni di globuli bianchi per settimane in piastre di coltura in cui vengono stressati con sostanze chimiche tossiche. In tal modo e con grandi dosi di pazienza si può ottenere un singolo virus HIV che poi infetterà tutte le cellule in coltura. Si consideri però che in molti casi di AIDS anche con questo metodo non si ottengono virus attivi
  • HIV non soddisfa il 3° postulato di Koch in quanto non è possibile riprodurre i sintomi di  AIDS inoculando HIV in scimmie (scimpanzé inoculati non si sono ammalati dopo 15 anni). Inoltre operatori sanitari infettatisi accidentalmente non si sono ammalati. In più tutti i retrovirus umani (HIV incluso) dipendono dalla trasmissione madre-figlio per conservarsi. Il neonato è sensibilissimo alle nuove infezioni e tuttavia non si ammala. Inoltre HIV non ammazza i linfociti T, che giocano un ruolo chiave nell’immunità cellulo-mediata.

 

La diagnosi finale di Peter Duesberg è che un uso distorto della scienza ha mutato una battaglia per la salute in una tragedia umanitaria.

Ciò detto può essere interessante vedere come Duesberg giustifica la distorsione del processo scientifico a partire da un’analisi dell’evoluzione del modo di fare scienza nel corso dell’ultimo secolo. E’ quello che vedremo nel prossimo paragrafo, in gran parte frutto delle considerazioni di  Duesberg.

 

Dalla scienza artigianale alla megascienza

Secondo  Duesberg nella storia della scienza ci è dato spesso di osservare che il principale ostacolo sulla via della verità non sta nella difficoltà di ottenere dati ma nei pregiudizi degli scienziati2  che li raccolgono e li interpretano. In tal senso l’autore porta l’esempio di cinque malattie in passato attribuite a microbi e cioè tre malattie da squilibrio nutrizionale (la pellagra causata da carenza di niacina, il beriberi causato da carenza di vitamina B1 e lo scorbuto causato da carenza di vitamina C) e due malattie iatrogene e cioè causate dai farmaci ed in genere dalle terapie (lo SMON, epidemia esplosa in Giappone e causata da un farmaco antidiarrea usato per curare un’affezione intestinale e la neurosifilide, causata dall’uso di mercurio nella cura della sifilide).
Il faticoso affermarsi della verità sulla causa di queste 5 gravi patologie è la chiave interpretativa di quanto si osserva in merito all’AIDS: Il governo USA, scrive Duesberg, spende 13 M.di di US $ per combattere la droga e 7.5 M.di per combattere l’AIDS, senza risultati tangibili. Il pregiudizio di fondo è quello per cui le droghe non sono tossiche se iniettate con siringhe sterili e dunque le droghe si combattono perché illegali mentre  i virus si combattono perché mortali. In tale contesto, l’associazione HIV-AIDS è un dogma inattaccabile, in nome del quale si è instillata nell’opinione pubblica, l’idea per cui la presenza di anticorpi anti-HIV non sia da considerare un segno positivo di immunità acquisita ma sia, viceversa, da leggere come sintomo di tragedia imminente, una tragedia per prevenire la quale si trattano i pazienti con farmaci anti-retrovirali che uccidono il DNA, quali AZT, ddI e ddC (e secondo Duesberg bastano un anno di trattamento con AZT o 10 anni di droghe – nitriti, eroina, cocaina o amfetamine – per far insorgere i sintomi di AIDS quali il sarcoma di Kaposi, la polmonite da pneumococco, ecc.).

 

Per riflettere su come si sia giunti a questo insieme di elementi paradossali, occorre secondo Duesberg partire dal fatto che lo scienziato in senso tradizionale è un individuo creativo che cerca spiegazioni semplici e coerenti di fenomeni in apparenza complessi e inspiegabili. A tale contesto afferiscono le maggiori scoperte del passato e fra queste:

 

  • la teoria eliocentrica di Copernico  e Galileo
  • la teoria della gravitazione universale di Newton
  • i postulati di Koch per individuare se un germe provoca una data malattia
  • la teoria della relatività che Einstein enunciò a partire dal comportamento apparentemente paradossale della luce e senza aver svolto alcun esperimento
  • la scoperta della struttura tridimensionale del DNA da parte di Watson  e Crick, i quali senza eseguire nuovi esperimenti sul DNA ma semplicemente basandosi su dati fisici e chimici già esistenti, dedussero la struttura tridimensionale della molecola.

 

Da tali esempi si evidenzia che molti contributi scientifici fondamentali derivano non tanto da nuove osservazioni quanto da nuove interpretazioni formulate a partire da dati già a disposizione. Da ciò discende che lo scienziato classico non intendeva la sua professione tanto in termini di raccolta di dati quanto  in termini di scoperta di errori logici nelle teorie pre-esistenti. E’ ovvio che un tale lavoro ferisse l’ego dei colleghi che si vedevano distruggere ipotesi e teorie cui avevano magari lavorato per anni, suscitandone il risentimento e, tuttavia, era svolto dallo scienziato ed accettato dall’opinione pubblica in virtù del  fine nobile che gli si riconosceva e cioè quello di aumentare il prestigio della scienza come branca innovativa del sapere e risolutrice di problemi scottanti.

Inoltre, dato che la sperimentazione aveva un peso più limitato rispetto ad oggi e un ruolo fondamentale era svolto dalle analisi e dalle speculazioni più teoriche , la scienza classica costava poco e gli scienziati erano quasi degli sconosciuti, mossi soprattutto dalla curiosità.
Al riguardo è interessante leggere quanto scrive il fisico nucleare R.E. Lapp, che fu ricercatore e consulente del progetto Manhattan e di altri grandi progetti Usa, a proposito della scienza pre-bellica negli Usa:

 

bisogna aver provato a operare in quegli anni di vacche magre per ricordare con quale parsimonia venivano stanziati i fondi per le ricerche in fisica. A quei tempi nessuno scienziato osava chiedere fondi a un ente federale. Il denaro lo raccoglieva da fonti private o accettava dei lavori di consulenza per pagarsi le ricerche (ad es. i fondi per i ciclotroni e altri macchinari costosi furono chiesti a fonti private, di solito fondazioni, e i costi operativi erano sostenuti dalle università).

 

Poi venne la seconda guerra mondiale ed il progetto Manhattan che, con le prime due bombe atomiche, portò la scienza alla ribalta: un gruppo di scienziati con 2 miliardi di dollari di finanziamento e lavorando giorno e notte avevano prodotto una nuova arma. A seguire vi fu il lancio dello Sputnik che spaventò gli americani al punto da consentire il finanziamento della Nasa per la corsa allo spazio e lo sbarco sulla luna.
Questi esempi rendono conto di una trasformazione radicale nel modo di concepire, finanziare e fare scienza avvenuta progressivamente nel secondo dopoguerra e che ha avuto ripercussioni enormi sul modo di lavorare degli scienziati, per cui si sono messi da parte i “geni creativi” e si è puntato  sui grossi gruppi ben finanziati, con grosse burocrazie alle spalle e con abili amministratori che guidano nutrite schiere di tecnici specializzati il cui unico compito è quello di raccogliere dati e di trattarli al computer. Come conseguenza finale lo scienziato singolo (scienziato artigiano), che era tradizionalmente portato a competere solo con una piccola schiera di suoi pari, si è trovato di fronte decine di migliaia di colleghi, talmente tanti da soffocare senza difficoltà  i punti di vista minoritari3. Le sperimentazioni prevalsero così sulle attività di interpretazione e teorizzazione sui dati raccolti e sulle conoscenze accumulate e la ricerca divenne oltremodo semplicistica e costosa.
Immediatamente prima della 2a guerra mondiale la spesa Usa per R&D (pubblica e privata) ammontava a 250 milioni di dollari/anno. Nel 1955 la sola quota federale ammontava a 2 miliardi di   dollari che divennero 63 nel 1989 e 76 nel 1993. La quota pubblica è pari al 50% della spesa totale per R&D (pubblico e privato) e costituisce l’1.25% del PIL Usa4.
Secondo Duesberg il risultato di questa mole di investimenti è stata un proliferazione di scienziati che si è tradotta in un naturale scadimento della ricerca scientifica nel suo complesso. La competizione per accaparrarsi le fonti di finanziamento limita la libertà di pensiero e d’azione e costringe, spesso, a una mediocrità che soddisfi la maggioranza degli scienziati e che sia funzionale agli obiettivi di politica delle ricerca. Accade perciò sempre più spesso che lo scienziato che pubblica molto, che è più abile a vendere i suoi programmi di ricerca, che è amato perché non offende i suoi pari con ipotesi e idee nuove e che sia abile nel creare contatti con la classe politica, i media e il mondo produttivo venga scelto dai colleghi come destinatario dei fondi di ricerca. Pertanto il professore eccentrico, con la testa fra le nuvole e la mente piena di idee pazze è stato sostituito da una sorta di “dirigente yuppie”.

