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Indice OPI, comincia ottobre, il mese osservato speciale

Un anno fa, durante l’ottobre 2013, abbiamo iniziato a parlare sulle nostre pagine dell’indice OPI (October Pattern Index), sviluppato da un team italiano come strumento predittivo dell’andamento dell’indice AO (Artic Oscillation), dalle cui dinamiche dipende una buona parte delle sorti dell’inverno europeo. Di lì a poche settimane, poi, sono stati pubblicati gli Outlook per la successiva stagione invernale basati sull’OPI (qui e qui), una stagione che come ormai sappiamo ha presentato un carattere decisamente anomalo, per la persistenza di un pattern da cui sono scaturite elevata piovosità e temperature piuttosto miti. Questa anomalia, è altrettanto noto, ha di fatto mandato all’aria ogni previsione, da quelle di cui stiamo discutendo ora, ai nostri Outlook, a quelle ben più blasonate ma non per questo più precise dei vari centri di calcolo e ricerca in giro per il mondo.

Però, da quelle prime discussioni e, soprattutto, dall’appassionante ricerca sull’OPI, sono nate delle amicizie e una collaborazione, fatta di molti progetti di cui spero di poter mettere al corrente i lettori di CM quanto prima. Ma ora siamo di nuovo in ottobre, quindi sta iniziando nuovamente la caccia all’inverno. Per la verità qualche bracconiere ha già sparato i primi colpi nel mucchio, annunciando un inverno da era glaciale già nel mese di agosto (qui il mio commento), ma di questo ce ne importa davvero poco. Molto più interessante, invece, il fatto che da oggi inizierà il calcolo dell’indice OPI, con un valore consolidato che arriverà solo a fine mese e sarà quello su cui si baserà un outlook per la prossima stagione invernale.

Quest’anno, per tornare alle collaborazioni di cui sopra, la pagina con il calcolo progressivo dell’indice sarà disponibile anche su CM, in un widget che troverete nella spalla destra della nostra home page a partire dalle prossime ore, la cui consultazione vi porterà alla pagina vera e propria ospitata sui server dell’azienda che ha gentilmente messo a disposizione l’infrastruttura informatica per un traffico che potrebbe essere significativo.

Sempre dopo la fine di ottobre, poi, pubblicheremo anche i nostri Outlook, prognosi che faranno seguito all’analisi già iniziata qualche giorno con questo post di Carlo Colarieti Tosti, che ha sviluppato un altro indice (IZE) la cui definizione ha concettualmente molte cose in comune con l’OPI. Per finire, spero di potervi mettere a disposizione anche i valori dell’indice SAI sviluppato dal prof. Cohen, che di fatto conserva la paternità sull’intuizione della similarità tra le dinamiche troposferiche del mese di ottobre e quelle della successiva stagione invernale. Chissà che la sintesi e il confronto tra questi diversi approcci, che hanno in comune l’attenzione agli aspetti fenomenologici più che modellistici, non ci restituisca un valore aggiunto significativo per capire quale sarà il carattere della prossima stagione fredda. Ad ogni modo, vada come vada, sono davvero contento di riuscire a fare di queste pagine un aggregatore di questo genere di discussioni. Questo post resterà aperto ai commenti proprio per ospitare la discussione che dovesse eventualmente svilupparsi, sebbene come sapete CM non sia un forum, per cui vi prego comunque di attenervi agli aspetti tecnici, evitando se possibile digressioni fantameteorologiche.

Detto ciò, vi lascio alla breve presentazione che Riccardo Valente, Alessandro Pizzuti e Andrea Zamboni hanno preparato per questa iniziativa, ricordandovi di tornare a consultare la pagina OPI tramite il nostro widget e, soprattutto, di tornare tra un mesetto quando cominceranno ad uscire gli outlook.

 

MONITORAGGIO OCTOBER PATTERN INDEX (OPI)
STAGIONE INVERNALE 2014-2015

Riccardo Valente, Alessandro Pizzuti, Andrea Zamboni

Per il secondo anno consecutivo rendiamo disponibile la pagina di monitoraggio dell’indice “October pattern index” (OPI). Brevemente l’indice OPI costituisce una sintesi numerica dello schema circolatorio che si instaura, a livello emisferico alla quota isobarica di 500hPa, nel corso del mese di ottobre e mostra una correlazione estremamente elevata (r ≈ 0.9) con l’oscillazione artica media del trimestre invernale successivo (DJF AO).

