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Che si fa? (A Marrakech)

Che si fa? E’ questo l’interrogativo che serpeggia a Marrakech in questi giorni. Il 15 novembre hanno avuto inizio gli incontri politici, quelli cui dovrebbero partecipare i Capi di Stato e di governo dei Paesi che hanno ratificato l’Accordo di Parigi (CMA1). Hollande oggi ha preso la parola ed ha tuonato contro Trump, asserendo che gli USA sono obbligati a rispettare l’accordo di Parigi in quanto da essi sottoscritto e ratificato. Egli ha proferito la sua intimazione a nome dei 100 Paesi che lo hanno già ratificato. A volte resto esterrefatto dinanzi a certe affermazioni dei Capi di Stato come Hollande e mi chiedo se ci sono o ci fanno. Io non sono un giurista o un diplomatico esperto di diritto internazionale, ma non ho alcuna difficoltà a capire che l’accordo di Parigi non vincola nessuno in quanto gli impegni sono stati presi su base volontaria e per chi non li rispetta non è prevista alcuna sanzione: gli Stati Uniti ne fecero una pre-condizione per firmare l’accordo lo scorso anno. Tutti si affannavano a dire che l’accordo era ambizioso e vincolante, oltre che storico, ma in realtà non era vero. Io lo ribadii più volte nei miei resoconti, ma la retorica becera del tempo sosteneva il contrario.Oggi tutti si accorgono del grave vulnus dell’accordo: la mancanza di sanzioni per chi è inadempiente, lo rende un involucro vuoto e privo di effetti. La COP 22 doveva sanare questo iato, ma vista la piega che hanno preso gli eventi, mi sa che resterà solo una pia illusione. Detto in parole molto semplici, se la COP 22 o la COP 23 non stabiliranno le modalità operative con cui ottemperare agli impegni volontari e quelle con cui effettuare i controlli, nessuno potrà applicare l’accordo di Parigi anche se lo volesse. Agli USA (ma anche a qualsiasi altro Paese) basta non sottoscrivere alcun accordo alla COP 22 o alla COP 23 e delle conclusioni della COP 21 non resterà alcuna traccia. Hollande si ostina a blaterare, invece, che Trump deve rispettare ob torto collo il Trattato di Parigi. Dove lo ha trovato scritto, non lo so. Gli USA hanno solo un obbligo morale, nulla di più. In mancanza di un accordo sulle modalità di applicazione del Trattato neanche quello.

L’accordo può essere addirittura denunciato da chiunque lo abbia sottoscritto: è scritto nero su bianco nel corpo dell’art. 28 del Trattato. I Paesi che lo hanno sottoscritto e ratificato sono obbligati a restarvi dentro per tre anni, poi possono decidere di ritirarsi e lo possono fare a patto di rispettare gli impegni per un altro anno. Questo è l’unico vincolo e, tra l’altro, si tratta, come già scritto, di un vincolo morale e, quindi, non sostanziale. L’unica speranza per evitare che Trump sotterri definitivamente l’accordo di Parigi, è che applichi l’accordo, lo denunci tra tre anni, lo rispetti per un altro anno e… non sia rieletto.

Oggi tutti i commentatori sono monocordi: lo spettro di Trump oscura il cielo sopra la COP 22 e le previsioni circa il suo comportamento monopolizzano l’interesse dei conferenzieri.

La COP22 sta scivolando verso una mesta conclusione in quanto non ha nulla, ma proprio nulla, a che vedere con quanto successo a Parigi. I Capi di Stato e di governo intervenuti sono pochissimi: oltre al padrone di casa, il Re del Marocco, sono intervenuti Hollande, Rajoy, il Primo Ministro portoghese, i Presidenti degli Stati insulari alla perenne ricerca di fondi facili e qualche decina di Capi di Stato africani che si trovano in Marocco per partecipare ad una riunione dell’Unione degli Stati Africani. Tutti gli altri big saranno rappresentati da Ministri o alti funzionari: per l’Italia è presente il Ministro Galletti. Ad oggi non si sa neanche se il Segretario di Stato statunitense interverrà ai lavori. Mancano solo tre giorni di lavoro ed il summit sarà concluso. Fino ad oggi nulla di concreto è stato fatto, ma, visti i precedenti, qualche forma di accordo potrebbe essere raggiunta nelle ultime ore della Conferenza delle Parti. Come al solito sarà qualcosa di pasticciato e di inconcludente che verrà spacciato come chissà quale opera d’arte diplomatica, salvo poi a scoprire che si tratta di un orpello vuoto ed inapplicabile.