 

Scrive sempre Duesberg che i colleghi non possono permettersi un pensatore anticonformista o imprevedibile, poiché ogni nuova ipotesi alternativa è una potenziale minaccia per la loro ricerca. Con un tale sistema Einstein non avrebbe ottenuto fondi così come non li ottenne Linus Pauling per i suoi lavori su vitamina C e cancro, nonostante avesse vinto 2 premi Nobel. Inevitabilmente tale sistema garantisce spesso mediocrità, anche se di prim’ordine e si traduce nella conferma di paradigmi di ricerca dominanti e nella sostanziale stasi nell’avanzamento delle conoscenze. Il primato assegnato all’accumulo di dati, finalizzato spesso alla conferma del già noto, rende il lavoro scientifico in questa nuova comunità di scienziati di fatto inattaccabile e viceversa le interpretazioni  innovative  sono attaccate come inaccettabili. In un tale contesto i finanziamenti, le pubblicazioni, la carriera e persino gli inviti ai congressi di uno scienziato sono interamente controllati dai suoi colleghi/concorrenti e, come in ogni professione che si rispetti, nessuno ama essere superato dal rivale o avere le proprie idee confutate da un collega. Questo ulteriormente garantisce omogeneità di pensiero e conferma reciproca.

Philip Abelson  (ex direttore di Science) ha così descritto la condizione dei dissenzienti che osano fare obiezioni in pubblico:

 

Chi osa mettere in dubbio la corrente di pensiero scientifico vigente paga un prezzo e corre dei rischi, come venir distolto da attività professionali o attirarsi l’ostilità di nemici potenti; teme che l’ostilità possa colpire se stesso o l’istituto per cui lavora. Forse sono paure eccessive ma in un’epoca in cui quasi tutti gli istituti di ricerca dipendono dai finanziamenti pubblici la prudenza impone il silenzio.

 

Come conseguenza pochi scienziati sono disposti a porre in discussione, anche in privato, le visuali  condivise dalla maggioranza. Accade quindi sovente che il ricercatore più di successo – quello che riceve le sovvenzioni maggiori, le cariche più prestigiose, i premi più importanti e che riesce a far pubblicare più lavori – è colui che produce più dati e meno controversie. Da ciò deriva che la transizione da scienza artigianale a megascienza ha creato una classe di tecnici abilissimi e scienziati mediocri e tanto più aumentano finanziamenti e conformismo tanto più cresce da un lato il rischio di errori madornali e dall’altro il freno alla possibilità di fare innovazione vera e risolvere problemi.
Nel caso specifico della teoria HIV-AIDS, scrive Duesberg, i molti miliardi di US $ spesi ogni anno dal governo USA hanno esercitato un’influenza enorme. In particolare ci si è resi conto che la frustrazione dettata dall’assenza di risultati non è sufficiente a:

 

  • convincere gruppi che beneficiano  di una tale pioggia di quattrini ad abbandonare il dogma
  • convincere le case farmaceutiche ad abbandonare AZT, ddI e ddC
  • convincere gli “attivisti AIDS” a rifiutare la protezione delle case farmaceutiche
  • convincere i media ad abbandonare le relazioni preferenziali con il Center for Disease Control and Prevention (CDI), i National Institutes of Health (NIH) e altri enti importanti.

 

In sintesi si è creata una rete di connivenze che spinge a perpetuare la guerra anti-HIV, impedendo ogni forma di dibattito.
Per combattere la megascienza (che Duesberg chiama significativamente “scienza a comando”) occorre capire su cosa poggia il suo potere. In particolare secondo l’autore, nel caso HIV-AIDS si sono rivelati esiziali:

 

  1. il peer-reviewing, (non solo per le riviste scientifiche ma anche per i progetti di ricerca, per i premi e per le relazioni a invito a congressi) che si rivela un meccanismo efficacissimo per l’imposizione del consenso e la perpetuazione dell’ortodossia. In proposito si pensi che se un modello innovativo di computer o automobile dovesse essere prima approvato dalle ditte concorrenti lo scadimento qualitativo sarebbe enorme5. Tale problema esplode con l’aumento dei fondi per cui l’effetto-gregge diviene opprimente ed il monopolio uccide la scienza ancor prima dell’economia. Per inciso è convinzione di Duesberg che i revisori, per essere veramente scevri da conflitti d’interesse, dovrebbero venire da altri settori disciplinari.
  2. Il consenso prodotto dalla commercializzazione dei farmaci e dai fondi che ne derivano
  3. La paura delle malattie infettive che si rivela  un enorme strumento di pressione. Facendo leva su questo, per esempio, James Shannon (direttore dei NIH dal 1955) strappò i soldi al Congresso Usa per la guerra alla polio, Nixon mobilitò la ricerca per la guerra al cancro,  David Baltimore del MIT lanciò la guerra all’AIDS e, più di recente, NIH ha lanciato la guerra al tumore al seno. Occorre qui considerare che la paura dei microbi si vede all’opera tutti i giorni nel mondo delle pubblicità: prodotti per la pulizia, l’igiene e la disinfezione sono venduti sfruttando la paura per i microbi che risorge proprio in un’epoca in cui, per ironia delle sorte, tutte le grandi malattie epidemiche sono state sconfitte.

 

Dalla teoria HIV-AIDS alla teoria AGW

Non è lo scopo di questa nota avvalorare o meno la teoria di Duesberg – Mullis, anche se mi piacerebbe pensare che gli enti finanziatori destinassero alle linee di ricerca proposte dai due autori una piccola frazione delle risorse con l’obiettivo di dar risposta alla valanga di dubbi sollevati da Duesberg. Tali dubbi riguardano in particolare il fatto che AIDS possa essere una malattia iatrogena (e cioè indotta dai medicinali) ovvero una malattia indotta dall’abuso di droghe ricreative o ancora all’incompatibilità fra HIV ed i postulati di Koch o infine ai tanti errori di previsione effettuati sulla base della teoria dominante (es: contrariamente alle previsioni l’AIDS non si è mai esteso agli eterosessuali continuando ad essere confinato nelle categorie a rischio iniziali – drogati e omosessuali maschi che fanno uso di droghe).

Quel che mi interessa in questa sede è porre in evidenza che la vicenda della teoria di Duesberg – Mullis ci parla di  tendenze evolutive generali della scienza e della ricerca, anche al di fuori dell’ambito medicale. In tal senso a mio avviso ha parecchio da insegnare a chi segue la vicenda della teoria AGW in virtù dei tanti elementi di similitudine riscontrabili, fra cui l’abuso del principio d’autorità per demonizzare le teorie avversarie ed i grandi flussi di denaro pubblico per la ricerca. Una possibile differenza fra le due vicende risiede forse nel fatto che nel caso AIDS le multinazionali del farmaco si sono prontamente allineate con la teoria dominante ed hanno contribuito non poco a farla affermare mentre nel caso dell’AGW – stando almeno ai seguaci della teoria stessa – le multinazionali starebbero tramando per sabotare il “salvataggio del pianeta”. Su quest’ultimo tema debbo permettetemi di porre un “beneficio d’inventario” legato ad esempio al fatto che il pericolo del GW è da tempo diventato un potente spauracchio per manipolare il dibattito sulle politiche di sviluppo a livello planetario, politiche dietro alle quali si muovono grandissimi interessi (in altri termini una domanda che mi pongo da tempo è se anche nel campo dell’AGW le “perfide multinazionali” non si siano per caso già da tempo allineate alla teoria dominante e si siano solo scordate di farcelo sapere).

