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L’urgenza di una Strategia Energetica Nazionale sostenibile.

Il post di oggi è arrivato qualche giorno fa in forma di commento da parte di Rinaldo Sorgenti. Mi è sembrato giusto pubblicarlo direttamente perché affronta una discussione spinosa ma anche piuttosto inevitabile. Buona lettura.

E’ ben evidente che una Strategia Energetica Nazionale (SEN) debba affrontare argomenti che riguardano le prospettive a medio e lungo termine ed è quindi opportuno delineare una strategia bilanciata e sostenibile che comprenda argomenti come l’Efficienza Energetica e lo sviluppo della ricerca per la messa a punto di Fonti Rinnovabili affidabili e sostenibili per il futuro.

Ma una componente fondamentale di una SEN deve altresì riguardare la produzione elettrica, che sempre più sarà la spina dorsale per un Paese che aspira a mantenere la propria posizione a fianco delle economie più avanzate nel mondo.

Questo è purtroppo il principale handicap che condiziona da lungo tempo l’economia del ns. Paese, che storicamente si base sulle capacità manifatturiere e sull’export dei propri prodotti.
Peraltro, il rischio strategico che il sistema Italia subisce non ha eguali tra i Paesi sviluppati ed è ormai urgente che il Governo e i vari Stakeholder ne prendano finalmente atto per attuare quindi tutte quelle indispensabili iniziative che ci consentano di superare questo grave problema, che inficia pesantemente le capacità competitive del ns. Paese.

Per fortuna non c’è bisogno di guardare nella “palla di cristallo” per capire cosa necessiti fare: allo scopo, una semplice analisi del “Mix delle Fonti” per la produzione elettrica che si riassume nella media del 27 Paesi Ue ed ancor più la realtà del “Mix” dei Paesi del G8 e del G20 (con l’eccezione rischiosa ed insostenibile proprio dell’Italia), non può non fare da parametro e guida per le indispensabili decisioni strategiche da attuare.

Quali scelte quindi per il nostro Paese?
L’evidenza nella Ue27 dimostra che le “Fonti di Base” di un sistema affidabile e sostenibile debba necessariamente basarsi su CARBONE + NUCLEARE (come insegnano tutti i Paesi del G8 – Italia esclusa) e quanto più una delle 2 fonti è trascurata, maggiore è la necessità di ricorrere all’altra.

L’Italia presenta chiaramente una situazione anomala ed asimmetrica, avendo solo il 13% di produzione da CARBONE e nulla (sul ns. territorio) dal NUCLEARE.
L’altra pesante anomalia italiana, è quella della produzione elettrica nazionale, dove l’Italia storicamente produce sul proprio territorio solo circa l’85% dell’elettricità che consuma ed è infatti il principale importatore in Europa di questo importante vettore.
In compenso, è positivo riscontrare che l’Italia indiscutibilmente presenti la migliore situazione in termini di intensità elettrica pro-capite (5,6) rispetto a tutti gli altri principali Paesi. Siamo infatti il Paese più “virtuoso” in termini di consumo elettrico. Lo siamo peraltro anche in termini di emissioni di CO2 pro-capite; elementi questi spesso mistificati e distorti nella comunicazione mediatica.

Peraltro, nessuno in Europa ha fatto così tanti investimenti negli ultimi 10 anni per ammodernare il proprio parco di generazione elettrica; purtroppo però questo è avvenuto quasi esclusivamente con la realizzazione di moderni “Cicli Combinati” alimentati a Gas Metano, per sostituire i vecchi “Cicli a Vapore” alimentati ad Olio Combustibile.

La demagogia e la speculazione comunicativa che si basa fondamentalmente su fuorvianti aspetti emotivi, ha invece impedito di diversificare ed equilibrare il ns. “Mix” con la realizzazione di alcune moderne Centrali a Carbone che per le caratteristiche orografiche del ns. territorio potrebbero agevolmente trovare la loro dislocazione lungo la penisola.
Infatti, concetti razionali di vera “Sostenibilità” per il sistema di generazione elettrica di un Paese avanzato si possono agevolmente riassumere nei punti seguenti:

  1. Facilità degli approvvigionamenti
  2. Economicità
  3. Continuità (vs. intermittenza di eolico e solare)
  4. Sicurezza strategica
  5. Efficienza di utilizzo dei combustibili primari
  6. Rispetto ambientale

Da un’analisi obiettiva risulterebbe quanto mai evidente che il Carbone sia un combustibile a tutti gli effetti “Sostenibile”, rispondendo in maniera opportuna a tutti e 6 i parametri sopra citati, soprattutto per un Paese notoriamente povero di “materie prime” come l’Italia, che dipende più di qualunque altro dalle importazioni energetiche per soddisfare i propri bisogni.

La risposta tecnologica comprende: le CCT (Clean Coal Technologies), che consentono di utilizzare il Carbone senza particolari inconvenienti di natura ambientale, mentre con la CCS (Carbon Capture & Storage) è possibile anche rispondere all’eventuale necessità di ridurre le emissioni di CO2 in atmosfera.

