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Opinioni al di là e al di qua delle Alpi

Gregorio Schira, capo redattore del Giornale del Popolo, giornale on line del Canton Ticino, ha chiesto a me e a Marco Gaia di Meteosvizzera di rispondere ad alcune domande in materia di clima, policy climatiche e affini. Quelle qui sotto sono le domande:

  1. Si è parlato molto, in questi giorni, del tifone nelle Filippine. Alcuni analisti hanno dato la colpa al riscaldamento globale. Eppure questo parrebbe essersi arrestato negli ultimi 15 anni, e in ogni caso nemmeno l’IPCC è in grado di dire se questi fenomeni estremi siano aumentati e quale sia la causa di un eventuale loro aumento. Cosa ne pensa?
  2. Nelle ultime settimane l’Organizzazione meteorologica mondiale ha pubblicato uno studio che mette in evidenza come le concentrazioni di gas ad effetto serra continuino ad aumentare. Come mai? Bisogna preoccuparsi?
  3. L’ultimo rapporto IPCC è tornato ad usare toni catastrofisti e ad accusare l’attività umana. Temperature che nella peggiore delle ipotesi aumenteranno di 4,8 gradi entro la fine del secolo e mari che si innalzeranno di 82 centimetri. Lei ci crede? Come mai si continua a dare credibilità a queste previsioni allarmistiche che già in passato si sono rivelate sbagliate?
  4. A giorni si concluderà a Varsavia la Conferenza sul clima 2013. Sarà il solito buco nell’acqua? Come mai non si arriva mai a nulla?
  5. Ammesso che vi sia qualcosa da cambiare, come agire in modo intelligente e non allarmistico?

 

Le risposte le potete andare a leggere in originale. Se ne avete voglia poi potete tornare e commentare.

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Published inAttualità

6 Comments

  1. alessandrobarbolini

    racchiusi o no nel loro quartier generale l,ipcc viene contraddetta dalla natura stessa…..basta farsi un viaggio qua e la per il globo,per vedere neve a go-go..
    che si vadano a studiare il libro di robert felix,invece di andare in giro per il mondo cavalcando il loro festival circense del clima dove le porte sono aperte solo per i loro addetti ai lavori

  2. Guido Botteri

    Gaia (nomen omen):
    “un manipolo di scienziati racchiusi in una torre d’avorio”
    ecco, un’idea completamente fuorviante,
    1. non sono un manipolo;
    2. non sarebbero (solo) scienziati, anzi abbonderebbero gli attivisti climatici, come hanno più volte scritto varie fonti, tra cui:
    http://nofrakkingconsensus.com/2011/09/23/how-the-wwf-infiltrated-the-ipcc-%E2%80%93-part-1/
    3. non sono “racchiusi” in una torre d’avorio, ma hanno a disposizione il maggior esercito da propaganda mediatica esistente al mondo, e di cui fanno ampio uso.
    Secondo me.

  3. Io ho trovato sensazionale questo passaggio dell’altro intervistato, Marco Gaia:

    “Mi sembra importante sottolineare come il rapporto per i decisori politici sia stato approvato, parola per parola e all’unanimità, non da scienziati, bensì dai rappresentanti dei Governi delle Nazioni che aderiscono all’IPCC (sono praticamente tutte quelle che fanno parte dell’ONU). Il risultato è un documento che racchiude la posizione condivisa dai rappresentanti di nostri Governi, non da un manipolo di scienziati racchiusi in una torre d’avorio.”

    Ah, ecco, se lo dicono i politici dev’essere vero per forza. Specialmente poi nel caso di maggioranze bulgare.

    • duepassi

      eh, sì, che vuoi che ne sappiano climatologi, geologi, meteorologi, scienziati vari che in qualche modo si occupano di clima… quelli che “sanno” sono i politici… loro sì che hanno il dominio della natura, e sanno come piegarla ai loro voleri…
      oh wild west wind, thou breath of Autumn’s being,
      Thou, from whose unseen presence the leaves dead
      Are driven, like ghosts from an enchanter fleeing,
      Yellow, and black, and pale, and hectic red,
      Politics-stricken multitudes: O thou,
      obey to us, politicians, obey ! O wow !

      perdonami buon Percy B. Shelley
      se adatto al potere immenso di quelli,
      la tua poesia così tragica e duratura,
      per quei che comandan la temperatura,
      e se nel tuo spirito rabbia senti
      calmala, com’essi calmano i venti

  4. crescenti uberto

    Sono totalmente d’accordo con le opinioni espresse da Guido. aritengo errato l’approccio catastrofista teso a controllare le variazioni climatiche, con le relative politiche di intervento sulle emissioni di gas serra legate alle atività umane. Secondo il mio modesto parere non possiamo fare nulla per contrastare le variazioni climatiche, che sempre ci sono state, e che dipendono da meccanismi forse soptattutto astronomici di difficile valutazione e di impossibile controllo. L’approccio corretto in fatto di variazioni climatiche, deve essere simile a quello che
    attuiamo nei confronti dei terremoti: non sappiamo prevedere quando avverranno, ma possiamo prepararci a contrastarne gli effetti costruendo bene in siti idonei. Così se questa è la strategia da adottare, dobbiamo prevedere le azioni ed i provvedimenti da adottare per contrastare e quindi mitigare gli effetti delle variazioni climatiche. Bando quindi al catastrofismo. ma corretta e responsabile azione di prevenzione. Del resto nel Periodo Caldo Medioevale, tanto indigesto all’IPPC, l’Uomo ha saputo adattarsi alle mutate condizioini climatiche, addirittura utilizzandole a proprio vantaggio, come dimostra l’esempio dei Vichinghi in Groenlandia.

  5. Carlo

    Sono di parte, lo ammetto, ma le risposte di Guidi dimostrano di contenere molto più buon senso. Se non altro nell’ultima risposta si pone l’attenzione sul fatto che operare nella direzione di mitigare il più possibile gli effetti di questi eventi estremi è molto più efficace che seguire un incerto cammino verso la de-carbonizzazione del nostro pianeta. A sentire i catastrofisti sembrerebbe che riducendo le emissioni di CO2 gli uragani diverrebbero degli innocui temporali….

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