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Non ci sono più le mezze stagioni

No, non è il solito titolo ironico di Climatemonitor, ma il titolo vero e proprio comparso su La Stampa in data 1° Giugno 2016 con riferimento ad una intervista alla meteo-star Luca Mercalli. Per giunta sotto la categoria “Scienza”. Roba grossa, insomma. O roba pesante, che si preferisca…

Infatti il quotidiano, evidentemente in forma, vista la doppietta di articoli che nell’arco di una sola settimana hanno meritato la nostra attenzione, sostanzia il titolo con un sottotitolo altrettanto eloquente: “Ecco i motivi per cui non esistono più”.

L’intervista esordisce con un Mercalli in tono minore, un re minore mozartiano Messa-da-Requiem, che celebra le esequie delle mezze stagioni, essendo il calendario ridotto al rango di “residuo letterario, e niente di più”.

Del resto, aggiunge, l’inverno è stato molto secco, poi un marzo fresco, quindi un aprile caldo e infine un maggio leggermente al di sotto della media. L’ascoltatore scettico-fatalista si chiede dove sia l’anormalità, ma l’intervistato incalza con un Tag essenziale del mainstream catastrofista, la Drammatizzazione: “queste continue altalene di temperatura ci rendono la vita difficile dal punto di vista delle nostre abitudini quotidiane”. Viene da chiedersi se stia parlando dell’Italia o del Deserto del Gobi. E io che pensavo che a rendermi la vita difficile fosse il capo ufficio. Vai a capire.

Segue il Tag immancabile del Clima Impazzito: “il segnale climatico a lungo termine, tuttavia, è di un aumento generalizzato della temperatura in tutte le stagioni”. E il maggio fresco allora? Mai una gioia.

Segue un sussulto di (neo)realismo in cui Mercalli fa notare che in fin dei conti maggio è un mese piovoso, specialmente sul nord-ovest italiano e la pioggia di questi giorni è benefica. Ma il titolo dell’articolo è chiaro, non bisogna scantonare e il giornalista richiama subito l’intervistato all’ordine, con una domanda senza scampo: “Allora quali sono le ragioni di questi… cambiamenti atmosferici?”

Risposta scontata: “non bisogna confondere la variabilità atmosferica con il cambiamento climatico, che sostanzialmente prevede l’aumento della temperatura”. Segue il Tag della Forza dei Numeri: “in un secolo in Italia abbiamo guadagnato un grado, un grado e mezzo…” per poi concludere con un laconico “e quindi più che dire che non ci sono le mezze stagioni sarebbe più corretto dire che non abbiamo più un inverno e sempre più una lunga estate”.

Insomma, l’intervista consiste nella negazione del titolo stesso: il problema non sono le mezze stagioni, ma quelle intere. Quindi bisogna dedurre che le mezze stagioni ci sono ancora, ma sempre più compresse tra un non-inverno e una eterna estate? Quindi moriremo arrostiti. Forse.

Tuttavia sono angosciato dalla constatazione che il mio calendario è ormai ridotto a residuo letterario. Cosa ha fatto per meritare questo? E poi il re minore mercalliano mi mette addosso una certa malinconia.

Mi vengono in soccorso le Quattro Stagioni di Vivaldi, e la sua Estate, fatta di Caldo Languido, Vento Borea e gli immancabili Tuoni. Se solo Mercalli gli avesse spiegato la differenza tra variabilità climatica e climate change… Forse Vivaldi avrebbe dato fuoco al clavicembalo.

Leggo, tra l’altro, che nel temporale vivaldiano tra un tuono e l’altro intervengono “Mosche e Mosconi”. Un intermezzo sgradevole e inutile all’interno dell’evento meteorologico, ogni volta unico perchè mai uguale a se stesso.

Sgradevole e inutile. Come certe interviste e certi articoli. Questi sì, sempre uguali a se stessi.

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Published inAttualità

7 Comments

  1. Mario

    Ora ci sono le stagioni “un terzo” tre quarti”due terzi” ecc.ecc. 🙂

  2. Alex

    Vivendo in UK e non essendo un abituale fruitore della TV italiana, ho avuto il discutibile piacere di imbattermi nel Sig Mercalli per caso. Avendo un background scientifico ed un moderato interesse per gli argomenti trattati me lo sono guardato fino a che ho resistito. La cosa piu’ irritante era la sicurezza con cui sparava dati obsoleti o dimostratamente sbagliati o falsi. Tale sicumera si spiega solo con una buona dose di ignoranza o malafede, certamente non consona ad una TV pubblica mantenuta dai contribuenti che dovebbe per statuto “educare” i telespettatori.

