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Cosa è successo a Giampilieri?

In queste ore di profonda mestizia, con le immagini della tragedia di Giampilieri e Scaletta che mi scorrono davanti, tante sono le sensazioni e i sentimenti, anche molto contrastanti, che passano per la mente: ira, stupore, dolore ma anche senso di piccolezza e, perché no, di magnificenza. Invito tutti a guardare la ripresa video (fatta da Giacomo Rizitano ) del cumulonembo che colpiva le frazioni e i comuni a sud dell’area urbana di Messina, per comprendere la terrificante bellezza di tali fenomeni.

In quest’articolo non si discuterà di tutti gli aspetti inerenti alle cause e le colpe che stanno dietro a tali distruzioni, ma ci si limiterà soltanto alla parte più strettamente meteorologica.

Il TG1 delle 20:00 del 3 ottobre c’informa che, addirittura, “…anche sul Mediterraneo è sempre più frequente la formazione di cicloni extratropicali, simili a quello…” e che la causa di tutto ciò è chiara, come ci ricorda Giampiero Maracchi del CNR nello stesso servizio televisivo . Anche sulla stampa, ad esempio qui , e sui forum meteo ci si addentra nell’analisi del fenomeno appena accaduto con dati ed immagini, azzardando, pure in questo caso, una descrizione dei motivi per cui, da ormai quasi un mese, il Meridione è bersagliato da temporali intensi. Rispondendo subito ad una di queste ipotesi e, cioè, se un Mediterraneo più caldo è alla base di tutto ciò, la risposta è che questa è un’ipotesi non verificata e quindi ancora non valida.

Per inquadrare il problema, occorre innanzi tutto capire che cos’è un cumulonembo. Di là dal fatto che esso è una nube imponente a sviluppo verticale, il cumulonembo è il modo in cui la bassa atmosfera scarica in maniera efficiente l’eccesso di acqua. In questo modo l’eccesso di energia che si è accumulata nei bassi strati è trasportata nell’alta atmosfera e sarà irradiata via in maniera più facile verso lo spazio siderale. Il cumulonembo va visto, dunque, come una macchina termica molto efficiente, capace di trasformare immense quantità di acqua, presente nella sua forma gassosa, in acqua liquida, restituendola al mare. Non mi stupirei se qualcuno mi dicesse che il cuore del cumulonembo, durante la sua breve vita ed evoluzione, è capace di produrre anche un metro di acqua sopra una superficie che lo seguisse idealmente nel suo spostamento. Ormai sono 15 anni che “frequento” i cumulonembi col radar meteorologico (molti altri hanno un’esperienza ancora più lunga e l’hanno lasciata scritta sui libri) e posso dire per certo che un cumulonembo degno di questo nome ha dalle nostre parti un cuore di precipitazione con intensità istantanee di almeno 100 mm/h. Tali cuori convettivi hanno estensione limitata nello spazio, pochi Km2 o meno, e, di solito, viaggiano a velocità di alcune decine di Km/h.

Si capisce subito, così, che il diluvio su una certa zona è generalmente molto breve e i picchi da 100 mm/h durano minuti o frazione di minuto. Il disastro è, per questo motivo, di solito evitato. Quando questo avviene, ciò accade non perché quel cumulonembo fosse particolarmente “cattivo”. Non c’è bisogno che sia cattivo: basta che, per qualche motivo, esso sia stazionario o, per meglio dire, si rigeneri sempre sulla stessa zona (un cumulonembo di lunga durata, > 30 minuti, è il frutto di continui impulsi convettivi, supercellule escluse).

E questo è, semplicemente, il motivo del disastro di Giampilieri: un piccolo cumulonembo costretto, probabilmente dall’orografia e dai venti, a rigenerarsi su quel versante di una montagna di circa 1200 m per alcune ore. A 100 mm/h, fate un po’ i conti e capirete che non ci vuole molto perché un temporale ordinario si trasformi in tragedia. E’ vero anche che i cumulonembi mediterranei, soprattutto in questa stagione e per motivi termodinamici, sono delle macchine ancora più efficienti e sono capaci molto spesso di raggiungere intensità istantanee da 200 o 300 mm/h. Col diffondersi di pluviometri digitali di alto livello tra gli appassionati della meteorologia, oltre che tra gli enti istituzionali, tali intensità sono ormai riscontrate con alta frequenza.

Questo è, quindi, il primo punto fermo che spiega l’evento dell’altro giorno: non è stato un immenso sistema convettivo, come detto nel servizio del quotidiano sopra riportato, a fare il disastro. C’era anche quello e ha portato danni ed allagamenti in tutta la Sicilia, ma l’evento di Giampilieri è autonomo: un piccolo (rispetto a quello principale) cumulonembo che, pur risentendo, ovviamente, della situazione sinottica a più larga scala, stazionava su quel territorio.

