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Ma quanto ci piacciono i record!

I temi energetici sono molto complessi, forse più di quelli climatici, ma essendo ad essi strettamente connessi, capita sovente di doverli discutere. Come spesso accade gli spunti vengono dai media. Per esempio, un paio di giorni fa è apparsa una notizia su IlSole24Ore presto replicata anche da molti altri media:

Energia rinnovabile, record al 55%. E il CNR avverte, anche il gas inquina troppo.

Che successo meraviglioso! Ma che disdetta però. Vediamo un po’ di cosa si tratta. La settimana scorsa l’Italia ha fatto segnare un nuovo record nella produzione e consumo di energia da fonti rinnovabili. Nella borsa dell’energia, le fonti rinnovabili hanno occupato il 55,1% del totale, con un contributo del 17,6% del fotovoltaico e dell’8,6 dell’eolico. Un momento però, la somma fa 28,2. Anche considerando il contributo minimale di altre fonti rinnovabili, manca parecchio per arrivare a 55,1. Ah, ecco qua, nell’articolo non lo si trova, ma la restante parte viene dall’idroelettrico, che continua a far la parte del leone. Perchè per fortuna piove, anche nel Paese che dovrebbe essere in procinto di passare al clima delle palme. Forse è per questo che da noi i mulini andavano ad acqua e non a vento.

La notizia quindi è alquanto fuorviante. Pare inoltre che ci sia un problema con il gas naturale, il cui contributo all’effetto serra non è affatto trascurabile. Anzi, ultimamente, dicono i ricercatori del CNR e altre varie fonti, si è scoperto che tra emissioni di CO2 derivate dalla combustione del gas e emissioni di metano durante i processi di estrazione, trasporto etc, il gas naturale è peggio del carbone e del petrolio. A questo punto però scatta un po’ di confusione, perché nell’articolo leggiamo che il metano emette più CO2 di quanto si pensasse, mentre è noto che la quantità di CO2 derivata dalla combustione è sempre la stessa; semmai possono essere cambiate le stime relative alla quantità di metano rilasciato durante le varie fasi di estrazione e impiego. Notizie precedenti però destavano minor preoccupazione, come per esempio questo documento di fonte UE, alla cui pagina 64 ci sono delle tabelle che stimano in poca cosa le emissioni derivate dai processi produttivi.

Comunque, il metano, presente in atmosfera in concentrazioni molto più basse della CO2, è circa 25 volte più efficace in termini di effetto serra, cioè di capacità di assorbire e riemettere la radiazione infrarossa che dalla superficie cerca di guadagnarsi la via dello spazio.

La soluzione, continuiamo a leggere, è elettrificare, in pratica accrescere il più possibile l’impiego di motori elettrici e non termici, ivi compresi ovviamente quelli che bruciano gas. Non è dato sapere però con quali fonti e a quale costo dovrebbe essere prodotta l’energia per farli funzionare. Rispetto alle fonti rinnovabili non è cosa di breve periodo, a meno di non ridurre a specchio gran parte della superficie disponibile o di piantare foreste di torri eoliche. Circa i costi, beh, è questione di gusti.

La componente A3 (90% rinnovabili ‘pure’) della bolletta elettrica è già sovraccarica di oneri derivanti dagli incentivi dei trascorsi conti energia. Ora la musica è cambiata, ma i patti sono patti e gran parte di quanti adesso producono energia rinnovabile a ritmo forsennato lo fanno perché hanno in mano dei contratti con lo stato che di qui al 2020 ci costeranno circa 220mld di Euro. Forti degli incentivi e della precedenza nel dispacciamento possono offrire energia a costi molto bassi, contando soprattutto sul fatto che il prezzo si alza quando intervengono le fonti tradizionali, che proprio per il fatto di occupare la seconda fila finiscono per avere costi di produzione più elevati. Qualcuno ricorderà che qualche settimana fa abbiamo parlato del capacity payement, cioè di quanto viene riconosciuto ai produttori tradizionali per sostenere almeno una parte dello stand by. Senza corsia preferenziale nell’utilizzo, che assicura la corresponsione degli incentivi, non avremmo né pannelli né pale, perché il costo di produzione si aggira ancora intorno ai 110/120 Euro per MWh, contro i circa 60 Euro per MWh delle centrali a ciclo combinato. 60 Euro è anche il prezzo di riferimento della voce A3, nonostante l’energia abbia in borsa un prezzo medio di 46 Euro per MWh. Questa assurdità di dover pagare l’energia più di quel che costa produrla deriva dal meccanismo alquanto perverso di cui sopra. Masochismo? No, green policy, basta che si sappia però.

E così, fa notare Qualenergia.it, possiamo permetterci il lusso di indossare un’altra medaglia, quella di legno per il costo dell’approvvigionamento energetico domestico. Prima la Danimarca, seconda Cipro, terza la Germania e poi ci siamo noi.

Electricity_prices_for_households_consumers_2012s2

Peccato, ci tenevo ad arrivare almeno sul podio.

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NB: grazie a Fabrizio Giudici per la segnalazione e a Giulio Bettanini per avermi spiegato bene delle cose che poi spero di non aver ingarbugliato troppo.

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Published inAttualità

5 Comments

  1. Stasera è stato bello seguire al TG2 tre servizi sull’energia. I primi due sulle rinnovabili, delle quali sono state magnificate le sorti; ovviamente senza contraddittorio (sennò come si fa a concludere un servizio dicendo che quest’anno abbiamo risparmiato un miliardo di euro in bolletta grazie alle rinnovabili?). Poi, nell’annunciare il terzo servizio, sento parlare di “pro e contro”. Ecco, vedi, ho pensato male, mi son detto, almeno recuperano nel terzo tempo.

    Il terzo servizio era sul fracking. Ecco.

  2. Grazie a Guido e a Giulio per la spiegazione. L’articolo originale era talmente scritto male da non fare capire neanche la parte che probabilmente ha un senso.

  3. 610=mancinelli l.

    Grazie per questo vitale contributo antiverdame che proverò a far arrivare ai bastonati da Matteo, ad esempio: berlusca, fratellini d.Italia e pure all’altro matteo-vincitore. …………610-suddito n.d.=mancinelli luciano

    • david

      …anche qui i comunistelli pro eu rompono le scatole.non riuscite proprio a trattenervi

  4. Guido Botteri

    // per il costo dell’approvvigionamento energetico domestico. Prima la Danimarca, seconda Cipro, terza la Germania e poi ci siamo noi. //
    mi sembra molto significativa questa classifica dei peggiori costi energetici,
    infatti
    Danimarca (prima) e Germania (terza) sono proprio le Nazioni che più di ogni altra avevano puntato sulle rinnovabili, ed erano il simbolo della green-economy, Sole e vento gratis…
    Trovarle ai primi posti, con noi quarti grazie alla zelante politica a favore delle rinnovabili, dimostra il fallimento di quella politica, almeno dal punto di vista della parte più lunga del nome, la “economy”.
    Che poi sia “green”, e cioè “verde” questo ci credo, infatti temo che a forza di andare in quella direzione ci troveremo “al verde”.
    Sul secondo posto di Cipro, sinceramente non so, non sono informato, e taccio.

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