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Se questa è Scienza

Signore e signori, oggi proviamo a descrivere cosa è una scienza “consolidata”. Una scienza “settled”, come amano declamare i cantori del Mainstream con riferimento alla teoria del global warming antropogenico e alle sue mille declinazioni nei termini della religione mondialista per eccellenza: il Climatismo. Lo faremo prendendo spunto da tre studi referati e pubblicati di recente e di cui, per altro, si è già discusso su questo stesso Blog. Tutti e tre i paper riguardano la sorprendente (!) mancanza di coerenza tra i dati satellitari, quelli terrestri “omogeneizzati” e i modelli di simulazione.

  • Cominciamo con Nature che ci informa che i modelli di calcolo negli ultimi 20 anni non ci hanno preso granché, avendo previsto aumenti di temperatura clamorosamente smentiti dai dati satellitari. Tuttavia la spiegazione è semplice ed è nella sottovalutazione, da parte dei modelli in questione, delle “forzanti esogene” (il Nino e i suoi fratelli). Riassumendo, i modelli si sono sbagliati, la pausa nell’aumento delle temperature esiste e lotta insieme a noi.
  • Il secondo articolo, pubblicato negli stessi giorni su Scientific Reports è a cura dello stesso autore di quello sopra (B. Santer): i contenuti sono sostanzialmente simili, ma il taglio è molto diverso. Si tratta, infatti, di un articolo a carattere spiccatamente politico con tanto di pistolotto introduttivo con cui ci si propone di smentire le dichiarazioni al Congresso di appena tre mesi prima da parte di Pruitt, il nuovo boss dell’EPA assai sgradito ai catastrofisti del mainstream. Il paper è stato accettato a tempo di record: 29 giorni dalla presentazione, evidentemente per una impellenza scientifica assoluta. Di fatto si tratta di una rielaborazione del paper precedente in cui però si sottolinea, con un esercizio semantico degno di miglior causa, che non sono i modelli ad essersi sbagliati, ma è tutta colpa del satellite perché mostrando una pausa nelle temperature manda un messaggio “sbagliato”: le temperature sembrano stabili, ma non lo sono, perché le forzanti naturali hanno mascherato un riscaldamento altrimenti in linea con i modelli. Le stesse forzanti naturali che il mainstream aveva bollato come insignificanti rispetto all’intervento antropico, rientrano dalla finestra all’occorrenza, in sourplasse: Nino, Pacific Oscillation, eruzioni vulcaniche... Mancano solo il terremoto, l’inondazione, le cavallette, e le scuse di John Belushi nei Blues Brothers ci sono praticamente tutte.
  • Il terzo articolo, infine, fa letteralmente a pezzi i dati del passato del data set RSS, “revisionandoli” alla luce di presunti difetti nei rilevamenti satellitari. Correzioni che, del tutto sorprendentemente, modificano in senso più catastrofico il trend di aumento delle temperature e fanno sparire, magicamente, la pausa. Poco importa che a seguito di questo massaggio i dati satellitari di RSS non siano più congruenti con quelli “gemelli” (pre-massaggio) di UAH, quelli dei radiosondaggi e con gli stessi dati terrestri non-massaggiati che mostrano tutti l’esistenza dello hiatus. Ormai la sintesi sembra essere che lo hiatus scompare dai data-set massaggiati (o “omogeneizzati” se vi piace di più), mentre continua ad esistere sui dati “raw”, “grezzi” o non-massaggiati che più vi piaccia. La sostanza, comunque, è che secondo questo articolo il satellite aveva torto, la pausa non c’è e le forzanti esterne non c’entrano un fico secco.

Come funziona una “scienza settled

Tre studi nell’arco di un fazzoletto di settimane. Il primo dice che i modelli si sono sbagliati perché non hanno tenuto conto delle forzanti esterne, e quindi la pausa c’è. Nel secondo si puntualizza meglio il concetto appena espresso una settimana prima: la pausa sembra esserci ma in realtà non c’è, perché senza le forzanti esterne (Nino, vulcani…cavallette) le temperature sarebbero aumentate come previsto dai modelli. Il terzo studio taglia la testa al toro: le forzanti non contano nulla e il satellite aveva bevuto troppo: gli abbiamo tolto il fiasco e adesso legge bene l’assenza dello hiatus.