Stabilita qual è la macchina che produce tali eventi, rimane da capire che cosa l’ha portata o generata lì. E questo è il ruolo che ha la circolazione atmosferica a media e larga scala. Le correnti atlantiche, ultimamente, hanno generato un promontorio anticiclonico sull’Europa lasciando il Mediterraneo centrale in una zona relativa di bassa pressione. Alla fine dell’estate, basta che l’aria giri un po’ attorno ad un minimo o che arrivi un refolo più freddo perché sul Mediterraneo si formino cumulonembi e loro aggregati. Succede ogni autunno, quando più e quando meno, secondo la disposizione della corrente a getto principale che può favorire la formazione sui nostri mari di minimi secondari, oppure il passaggio di profonde saccature cicloniche, anche queste potenzialmente pericolose. Nubifragi e alluvioni hanno sempre accompagnato l’uomo durante la storia e se un certo fenomeno ha un tempo di ritorno di 200 anni, qualcuno è capace di mostrare stupore nel momento del suo accadimento. Se oggi l’ha fatto qui, anche dopo 200 anni, domani lo farà lì pur dopo 200 anni e dopodomani nel territorio di un altro comune pur sempre dopo 200 anni. Figurarsi lo stupore se accade dopo due anni da un evento simile!

A questo punto, all’anomalia (presunta) della temperatura superficiale del mare è rimasto ormai poco spazio per svolgere il suo ruolo primario nel generare l’evento di Giampilieri. Prima di fare affermazioni di questo tipo, sempre che qualcuno non voglia semplicemente dare fiato alla gola, occorrono mesi e mesi di prove con modelli numerici ad alta risoluzione per testare la “sensivity” del sistema ad ogni sua componente, in questo caso la temperatura superficiale, della quale bisogna pure stabilire una chiara correlazione statistica tra essa e l’intensità della precipitazione.

Inoltre, che cosa dicono i dati? E’ davvero più caldo il mare?

La superficie del Mediterraneo centrale, alla fine di agosto, era effettivamente più calda; sullo Ionio  si superarono i 27°, forse si toccarono i 28° (vado a memoria), ma adesso il Mar Ionio, quello che forniva l’umidità per il cumulonembo su Giampilieri, non era in anomalia così significtiva. Non voglio scartare tout court l’ipotesi che un mare più caldo possa avere una qualche influenza, tutt’altro, ma al momento essa sembra frutto più di una suggestione dettata dalla moda del momento. In ogni caso essa è e resta un’ipotesi non verificata e, per motivi di cui posso parlare tra i commenti, probabilmente non verificabile. E quindi, secondo la procedura standard del metodo scientifico, l’ipotesi è scartata!

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Published inAttualitàNews

40 Comments

  1. Buon giorno
    la temperatura del mare NON è una condizione necessaria per lo sviluppo di intensi fenomeni sul Mediterraneo che hanno sempre interessato la Penisola (in ultimo vedere Vibo Valentia, Crotone, Versilia) e, come dice qualcuno, trovare un collegamento tra Sst e il forte temporale di Giampileri è un po’ ardua. Tra l’altro, ancora sto aspettando i terribili cicloni dell’estate 2003. Più che altro terrei in considerazioni oltre alla differenza di temperatura suolo-quota, il grado di baroclincità, i flussi di umidità dal mare trasportati dallo scirocco (vedere meccanismo WISHE proposto da K. Emanuel) e le anomalie della vorticità potenziale. La stazionarietà, altro punto fondamentale per i 300mm dipende poi dal flusso “bloccato” dall’orografia. Questo è un mio modesto parere.
    cordialmente

  2. Giovanni

    Complimenti per il sito che ho cominciato a frequentare da poco. Nonostante l’argomento “caldo”, mi pare che sia gestito con competenza ed equilibrio. (Una sola nota, che faccio tra parentesi: l’abbreviazione di chilometri, km, si scrive con la k minuscola; lo so, sembra una banalità, ma leggere Km fa male.. a volte la forma è sostanza).
    Grazie!

    • Grazie Giovanni, cercheremo di prestare maggiore attenzione.
      Benvenuto.
      gg

  3. Andrea Binetti (Kiatto)

    Per le anomalie nel mediterraneo suggerisco questo link:
    http://gnoo.bo.ingv.it/mfs/B4G_indicators/SST_anomaly.htm

    Il giorno dopo l’alluvione l’avevo consultato e tutto il basso Tirreno mostrava delle significative anomalie termiche positive superiori a 1°C.

    In quelle ore i fenomeni precipitativi intensi che hanno colpito la Sicilia (non solo la zona di Messina ma anche, ad es., il capoluogo Palermo) sono stati generati da corpi nuvolosi che formatisi e gonfiatisi sul Tirreno sono poi finiti sulla Sicilia scaricando grossi quantitativi d’acqua.

    A mio parere dunque le anomalie termiche spiccatamente positive sul basso Tirreno hanno determinato un quadro favorevole, ma di per se non sufficiente, per il verificarsi di eventi pluviometrici estremi sull’isola, il resto lo hanno fatto una serie di fattori locali e stocastici difficili da verificare.

    Non ho dati e strumenti più precisi per spingermi oltre nelle mie considerazioni.