Nella tabella che trovate qui sotto ho provato ad elencare una serie di fenomeni cui si assiste in coincidenza con l’affermarsi delle due teorie dominanti AIDS-HIV e AGW e che coinvolgono i diversi attori coinvolti (mondo scientifico, della politica dell’economia e i media). Si tratta di una lista di fenomeni che ho per lo più colto leggendo il libro di Duesberg e pensando ai casi nostri. Ne esce a mio avviso un quadro su cui vale la pensa di meditare in quanto le coincidenze mi paiono davvero troppe per poter  essere considerate frutto del caso.

L’ipotesi complessiva è dunque che la teoria AGW e le sue ricadute in ambito scientifico, politico, economico, sociologico, ecc., altro non siano se non un segnali di un nuovo paradigma che si sta facendo strada in questi anni nel mondo della ricerca scientifica, un paradigma che si è “fatto le ossa” con la teoria HIV-AIDS e che, risorse permettendo, vedrà nei prossimi anni l’estensione anche ad altri ambiti scientifici. Un fenomeno relativamente nuovo e che dunque, per quanto repellente possa rivelarsi, è comunque degno di attenzione e di studio.

 

Tabella – Analisi  dei fenomeni cui si assiste in coincidenza con l’affermarsi delle due teorie dominanti AIDS-HIV e AGW e che coinvolgono i diversi attori (mondo scientifico, mondo della politica, mondo dell’economia e dei media).

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Fenomeno  

Teoria AIDS-HIV

Teoria AGW

Si evidenzia una correlazione fra il supposto agente causale (HIV o   CO2) e l’effetto (AIDS o AGW) che tuttavia non implica causalità

(AIDS correlato con anticorpi antiHIV e non con HIV)

Si   affronta un problema globale (che interessa tutti)

Ci   si muove in un contesto   olistico che coinvolge ambiti scientifici oltremodo  vasti e variegati

epidemiologi, immunologi, sociologi, farmacologi,   internisti, ecc., tutti sotto la guida dei virologi

medici, economisti, esperti in energia, agronomi,   ecologi, climatologi, storici, paleobotanici, geologi, ecc., tutti sotto la   guida dei  fisici dell’atmosfera

Si   agisce in un  contesto (malattie   infettive, clima) segnato da mortalità passata alta e mortalità attuale bassa   ma  condita di incertezza circa il   futuro (con conseguente forte azione sull’immaginario collettivo).

(le epidemie facevano molti più morti in passato che   oggi. Tuttavia persiste la paura dei microbi)

(il clima faceva molti più morti prima che il GW   facesse la sua comparsa. Tuttavia persiste la paura del GW)

Si crea un mercato saldamente in mano a grandi soggetti economici

(Farmaci, kit di test, ecc.)

(green economy)

Si   fa  frequentemente ricorso al principio   di autorità

Si   fa  frequentemente ricorso al principio   di precauzione

Si   fa  frequentemente ricorso ad immagini   millenaristiche o archetipiche (ad esempio i cavalieri dell’apocalisse con le   carestie e pestilenze ad essi associate) come elementi della psicologia del   profondo su cui si fa leva per influenzare l’opinione pubblica

 (pandemia)

 (glaciazione/AGW)

Si   fa  frequentemente  ricorso a cambiamenti di target per tenere   alta l’attenzione

(il tutto secondo Duesberg è prodotto da un virus   che non c’è)

(l’AGW impazza anche se la temperatura globale non   sale)

Si   beneficia  di “forzature” legate   all’assegnazione di premi Nobel ai fautori della teoria

Si   prevede  il periodico svolgimento di   Congressi mondiali su cui focalizzare l’attenzione di opinione   pubblica/media/politica/economia

Si   prevede la periodica redazione di “Bibbie globali” che fissano lo stato   dell’arte nel settore indagato

(Confronting AIDS)

(report IPCC)

Si   realizzano strategie volte a sottacere il dissenso.

(in 7 anni il New York Times cita Duesberg solo 3   volte e solo per criticarlo mentre Washington post lo cita solo 1 volta in   modo ostile e unilaterale)

(si parla in continuazione di “comunità scientifica”   coesa e di dissenso marginale)

Si   fa frequentemente  ricorso   all’argomento retorico secondo cui quando si combatte una guerra non c’è   tempo per indulgere  a domande  ed esercitare lo “scetticismo   scientifico”

E’   in atto una continua revisione delle definizioni

(set di malattie associate a AIDS)

(sintomi di AGW)

Si   fa frequentemente  ricorso ad   argomentazioni congetturali

(la scarsa o nulla presenza di HIV nei pazienti AIDS   sarebbe da associare a serbatoi nascosti)

(a fronte di assenza di GW post 1998 si invocano   serbatoi nascosti per l’“energia mancante”)

E’   invalso l’uso di prove aneddotiche (basate su singoli casi)

(si richiamano singoli casi di malati)

(si richiamano singoli casi di eventi estremi)

Si   assiste all’uso ricorrente dell’argomento retorico secondo cui la teoria dominante,   anche nei punti più controversi, è “a fin di bene”, per cui   contraddirla significa favorire comportamenti negativi (“i cattivi”).

(i comportamenti sessuali a rischio sarebbero   favoriti se si nega la teoria dominante)

(le emissioni di CO2 sarebbero incrementate se si   negasse la teoria dominante)

Si   assiste all’uso ricorrente dell’argomento retorico secondo cui “the debate is   over”

Si   assiste ad errori anche rilevanti nelle previsioni eseguite sulla scorta della   teoria dominante senza peraltro che ciò porti ad invalidare la teoria stessa

(es: le prime stime ufficiali UK parlavano di 100   mila nuovi casi attesi per metà anni ’90 e furono poi ridotte a 30 mila e poi   a 13 mila e poi ancora a 4500 che risultarono poi 6 volte superiori al reale)

(es: le previsioni delle temperature globali post   1998 eseguite con i modelli GCM dell’Ipcc si sono rivelate errate)

Si   assiste al fatto che i ricercatori di singole discipline non se la sentono di   uscire allo scoperto ponendo in discussione la teoria dominante

(es. epidemiologi e clinici restano silenti e non   attaccano i virologi)

(es: gli storici restano silenti e non attaccano a   teoria dominante neppure se “appiattisce” gli optimum per i quali le prove   documentali abbondano)

Si   assiste all’effetto discorsivo degli imponenti finanziamenti pubblici (i   molti miliardi di $ spesi ogni anno dai governi hanno un effetto   distorsivo  sulla ricerca. In sintesi   si è creata una rete di connivenze che spinge a perpetuare la guerra anti-HIV   o anti-AGW, impedendo ogni forma di dibattito).

L’assenza di risultati non è sufficiente a   convincere:

– gruppi che beneficiano di una pioggia di quattrini   ad abbandonare il dogma

– le case farmaceutiche ad abbandonare AZT, ddI e   ddC

– gli “attivisti AIDS” a rifiutare la   protezione delle case farmaceutiche

– i media ad abbandonare le relazioni preferenziali   con CDI, NIH e altri enti importanti

L’assenza di risultati non è sufficiente a   ripensare:

– l’approccio modellistico basato sui GCM che “vanno   a CO2”

– il ruolo sul clima globale dei diversi agenti   causali,

ecc.

Si registra la presenza di gruppi di attivisti che si mobilitano a   supporto della teoria dominante e che appaiono ben dotati di fondi (per   biglietti aerei, alberghi ed altro).

