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Il Pacifico, una vasca che bolle

La vasca da bagno, il serbatoio di calore del pianeta, solo un paio delle pittoresche ma efficaci definizioni riservate all’Oceano Pacifico. In questi mesi, più che mai, l’attenzione è rivolta proprio a quella porzione di mare che occupa le latitudini intertropicali tra l’America Latina e il Continente Marittimo, teatro delle oscillazioni dell’ENSO, ormai saldamente in territorio positivo e quindi in fase El Niño.

Ma c’è un altro attore entrato in scena di recente e altri ne stanno arrivando. Il primo è l’MJO (Madden Julien Oscillation dai nomi di coloro che l’anno per prima definita), onda convettiva che sposta lungo l’equatore le zone di accentuazione o inibizione della convezione. Al riguardo ho trovato ieri una pagina su physicstoday in cui ci sono una trattazione storica e una descrizione tecnica di questo particolare pattern atmosferico molto efficaci. Un pattern il cui ciclo vitale, circa 40-50 giorni, si colloca a metà strada tra il tempo atmosferico e le dinamiche climatiche di breve periodo. Guardandola dall’alto, la convezione lungo l’equatore è paragonabile ad una pentola che bolle, con le celle convettive a nascere qua e là come bolle di vapore che si liberano alla superficie, ma non a caso, bensì seguendo uno schema temporale e di rapporto causa effetto molto suggestivo. Non lo sapevo, ma i primi studi relativi alla MJO li ha condotti Matsuno, lo stesso che è arrivato a definire per la prima volta un modello per i Sudden Warming stratosferici. Alcune menti ne hanno di più, c’è poco da fare.

E l’MJO entra nella discussione relativa all’evoluzione di questo El Niño anche nell’ultimo post ad esso dedicato sull’ENSO blog dagli esperti della NOAA, dove si continua a fare appello alla prudenza nel dare per scontato che questo episodio di ENSO positivo sia destinato ad essere intenso e durevole.

Circa gli altri attori, si tratta dei frequenti cicloni tropicali che stanno sviluppandosi nell’area del Pacifico, in sintonia con le previsioni stagionali di un’attività sopra la media per questo genere di eventi su quella porzione di pianeta. Al passaggio attraverso l’equatore, il disturbo al campo barico provocato da queste intense depressioni, può innescare e mantenere delle inversioni dei venti che soffiano lungo la fascia equatoriale (gli Alisei), in pratica rendendo più semplice la vita alla componente atmosferica dell’ENSO e facilitando quindi l’espansione verso est delle acque più calde della Pacific Warm Pool che circonda il continente marittimo.

Questo meccanismo è mancato l’anno scorso, mentre ora sembra si stia realizzando. Pur nel contesto di un linguaggio in cui si va a caccia del record un po’ troppo spesso, in questa pagina c’è un’efficace spiegazione anche di quanto appena accennato.

Insomma, lo avrete capito, oggi materiale da studiare. Buona giornata.

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