    • Considerata la dinamica dell’evento (che appena possibile cercheremo di approfondire) le anomalie che si dovrebbero valutare sono quelle dello Jonio, nelle immediate zone costiere della Sicilia orientale. Non sono riuscito a trovarle (a parte la mappa linkata da Paolo, il cui dettaglio non è un gran che). Sai se su quel sito sono disponibili i dati pregressi?
      gg

    • Grazie per il suo contributo.
      A questo indirizzo
      http://ghrsst-pp.metoffice.com/pages/latest_analysis/sst_monitor/ostia/anom_plot.html?i=34&j=2

      trovate le mappe dettagliate dell’anomalia della sst. Usando le frecce portatevi sulla zona d’interesse e in basso a sinistra c’è il link per le sst. La mappa è molto comprensibile in quanto non usa toni di solo 2 colori, comprensibili solo ad un computer.

      Questa analisi delle sst è fatta al MetOffice ed è usata dall’ECMWF per le corse del modello. L’anomalia è fatta con la climatologia dell’NCEP.
      Purtroppo non c’è un modo di vedere il passato, ma quella odierna (di ieri) non è molto diversa da quella di qualche giorno fa.

      Come già detto da Guido, il piccolo cb di Giampilieri era alimentato dallo scirocco che soffiava dallo Ionio. Anche il grosso MCS che ha colpito la Sicilia era alimentato da venti meridionali la cui origine era ovviamente dal bacino orientale del Mediterraneo. La prima cellula che ha colpito Palermo può aver ricevuto apporti dal Tirreno.
      Le anomalie maggiori erano sulla zona nord-ovest del Mediterraneo, Golfo Ligure e del Leone che, facendo pura speculazione, nel caso di aria fredda che giunge da nord-ovest possono avere più che altro un effetto STAbilizzante per i fenomeni sulla Sicilia.
      L’affermazione che “…un quadro favorevole, ma di per se non sufficiente, per il verificarsi di eventi pluviometrici estremi sull’isola, il resto lo hanno fatto una serie di fattori locali e stocastici difficili da verificare.” è condivisibile con l’aggiunta che quanto favorevole sia stato il quadro è al momento non valutato e quindi parimenti speculativo e anche quello difficile da valutare.

  4. Luca Galati

    Ripeto quanto detto precedentemente in un mio intervento:

    molti dei 350 post di questo portale e che, a detta di Guidi, sarebbero la prova inconfutabile dell’onestà scientifica e non pregiudiziale del portale riportano o rimandano in realtà a questioni tecniche e ipotesi climatiche ‘non verificate’ o ‘ verificabili’ e che quindi, parafrasando lo stesso metro di giudizio dell’autore del presente post Paolo Mezzasalma, “secondo la procedura standard del metodo scientifico dovrebbero essere ‘scartate'”.

    A quanto pare inolte, leggendo l’ultimo link, il Sias Sicilia non la pensa come voi.
    Strano: leggendo qui sembra tutto così ovvio poi invece si scopre che altre agenzie meteorologiche (non climatiche) hanno visioni piuttosto diverse.

    Cordialmente
    LG

    • Luca la prossima volta che mi metti in bocca frasi non mie ti cancello il commento, poi vengo qui e lo dico anche.

      1. non ho parlato di prova inconfutabile, questo è quello che ho scritto e, dato che sai scrivere spero che tu sappia anche leggere: “Il discorso come sa è molto lungo e gran parte di queste perplessità sono nei 350 e più post pubblicati. Visto che con questi post abbiamo affrontato il problema del clima a 360 gradi sollevando dubbi ora qua ora là, definire questa posizione pregiudiziale mi pare un po’ limitativo”.
      2. Non ho parlato di prova scientifica. Quella la fanno gli scienziati, io non lo sono nè ho mai preteso di esserlo, posto che quelli veri, normalmente non si autodefiniscono tali.
      3. sul fatto che tu possa scartare o meno le nostre discussioni, tesi o considerazioni, vale lo stesso discorso di prima circa saper leggere e scrivere (torno a ripetere che in questo libero blog, quando vorrai onorarci della tua opinione su un qualsiasi argomento, piuttosto che star lì a fare il grillo parlante sarà sempre troppo tardi).
      4. Il link al Sias non si apre; peccato, se hai le info postale per cortesia.
      gg

    • Luca Galati

      Anche il ‘grillo parlante’ ha una sua dignità:
      mai sentito parlare di giornalismo? Ebbene quest’ultimo si occupa di mettere in luce le contraddizioni del potere.
      Io invece mi occupo di mettere in luce eventuali contraddizioni nelle faccende del clima e della meteorologia: penso di averne tutto il diritto non solo in quanto studente universitario di questo campo, ma come semplice cittadino e soprattutto al pari di come fate voi con gli altri addetti del settore.

      P.S. Un mio amico universitario mi ha comunicato di aver contattato sia il Sias che CalabriaMeteo per invitarli ad esporre qui le loro visioni sulla questione.

      Cordialmente
      LG

    • Luca Galati si occuperà “di mettere in luce eventuali contraddizioni nelle faccende del clima e della meteorologia”
      Complimenti per la considerazione di sé.

      Il suo post delle 10:12 è una contraddizione della verità, una mistificazione di essa.
      Cominci da qui. Ci mostri un saggio della sua “messa in luce”.