Si registra una limitazione alla libertà di espressione   sull’argomento legata al fatto che i giornalisti sono in gran parte dei   free-lance e pertanto scrivere articoli critici rispetto alla teoria   dominante significa  non pubblicare

(Duesberg riporta parecchi casi)

(la mia serie storica di contatti on il settore   giornalistico mi porta a confermare tale valutazione)

Si ricorre a “bugie pietose” nascondendo al pubblico le verità che   potrebbero sconcertarlo

(es: che CO2 non è il principale gas serra o che l’effetto   serra è positivo o che la CO2 è il mattone su cui si fonda la vita del nostro   pianeta)

Si fa ricorso alla retorica degli “scary scenarios”(scenari   paurosi)  per indurre l’opinione   pubblica ad assumere decisioni che altrimenti non avrebbe mai preso

(celebre discorso di   Stephen Schneider – http://en.wikipedia.org/wiki/Stephen_Schneider)

Si considerano l’omogeneità di pensiero e la conferma reciproca come   elemento fondamentale di validità

(non di rado l’agreement fra i risultati dei modelli   è ritenuto più importante dell’agreement fra modelli e realtà)

…. e Nature inaugura una nuova rivista sull’argomento

(Nature new biology)

(Nature climate change)

 

Conclusioni

Anche se si potrebbe certamente fare di meglio (ad esempio la tabella potrebbe essere resa in modo più sistematico ed esauriente ed inoltre sarebbe interessante analizzare il ruolo giocato da quell’altro grande organizzatore di ricerca che è l’Unione Europea) penso che l’istituzione di un parallelo fra teoria HIV-AIDS e teoria AGW sia interessante sul piano ontologico ed epistemologico in quanto consente di valutare criticamente il comportamento dei diversi attori di due teorie dominanti (mondo scientifico, della politica dell’economia e i media) anche nel contesto dell’evoluzione della scienza dal piano artigianale che l’ha caratterizzata per centinaia d’anni al piano della megascienza in cui oggi la stessa si colloca.

E, last but not least, vi è infine un ultimo  elemento che unisce i due contesti (quello dell’AIDS e del Global Warming): in ambedue i casi sarebbe buona norma “prima scoprire le cause e poi agire contro di esse”. Su questo Duesberg insiste parecchio nel suo libro ed io concordo appieno con lui, pensando che la scienza debba essere in primo luogo utile alla collettività e non solo funzionale all’autoconservazione di una casta.

 

Ringraziamenti

Ringrazio l’amico Gianni Gilioli per le molte riflessioni e gli utilissimi commenti alla bozza iniziale.

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Note

  1. Docente di biologia molecolare all’Università della California di Berkeley,  Peter Duesberg (http://www.duesberg.com/) era riuscito nei primi anni ’70 (allora poco più che trentenne), a decodificare per primo l’intera sequenza dei geni dei retrovirus e fu tra i primi a studiare la polimerasi inversa, enzima che consente la riproduzione dei retrovirus.
  2. Quando parla di scienziati, Duesberg si riferisce ai ricercatori impegnati nel mondo accademico o negli enti di ricerca o ancora nelle strutture di ricerca e sviluppo del mondo industriale. Le politiche che orientano le attività di tali soggetti sono ovviamente stabilite dallo Stato o dai privati.
  3. A tale problema era assai sensibile lo stesso Galileo, il quale nel Saggiatore ebbe a scrivere: “Se il discorrere circa un problema difficile fusse come il portar pesi, dove molti cavalli porteranno più di grano che un caval solo, io acconsentirei che i molti discorsi facesser più che un solo; ma il discorrere è come il correre, e non come il portare, ed un caval barbero solo correrà più che cento frisoni.
  4. I dati citati nel libro di Duesberg  si riferiscono al 1993. I dati World bank del 2009 indicano che negli Usa le attività di R&D beneficiano del 2.9% del PIL – http://data.worldbank.org/indicator/GB.XPD.RSDV.GD.ZS
  5. Penso sia lecito pensare che in molti casi questo avvenga anche per i prodotti. Il grado con cui viene scandita nel tempo l’innovazione tecnologica e l’innovazione degli standardizzazione degli standard tecnologici ne sono esempi.
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  1. io cerco sempre di vedere se c’è qualcosa di “strano” specie contraddizioni interne a una teoria (o anche ipotesi) -per questo HIV/AIDS mi vede convinto (diminuzione del numero di morti, positività che non diventa malattia) mentre CAGW proprio no (gli stessi fautori brancolano nel buio, si attaccano a episodi impossibili da riconciliare con quanto da loro detto prima, etc)

    l’idea è che ciò che non regga allo scrutinio del primo stupido che passa (io) non è molto degno di considerazione

  2. “Circa la teoria di Duesberg, gran parte degli interlocutori intervenuti si sono posti sul versante mainstream invocando la propria non competenza (che è poi lo stesso atteggiamento proprio della gran massa della popolazione quando qualcuno di noi prova a porre in dubbio la teoria AGW).”

    Trovo questo atteggiamento inevitabile, anche se riconosco che è insoddisfacente. Credo che ognuno debba farsi un’opinione ragionata sulle cose, ma è una pratica che richiede tempo; la conseguenza è che non è possibile farsi un’opinione ragionata su tutto. Devo scegliere gli argomenti che ritengo prioritari: l’AGW per me lo è, mentre non mi interessa la questione AIDS (specifico perché c’è sempre qualche tonto che finge di non capire: non ho scritto che non mi interessa la sorte dei malati di AIDS). Se non posso avere il tempo di approfondire un argomento, credo sia ragionevole affidarmi ad un “default”, presumendo che almeno la maggior parte degli argomenti che non posso approfondire siano gestiti ragionevolmente dalla comunità scientifica. Se poi su alcuni non è così, da un punto di vista pratico per me non fa differenza: se un argomento non è per me prioritario, vuol dire che non devo prendere decisioni a riguardo.

    • flavio

      “se un argomento non è per me prioritario, vuol dire che non devo prendere decisioni a riguardo.”

      bello slogan

      come la mettiamo però quando chiamano il popolo a votare nello stesso giorno per una dozzina di referendum che riguardano l’intero scibile umano?
      dal finanziamento dei partiti alla dose giornaliera dei drogati, dall’organizzazione dei ministeri a quella delle banche alla legge elettorale, e magari altro ancora che su due piedi non ricordo, che siamo andati a votare vent’anni fa?
      o come un paio d’anni fa che con quattro quesiti che non avevano niente a che vedere l’uno con l’altro (ricordo: nucleare, legittimo impedimento, acqua 1 & 2) e sono finiti tutti con esattamente la stessa affluenza del 55% e voti si/no 95/5?

      potrebbe sembrare che c’entrino poco con la Scienza, ed infatti molto spesso è così, purtroppo però (come dicevo nel mio intervento sopra) per ogni minima cosa ogni parte politica tira in ballo la scienza e gli scienziati, per cui se il quesito è sul nucleare chi è favorevole si trova degli scienziati che dicono “sessanta morti a chernobyl”, chi è contrario altri che dicono sei milioni, se è sulla droga gli uni portano i dati dell’effetto analgesico o antidepressivo della cannabis, gli altri dei morti in incidenti stradali e così via

      non è affatto inevitabile che se uno non sa faccia professione di fede nel suo opinion leader
      se una persona non ha tempo/capacità/interesse per occuparsi di qualcosa la risposta di default potrebbe, e dovrebbe, essere semplicemente “non lo so”, eventualmente seguito da “chiedete a chi ne sa più di me”

      perchè devono essere referendum, o peggio ancora manifestazioni di piazza, i metodi per stabilire come va prodotta l’elettricità e il cibo, o se si può curare la gente con le cellule staminali, o se fare una discarica o un inceneritore nel tal o tal altro posto? e chissà cos’altro in futuro!

      la Scienza è stata ampiamente in grado di correggere gli errori, dal geocentrismo all’helicobacter pylori, ha avuto bisogno di tempo ma ce l’ha fatta, si convinca piuttosto la politica a non preoccuparsi di proiezioni plurisecolari basate su quantità insignificanti di dati, e teorie che non si accordano neppure con quei pochi, che riguardino il riscaldamento globale o l’influenza suina

    • Devo dire che francamente non ho capito il suo punto (leggo molte frasi sensate, ma non riesco a cogliere il senso complessivo)…

      Siccome ha commentato una mia frase, specifico meglio. Facciamo intanto che la riscrivo in modo più comprensibile: “se non devo prendere decisioni su un certo argomento, allora per me non è prioritario”.