Nel frattempo il rappresentante dell’ONU per le questioni climatico-ambientali, Espinosa, ostenta fiducia ed il Segretario Generale Ban Ki-moon annuncia di voler incontrare Trump il più presto possibile per convincerlo della necessità di rispettare il Trattato di Parigi.

Negli Stati Uniti d’America le cose sembrano, però, prendere un’altra piega: sulla base delle norme non scritte che regolano la transizione dal Presidente in carica a quello eletto, Trump ha incaricato M. Ebell di occuparsi del destino dell’EPA (l’ente di protezione ambientale degli USA) fino al 20 di gennaio, data in cui il Presidente eletto diviene Presidente in carica. La nomina non è piaciuta agli attivisti ambientali in quanto Ebell è uno scettico molto ostinato che ha lavorato anche nel settore del tabacco: peggio di così non poteva andare. Se tanto mi dà tanto, le premesse non sono molto buone per l’EPA che rischia addirittura di essere messa in liquidazione.

Dal punto di vista operativo il Marocco e la Germania hanno promosso alla Conferenza sul clima di Marrakech un’alleanza fra 42 paesi, più diverse istituzioni internazionali (NDC Partnership), per sostenere economicamente e tecnologicamente gli Stati più poveri a raggiungere i loro obiettivi nazionali di riduzione dei gas serra. Secondo il sito ambientalista mediaterre.org, oltre ai due promotori ci sono Costa d’Avorio, Sudafrica, Congo, Maldive, Isole Marshall, Seychelles, Cile e Colombia. Il ministro marocchino dell’Ambiente, Hakima El Haité nutre molta fiducia nell’iniziativa e difatti dichiara che “… l’iniziativa ci permetterà di essere al cuore dell’azione. E’ la prima tappa verso la realizzazione dell’Accordo di Parigi”.

Non conosce sosta, infine, la campagna di indottrinamento delle masse da parte del mainstream climatico, affaristico, ambientale: non passa giorno che non sia annunciata con toni apocalittici una deriva climatica senza precedenti e peggio di quanto potessimo pensare: l’Antartide ha smesso di raffreddarsi e, quindi, è stata sanata l’anomalia climatica del continente ghiacciato, addirittura starebbe per scomparire (sic!); il 2016 si avvia a diventare l’anno più caldo di sempre (sic!) rappresentando il decimo anno più caldo degli ultimi sedici o giù di lì, tanto per restare agli ultimi e più eclatanti annunci. Mah! Si salvi chi può.

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Published inAttualitàCOP22 - Marrakech