    • Luca Galati

      Si figuri, ne più ne meno di quello che usualmente fa il Maggiore Guidi…

  5. […] è capitato venerdì scorso è un segnale di cambiamento climatico oppure no. Secondo il sito del meteorologo militare Guido Guidi la faccenda è tutta meteorologica, secondo le dichiarazioni di Giampiero Maracchi che ho avuto […]

    • Vittorio Marletto,
      data la tua preparazione, tu dovresti avere la capacità di distinguere tra evento meteo o evento climatico nel caso del temporale su Giampilieri.
      Atteggiamento reticente.
      Grazie ai nostri predecessori che hanno combattuto per la libertà, non esiste UNA voce autorevole!
      Che scivolone!

  6. Giuliano Bertoni

    Caro Guidi,
    Mi sono sforzato di leggere questi ultimi post con il massimo distacco. Almeno per quel che concerne la parte scientifica perchè dal punto di vista umano, la tragedia del messinese avrebbe bisogno di ben altri toni. Certo il dissesto idrogeologico e la propensione interessata e fatalistica (per non dir di peggio) alla speculazione sul territorio sono alla base del disastro. Mi chiedo però: perchè trascinare il tutto in una sterile polemica tra climatologia e meteorologia, polemica a mio parere assolutamente fuori luogo, dato che la seconda appartiene all’insieme della prima. Mi chiedo perciò se la sua sia una rivendicazione di competenza o una forma di snobbismo scientifico. Che senso ha negare a persone che hanno decenni di carriera e credibilità scientifica internazionale il valore e la dignità delle loro competenze? Mi perdoni se appaio forse maligno o prevenuto; io non sono un esperto del settore e non posso entrare nel merito dei dettagli qui discussi, però seguo i progressi del settore climatologico (nel senso dei cambiamenti globali) ormai da una trentina di anni e sono certamente uso a valutare quanto leggo con metodo scientifico. Ora una cosa mi pare emergere da questa lunga diatriba (mi corregga se sbaglio) ed è che lei si pone nella schiera di quanti si proclamano fermamente negazionisti, soprattutto per quanto riguarda l’impatto antropico sui fenomeni climatici. Questa mi pare in definitiva una posizione pregiudiziale che fra l’altro contrasta colle risultanze di commissioni scientifiche di ogni provenienza che sull’argomento lavorano ormai da molti anni. Sembra poi che lei voglia adombrare l’esistenza di una sorta di “business” economico che agisce dietro le quinte per dissanguare le risorse del pianeta e dei paesi in via di sviluppo in particolare. A me sembra vero l’esatto contrario: che cioè esista un grosso interesse da parte di chi sfrutta le risorse non rinnovabili del pianeta (quest’ultime per lo più site proprio nei Paesi più poveri) ad evitare che si cambi musica nello sfruttamento delle risorse energetiche perchè, e in questo mi trovo in pieno accordo con la sua analisi, il problema finale è proprio quello.

    • Giuliano,
      nessun conflitto di competenze o snobbismo scientifico. Il punto è che dato che si è trattato di un fenomeno tipicamente atmosferico a scala spaziale e temporale meteorologica, distintosi per la stazionarietà più che per le dimensioni, tirare in ballo il surriscaldamento che sarebbe causa di maggiori quantità di energia è pura speculazione, perchè l’anomalia delle sst, ha forse giocato un ruolo per il sistema convettivo che ha provocato le piogge successive all’evento, ma difficilmente può averlo giocato per il cb isolato e nato sulla terraferma che ha provocato il disastro. Tutto ciò inoltre, in assenza di adeguato riscontro osservativo e prolungata analisi dei dati è ancora più aleatorio. Ciò detto, chi ha decine di anni di esperienza può fare tutte le associazioni che vuole, ma se evitasse di farle in concomitanza dell’evento, eviterebbe di far supporre che si voglia solo cavalcare l’onda. Sono certo che non sia così per molti dei colleghi che ne hanno parlato, ma qualcuno ha fatto la sua bella scivolata comunque.
      Credo di capire che lei sia un lettore recente, e di questo la ringrazio, però eviti di associare il termine “negazionismo” al dibattito sulle origini antropiche o meno del GW. Su queste pagine, dato che tale termine evoca tragedie innominabili, abbiamo deciso di non usarlo mai. Ciò non toglie che nella discussione che facciamo quotidianamente emerga chiaramente che personalmente nutro seri dubbi, più che sull’origine antropica del riscaldamento, sul peso reale che essa possa avere nelle dinamiche del sistema clima. Il discorso come sa è molto lungo e gran parte di queste perplessità sono nei 350 e più post pubblicati. Visto che con questi post abbiamo affrontato il problema del clima a 360 gradi sollevando dubbi ora qua ora là, definire questa posizione pregiudiziale mi pare un po’ limitativo.
      Il fatto poi che oltre le posizioni scientifiche si sia sviluppato un business globale di enormi proporzioni è risaputo. Può darsi che tale giro di fantastiliardi sia necessario per “il bene del pianeta”, ma anche qui mi viene qualche dubbio.
      La prego di scusarmi ma anche qui ci sarebbero parecchie altre considerazioni da fare e direi che non sia il caso su questo breve commento. Al riguardo, magari, provi a leggere il post “Impegno finto soldi veri”, lì troverà qualche indicazione. Oppure il post “tutti i soldi del clima” a firma di Claudio Gravina.
      Saluti e benvenuto nella discussione.
      gg

  7. paolo zamparutti

    mah basterebbe attingere alla climatologia di questi ultimi secoli per capire che l’evento accaduto non è per nulla eccezionale.
    capita frequentemente, il guaio è che quando si verifica in zone abitate entra nella cronaca per i morti.
    se fosse accaduto su valli poco abitate probabilmente non ne avremmo avuto memoria.
    in area italiana posso capitare (questi si, sono estremi e rarissimi) eventi di >900mm in 24 ore (anche nel XIX secolo….)
    eventi di >500 mm in 24 hanno tempi di ritorno su area italiana complessivamente intesa dell’ordine di pochi anni.
    oggi come 100 anni fa

    • Stefano De C.

