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COP21 Parigi – Giorno 10: ancora non ci siamo

E siamo arrivati all’ennesima scadenza: la penultima, ringraziando Dio. Ormai mi sono nauseato: non vedo l’ora che questo carrozzone che è la COP21 chiuda i battenti. Mi sono sempre interessato di politica, locale e nazionale, sono abituato alle interminabili trattative tra portatori di interessi contrapposti: lo faccio per mestiere, ma uno spettacolo del genere non mi era mai capitato.

Sono oltre venti anni che discutono su due o tre punti di dissenso e in tutto questo tempo non sono riusciti a trovare uno straccio di accordo. Dopo 10 giorni di trattative, negoziati, annunci roboanti, siamo più o meno al punto di partenza: la bozza di accordo presentata da L. Fabius è ancora lontana da ciò che tutti dicono debba essere, ma, stranamente, non è.

La bozza di oggi 09/12/2015 (meno di due giorni alla conclusione della COP21, dead line per antonomasia perché a Parigi “o si salva il pianeta o si muore”) siamo ancora al punto di partenza: non si è raggiunto alcun accordo sul limite da imporre all’aumento della temperatura globale, non si è raggiunto alcun accordo sui trasferimenti finanziari dai Paesi Sviluppati a quelli in via di sviluppo, non si è raggiunto alcun accordo sugli obiettivi di emissione per i singoli Paesi e su chi deve ridurre le emissioni (solo i ricchi, i ricchi e i meno poveri o tutti), non si è raggiunto alcun accordo sugli strumenti con cui monitorare il raggiungimento degli impegni assunti dalle singole Parti, non si è ancora deciso se l’accordo deve essere vincolante oppure no. Chi nutre qualche dubbio può toglierselo andando a leggersi le quattordici pagine della bozza di accordo più le quindici pagine di annessi e connessi (siamo a 29 pagine ancora infarcite di 366 parentesi quadre e 47 opzioni).

Nel frattempo, mentre gli attivisti cominciano a protestare, le ONG hanno cominciato a dare segni di insofferenza anche se, fedeli al vecchio detto ”la speranza è l’ultima a morire”, ostentano un cauto ottimismo e contano sul tour de force finale. Mariagrazia Midulla, responsabile Clima&Energia del WWF Italia, che sta seguendo in negoziati insieme al team del WWF Internazionale, vede il bicchiere mezzo pieno: “Leggendo il testo presentato oggi, si capisce come le decisioni più rilevanti non siano ancora state prese. Ciò che preoccupa il WWF sono proprio i dettagli, soprattutto negli scambi tra un’opzione e l’altra, tra una parentesi e l’altra”. Più realista mi è sembrato C. Gautier di Réseau Action Climat che, con mirabile sintesi, ha detto: “Se il progetto non sarà migliorato, l’accordo rimarrà privo di vita”. Mi sembra che non servano altre parole per indicare lo stato dell’arte della COP21.

La ministra dell’ambiente francese, S. Royal, parlando con i giornalisti, ha detto che “i risultati sono andati al di là di ogni aspettativa”. Non si riferiva, però, alla COP, ma all’esito delle iniziative collaterali che hanno “allietato” la kermesse e che hanno visto protagonisti artisti e VIP di varia estrazione.

Nel frattempo la COP 21 è sparita dai media generalisti ed interessa solo un pubblico di nicchia che osserva con distaccato scetticismo o con trepidazione ed ansia ciò che sta succedendo a Parigi.

Oggi come oggi possiamo dire che le probabilità che la COP21 fallisca, sono più alte che essa possa avere successo. Alla fine si faranno i conti, ma penso che ci troveremo di fronte ad un accordo basato sulla volontarietà degli impegni di riduzione delle emissioni, sul limite di incremento delle temperature fissato a 2°C, su fumose dichiarazioni di intenti circa l’ammontare dei trasferimenti ai Paesi in via di sviluppo e, per dare un contentino ai “pasionari” del clima, su un impegno “vigorosissimo” a risolvere tutti i problemi restanti (quelli di sempre) durante la COP22: il copione delle ultime 20 COP. Nel frattempo vediamo cosa succederà domani e prepariamoci a tirare le somme venerdì sera.

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Published inAttualitàCOP21 - Parigi

3 Comments

  1. Caro Donato, ancora grazie per lo sforzo che fai per tenerci aggiornati su quanto succede davvero a COP21. Mi sembra di capire che le tue energie dedicate a questo argomento stiano per finire e per questo apprezzo di più il tuo lavoro. Ciao. Franco

    • Donato

      Franco, non è questione di energie o, per essere più precisi, non è soltanto questione di energie: è l’attesa snervante che accada qualcosa, qualunque, basta che accada. Invece si ha l’impressione di lottare contro un muro di gomma: sembra che stia per succedere qualcosa, ma poi non succede nulla e, se succede, è un qualcosa di così lieve entità che sembra non sia successo nulla. A ottobre già avevamo un testo abbastanza buono, poi sono arrivati i Paesi in via di sviluppo ed hanno fatto fuoco e fiamme per inserire una marea di opzioni e di parentesi.
      Ora ho capito il motivo: ad ogni parentesi che si toglie, ad ogni opzione che si decide, corrisponde una piccola concessione economica in termini di trasferimenti dal Nord al Sud del mondo.
      Come scriveva ieri G. Botteri, si comprende tutto seguendo i sold. Un giornalista americano commentando la siccità in California, qualche mese fa ha scritto: l’acqua va dove sono i soldi, anche in salita. 🙂
      Noi ci affanniamo a decifrare grafici e set di dati, a Parigi si affannano a decifrare i conti economici.
      Ciao, Donato.

  2. Fabrizio Giudici

    Io temo un colpo di scena finale…

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