      Noti che la frase è strettamente pertinente al contesto scientifico, quindi non ho mai inteso che se uno non ha tempo di approfondire un argomento non scientifico deve necessariamente affidarsi ad all’opinion leader di riferimento. Come dice lei, è meglio e perfettamente accettabile rendersi conto di non avere una opinione e (non) agire di conseguenza.

    • flavio

      l’ha colto perfettamente invece
      (“è meglio e perfettamente accettabile rendersi conto di non avere una opinione e (non) agire di conseguenza”)
      facevo notare che è però un atteggiamento terribilmente raro
      che si tratti di fare un deposito di scorie radioattive o di metano, di accorrere nella città in cui si sta svolgendo un G8 o una conferenza dell’IPCC, di stabilire quanti vaccini bisogna produrre per l’influenza suina o se funzioni il metodo stamina, grandi masse di persone non perdono nemmeno un attimo a riflettere con la propria testa e si precipitano in piazza al minimo cenno del loro messia, pronti ad accogliere la Verità come esce dalla sua bocca e a linciare quanti non condividano la stessa fede

      mi scuso se sono stato troppo prolisso

    • luigi mariani

      “Trovo questo atteggiamento inevitabile, anche se riconosco che è insoddisfacente. Credo che ognuno debba farsi un’opinione ragionata sulle cose, ma è una pratica che richiede tempo; la conseguenza è che non è possibile farsi un’opinione ragionata su tutto. ”

      Mi rendo conto di procedere molte volte anch’io secondo lo schema da lei segnalato (anche perché, se non si procedesse così, il sistema di convenzioni su cui si basa la nostra convivenza e che ricalca alla fin fine la logica del gregge, crollerebbe irreparabilmente, con enormi danni per tutti noi). Tuttavia so che esiste anche una terza via, e cioè quella di “sospendere il giudizio” ed in alcuni casi la adotto con buoni risultati, almeno per la mia coscienza…

    • Ora che ci siamo capiti, stiamo più o meno tutti e tre dicendo la stessa cosa. Aggiungo però che sospendere il giudizio, di fatto, vuol dire avallare indirettamente il mainstream. La differenza è solo nel modo di porsi il problema: posso dire che sull’AIDS o sull’aviaria sospendo il giudizio e se mi chiedete cosa penso rispondo “non so”, oppure rispondo “mi fido per default della comunità scientifica”; nei fatti, non prendendo posizione, avallo comunque il mainstream. Chi vota scheda bianca favorisce la formazione con la maggioranza dei voti.

    • flavio

      “sospendere il giudizio, di fatto, vuol dire avallare indirettamente il mainstream”
      e perchè mai?

      serafino, sui pascoli fra i monti con le sue pecore, che mainstream sostiene?
      questa idea per cui chi non è con me è mio nemico non la vedo molto bene

      costretto dalla necessità (serafino) può trovarsi indifferentemente a seguire “il mainstream” come anche il primo santone che passa, proprio perchè non è in grado di comprendere e distinguere le argomentazioni a sostegno di uno o dell’altro, se poi ha un po’ di intelligenza e conoscenza del mondo in più potrebbe più facilmente aderire alla posizione maggioritaria, ma non è così automatico

      per questo preferirei che la gente disinteressata e/o incapace di prendere una posizione stesse completamente fuori da questioni in cui finiscono manovrati come burattini
      (che non vuol dire pretendere di studiare medicina per un decennio prima di prendere una pillolina di cui mi dice il medico che ho bisogno, ma soltanto di non andare a mia volta a darla al cugino perchè da quel che ho letto in cinque minuti sul bugiardino potrebbe far bene anche a lui)

      un conto è “mi fido”: non volendo impegnare tempo e risorse prendo per vero quel che dici tu fino a prova contraria,
      altra cosa “avallo”: faccio mio e sostengo, nell’urna o in piazza, contro altri e contro obiezioni, quel che hai detto tu
      solo perchè sei tu/dotto o tu/mainstream a dirlo

    • Flavio, stiamo parlando di due cose: l’avallo “morale” e l’avallo “politico”. Tu parli dell’avallo morale, soggettivo, e su questo siamo d’accordo. Ma politicamente, il mainstream gode già, per definizione stessa di mainstream, l’appoggio “politico”: vuol dire che è in grado di continuare a fare quello che ha fatto sinora.

    • flavio

      mmmmhhhhh….sicuro che sia il mainstream scientifico a godere dell’appoggio politico?
      che non sia invece il contrario, cioè la politica a decidere quale debba essere la teoria dominante?

      una volta leggendo nella bibbia “fermati o sole” si scomunicava (o magari mandava al rogo) l’eretico, oggi alla politica non importa quante centinaia di razze si conoscano di cani o cavalli, viti o virus dell’herpes, la specie umana non ha razze, se il figlio di due pigmei a trent’anni sarà alto un metro e venti, con pelle, occhi e capelli neri, mentre il figlio di due lapponi sarà alto uno e novanta, coi capelli biondi e gli occhi azzurri è un puro caso, e se invece di uno sono milioni è un’aberrazione statistica

      non avendo partecipato “da dentro” avrò visto male e mi sbaglierò, ma da quel che vedo “stando fuori” mi sembra che molto spesso, in particolare nei due casi confrontati in questo post, sia piuttosto la politica (manovrando migliaia o milioni di serafini di cui sopra) a crearsi il mainstream da sostenere, dalla superiorità bianca per gli schiavisti un paio di secoli fa all’uguaglianza assoluta per i terzomondisti dell’ultimo mezzo, dall’aids-cancro dei gay quando l’omosessualità era una malattia da curare all’oceano di teorie economiche che si scrivono e scadono più veloci del latte alla malignità intrinseca del nucleare o degli ogm, indipendentemente da qualunque prova o evidenza, ci sia da sempre o sopraggiunga nel tempo, di stop del riscaldamento globale ad esempio, se gode di sostegno del politico la teoria regge ogni prova contraria, ma se ai politici invece non sta bene ecco che va cambiata, anche se funziona

  3. A parte il fatto che il terzo link era già stato riportato da me, certo non mi sogno di chiudere il dibattito con un link a Wikipedia. Se lei crede che la scienza sia scritta in un grande libro dei saggi (Wikipedia, poi…), con ben differenziato il bianco dal nero, si capisce che forse quello che dovrebbe studiare di più il metodo scientifico è lei.

    Le osservazioni sul degrado della scienza riportate dal Luigi sono validissime. Recentemente mi sono persuaso che la scienza, alla fine, non è tanto migliore delle altre discipline, almeno, diciamo così, nel breve termine. Invochiamo sempre il metodo scientifico come il grande discriminatore; effettivamente lo è, ma non è possibile applicarlo per automatismo e qui nascono i guai. Voglio dire che ad applicarlo sono esseri umani influenzati da vari conflitti di interesse: per questo, alla fine, ragionano in modo molto simile a quello dei politici.

    Il mio residuo di ottimismo sta nel fatto che ho scritto prima “nel breve termine”. Finora tutte le sbandate della scienza sono durate per un po’, poi la ragionevolezza ha ripreso il sopravvento. Mi piacerebbe però avere una considerazione oggettiva di supporto per garantire che questo accade sempre, prima o poi…

    PS Forse non sarebbe male che, pur rimanendo il meccanismo attuale, per cui il mainstream prende la maggior parte dei finanziamenti (è giusto, ovviamente), ma una frazione venga comunque riservata anche a supportare le ricerche delle voci alternative. Una specie di “diritto di tribuna”. Però è facile a dirsi, mica a farsi: per ogni mainstream possono esserci decine di voci alternative: le supportiamo tutte? Se sì, sarebbe facile per qualsiasi balordo inventarsi una teoria alternativa solo per accedere ai fondi. Se non le supportiamo tutte (mi pare inevitabile), come le selezioniamo?