L’indice viene calcolato attraverso uno specifico software di calcolo, il quale elabora le 31 carte emisferiche giornaliere di ottobre, relative alla quota isobarica di 500hPa. La pagina di monitoraggio viene aggiornata automaticamente ad ogni emissione del modello di previsione globale GFS (Global Forecast System), eccetto la corsa 18z. Ad ogni specifica corsa il software prende in esame le carte consolidate dei giorni precedenti più 10 carte di previsione fornite dal modello GFS. Ad esempio, al giorno 15 di ottobre, il software estrapola l’indice elaborando le 15 carte consolidate (dall’1 al 15 ottobre), più le carte fornite da GFS per i 10 giorni successivi (dal 16 al 25). Il valore definitivo dell’indice OPI si avrà quindi solo sulla base delle 31 carte consolidate, al termine del mese di ottobre. Pertanto il valore parziale, visibile sulla presente pagina di monitoraggio, tenderà ad acquisire significato progressivamente al trascorrere del mese di ottobre, tendendo sempre più al valore finale. Valori attendibili si cominceranno a vedere solo dopo la metà del mese, quando, il numero delle carte consolidate supererà quello delle carte derivanti dal modello di previsione GFS.

Al termine del mese di ottobre verrà redatta una previsione ufficiale sulla tendenza stagionale dell’inverno 2014-2015, sia in considerazione del valore finale dell’indice OPI, sia sulla base degli sviluppi della ricerca portati avanti nel corso dell’anno grazie anche alla collaborazione del Prof. Judah Cohen e del Ten. Col. dell’Aeronautica Militare Guido Guidi.

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Published inAttualità

16 Comments

  1. Andrea Brunelli

    Beh ? nessuno commenta il fallimento, il secondo fallimento consecutivo ? Abbiate la dignità di ammettere l’errore…

    • Andrea, i conti li faremo alla fine. È comunque evidente che l’indice non ha funzionato secondo le attese. Meglio, ci sarà piu stimolo alla comprensione. Questo ti pare abbastanza dignitoso?

    • Andrea Brunelli

      Alla fine ? Tre quarti di inverno si è dimostrato ridicolo e voi insistete ad arrampicarvi sugli specchi? LOL !!! Bene. Vi comunico che chiunqe parli oltre i 5 giorni… Dice cose da bar. O no ???

    • Andrea, mi risulta che non sia passato neanche uno dei tre mesi invernali, mentre è passata la metà del trimestre di riferimento per il computo dell’OPI. In nessuno dei due casi torna il conto dei tre quarti, perciò, se vuoi parlare parliamo, se vuoi solo far polemica lasciamo perdere.
      Ciò detto, forse ti sfugge il fatto che si tratta di ricerca, cioè dal risultato tutt’altro che scontato. È il core dello studio è la definizione dell’indice AO tramite una correlazione alta ma non assoluta. Il che vuol dire che i punti che mancano per avere R=1 (l’OPI arriva a 0,9) hanno lo stesso diritto di cittadinanza degli altri. Questo perché la relazione tra il pattern di ottobre è quello invernale è definita statisticamente, non dinamicamente, cioè non in termini di causa effetto ma di similarità. La previsione quindi soffre di due problemi fondamentali. Il primo è quello di questi ultimi due anni in cui la correlazione tra AO e OPI non ha tenuto e ci saranno forse delle cose da rivedere. Il secondo è quello che vede comunque l’AO non utilizzabile in termini assoluti per una previsione di lungo periodo.
      Chiudo come ho chiuso il mio precedente commento sull’argomento. Se questo ritieni voglia dire arrampicarsi sugli specchi non so che dire, se non aspettare fiducioso la soluzione che proponi per questo problema di conoscenza.
      gg

  2. Gianni

    Buonasera
    prima di tutto vorrei ringraziarvi e complimentarmi per gli interessantissimi articoli che pubblicate.
    Attraverso le vostre letture mi sto interessando alla meteorologia e mi stanno incuriosendo molto gli indici OPI, IZE e SAI, che da come li descrivete mi sembra di capire essere in qualche modo collegati tra loro.
    Il primo è di facile consultazione proprio grazie al vostro sito. Mi piacerebbe sapere se è possibile consultare in modo simile anche gli altri due ed eventualmente dove.
    Immagino che se, purtroppo, non fossero consultabili in corso di rilevamento al pari di OPI, troverò almeno un articolo riguardo il loro outlook attraverso il sito.
    Vi faccio ancora le mie congratulazioni per il lavoro che state svolgendo e resto in attesa di una vostra risposta.
    Saluti
    Gianni

    • Gianni,
      i tre indici sono concettualmente collegati nel senso che partono tutti dall’assunto che quello che accade nel mese di ottobre in una specifica porzione dell’area Euro-asiatica sia indicativo di ciò che accadrà nei mesi invernali a livello di circolazione emisferica.
      Sul SAI c’è moltissimo in giro, ma andrei direttamente alla fonte è cioè alla pubblicazione Cohen 2011 (A New index for more accurate winter predictions – GRL).
      L’IZE non è in letteratura, è una cosa che stiamo sviluppando da un po’. Trovi una sua breve descrizione nell’articolo di Carlo Colarieti pubblicato qualche settimana fa su queste pagine.
      gg