      Non sono così d’accordo, anche se era una stazione amatoriale, si sonos egnalati 300 mm in 3 ore circa a monte di Giampilieri, quindi, non si può liquidare l’evento come none ccezionale, sebbene nell’ultimo mese la Sicilia ci ha abituato a temporali molto forti che hanno fatto di settembre il mese più piovoso da 2 secoli a palermo e Trapani, essi non sono la norma in quelle zone

    • FAbio Malaspina

      Non credo che qualcuno affermi che l’evento è nella “norma”, si afferma che è eccezionale ma non unico. Ha una serie di Trapani di 200 anni, a quale stazione si riferisce? Per cortesia sono interessato a conoscere i quantitativi misurati a Palermo e Trapani a settembre (l’alluvione c’è stato poi ad ottobre), per caso hai i valori?Finora ho letto sui giornali dei 300 mm di precipitazine stimati, hai riferimenti invece di dove si sono misurati?
      Grazie

    • La discussione verte, adesso, sull’eccezionalità del fenomeno.
      Come detto, dal punto di vista del cumulonembo non pare ci fosse niente di particolare: comune come tante altre migliaia di nubi temporalesche.
      Ovvio che se un evento ha un tempo di ritorno di 200 anni, è probabile che qualcuno non veda quell’evento nella sua vita e chi lo vedrà parli di eccezionalità.
      Gli eventi di questa portata vanno visti complessivamente in un territorio più vasto. Il meteorologo, l’idrologo, il geologo ti diranno che sono eventi che fanno parte della vasta gamma dei fenomeni meteo e che se consideriamo le migliaia di piccoli bacini (pochi Km2) che si trovano in Italia, la probabilità che questi accadano da qualche parte è finita e non trascurabile.
      Da questo punto di vista definire un evento normale (ad esempio tra il 25° ed il 75°) non è di grande utilità ma, anzi, potrebbe essere fuorviante e pericoloso.
      Da qui a dire che in Sicilia certi eventi non sono normali, ce ne corre e pare più la vecchia favola, trita e ritrita, che in Sicilia non piove mai e tutto quello d’interessante che avviene in meteorologia accade dal Po in su. Detto questo, invito a non continuare su questo discorso.
      Caro Stefano, vorrei provare a capire il suo concetto di normalità. Se il totale di pioggia a Palermo fosse stato di un millimetro inferiore al precedente record per settembre, lei avrebbe fatto questo discorso?
      E mi spieghi inoltre perché, se accade 200 anni fa, un certo record è normale, se accade adesso fa pensare.

      Venendo ai dati effettivamente misurati, in questo forum meteo trovate i dati per Palermo:
      http://meteosicilia.forumup.it/about17781-meteosicilia.html

      Le informazioni sono accurate: chi ha scritto quel post è in contatto con l’osservatorio, ed in ogni caso penso si possa cercare conferma alla fonte http://www.astropa.unipa.it/ (dott. o prof. Iuliano).

      Per quanto riguarda i 300 mm dell’evento di Giampilieri, penso si tratti di un pluviometro di un appassionato meteo di Santa Margherita, frazione di Messina vicino a Giampilieri. Non ho però certezza della cosa, ma posso provare a cercare una conferma.
      Per Trapani, oltre ai dati dell’aeroporto di Birgi che però è a metà strada tra TP e Marsala, quando torno domani in ufficio guardo i dati della rete dei centri funzionali. Ricordo che il nubifragio del 16 settembre scaricò sui 140 mm in città. Di serie storiche di TP conosco solo i dati dell’idrografico e non penso siano secolari.

  8. giordano monti

    lasciando un momento da parte l’analisi dell’evento in questione, che certo non si può fare a mente, mi sembra comunque che viene data per probabile la presenza di un anomalia positiva della temperatura del mare. Ora, a livello puramente speculativo, mi domando: postuliamo pure che non cambi il lapse rate della colonna d’aria (anomalia uguale sia sopra che sotto, per intendersi); resta il fatto che un grado in più nell’umido strato limite marittimo potrebbe essere più “pesante” di un grado in più in quota, perchè in basso equivale a maggiore vapore acqueo, e dunque a una successiva maggiore disponibilità di calore latente in caso di condensazione. E’ solo un’idea che mi è venuta, potrebbe benissimo essere sbagliata.

    • Per il caso in questione, la mappa riportata evidenzia la presenza o meno dell’anomalia sullo Ionio o sul Canale di Sicilia che, in quel momento erano le sorgenti della massa d’aria in questione, anche se la mia è pura speculazione. Senza un’analisi seria nulla di conclusivo può essere detto.

