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Che estate sarà? Torna El Niño o torna solo il suo tormentone?

Stamattina ho provato a googolare “El Niño 2017“, perché già qualche giorno fa avevo visto di sfuggita su Twitter un principio di polemica sulla “lunga estate calda” che ci aspetterebbe. In effetti, buona parte dei risultati ottenuti nella ricerca puntano ad analisi più o meno uniformi verso un ritorno a condizioni di ENSO positivo (cioè El Niño) già per l’inizio dell’estate. Tra questi, anche l’Organizzazione Meteteorologica Mondiale, ripresa in un take dell’ANSA.

Naturalmente, siccome El Niño significa soprattutto rilascio di calore in atmosfera dalla superficie del mare, il collegamento verso un’estate bollente è presto fatto. Ma questo, per dirla molto brevemente, è “weather for dummies”, che in italiano sarebbero manichini, ma in gergo, si capisce, sono tipi un po’ tonti.

Infatti, nonostante i segnali dei modelli previsionali siano più o meno concordi, la NOAA, per esempio, ancora non ha emesso un El Niño Watch, come è invece solita fare quando si palesano le condizioni ideali per la ricomparsa del bambinello. E questo accade per molte ragioni.

Innanzi tutto siamo ancora ben dietro la Barriera di primavera o Spring Predicatability Barrier, cioè quella fase stagionale in cui l’affidabilità dei modelli dinamici è ancora inferiore alle performance di quelli statistici, laddove i primi lavorano cercando di interpretare i segnali evolutivi degli innumerevoli fattori che guidano l’evoluzione di una data situazione, e i secondi si basano invece sul passato, ovvero su come si sono evolute nel tempo analoghe situazioni. Per esempio, negli ultimi cinquanta anni, soltanto una volta si è verificata una sequenza El Niño – La Niña – El Niño. Molto più spesso, invece, dopo le prime due fasi hanno prevalso lungamente condizioni di neutralità.

In seconda battuta, poi, c’è da notare che perché si avvii e consolidi il processo di espansione da ovest verso est delle acqua di superficie più calde, dando luogo ad un El Niño vero e proprio, quanto succede sull’oceano non è sufficiente. E’ necessario che alle dinamiche oceaniche si uniscano quelle atmosferiche, riconosciute soprattutto in una attenuazione dei venti alisei, cui corrisponde una attenuazione della loro controparte in quota. In pratica deve indebolirsi la tipica circolazione dell’aria lungo il Pacifico equatoriale nota come Walker Circulation. Questo, almeno nelle ultime settimane, non sta accadendo. Lo leggiamo sull’ENSO blog, dove è uscita qualche giorno fa un’interessante analisi della situazione (grafici e immagini li trovate lì).

April 2017 ENSO update: Conflicting signals from the tropical Pacific Ocean

Per finire, tornando da dove abbiamo iniziato e cioè al collegamento tra El Niño e le nostre presunte estati calde, c’è da ricordare che l’Europa e il Mediterraneo sono la porzione del pianeta dove le teleconnessioni con El Niño e i suoi derivati sono più deboli, ove non del tutto assenti. In pratica riconoscere il segnale delle oscillazioni dell’ENSO nella modifica dei parametri climatici in area europea è quasi impossibile, quindi il collegamento non va al di là della convenienza con cui si pensa di riempire le pagine dei blog o dei quotidiani per far presa sui lettori. Volendo (e ahimè nonostante tutto dovendo) prestar fede agli output dei modelli di previsione stagionale, scopriamo piuttosto dei segnali molto contraddittori per i prossimi mesi. La temperatura sull’area europea ha alte probabilità di essere superiore alla norma, mentre la pressione atmosferica ha una proiezione di valori ben sotto la norma, specialmente sul Mediterraneo centro-orientale. Questo, per la nostra estate o almeno per il suo incipit, non è affatto un buon segnale, perché condizioni bariche in deficit implicano frequenti situazioni depressionarie cioè passaggio di perturbazioni. Infatti, sempre per l’area centro-orientale del Mediterraneo, c’è anche un segnale di precipitazioni leggermente eccedenti le attese stagionali.

Tenendo nel dovuto conto la scarsa affidabilità di questi modelli, se pure dovessero aver ragione, mi riesce davvero difficile capire come sia possibile che faccia caldo, molto più caldo del normale, se ci sono più nuvole e piove di più. Ma questi sono al contempo i misteri della modellistica e le “convenienti” interpretazioni che molti ne fanno.

Buon week end.

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Published inAttualità

3 Comments

  1. fra diavolo

    bellissimo articolo: piedi per terra prima di fare previsioni, non esiste solo ENSO, che a sua volta non dipende solo dalle correnti oceaniche.
    E grazie anche a Luigi Mariani. Mi pare di capire che i fattori sono tanti, intrecciati e di peso reciproco difficile da parametrare. Sarà interessante vedere che succede.

  2. Franco Caracciolo

    Non ho competenza per fare commenti scientifici. Dico solo che i tanti somari (corretta traduzione della espressione gergale dummy) che han portato il cervello all’ammasso del climatismo tifano per il caldo a prescindere… Buona domenica.

  3. Luigi Mariani

    Caro Guido,
    nel lavoro di Franco Zavatti e mio uscito su Storen e commentato pochi giorni orsono su CM da Donato, è stato fra l’altro evidenziato che esiste una compatibilità fra le ciclicità di breve periodo (grossomodo fra 3 e 5 anni) presenti nella maggior parte delle serie termiche e fenologiche europee analizzate e le ciclicità di En Nino delle 4 regioni nino1+2, nino3, nino3.4 e nino4.
    Da qui però a utilizzare tale compatibilità per prevedere le temperature estive in Europa ce ne corre, vuoi perché noi abbiamo lavorato su serie non mirate sull’estate vuoi perché a fare un’estate torrida e arida bastano 4 promontori anticiclonici subtropicali di blocco con asse piazzato in modo da garantire all’Italia avvezione di masse d’aria subtropicale ed effetti di compressione com’è accaduto nel 2015 e viceversa per fare un’estate fresca e piovosa come quella del 2014 bastano gli stessi 4 promontori ma con asse piazzato in modo tale da produrre il persistente transito delle westerlies sulla nostra area.
    In sostanza dubito che El Nino che è un fenomeno di macroscala proprio della fascia intertropicale sia in grado di determinare il fatto che i promontori di blocco siano in una posizione piuttosto che in un’altra rispetto alla nostra piccola italia.
    Buon fine settimana anche a te.
    Luigi

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