  3. Salve Dott. Guidi,
    prima di tutto un mio personale ringraziamento per la passione e la serieta’ che Lei mette sempre nei Suoi articoli. Mi permetta una domanda da gran appassionato dell’ inverno quale sono: In che valore di indice OPI dovrei sperare alla fine di ottobre per riuscire a portare a casa un buon inverno qui sulla Pedemontana Veneta? Chiedo scusa se sono sconfinato nella banalita’, ma almeno con una Sua risposta seguo attentamente l’ evolversi del valore giorno per giorno. Grazie infinite!

    • Paolo, ti consiglio di leggere i post che abbiamo pubblicato l’anno scorso in cui si descrive l’OPI. Da lì capirai che l’indice non è un tool di previsioni del tempo e tantomeno lo è a carattere locale. Per cui la risposta alla tua domanda è non lo so, né credo che un numero o dei numeri associabili a determinate situazioni possano esistere.
      gg

  4. Roberto Gaddari

    Lo scorso anno ha cannato di brutto. Perché nessuno lo dice ?Anzi, dicono il contrario, nergando l’evidenza.

    • Roberto leggi il post. Ho scritto mandando all’aria praticamente tutte le previsioni. Che altro ci vuole? E poi, abbi pazienza, stiamo lavorando all’equazione del pianeta, ci siamo quasi.
      gg

  5. luca

    Un saluto…Ho riletto l’esito OPI sul post dell’anno scorso. Anche se sperimentale commentandolo ora ai posteri,mi ha lasciato comunque ben impressionato dalla precisione di previsione che aveva emesso, per quello che è poi stato l’inverno. Una solo cosa è andata diversamente dalla previsione(un particolare che per me modestamente dovrebbe far riflettere): Si pensava a frequenti e quasi stazionarie posizioni dell’alta delle azzorre a medio-basse latitudini, a fronte di un vp molto compatto. Quest’ultimo così è stato, ma le perturbazioni atlantiche sono state le vere protagoniste del nostro inverno(basta vedere la neve sulle Alpi). Come mai??? Vp più espanso? fronte polare decisamente più basso rispetto al trend anni ’90? Su questo aspetto sarebbe davvero interessante capirne qualcosa in più. Grazie

    • Luca,
      credo che tu abbia colto nel segno. Il Fronte Polare sta scendendo, mi verrebbe da dire anche con buona pace del GW, ma lasciamo perdere.
      gg

    • Salvatore

      Salve,
      mi verrebbe da dire che una rondine non fa primavera, anche se ci fosse un inverno caratterizzato da temperature al di sotto dei valori medi del periodo, non possiamo dimenticare il trend delle temperature medie globali sul lungo periodo… bisognerà attendere ancora per capire se queste diminuzioni delle temperature medie invernali siano significative…

    • Fabio

      Forse perchè la posizione dell’anticiclone Atlantico rispetto al decennio, ventennio precedente ha cambiato un pò la sua posizione? Basta vedere il comportamento dell’indice (descrittivo) East Atlantic Pattern per renderci conto del cambiamento climatico avuto nell’ultimo decennio. A tal proposito io credo che per il nostro modesto fazzoletto di terra (Italia) l’indice OPI (come del resto il valore della AO) dice ben poco, Possiamo avere valori negativi di questi indici e un inverno mite sul mediterraneo e sull’Italia perchè conta di più la stazionarietà delle onde planetarie e la loro dislocazione piuttosto che la frequenza di episodi meridiani e dei blocchi della circolazione zonale. E’ chiaro che avere una AO negativa (vortice polare debole) aumentano gli episodi di meridianità ma non è affatto detto che questo provoca un inverno freddo sulla nostra Penisola e gli ultimi anni lo dimostrano. Viste le anomalie del nostro anticiclone se l’OPI/AO saranno mediamente negativi nessuno ci vieta pensare ad un 2009/10 bis (che a qualcuno non dispiacerà in termini di freddo si intende).

  6. donato

    Premesso che l’attendibilità di tutti questi indici mi lascia un poco “scettico”, sarò felice di poter seguire in diretta la ricerca degli autori di OPI. Si tratta di un’occasione estremamente interessante per seguire lo sviluppo di un programma scientifico. Non mi resta che ringraziare G. Guidi ed il team di ricerca per quanto ci offrono ed augurare loro un grande successo.
    Ciao, Donato.

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