      Per quanto riguarda un maggior contenuto in acqua dell’aria più calda al suolo, questo è il motivo per cui la convezione si sposta ai tropici nelle zone più calde (e più umide), proprio perché aumenta l’instabilità sui mari tropicali, che di per sè è molto bassa.
      Finchè l’anomalia è ristretta nello spazio, è sicuro che il lapse rate (la diminuzione della T con la quota) sia maggiore nelle zone più calde; se l’anomalia diventa globale la cosa è incerta. Anzi, i modelli climatici dicono chiaramente che il lapse rate diminuisce.
      In ogni caso, nel mio articolo non ho scartato un’eventuale influenza della sst, anche se è rimasto poco spazio per un suo ruolo. Poi viste le temperature lì intorno, lo spazio mi pare diminuito ancora di più. Per sapere quanto ne è rimasto, ci vorrebbero mese e mesi di analisi e tentativi.
      Quanto detto finora sui media è tutto affrettato ed emotivo, nulla di scientifico.

  9. Giorgio Secconi

    …..ho dimenticato la t nel mio cognome…scusate

  10. Giorgio Secconi

    Però questa anomalia termica agostana vasta migliaia di chilometri quadrati ha scatenato la sua possente energia non tanto su scala quantomeno regionale ma su due piccole vallate mediante un unico CB…. Abbiamo un colpevole per tutto questo disastro e il colpevole non è l’uomo con la sua incuria il suo abusivismo il suo modo di costringere torrenti che a volte possono essere imponenti in piccole condotte sulle quali poi costruire strade, il colpevole é anzi deve essere il cambiamento climatico.
    Una postilla, ieri sera il prof. Maracchi ha paragonato la genesi di quel CB alla genesi di un uragano, e tutto ciò su un tg nazionale…non male per un membro del CNR.

    • Grazie, ma sono semplicemente un fisico meteorologo, almeno ci provo.

  11. Luca Galati

    D’accordo:
    l’ENSO è dominato dalla convezione che si sposta verso est e con essa la Circolazione di Walker, ma l’assenza di precipitazioni sull’Indonesia è giustificata dalle correnti discendenti (subsidenza) della circolazione di Walker stessa nel suo ramo occidentale: si sà che se da una parte l’aria sale per convezione da qualche parte dovrà pur scendere per conservazione del ‘bilancio idrostatico’ ed infatti la pressione che si registra a Darwin ovvero nel nord dell’Australia è anticorrelata cn la bassa pressione che si registra a Tahiti secondo il celebre SOI…
    Quindi la convezione è effettivamente il motore dell’equatore e la circolazione atmosferica la conseguenza anche se sarebbe più corrretto dire che entrambe sono accoppiate visto che l’indebolimento degli alisei sembra essere la causa prima del reflusso verso est delle acque calde equatoriali occidentali.
    Alle medie latitudini il meccanismo dominate nella genesi dei fenomeni cicloni-depressionari è appunto la circolazione dell’ atmosfera o più precisamente quella che è chiamata instabilità baroclina con le SST a fare eventualmente da feeedback come rifornimento di calore sensibile, latente e vapore acqueo.

    Non capisco come la circolazione convettiva equatoriale sarebbe la causa della genesi e sviluppo dei sistemi ciclonici a scala sinottica e a mesoscala.

    Facciamo così: l’evento siciliano è stato quasi sicuramente causato dall’apporto di aria caldo-umida dallo Ionio sud-occidentale in prossimità della costa siciliana anche se, in assenza di un link sulle SST anomalies, non sappiamo se effettivamente dipendente da un’anomalia termica o meno.

    LG

    • FAbio Malaspina

      Quando leggo le considerazioni sulle sst mi viene in mente sempre un dubbio: il CB è una macchina termica il cui rendimento dipende dalla differenza di temperatura, come mai quasi sempre ci si preoccupa delle temperatura sotto e mai di quella sopra (visto che ho letto che la temperatura del mare spesso ha solo un importante effetto soglia)? Mancano le misure in alto?
      Naturalmente lo step successivo è chiedersi perché non si valuta mai l’effetto di eventuali cambiamenti climatici nella parte alta dell’atmosfera?
      Saluti
      Fabio Malaspina

    • Ciao Fabio.
      T’assicuro che i modellisti del clima si occupano e come di cosa succede in quota. Solo che se le cose non vanno come si aspettavano, si svia su altri discorsi.
      Per quanto riguarda la temperatura di soglia della sst (di solito 28°), poichè il profilo termico nella verticale della nostra atmosfera tropicale è determinato dalla “warm pool” indo-pacifica, se le altre zone dell’oceano hanno temperature più basse, si troveranno sempre in condizioni di stabilità con le alte quote della troposfera.
      Paolo

      P.S. Mi pare che tu non ricevi le mie e-mail.