Come noto, la Commissione Europea ha posto le tecniche di CCS tra le iniziative da attuare per rispondere alla Direttiva di riduzione delle emissioni in atmosfera, ma è evidente che applicare tali tecniche CCS solo all’utilizzo del Carbone NON risolverebbe affatto il problema delle emissioni, in quanto la realtà italiana nel 2010 evidenzia che 2/3 delle emissioni di CO2 dalla generazione elettrica siano dovute all’utilizzo degli idrocarburi: 56% al Gas Metano e 7% all’Olio Combustibile, essendo il contributo emissivo del Carbone solo del 35%, mentre un 2% è dovuto ad altri combustibili. Come sappiamo, le emissioni di CO2 dalle Biomasse non sono considerate, anche se sarebbe forse opportuna una riflessione, sul breve-medio periodo (se questa è la preoccupazione), perchè la combustione di un albero che ha impiegato 20-30 anni mediamente per crescere, rilascia immediatamente in atmosfera tutta la CO2 che lo stesso ha assorbito per la sua crescita e ce ne vorranno ancora 20-30 per farlo ricrescere tal quale.
Inoltre, applicare la contabilizzazione delle emissioni di CO2 alle emissioni di sola “combustione” (post-combustion), come prevede la Direttiva ETS-Ue, e trascurando invece totalmente le emissioni dovute alla “estrazione/produzione” (pre-combustion) dei combustibili fossili – come di fatto avviene con il Protocollo di Kyoto e come abitualmente considerato da tutte le Istituzioni internazionali (IPCC, Ue e Paesi emettitori) – si determina una chiara discriminazione che nulla ha a che fare con il supposto concetto del contrasto ai “Cambiamenti Climatici”, generando invece un’evidente ed impropria discriminazione ed un’alterazione dei principi di “libera concorrenza” (peraltro non consentita dalle stesse leggi fondanti della Ue) tra: Paesi – Settori – Prodotti, all’interno della stessa Comunità europea.

Per dare un esempio di cosa significhi quanto sopra citato ed un parametro di valutazione globale, basterebbe andare ad osservare cosa avviene in fase di estrazione del Gas Metano nei vari Paesi produttori, dove risulta che: “Almeno 1/3 delle riserve mondiali di Gas Naturale presentano in giacimento alti livelli di anidride carbonica (CO2)”, che l’industria del settore da decenni provvede a separare dal flusso dei Gas in estrazione per liberarla in atmosfera (vented), senza che questa sia conteggiata ne attribuita ad alcuno (chiedetelo ad IPCC)!

Quindi, la strategia necessaria per l’Italia, per :

  • Migliorare la propria competitività;
  • Ridurre i rischi di approvvigionamento energetico;
  • Incrementare la sostenibilità Paese;

non può non considerare l’urgente necessità di diversificare ed equilibrare il proprio “Mix delle Fonti”, con:

  1. Carbone: Raddoppiare il suo contributo, con l’utilizzo delle tecnologie CCT e CCS.
  2. Gas Metano: Ridurre/dimezzarne l’uso, rispetto all’eccessiva dipendenza attuale.
  3. Nucleare: Valutare se continuare con l’import, dopo l’esito del recente Referendum ???

Perché il Carbone è:

  • Diffuso ampiamente nel mondo
  • Disponibile in grandi quantità
  • Economico (molteplicità di fornitori)
  • Sicuro (non è velenoso, ne’ esplosivo)
  • Eco-compatibile grazie a CCT e CCS.

Parliamone quindi, senza pregiudizi e fuorvianti ideologie, nell’interesse di tutti.

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Published inAttualità

Un commento

  1. donato

    Quanto scritto da R. Sorgenti non fa una grinza e fotografa in maniera impietosa e fortemente realista la situazione del sistema energetico italiano. Se a ciò si vanno a sommare le inevitabili difficoltà nell’approvvigionamento di gas metano, qualora le tensioni con la Russia per la questione Ucraina dovessero sfociare in una guerra commerciale che vedrebbe nel metano il mezzo più potente per rintuzzare le eventuali sanzioni occidentali, il quadro diventa a dir poco fosco.
    .
    (cfr. http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2014/05/28/stop-gas-russia-quasi-tutta-ue-colpita_ebd4c2c6-ea47-4ae8-b06a-2064cad076a4.html )
    .
    C’è poco da dire: il nostro sistema di approvvigionamento energetico fa acqua da tutte le parti e resta fortemente squilibrato esponendoci a tutti i rischi connessi alle crisi geopolitiche. La soluzione è una sola: diversificare le fonti di energia, diversificare i fornitori, creare un mix energetico che ci ponga quanto più possibile al riparo dalle turbolenze del mercato energetico, come ci suggerisce l’autore del post. Siccome, però, la razionalità non alberga nel nostro disgraziato Paese che, invece, come è purtroppo noto a tutti, è la patria di elezione di tutti i NO-XXXX possibili ed immaginabili, del principio di precauzione applicato in maniera rigorosa, dell’effetto NIMBY elevato all’ennesima potenza e di tutto ciò che ci ha ridotto ad essere la cenerentola del mondo industrializzato.
    Poi ci si lamenta che siamo diventati un paese di vecchi da cui i giovani scappano al ritmo di ventimila all’anno e con il più basso tasso di natalità del mondo sviluppato (dati dell’ISTAT freschi di giornata certificano che nel 2012 il tasso di natalità ha toccato il minimo storico degli ultimi venti anni).
    .
    (cfr. http://www.ansa.it/sito/notizie/flash/2014/05/28/istat-nuovo-minimo-storico-nascite-515mila-bimbi-_4302a9b3-5dde-42c7-9217-bfd1292f52f2.html )
    .
    Mi sa che passeremo alla storia come il primo esempio di “decrescita (in)felice” con grande gioia dei sostenitori del baratto, dell’agricoltura bio-dinamica e di altre simili amenità radical chic.
    L’Italia non ha mai brillato in fatto di programmazione dell’approvvigionamento energetico (vedi i casi di Mattei e di Ippolito), ma oggi come oggi mi sa che stiamo toccando il fondo (ammesso che esista un fondo 🙂 ).
    Ciao, Donato.

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