    Qui ci lamentiamo che la BBC non e’ obiettiva nel trattare i “cambiamenti climatici”, ma lo fanno in maniera molto piu’ sottile, e non oserebbero mai sparare dati dimostratamente fasulli a fronte di un pubblico piu’ informato di quello italiano e pronto a prenderli in castagna, nei programmi dedicati alle obiezioni degli utenti.

  3. Luigi Mariani

    Mi limito a due citazioni storiche in tema di mezze stagioni cui segue la citazione dell’ultima frase de La voce della luna di Fellini, piccolo monito per Mercalli e ovviamente per tutti noi.
    Luigi

    TOSCANA (1765): “fra le ore 2 e 4 della mattina del 14 aprile 1765 in pochi momenti il gelo bruciò nelle pianure della Toscana gli occhi delle viti, dei Peschi dei Fichi e dei Noci…”, …. ” da molti anni in qua abbiamo perso la bussola e non si riconoscono più le stagioni…abbiamo avuta la primavera nell’inverno, l’inverno nella primavera, la primavera nell’estate e l’estate è iniziata a mezzo settembre”. Insomma “l’ordine antico delle stagioni pare che vada pervertendosi, e qui in Italia è voce comune, che i mezzi tempi non sono più.”
    Giovanni Targioni Tozzetti, 1767. Cronica meteorologica della Toscana per il tratto degli ultimi sei Secoli relativa principalmente all’Agricoltura (Alimurgia, pt. III).

    MEAUX – Francia (1788): Quest’anno non c’è stato inverno, la primavera non è stata favorevole alle colture, ha fatto freddo, la segale non è stata buona, il grano è stato abbastanza buono ma il caldo eccessivo ha disseccato i chicchi, cosicché il raccolto di grano era molto scarso….; il 13 luglio c’è stata un’ondata di grandine che, cominciata dall’altra parte di Parigi, ha attraversato tutta la Francia fino alla Picardia e ha fatto grossi danni; la grandine pesava 8 libbre e ha falciato grano e alberi al suo passaggio; si estendeva su una fascia larga due leghe e lunga 50…..; invece la vendemmia è stata buonissima e i vini eccellenti. L’uva è stata raccolta a fine settembre; il vino valeva 25 lire dopo la vendemmia e il grano 24 lire dopo il raccolto.
    Dal diario di un viticoltore dei dintorni di Meaux (fonte: Emmanuel Le Roy Ladurie, 2011. Les Fluctuations du climat de l’an mil à aujourd’hui, avec Daniel Rousseau et Anouchka Vasak, Fayard, 332 pages).

    “Eppure io credo che se ci fosse un po’ più di silenzio, se tutti facessimo un po’ di silenzio, forse qualcosa potremmo capire…”
    da “la Voce della Luna”

  4. Fabrizio Giudici

    Ma il Corriere smentisce:

    http://www.corriere.it/cronache/16_giugno_03/estate-arriva-calda-senza-eccessi-3e9a7680-2951-11e6-aa4c-a2d9e3978e50.shtml

    “Esistono ancora le mezze stagioni. ” […] «La realtà è che dal 2000 siamo stati abituati a primavere più “estive” già dalla fine di aprile, mentre quella di quest’anno è più vicina alla media degli ultimi 30 anni».

    Inoltre “sarà una stagione calda un po’ sopra la media ma senza gli eccessi vissuti lo scorso anno”.

    Però non illudetevi:

    “Le temperature complessive registrate sul pianeta nei primi cinque mesi dell’anno non lasciano dubbi rispetto a quello che sarà il dato finale. [ovvero record del caldo]”

    • Luca Maggiolini

      La realtà è che dal 2000 siamo stati abituati a primavere più “estive” già dalla fine di aprile, mentre quella di quest’anno è più vicina alla media degli ultimi 30 anni».

      Dal che ne se ne deduce che nei primi 15 anni dell’ultimo trentennio le primavere sono state più fredde della norma.
      O no?

    • Massimo Lupicino

      Eheheh comunque la si metta, Fabrizio, la narrativa della fine del mondo da arrostimento non puo’ essere contraddetta. Servono soldi per la ricerca, soldi per comunicare “in modo appropriato”, soldi per sostenere le campagne elettorali dei partiti “giusti”, soldi per gli investimenti “verdi”, e via dicendo. Non ci puo’ essere spazio per il dubbio. L’idrocarburo e’ la causa di tutti i mali della terra. Con delle differenze, pero’. Perche’ gli idrocarburi non sono tutti uguali. Il mainstream, nel profondo, e’ razzista. E se una molecola di gas nasce in texas o in russia, non e’ proprio la stessa cosa. Ne parleremo.

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