    • FAbio Malaspina

      Ciao Paolo,
      non mi riferivo a Te o ad altri del forum, solo ad alcuni “esperti televisivi” che tendono sempre a semplificare, fino a divenire semplicistici, perdendo di vista la realtà e descrivendo certi eventi come se tutto dipendesse solo dalla temperatura del Mare.
      Per quanto rigurda l’elenco delle precipitazioni di Palermo, il Prof Tacchini nel 1870 dice che il più intenso è stato l’evento del 21 10 1867 in cui “caddero più di 100 mm di acqua, dei quali 76 caddero nel breve periodo di un’ora e un quarto; la quale acqua non potendo avere sfogo nei condotti sotterranei della città, si verificarono allagamenti parziali in diversi posti, fra i quali il piano S.Onofrio ed i Lattarini con danno di persone e cose; e fortunatamente il temporale ebbe luyogo di giorno, mentre di notte i danni sarebbero stati anche maggiori”.
      Saluti
      Fabio Malaspina
      PS non so a quali mail ti riferisci, sono mesi che non ne ricevo

    • Sig. Galati,
      ho l’impressione che stiamo mettendo troppa carne al fuoco.
      Per provare a chiudere il discorso, non ho detto che ENSO sia dominata dalla convezione. La convezione domina la circolazione equatoriale, ENSO è una oscillazione di quest’ultima.
      Una volta che le torri convettive fanno iniziare la circolazione, poi questa si organizza e modifica anche ciò che l’ha fatto partire. E’il caos. Per cui poi è difficile capire qual è la causa prima di ogni anomalia.
      Eviterei il discorso su circolazione delle medie latitudini, instabilità baroclina e sst, anche perché mi sfugge la connessione tra feedback e rifornimento di vapore dall’oceano.
      Capire l’evento di Giampilieri non significa capire se c’è stato apporto di aria umida. Il Mediterraneo non ha bisogno di anomalie per costruire bombe d’acqua. Lo fa regolarmente ogni autunno e non solo in autunno. Se vuoi capire se una qualche anomalia ha avuto un ruolo su Giampilieri, devi trovare una connessione fisica tra l’anomalia e la stazionarietà del cumulonembo su Giampilieri. Auguri!

  12. Sig. Galati,
    “la necessità di un riscaldamento differenziale…è sostanzialmente corretto…”.
    Troppo buono, grazie per la concessione!

    Per quanto riguarda il paper di Maracchi, sono davvero rimasto impressionato!
    Quattro casi scelti a piacimento dell’autore fanno una statistica robusta, non c’è che dire!
    Appena ho letto che il temporale sulla Versilia sarebbe stato, secondo gli autori, dovuto ad una “supercellula”, mostrando assoluta non conoscenza dell’argomento, avevo pensato di abbandonare la lettura, portata comunque a termine. Ogni altro commento è auto-censurato.

    Ritornando a ciò che accade sul Pacifico equatoriale, la circolazione è dominata dalla convezione. L’Indonesia ha l’attività soppressa perché l’anomalia sul Pacifico centrale sposta lì la convezione. La cella di Walker si sposta di conseguenza e l’Indonesia rimane all’asciutto. Ma è la convezione il motore.
    Alle medie latitudini la cosa è più complessa e la convezione non ha più quel ruolo dominante sulla circolazione atmosferica. Per inciso, resta il fatto che tutta la circolazione atmosferica globale ha il motore nella convezione equatoriale.

    Quindi abbandoni la sua idea che le sst fungono da feedback. Saranno anche feedback, ma la sst equatoriale è la fonte di tutto (o quasi)!

  13. Luca Galati

    Per quanto riguarda la necessità di un riscaldamento differenziale anzichè assoluto per la convezione è sostanzialmente corretto anche se ciò non toglie che vaste porzioni di atmosfera potrebbero essere interessate come ad esempio accade per il Pacifico centro-orientale con l’ENSO nella fase Nino.

    Qui però c’è uno studio sul rapporto SST anomalies e fenomeni convettivi intensi piuttosto chiaro:

    http://www.iiasa.ac.at/Research/RMS/june99/papers/Maracchi.pdf

    E’ ovvio che se esiste un’anomalia delle SST permanente rispetto a zone limitrofe il contributo di forcing c’è sempre…
    Allo stesso modo se una perturbazione o depressione che viene dall’Atlantico incontra un Mediterraneo interamente più caldo del solito l’effetto complessivo è lo stesso e magari manifestarsi anche con un certo ritardo dovuto ai meccanismi di sviluppo…

    Per quanto riguarda l’ENSO mi pare di ricordare che in Indonesia con El-Nino si instaurano condizioni di ‘subsidenza’ che, si sà, ostacola la ‘convezione’ come accade anche in una qualunque giornata estiva calda, serena e stabile.
    Segno dunque che la circolazione atmosferica gioca un ruolo sicuramente dominante ovvero primario anche per la genesi dei fenomeni intensi a mesoscala e che determinati forcing energetici, come le SST anaomalies, fungono evidentemente ‘solo’ da feedback positivi determinanti per lo sviluppo o meno.

    Come ultimo le chiedo se può fornirci di link sul monitoraggio delle anomalie di SST nel Mediterraneo.

    LG

  14. Luca Galati

    Concludere con la frase:

    “E quindi, secondo la procedura standard del metodo scientifico, l’ipotesi è scartata!”

    mi sembra oltremodo aggressivo tanto più che tantissime cose su questo portale sono ipotesi non vericate o verificabili, ma per nulla affatto scartate..!

    P.S. Con l’affair Clima sembra di assistere a una guerra tra cane e gatto.