    • Luigi Mariani

      “PS Forse non sarebbe male che, pur rimanendo il meccanismo attuale, per cui il mainstream prende la maggior parte dei finanziamenti (è giusto, ovviamente), ma una frazione venga comunque riservata anche a supportare le ricerche delle voci alternative. Una specie di “diritto di tribuna”. Però è facile a dirsi, mica a farsi: per ogni mainstream possono esserci decine di voci alternative: le supportiamo tutte? Se sì, sarebbe facile per qualsiasi balordo inventarsi una teoria alternativa solo per accedere ai fondi. Se non le supportiamo tutte (mi pare inevitabile), come le selezioniamo?”

      Pubnto davvero cruciale: in che modo selezionare i progetti di ricerca per garantire un minimo di pluralismo (che è poi l’opposto del lisenkismo) ed al contempo non finanziare ricerche su teorie che con la scienza non c’entrano affatto. In proposito penso che i criteri di base dovrebbero essere a mio avviso ispirati a rigore, indipendenza e innovatività.
      Per rigore intendo che i progetti debbono essere valutati in modo rigoroso. In tal senso ad esempio scarterei a priori progetti in cui si parte da un assunto ritenuto a priori valido ed al quale si sacrificano se del caso anche i dati.
      Per indipendenza intendo che i valutatori non debbano essere famigli dei valutati. A tale riguardo Duesberg propone che il meccanismo chiami in causa ricercatori di altri settori disciplinari (ovviamente non troppo remoti rispetto a quello per cui si esegue la valutazione).
      Per innovatività intendo che parte dei progetti debbono viaggiare su binari non scontati in modo da indagare su strade non ancora battute.
      Ho anche ben chiaro cosa non si debba fare: non si devono lanciare scomuniche in quanto la scienza non è un religione e non si devono ostracizzare quelli che non la pensano come te. Per intenderci io ho il massimo rispetto per la teoria AGW (pur non facendo a meno di porne in luce le tante eccezioni). Quel che proprio non sopporto è il modo non certo ispirato al fair play con cui la stessa viene promossa (penso al continuo ricorso messaggi millenaristici per spaventare il prossimo o ai ripetuti tentativi di screditare gli avversari).

    • Il problema però è proprio questo: se già un criterio semplice, ben definibile e verificabile come il “no alle scomuniche” viene disatteso, come possiamo pensare a cose più complesse?

    • luigi mariani

      Anche quando la realtà si mostra lontana rispetto alle nostre aspettative penso sia comunque importante riflettere in modo organico su come vorremmo che fosse.
      D’altronde, mutatis mutandis, in tempi ben peggiori di questi (si era nel 1941) ci fu qualcuno che sviluppò un’idea che allora appariva del tutto utopica (mi riferisco al Manifesto di Ventotene “per un’Europa libera ed unita”, di Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi) e che oggi, nonostante tutti i limiti della costruzione europea, è in via di realizzazione.
      Perchè dunque non pensare/sperare che anche il modo di fare scienza sia in qualche misura riformabile?

  4. luigi Mariani

    Circa la teoria di Duesberg, gran parte degli interlocutori intervenuti si sono posti sul versante mainstream invocando la propria non competenza (che è poi lo stesso atteggiamento proprio della gran massa della popolazione quando qualcuno di noi prova a porre in dubbio la teoria AGW).
    Neppure io sono un virologo e tuttavia non posso esimermi dal rilevare che trovo ingiusta la liquidazione come non scientifico di quanto afferma Duesberg perché nei suoi scritti (peraltro pubblicati su riviste scientifiche – si veda la bibliografia riportata in http://www.virusmyth.com/aids/index/pduesberg.htm) ho avuto modo di cogliere una serie di eccezioni alla teoria dominante che mi paiono interessanti e meritevoli di risposta. Debbo peraltro dire che di Duesberg ammiro il coraggio, l’onestà ed il disinteresse (si tratta di persona che per fedeltà alla propria teoria ha accettato di essere totalmente emarginato dalla propria comunità scientifica) e non da ultimo il grande coraggio con cui ha affrontato oltre vent’anni di gogna mediatica.
    In termini più generali mi domando se la scienza di grandi paesi democratici non possa trovare vie diverse per gestire i conflitti fra teorie diverse salvaguardando le teorie alternative a quella dominante quando corroborate da eccezioni alla teoria dominante stessa, come nel caso delle teorie alternative all’AGW e della stessa teoria di Dueberg – Mullis (e circa le eccezioni su cui si basa l’attacco di Duesberg alla teoria dominante invito gli interessati a leggere per lo meno l’abstract di questo suo articolo del 2003: https://docs.google.com/viewer?url=http://www.virusmyth.com/aids/hiv/pddrchemical.pdf).
    Da qui la domanda: come la scienza ha potuto trasformarsi da un luogo di confronto (anche aspro) fra teorie diverse in un’entità totalmente manichea in cui la teoria dominante procede a colpi di scomunica e di ostracismo dalla “comunità scientifica”, adottando un metodo non molto diverso da quello che Lisenko ed i lisenkisti, nella Russia di Stalin, adottarono nei confronti di Vaviliov e da cui Orwell, secondo una sua lettera recentemente pubblicata, prese spunto per scrivere il famoso 1984?
    Come avrete colto dal mio scritto Duesberg giustifica tale deriva in termini di transizione dalla scienza artigianale alla megascienza. Questo a mio avviso è il tema su cui sarebbe oggi opportuno discutere: la teoria della megascienza ha fondamento o no? Per me si tratta di una domanda cruciale perché mi sento più che mai figlio della scienza artigianale.

    • flavio

      “mi domando se la scienza di grandi paesi democratici non possa trovare vie diverse per gestire i conflitti fra teorie diverse”

      la scienza magari potrebbe anche farlo, ma mai potrà farlo la politica
      da sempre i raggruppamenti politici si sono divisi e riuniti nel nome della scienza attorno alla teoria che più gli aggradava, dalla divisione più profonda, fondamentale e duratura fra marxisti e capitalisti a quelle più minuscole ed insignificanti che vediamo ogni giorno, e le cui parti si invertono anche in tempi brevissimi

      qualche esempio a caso?
      la difesa della foresta amazzonica perchè fra quelle piante, i ragni che ci stanno sopra o altri vari esseri della zona qualcuno avrebbe potuto avere nel proprio veleno la cura per malattia che di volta in volta fa più presa sul pubblico (ultimamente il veleno di scorpione cubano anticancro), poi è diventata il polmone del mondo che ci difende dall’anidride carbonica, quindi è cambiato il motivo per cui dobbiamo farlo, ma dobbiamo farlo comunque e ad ogni costo, perchè quello è Bene

      o la fobia verso l’inquinamento elettromagnetico che una quindicina di anni fa sembrava la causa quasi unica di praticamente ogni malattia, poi è arrivato il wi-fi, quindi bisogna portare internet a banda larga in tutte le case, anche le più isolate fra le montagne himalyane o nel deserto del sahara, e il bluetooth, per cui portare l’auricolare anche quando dormiamo, ma sempre impegnandoci nella lotta contro il ripetitore cellulare sul tetto del vicino, o quello televisivo sulla collina, per non parlare poi di quelli di radio vaticana

      o gli ogm, o le pellicce, o i vaccini etcetc

      storicamente, eccetto quelle marxista/antimarxista e nucleare/antinucleare, viaggiano coi tempi della politica, per cui se ad una parte “stanno sulle scatole” i gay e i drogati la piaga biblica prossima ventura è la grid, poi passa il tempo, il problema degli eroinomani diventa meno visibile e demonizzare l’omosessualità “paga meno”, quindi si cambia il nemico con prostitute e puttanieri e bisogna con ogni mezzo imporre la castità prima e distribuire preservativi e siringhe poi, ancora dopo arrivano i farmaci e l’aids diventa la bandiera dei terzomondisti per imporre alle bigpharma di dare i farmaci gratis