10 Comments

  1. Alessandrobarbolini critico meteo

    Sono un branco. Di pagliacci

  2. donato b

    Noto che si è sviluppato un bel dibattito. 🙂
    .
    @ Massimo Lupicino
    Massimo, concordo con le tue considerazioni sia riguardo all’atteggiamento di Hollande, sia riguardo al mercato dell’energia. Aggiungo il proposito che Hollande in questo momento sta difendendo quello che lo scorso anno spacciò per lo storico ed ambizioso accordo che aveva risolto il problema climatico mondiale. Io ho opinioni piuttosto differenti da quelle dei giornalisti de Il Fatto quotidiano, ma, per una volta, devo concordare con quanto scritto qualche giorno fa da uno dei suoi giornalisti: è illusorio risolvere il problema climatico con le COP se non si mette mano al sistema di vita degli stati occidentali. Questo ammesso e NON concesso che il problema climatico sia imputabile alle emissioni di CO2 antropogenico. Se si crede che le emissioni antropiche siano le responsabili del cambiamento climatico, bisogna abbatterle con le brutte, chiudendo le centrali elettriche, il riscaldamento e bloccando le industrie ed il trasporto: bisogna tornare d’imperio al 1700, all’era pre-industriale. Questo è, però, impossibile in quanto equivale a scatenare una rivoluzione, questa si senza precedenti. Il sogno dell’eco-sostenibile è assimilabile all’Arcadia di letteraria memoria in quanto è estremamente costosa e non consente la sopravvivenza dei sette miliardi e passa di individui che popolano il mondo. Chi iniziamo ad ammazzare per rientrare nei parametri?
    .
    @ diego
    Dalla risposta data a M. Lupicino, credo che abbia capito come la penso. In una cosa sono, però, d’accordo con lei: lasciare fare al mercato. Mi auguro che la scelta sia proprio questa e che lo stesso non venga drogato dagli incentivi come è accaduto per le energie alternative di origine eolica e solare. Conosco abbastanza bene il mercato e lo conosco dall’interno, non da ciò che si scrive sui blog o sugli articoli di giornale e posso garantire che senza gli incentivi non si andrebbe da nessuna parte. Il solare fotovoltatico conviene, per esempio, solo se si procede allo scambio sul posto e lo si fa all’interno di un edificio caratterizzato da prestazioni energetiche superiori (almeno di classe A1, meglio di classe A3). Se poi costruiamo un edificio a consumo quasi zero, possiamo anche staccarci dalla rete del gas per il riscaldamento ed utilizzare l’energia elettrica di rete solo per l’illuminazione notturna e per coprire le lacune di quella fotovoltaica connesse all’intermittenza della sua protezione.
    Oggi come oggi conviene sempre perché ENEL e gli altri “produttori” sono costretti ad acquistarla costi quel che costi, tanto paghiamo noi con le bollette salatissime che conosciamo. Per le grandi centrali fotovoltaiche ed eoliche posso dire solo una cosa: gli investitori russi sono molto interessati e cercano di rilevarne quante più possono proprio per lucrare sugli incentivi e sul mercato del carbonio. Speculazione allo stato puro. La prego di credermi, mi riferisco a fatti reali, verificati de visu, non a sentito dire.
    .
    @ F. Turturici e G. Botteri
    Filippo, concordo con tutto quanto hai scritto: l’unico modo per ridurre le emissioni senza ridurre le condizioni di benessere cui siamo abituati è quello di sfruttare soluzioni tecnologiche innovative che aumentino l’efficienza energetica delle tecnologie attualmente esistenti. La transizione energetica alle rinnovabili è molto lontana (decine e decine di anni), prima di raggiungerla l’ideale sarebbe sfruttare meglio quello di cui disponiamo. Altra cosa da fare è quella di sfruttare TUTTE le fonti energetiche: rinnovabili, fossili, nucleari, biomasse e via cantando, senza preclusioni ideologiche e puntando tutto sull’efficienza per prolungare quanto più possibile la loro durata. Nel frattempo speriamo di poter raggiungere un’efficienza veramente degna di questo nome per il fotovoltaico e l’eolico o raggiungere il santo graal della fusione.
    .
    Guido, il grafico cui si riferisce Filippo è il solito guazzabuglio tra modelli, scenari di emissione e paccottiglia varia che tante volte abbiamo discusso e commentato su queste pagine. Un bel disegnino confezionato per le elezioni americane e che è andato di traverso ad H. Clinton ed a tutto l’ambaradan che le ruotava intorno: gli elettori USA non ci hanno creduto ed hanno voltato pagina.
    Ciao, Donato.

    • Massimo Lupicino

      Donato, d’accordo su tutto. Molto interessanti le tue considerazioni sugli incentivi, e’ un campo sconfinato in effetti. Per esempio si potrebbe parlare anche di Tesla, o degli aiuti “di settore” multimiliardari in Cina per tenere in piedi una baracca del solare che cade letteralmente a pezzi…

  3. Filippo Turturici

    Fossi Trump o almeno uno dei suoi consiglieri, la prenderei come una sfida. Dichiarerei di accettare il Trattato di Parigi e di essere pronto a ratificarlo, ma con carta bianca sulle modalità di riduzione delle emissioni. E poi gli sbatterei in faccia come tale riduzione dipenda molto più dalla tecnologia, e sia compatibile col libero mercato, che dal dirigismo economico di cui questi accordi sono pieni. Non è una fanfaronata: a livello di USA, ha fatto di più il Texas liberista (col record di generazione eolica) che la California dirigista (che importa energia meno “eco-friendly” dagli stati confinanti). E’ fuffa invece quel famoso grafico che mostrava le emissioni, in discesa colla Clinton, in salita con Trump: sono dati puramente teorici, e di fronte al “successone” dell’Energiewende tedesca tali sarebbero rimasti (per la Clinton); e per di più di parte, quindi con assunzioni molto forzate alla base. Trump&Co. hanno l’occasione di dimostrare che il Trattato di Parigi è solo un modo per prendersi i meriti altrui (le emissioni per unità di PIL e di energia sono in diminuzione da molto tempo) regalando al contempo “pacchi” di soldi alle lobby ambientaliste e rinnovabili.