Tre studi in cui si dice tutto e il contrario di tutto e che sostanzialmente si contraddicono l’un l’altro, col risultato che la pausa nell’aumento di temperatura appare, scompare o è un’illusione ottica. Le cause? Si va dal satellite ubriaco al modello climatico distratto passando attraverso l’attività vulcanica e il Nino: chi più ne ha più ne metta.

Facili previsioni

Sostiene Tony Heller nel suo blog negazionista che Roy Spencer, il guru dei dati satellitari di UAH, aveva già previsto tutto tempo addietro. In particolare, aveva previsto che i dati “ex-gemelli” di RSS sarebbero stati “corretti” al rialzo con una revisione ad hoc sostenuta da un paper. In particolare Spencer aveva previsto che:

  • Nè lui nè il suo collega e collaboratore John Christy sarebbero stati chiamati a revisionare il paper (nonostante siano riconosciuti come i massimi esperti del settore).
  • Il paper avrebbe passato a tempo di record la peer review. Mentre la revisione del dataset di UAH (curato dagli stessi Christy e Spencer) aspetta invano di essere accettata ad un anno dalla sottomissione.
  • Il paper sarebbe stato presentato con una valanga di co-autori contenente il gotha dei soloni del catastrofismo climatico, a partire da Santer. Santer chi? Lo stesso autore dei primi due paper citati in apertura di questo articolo.

Ha centrato le prime due previsioni, Roy. Vale la pena sottolineare che quello di UAH è il data set satellitare che, pur al netto di modifiche varie apportate nel tempo, continua a segnalare l’esistenza di uno hiatus e di un rateo di incremento termico significativamente inferiore ai data set terrestri. E forse vale anche la pena segnalare che i colpi di pistola indirizzati “casualmente” al loro ufficio in occasione del “Giorno della Terra” non hanno ancora fatto cambiare idea ai due scienziati sulla necessità di “migliorare” le performance della loro creatura, allineandola ai desiderata della narrativa dominante.

Conclusione

Dopo questa breve disamina forse abbiamo finalmente capito cos’è una scienza settled. Proviamo a riassumere:

  • La scienza settled produce articoli a raffica con referaggi-lampo secondo necessità, ove questo termine comprende anche l’esigenza di controbattere ad audizioni sconvenienti tenute al Congresso americano.
  • La scienza settled produce articoli scientifici che si contraddicono tra loro in modo ridicolo, ma che vengono comunque referati e pubblicati. Gli stessi articoli, in modo del tutto casuale, pur partendo da premesse completamente diverse e in aperta contraddizione, offrono talvolta risultati sorprendentemente congruenti.
  • La scienza settled si nutre di massaggi, omogeneizzazioni e rivisitazioni a babbo morto di dati più o meno grezzi che per anni (o decenni) erano stati riconosciuti come validi e adeguati, e sui quali si era costruita l’intera architettura teorica di una teoria messa successivamente in crisi dall’evidenza dei dati reali.
  • La scienza settled è fortunata: ritrovandosi nella condizione di dover rimaneggiare i dati del passato per “omogeneizzarli”, del tutto casualmente e inopinatamente scopre che i nuovi dati “massaggiati” confermano le stesse teorie che quelli vecchi non supportavano più.
  • Altrettanto fortuitamente, la scienza settled produce revisioni a babbo morto di dati grezzi che incredibilmente hanno sempre l’effetto di incrementare il trend oggetto della narrativa dominante.
  • La scienza settled, come il Don Abbondio manzoniano, si nutre di “latinorum”: chiude la bocca agli scettici nascondendosi dietro la foglia di fico di metodologie complesse e non accessibili al volgo. Come Renzo Tramaglino però, anche il volgo scettico è in grado di cogliere, al di là del latinorum, l’assurdità e l’insensatezza ridicola della narrativa nel suo complesso.

E allora ridatemi la scienza unsettled, quella che si nutre di dati non-massaggiati, di evidenza sperimentale incontrovertibile e ripetibile, e di fondamenta teoriche solide. Quella di Sabin e di Fleming, di Newton e Galileo, di Einstein e Fermi. Farò invece volentieri a meno della scienza settled: quella di Di Caprio e Al Gore.

E mi si perdonerà, se continuo a preferire la insicurezza unsettled di Heisenberg e del suo Principio di Indeterminazione alla sicurezza settled di un cinepanettone catastrofista hollywoodiano.