      su quello, come sull’agw, importa ben poco quale sia la teoria “mainstream”, ed ancora meno quale sia “vera”, conta piuttosto quale si intesti la parte politica al momento vista come “buona”, ed ambedue hanno mostrato ottime capacità di adattamento

      all’epoca della globalizzazione i buoni sono i “difensori dei poveri del sud del mondo”, e quelli hanno issato tali bandiere, come allora il blocco comunista con le teorie di lysenko, se anche una nuova versione della grande carestia ucciderà decine di milioni di persone, i loro seguaci non dovranno neppure inventare scuse, sarà anzi un ulteriore sostegno alle loro tesi, che nel mondo si diffonderà ancora di più

      ai miei occhi non sembra questione di scienza artigianale o a catena di montaggio, è tutto un problema di fede

      i sacrifici alla divinità non vengono più condotti squartando i malcapitati in cima alla piramide come facevano gli aztechi, ma lasciandoli semplicemente morire nei loro letti, perchè il DDT e gli OGM e la CO2 e tutti gli altri prodotti del progresso sono il Male, trarne beneficio è vendere l’anima al diavolo, quindi bisogna tornare (noi occidentali) a morire di fame, di freddo e di sifilide come penitenza per il passato, per permettere alle porte dell’eden di riaprirsi ed accogliere i poveri del terzo mondo, o magari solo quelli che dio o gli dei non avranno deciso di far morire nel frattempo di malaria o dissenteria per qualche motivo che sfugge alle limitate capacità di comprensione di noi poveri mortali

  5. Wikipedia riporta un prospetto sulle ipotesi alternative all’AIDS. Personalmente, non avendo nessuna competenza in materia, né avendo mai avuto il tempo di approfondire personalmente (come invece faccio per l’AGW), sulla questione AIDS non posso che rimanere “per default” sul modello mainstream.

  6. franco bacci

    Sul tema dell’Aids alla fine del 2006 Fra Luciano Checcucci del Convento S.Francesco di Firenze termina una ricerca sugli autori,scienziati e medici esperti, dissidenti della questione HIV-AIDS.
    Il frutto del suo lavoro lo sintetizza su un libretto che personalmente ho preso ad una conferenza in quegli anni a Firenze ma che e’ disponibile anche su internet al link:

    http://it.scribd.com/doc/40834822/Aids-L-Altra-Storia-di-Fra-Luciano-Checcucci

    Comunque basta scrivere sul motore di ricerca ;”Aids ,l’altra storia di fra luciano checcucci.”

    Un libro da leggere e’ quello del dr Kremer :”La rivoluzione silenziosa della medicina del cancro e dell’Aids Macroedizioni “

    Sconcertante,inoltre,quello che ha dichiarato nel 2011 in una intervista lo stesso Luc Montagnier,uno dei 2 “scopritori” dell’inesistente virus dell’HIV, l’altro e’ Robert Gallo.
    Gli sara’ mica venuto una crisi di coscienza?
    Qui il link con il video:

    http://epineo.blogspot.it/2011/11/confessione-del-premio-nobel-luc.html

    Concordo pienamente con l’articolo del sig. Mariani,azzeccato il parallellismo fra le due bufale degli ultimi decenni.
    Essere non esperti dell’argomento non vuol dire non esprimere un giudizio negativo su quanto sostenuto dalla scienza ufficale. per una ragione molto semplice: la pelle e’ la nostra nel caso si decidesse di sottoporsi alle terapie ufficiali, per un test che comunque non specifico,quindi non c’e’ bisogno di impaurisrsi. se si e’ sieropositivi,se leggete l’opuscolo di Checcucci verra’ chiarito anche questo trucco .
    A me pare di una chiarezza cristallina l’esposizione di Duesberg ma anche quanto hanno scritto gli altri dissidenti in primo luogo il Dr.Kremer.

  7. Marco Della Rocca

    Non ho competenze in ambito biologico e quindi preferisco astenermi nel giudicare il paragone AIDS vs. AGW.
    Credo fermamente che nell’ambito della delle scienze fisiche possa essere posta un’analogia tra AGW e “teoria delle stringe”, con intendimenti analoghi a quelli posti dal Luigi Mariani nel presente post.
    Nel caso foste interessati ad approfondire tale, amplissimo, ambito vi potrei suggerire due libri relativamente recenti:
    Neanche sbagliata, di Peter Woit (2007)
    L’universo senza stringhe, di Lee Smolin (2008)

    Forse è un caso, ma ultimamente di stringhe se ne sente parlare assai meno rispetto a qualche anno addietro…
    Nei testi citati potrete comunque trovare che, nella sostanza, tesi che non riescono a produrre evidenze accertabili (sperimentalmente, nel caso in questione) tendono ad “appoggiarsi” su fenomenologie del tutto simili a quelle riportate nella tabella che il Mariani ha molto bene sintetizzato.
    …peccato che le ferie siano praticamente finite e che non possa approfondire le tesi, comunque interessanti, proposte nel presente post.
    Saluti, Marco

    • Mi pare che il paragone sia diverso. Tu stai correttamente citando una teoria cosmologica sostenendo che, mentre una volta era di gran moda, ora pare stia eclissandosi per mancanze varie. Non sono un fisico, ma una decina di anni fa lessi “L’universo elegante” di Brian Greene, un testo divulgativo sulla teoria delle stringhe, che era anche “apologetico” per così dire. Mi ricordo che amici, dottori di ricerca in fisica, poco convinti, lo stroncavano: queste opinioni mi hanno permesso di mantenermi “neutro” nella formulazione della mia opinione personale.

      Il libro ha avuto un certo successo, essendo candidato al Pulitzer ed avendo vinto un Aventis (premio dedicato alla divulgazione). Pulitzer a parte, penso che l’Aventis fosse meritato: il libro era scritto bene e spiegava in modo efficace i concetti che si prefiggeva di divulgare al pubblico non tecnico. Un divulgatore può essere benissimo giudicato molto bravo, anche se la teoria che divulga poi è sballata, così come la citazione dell’AIDS in questa discussione non è stata fatta per discutere di medicina. Di nuovo, è questione di separare metodo e merito. So che nell’ambito professionale dei fisici la teoria delle stringhe suscita grandi dibattiti e avrà anche spostato finanziamenti per le verifiche sperimentali: questo è tutto giusto. Non mi risulta invece che sia debordata in campo socio-politico, abbia fondato politiche globali, e conseguentemente innescato spirali auto-referenziali. Per questo direi che è un caso molto diverso da quelli citati da Mariani.

  8. Penso che il post di Mariani sia chiaro: il termine “epistemologico” è scritto sia nell’introduzione che nella conclusione, nell’introduzione oltretutto è ulteriormente esplicitato il fatto che l’autore sta recensendo un libro e che non si vuole certo dibattere sul merito dell’AIDS, ma sul metodo. Credo che una persona che presume di sapere di scienza deve prima di tutto saper distinguere tra questioni di metodo e di merito, visto che la scienza è un metodo. Chi non ne è capace è ignorante o in malafede. Penso quindi che si potrebbe aggiungere una riga alla tabella qui sopra, relativa al fatto che in caso di “megascienza”, quando invocherete questioni di metodo, citando un qualsiasi esempio di mainstream e provando a criticarlo come esercizio, vi attaccheranno sul merito della questione.