    • Diego

      @Turturici
      Sono d’accordo con lei: sarebbe bello se Trump lasciasse fare al mercato, che di suo si è già orientato sulle rinnovabili, almeno a giudicare dagli investimenti negli ultimi anni. Temo però che Trump non lo farà, e userà tutti mezzi a disposizione per orientare il mercato (assieme al quadro regolatorio e normativo) in favore delle fonti fossili. Spero, ma ci conto poco, che però Trump faccia un abotta di conti e stupisca e smentisca i miei timori. Sono tempi interessanti, vedremo…

    • Guido Botteri

      Ci sarebbe un grafico che mostrerebbe
      // le emissioni, in discesa colla Clinton, in salita con Trump // ?
      E di grazia, come lo hanno fatto, con la consulenza di qualche mago o stregone? Hanno visto nella sfera di cristallo?
      Meglio che non commento oltre, perché potrei andare oltre il lecito e il politicamente corretto.
      Secondo me.

    • Guido Botteri

      @diego
      credo solo alle previsioni sul passato; quelle riescono (quasi) sempre.
      Sono difficili quelle sul futuro.
      Avrebbero dovuto usare la sfera di cristallo, avrebbero avuto una maggiore precisione 😀
      Cosa vuole, caro amico, che creda a chi vuole che il futuro sia come lo immagina lui?
      Ma allora dovrei credere che i tre confronti clinton-Trump siano tutti finiti a vantaggio della clinton, come ci hanno raccontato i media.
      Ma i risultati delle elezioni dimostrano che ci hanno raccontato qualcosa che non ha contatti con la realtà. Lascio a Lei immaginare cosa siano.
      Figuriamoci, hanno “sbagliato” a interpretare ciò che era sotto i loro occhi, ciò che è accaduto, e quindi appartiene al passato (che è facile da interpretare), e io dovrei credere a quello che mi dicono sul futuro?
      Ma, caro diego, crede davvero che sulla mia fronte ci sia scritto “giocondo” ?
      Pensi con quale amarezza abbia ascoltato quel che ci raccontava la Botteri (Giovanna, non Guido), pensando a come sia finito in basso il mio onorato cognome.
      Mi stia bene.

    • Massimo Lupicino

      Non ti preoccupare Guido, il politicamente corretto qui non e’ di casa. Riguardo al resto, le rinnovabili in gran parte del mondo sono sostenute quasi esclusivamente grazie ai sussidi. Lasciar “fare al mercato” equivale a tornare al fossile, tout court, perche’ senza sussidi il rinnovabile non sta in piedi. Una centrale elettrica alimentata a gas eroga potenza elettrica ad un costo di circa 50€/MWh, le pale eoliche viaggiano su costi pari ad almeno il doppio, e questo dove l’eolico ha una efficienza degna di questo nome (es: mare del nord). Trump propone di lasciar fare al mercato. E’ la proposta di chi vuole rendere la sua economia piu’ competitiva col resto del mondo, o di chi vuole alleggerire la bolletta energetica dei propri cittadini. L’hanno eletto per questo, avanti cosi’.

  4. Massimo Lupicino

    Hollande recita la parte del padrone di casa, in marocco… Anche se, dal basso del suo 4% di consenso politico (penso il piu’ basso della storia da quando si fanno questo tipo di rilevazioni) ha ben poco da blaterare. Trump non lo ha degnato nemmeno di un’occhiata dal giorno delle elezioni, piuttosto si e’ affrettato a incontrare Farage. Per non parlare di Junker, alla cui letterina di Natale scritta a quattro mani con Tusk non e’ arrivata nemmeno una pernacchia, in risposta. C’e’ un nuovo presidente americano, cambiano gli equilibri, chi spadroneggiava ieri oggi non conta piu’ nulla. E’ nell’ordine delle cose, non e’ certo la fine del mondo. Forse, speriamo, e’ solo la fine di un certo mondo che ci ha ammorbato per tanti, troppi anni.

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