 

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Published inAttualità

29 Comments

  1. A de Orleans-B.

    Anche ammettendo che fossimo responsabili per l’intero AGW che ci viene addebidato, come geomodificatori siamo ancora dei principianti.

    Immaginate la costernazione dei diplodochi, quei grandi dinosauri vegani, se avessero capito che una banda di polipetti in vena di costruire atolli di carbonato di calcio gli stava sequestrando tanta CO2 da letteralmente affamare le loro piante…

    Quei polipetti facevano le cose in grande, consumando tera, non gigatonnellate di calcio e di anidride carbonica.

    Con qualche neurone in più (non tanti…) quei diplodochi vegani avrebbero potuto avviare la madre di tutte le class action suits contro il geoengineering dei polipetti, ma arrivarono tardi — pare che un gran botto, anche lui di dimensioni tera e non giga, la diede vinta ai polipetti e fece anche un pò di spazio per noi.

    Per il momento mi pare che, come geomodificatori, vincano ancora i polipetti — c’è più CO2 sequestrata in un paio di grandi atolli di tutta quella che abbiamo liberato nell’atmosfera dalle origini della nostra specie.

    Però, grazie ai nostri neuroni in più, facciamo molta caciara, ci stracciamo le vesti e generiamo modelli a non finire per convincerci che siamo i più importanti.

    Intanto i polipetti continuano a farsi gli atolli loro e anche se potessero, non ci degnerebbero di un’occhiata.

  2. donato b.