    LG

    • E tu chi sei il cane o il gatto? Fammi una gentilezza Luca, se ne hai commenta questo articolo, se vuoi commentarne altri, fallo dove sono pubblicati.
      A me la cosa più signifcativa sembra sia l’immagine che Paolo ha linkato. Non mi pare ci fossero queste condizioni di anomalia. Di che stiamo parlando?
      Ancora, visto che proprio si vuole che entri nel merito. Il CB che ha fatto i danni è nato e morto sulla Terra, il mare c’entra sempre meno.
      Possibile che nessuno voglia attenersi ai fatti e vedere le cose per quello che sono?
      gg

    • Sig. Galati, per quanto mi sforzi non ci trovo niente di aggressivo nella mia frase. Almeno quella, a me suona del tutto neutra! E’ lo standard.

      Legandomi alla sua critica precedente, le ipotesi vanno suffragate da dati e conoscenza, altrimenti pare che siano dette solo per fare le prime donne.
      E’ ovvio che si possa discutere anche di ipotesi, ma quando queste assumono un ruolo primario come nell’articolo di stampa di cui ho fornito il link, o che siano validate tramite modelli climatici del tutto aleatori, ecco che ci vuole davvero poco, usando lo standard scientifico, a dichiarare falsificata quell’ipotesi.
      Se dopo mesi di studi verrà fuori che il temporale di Giampilieri ha avuto come prima causa l’anomalia del mare, benissimo. La mia previsione, in attesa di smentita, è che ciò non accadrà mai!

  15. Luca Galati

    Nessuno ha mai utilizzato la parola “primario” per il fattore SST sulla genesi di eventi del genere, semmai si parla, con ovvia evidenza, di feedback positivo sulle cause scatenanti ovviamente sempre di natura meteo-dinamica.

    http://antonellopasini.nova100.ilsole24ore.com/

    Sul fatto poi che sarebbe un'”ipotesi non verificata e probabilmente non verificabile” contraddice quanto detto sopra:

    “occorrono mesi e mesi di prove con modelli numerici ad alta risoluzione per testare la “sensivity” del sistema ad ogni sua componente, in questo caso la temperatura superficiale, della quale bisogna pure stabilire una chiara correlazione statistica tra essa e l’intensità della precipitazione.”

    La cosa evidentememte si può fare con un pò di buona volontà e pazienza…

    Tra l’altro il climatologo in questione afferma:

    “La dinamica che conosciamo, messa nei nostri modelli, ci dice che effettivamente questi fenomeni risentono di temperature più calde, con buona approssimazione. Se si vuole una maggiore conoscenza bisognerà aspettare un po’… Solo una osservazione ripetuta di questi eventi in condizioni di riscaldamento superiore alla media climatologica e uno studio più accurato della loro dinamica possono migliorare la nostra stima e farci eventualmente asserire che esiste uno stringente rapporto causa-effetto…”

    Ma in ogni caso la cosa importante è che il climatologo in questione parla sempre di ‘media’ e non dice che “la Tragedia di Giampilleri è stata sicuramente causata dalle SST” tornando al vecchio discorso della stima dell’incertezza insita nella scienza che anche lei ha più volte sottolineato.

    Cordialmente
    LG

    • Ribadisco il concetto, già espresso da Guido Guidi nell’articolo precedente cui questo si lega, che questa è pura meteorologia. Il clima c’entra come il cavolo a merenda.
      Il climatologo di cui lei parla (e non è climatologo) afferma che i fenomeni temporaleschi risentirebbero di un mondo più caldo. Ciò, a mio parere, significa che non è ben chiaro in mente come si formano i cumulonembi.
      Per quanto sia l’aria calda a formarli, come una qualunque macchina termica, quello che importa non è il valore assoluto di “caldo” al suolo, ma la differenza tra due livelli o due zone contigue. Affermare quindi che un mondo più caldo è anche più temporalesco è, a dire il meno, una grossolana imprecisione.
      Se poi anche i modelli che riflettono le conoscenze di quel climatologo dicono così, non è che la cosa mi stupisca. A dire il vero non credo che i suoi modelli prevedano fenomeni più intensi sulla Sicilia anche perché i suoi modelli tendono a scaldare troppo l’alta troposfera e, di conseguenza, la macchina termica (il cumulonembo) diventa meno efficiente.
      Nel mondo reale, non quello verosimile dei modelli, la convenzione aumenta, ad esempio, sul Pacifico centro-orientale quando si ha lì un riscaldamento anomalo dovuto al Nino, ma nello stesso tempo diminuisce sull’Indonesia, che sempre calda rimane. E’ il riscaldamento differenziale che conta, non quello assoluto. Ed ogni aspetto della meteorologia ci mostra che la convezione si concentra dove è più caldo, più caldo rispetto ad altre zone e non, se occorre ribadirlo, in senso assoluto!

    • Vorrei precisare che l’esempio sul Pacifico è una semplificazione della questione e che può andar bene per le zone tropicali. Il Mediterraneo, per latitudine geografica, non ha e non avrà mai un carattere tropicale. Per quanto il riscaldamento differenziale sia un concetto validissimo anche da noi, la dinamica, le ondulazioni della circolazione sono quello che conta.

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