    Venendo al commento di Vomiero, concordo con il fatto che la scienza, con i suoi meccanismi, è meno peggio di altre discipline umane; il problema è che c’è tutta una corrente di pensiero che l’ha assunta a disciplina infallibile e detentrice della verità assoluta (a dispetto del relativismo che tipicamente predicano contemporaneamente) e alla quale tutte le altre attività umane dovrebbero assoggettarsi. Oggi mi è capitato di leggere un’idea di Leibniz, che sosteneva che attraverso la matematica ogni controversia filosofica sarebbe stata prima o poi risolta attraverso dei calcoli matematici, senza bisogno di ricorrere ad altro. L’idea che sta alla base di questa affermazione ha certamente preso parecchie mazzate nel Novecento grazie ai vari principi di intederminazione, effetto farfalla, teorema di Godel, eccetera; tuttavia, rimane il concetto base di quell’affermazione, che poi porta ad eleggere naturalmente la comunità degli scienziati come i massimi consiglieri universali sulle decisioni da prendere.

    Tornando a questioni più epistemiologiche, mi sembra utile il riferimento al lavoro dei “Programmi di ricerca” di Lakatos, che aveva individuato l’esistenza di “noccioli duri” nelle teorie mainstream che resistono a più non posso al criterio di falsificazione. Alla naturale indole conservativa degli scienziati si è aggiunto l’intreccio di interessi del villaggio globale, come scritto da Mariani.

  9. @ Fabio, Filippo e Maurizio
    Grazie per aver voluto dire la vostra innanzitutto. Attenzione però, sia Luigi nel suo testo sia io stesso nella mia breve introduzione, abbiamo prestato attenzione a prendere le distanze dalla teoria di Duesberg, per quel che mi riguarda soprattutto per assoluta ignoranza sull’argomento. I punto dell’articolo è quello di identificare delle similitudini tra le tue teorie che testimoniano un certo modo di fare scienza, ivi compresi i movimenti che si generano attorno ad essa. Mi rendo conto che non sia semplice separare questa operazione dal contesto del post, qualcuno, che mangia pane e disinformazione e che vi invito a leggere, non ha infatti fatto alcuno sforzo per riuscirci, preferendo continuare a gettare palate di letame nel ventilatore ed evidentemente beandosi delle correnti di ritorno. Ma questo in fondo mi rassicura circa la bontà dello sforzo di riflessione di Luigi: ci sarebbe davvero bisogno di aria nuova nelle stanze dove si pretende di tradurre il pensiero della scienza per i non addetti ai lavori e non è con la ventilazione forzata che l’avremo!
    gg

    • In effetti c’è sempre almeno un cretino che legge senza saper leggere (e poi scrive pure).

      Comunque non riesco a vedere una via di uscita. Una volta che si è formato il connubio Scienza-Soldi Pubblici di cui si lamentava già Eisenhower http://omnologos.com/the-ike-nobody-mentions/ a meno che non ci ritroviamo come leader una serie infinita di Lorenzo il Magnifico dovremo sopportare come le leve del potere finiscano nelle mani degli scienziati politicamente più scaltri, e il progresso vada avanti a funerali, come ha detto qualcun altro.

      Questo soprattutto nel campo della Salute Pubblica, per difendere la quale troppi sono disposti a tutto (Robespierre tagliava teste, mentre l’ambientalismo giornalista attuale si limita ad abbandonarsi a nefandezze varie). In inglese, Noble Cause Corruption.

    • livio

      Pensi, caro Morabito, quanti presunti dotti che non sanno d’essere cretini.

    • Si riconoscono perché, anonimi, mettono due link a Wikipedia per dimostrare la loro dottaggine.

    • livio

      infatti, il nr di link a wiki qui è enorme

    • non l’anonimato però, e neanche la presunzione di dottaggine

  10. Di AIDS non si muore certo più come negli anni ’90. Sarebbe curioso che questo risultato fosse venuto sulla base di una scienza fasulla.

    Voglio dire che anche se la scienza è corrotta dai soldi pubblici, non è per quello che sia da buttare tutta al macero. A volte c’azzeccano (AIDS) a volte non c’azzeccano (AGW).

  11. Filippo Turturici

    Vediamo intanto ciò con cui concordo: dal punto di vista epistemologico, dal punto di vista mediatico (l’AGW è la tipica teoria “favorita” dai “complottisti”, che però ti rinfacciano teorie complottiste se la contesti), dal punto di vista dei finanziamenti/interessi ed infine dal punto di vista dell’AGW così com’è usualmente definito, conocordo con l’articolo.
    Mi risultano però, riguardo all’AIDS, due dati in forte contraddizione con quanto scritto: l’ampia diffusione della malattia in Africa, e la sua diffusione anche fra eterosessuali. Su queste due domande, dato che per il resto sono digiuno di medicina e biologia, sono invece in disaccordo con l’articolo.

    • Filippo Turturici

      P.S. Apprezzo comunque l’articolo per una riflessione banale e casuale: la mania dei microbi aveva un senso nell’epoca vittoriana, quando le malattie erano spesso mortali, e la stessa mortalità infantile era elevatissima; oggi pare in effetti ridicolo, igienizzare la casa, quando davvero non si capisce cosa una normale igiene non dovrebbe garantire.

    • luigi Mariani

      Circa la presenza della malattia dell’AIDS in Africa le considerazioni del libro di Duesberg si riassumono in “moltissimi sieropositivi, pochissimi malati di AIDS”. Rispetto al libro vi è poi un lavoro assai più recente (del 2011) uscito sull’ Italian Journal of Anatomy And Embryology:(http://www.duesberg.com/articles/Duesberg%20et%20al_AIDS%20since%201984%20No%20evidence%20for%20a%20new%20viral%20epidemic%20not%20even%20in%20Africa_IJAE_2011.pdf).
      Circa la paura dei batteri voglio dire che la pessima immagine che oggi hanno i batteri è frutto dell’ignoranza che pervade una larghissima fetta della popolazione mondiale. Senza batteri non si chiuderebbero i cicli degli elementi e la nostra stessa vita sarebbe impossibile (si pensi alla microflora intestinale che è responsabile del soddisfacimento di molte delle nostre esigenze vitaminiche).

  12. Fabio Vomiero

    Gent.mi Mariani, Guidi e colleghi,
    provo anch’io, da biologo, a dare un piccolo contributo all’interessante argomento trattato.
    Io credo che la possibilità di comparazione tra un fenomeno prettamente biologico e il caso dell’AGW sia fattibile e sensato dal punto di vista epistemologico, in quanto trattasi di due casi di scienze evolutive e che quindi possono avere punti in comune relativamente agli approcci; e infatti credo sia questo in fondo il senso dell’articolo. Poi sul caso HIV-AIDS avrei delle riserve in più a citarlo come esempio di correlazione ambigua, perchè non mi risulta che per la comunità scientifica internazionale esistano dubbi al riguardo, così come tra l’associazione tra fumo di sigaretta e aumento dei casi di cancro/malattie cardivascolari. Adesso non so quando Duesberg ha scritto quel libro (credo anni novanta), ma da lì in poi, direi che la ricerca del settore ne ha fatta di strada, ci sono nuovi strumenti di indagine che allora ci sognavamo! Poi due contributi di carattere generale. Il sistema del peer-reviewing certo, forse non è il massimo, è migliorabile, ma al momento penso che non abbiamo di meglio. Poi una citazione di Boncinelli che io ritengo fondamentale:”La scienza è fallibile? Figuriamoci il resto! Nel senso che in fondo la scienza (metodo scientifico) rimane sempre la strada più affidabile da percorrere nell’acquisizione di nuove conoscenze e che ha la capacità, implicita proprio nel suo stesso sistema di espressione e di evoluzione, anche di correggere eventuali errori di percorso.
    Per quanto riguarda l’eclettico Mullis, meglio ricordarlo per aver inventato la PCR che non per aver visto gli alieni, anche se il suo libro è veramente interessante.
    Comunque, come sempre pregevole lavoro di Mariani, ricco di spunti di riflessione.
    Un saluto a tutti, vi seguo sempre.
    Fabio Vomiero

    • Filippo Turturici

      Volendo, un altro pregio dell’articolo è quello di evidenziare la dimensione umana degli scienziati: a volte eccentrici, a volte cinici, ma mai “superumani”.

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