    Da ieri sto riflettendo su quanto scrive il dr. U. Bardi in un articolo pubblicato su “Il Fatto Quotidiano” e segnalato, sempre ieri, da un lettore di CM in un suo commento.
    Il commento è qui (in fondo):
    http://www.climatemonitor.it/?p=45418 ;
    l’articolo di Bardi è qui:
    http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/07/30/il-giornale-il-prof-zichichi-e-le-bufale-del-clima-nella-falsa-petizione/3765122/ .
    Il post di M. Lupicino mi offre la possibilità di condividere con i lettori di CM alcune considerazioni sull’articolo in questione.
    Tralascio la vicenda che coinvolge il prof. Zichichi in quanto meriterebbe uno spazio diverso da quello di un commento e prendo in considerazione quanto scrive il prof. Bardi in chiusura del suo articolo. Provo a sintetizzare il suo pensiero che è liberamente accessibile sul sito del Fatto.
    La Terra si sta scaldando come ci dicono le misure (quelle di cui parla M. Lupicino nel suo post). Il problema è capire da cosa è determinato questo riscaldamento della Terra.
    Sostiene Bardi che il riscaldamento sia determinato da qualcosa che ha a che fare con lo squilibrio radiativo del pianeta che dipende, sempre secondo il prof. Bardi, dalle emissioni di gas serra prodotti dall’uomo.
    Non sono d’accordo con lui circa la causa esclusiva del riscaldamento globale, ma questo è noto.
    .
    Ciò che mi lascia, però, perplesso è il fatto che il prof. Bardi sembra che non reputi del tutto necessaria la comprensione fisica completa del fenomeno. Ciò si evincerebbe dal fatto che mentre la modellazione matematica di un fenomeno che coinvolge la fisica delle particelle, è necessaria, la modellazione matematica di un fenomeno complesso come quello climatico è importante, ma non essenziale, almeno non essenziale come quella della fisica delle particelle.
    Su questo non riesco ad essere d’accordo con il prof. Bardi in quanto la scienza ha bisogno di modelli teorici precisi che consentano di prevedere il comportamento di un particolare fenomeno. Le misure servono, da parte loro, a confermare il modello. Come posso progettare un ponte se non conosco in modo sufficientemente preciso il modello matematico che ne rappresenta il comportamento? Allo stesso modo come posso progettare il futuro del mondo (che mi sembra più importante del futuro del ponte) senza conoscere il modello matematico che lo regola?
    .
    Sostiene il prof. Bardi che pur non conoscendo “l’equazione della pentola che bolle” e tutti i meccanismi che determinano la cottura al dente della pasta, quasi tutti (almeno in Italia 🙂 ) riescono nello scopo di cucinare un buon piatto di spaghetti. Allo stesso modo, sembrerebbe di capire, pur non conoscendo perfettamente “l’equazione del clima” possiamo prevedere che se la Terra si riscalda a causa del cambiamento dei parametri che regolano l’equilibrio radiativo, la causa non può che essere antropica.
    .
    La mia formazione ingegneristica fatica molto a condividere una simile posizione in quanto renderebbe inutile calcolare una struttura o un motore, sottoporre a collaudo l’opera progettata e verificare che il modello è riuscito a prevedere il comportamento del sistema. Cosa direbbe il signor Rossi se io, dopo avergli progettato e costruito la casa, gli dicessi che può abitarla perché in occasione del prossimo terremoto non crollerà anche se io non sono riuscito a capire bene come si comporterà durante il terremoto? La sua reazione non sarebbe molto benevola, ne sono sicuro, e come minimo si rivolgerebbe ad un legale per essere risarcito del danno subito.
    Eppure gli esperti (e non solo) in campo di clima ci dicono che pur non avendo capito perfettamente la fisica del sistema, il mondo si scalderà perché da 100 anni a questa parte si sta scaldando. Quando gli fai notare che si è scaldato anche nel corso degli ultimi 10000 e rotti anni, ti dicono che è vero, ma che il riscaldamento attuale è senza precedenti, per cui loro hanno ragione e tu no. Gli obietti che le stime della sensibilità climatica sono imprecise e loro ti rispondono che si, è vero, ma che la terra si sta scaldando e questo è quello che conta, il resto sono dettagli e, in ogni caso il “principio di precauzione” ci obbliga a correre ai ripari prima che sia troppo tardi. Se continui a obiettare dicono che sei incontentabile, che non hai a cuore i bisogni dei nipoti, che sei antropologicamente diverso, che sei un negazionista, insomma.
    .
    La scienza e la tecnologia che da essa discende, sono tali se riescono a prevedere in modo corretto il futuro di un certo fenomeno sulla base di una conoscenza approfondita delle leggi che regolano il fenomeno. Non potrò mai progettare una nave se non sono sicuro che essa, messa in acqua, galleggerà sulla base dei principi dell’idrostatica. E dopo averla costruita, prima di imbarcarci le persone, la collaudo per vedere se si comporta come avevo previsto.
    In tutto questo le misure servono a verificare l’aderenza tra modello teorico e realtà. Questo significa che se in fase di collaudo un ponte che dovrebbe deformarsi in modo tale da evidenziare una freccia massima (abbassamento) di 10 mm, ne evidenzia una di 20 mm, il ponte non va usato perché o è sbagliato il modello di calcolo o è stato costruito male, nessuno dirà mai che le misure sono da correggere. In campo climatico funziona tutto al contrario: se i dati non corrispondono al modello non si cambia il modello, ma si omogeneizzano i dati con algoritmi che invariabilmente li portano ad essere più vicini alle previsioni del modello. Oddio, questo non lo ammetterà nessun “omogeneizzatore”: egli vi dirà che ha individuato un “bias” (anglicarum invece di latinorum, ma il senso non cambia 🙂 ) nei dati. E’ strano, però, come questi bias siano tutti monocordi: corretti confermano sempre il trend del modello. Sarà un caso, ma possibile che gli errori avvengono sempre nello stesso verso? Da un punto di vista statistico mi sembra poco probabile, ma poiché il mondo si scalda deve essere per forza così. O no?
    Ciao, Donato.

    • Fabrizio Giudici

      riescono nello scopo di cucinare un buon piatto di spaghetti

      Nel mondo informatico, i programmi scritti alla ca**o di cane vengono chiamati “spaghetti code”. Grossomodo funzionano (si fa per dire), ma non si sa come e perché, tanto sono fatti male.

      Ora, grazie al dr. Bardi, abbiamo anche la “spaghetti science”: fa delle previsioni, ma non si sa come e perché. Un grande passo avanti.

    • Massimo Lupicino

      “Dovetti concludere meco stesso che veramente di cotest’uomo ero più sapiente io: […] costui credeva sapere e non sapeva, io invece, come non sapevo, neanche credevo sapere”
      Caro Fabrizio, oggi abbiamo i tablet e gli smartphone, ma siamo meno sapienti di quanto non fosse il signor Socrate 2,500 anni fa in quanto riteniamo di sapere tutto di cose di cui in realta’ non sappiamo un accidente. Forse il senso del disfacimento del pensiero occidentale e’ tutto in questa banale e tristissima riflessione.

    • Alex

      ” In più, c’era un Appello contro le bufale del clima firmato – si diceva – da 20 scienziati, nessuno dei quali risultava essere esperto di clima.”

      Questo detto da un laureato in chimica che comunque, con la sua analogia sugli spaghetti dimostra di non essere molto ferrato in termodinamica. Forse dovrebbe chiedere a Zichichi che quattro numeri glieli mette insieme!

      Comunque anche lui non e’ qualificato a parlare di clima piu’ di noi, che, come Socrtate, almeno” sappiamo di non sapere”!.

    • Alessandro

      Di qualcosa dovrà pur campare il fondatore dell’ASPO italia, anche perchè mettre la faccia su un associazione del genere ha il suo ritorno economico altrimenti chi me lo fa fare? Il soldi facili fanno gola a tutti, manca la dignità e questa assenza di valori morali ormai ha pervaso il mondo occidentale.

    • Alfredo

      ASPO con tanto di paginina “promozionale” su wiki (evviva i criteri di enciclopedicità)…

    • Massimo Lupicino

      Caro Donato, a fronte di certe elucubrazioni e sofismi degni di migliori cause, viene da prendere il Rasoio di Occam e fare piazza pulita. Davvero riteniamo che variazioni di temperatura a stento misurabili di qualche decimo di grado su scala multidecennale siano imputabili solo alla CO2? Che il sole non c’entri nulla? Che tutte le altre forzanti naturali siano trascurabili? Bene, se la risposta e’ NO, non e’ certo, allora tutta l’architettura dell’antropogenic global warming e’ solo un cumulo di macerie da smaltire al piu’ presto nella discarica piu’ vicina, per ricominciare da zero e accettare che di questo sistema non abbiamo capito quasi niente. Constatazione piuttosto ovvia, vista la complessita’ estrema di un sistema come il Pianeta Terra.
      A questo proposito, un’altra rasoiata dovrebbe venire in risposta alla domanda: questo aumento di temperatura fa male? Se la risposta e’ NO, vale quanto detto al punto sopra.
      Ma ancora prima bisognerebbe chiedersi: “questo sistema e’ realmente modellabile”? E anche qui la rasoiata dovrebbe arrivare a far piazza pulita di tante chiacchiere inutili.
      Se il Pianeta si fosse scaldato proporzionalmente alla quantita’ di chiacchiere inutili che sono state prodotte negli ultimi anni, saremmo conciati peggio che su Venere.

    • Alessandro

      Caro Massimo, il fatto è che le chiacchiere fanno farina e fagli far farina ormai ci riescono in molti, perchè in questo modo ormai privo di guide morali, la dignità viene venduta ad un prezzo sempre più basso.

    • Massimo Lupicino

      Caro Alessandro, senza voler fare di tutta l’erba un fascio, il problema e’ proprio quello. Se la scienza dipende dai fondi, e i fondi vengono distribuiti solo a cause care alla politica e al pensiero dominante, allora la scienza ha gia’ perso, e cessa di essere scienza nel momento in cui, fatalmente, lo “scienziato” e’ incoraggiato a produrre risultati di un certo tipo. Questo e’ tanto piu’ facile se applicato ad un sistema complesso come il clima terrestre in cui le incertezze sono tali e tante, dalle condizioni al contorno, all’entita’ delle forzanti in gioco, da prestarsi a qualsiasi tipo di distorsione o alterazione o revisione a babbo morto, come tanti paper pubblicati negli ultimi anni hanno dimostrato. Volendo semplificare: se come scienziato sono pagato per produrre un vaccino contro una malattia letale, allora il finanziamento in questione ha un valore etico altissimo. Se sono pagato per dimostrare che moriremo tutti di caldo, la cosa e’ ben diversa. E’ quello di cui parla Lidnzen, e non solo lui. Se i soldi vanno solo a chi fa ricerca nel senso di un riscaldamento globale antropogenico, e piu’ paventa catastrofi, e piu’ finisce sotto i riflettori, allora il risultato e’ inevitabile. Se vivessimo in tempi meno disonesti intellettualmente, si destinerebbe una quota dei finanziamenti a ricercatori che indaghino sul versante opposto (altra proposta di Lindzen): sarebbe un approccio scientifico nel senso piu’ pieno della parola. E proprio per questo motivo, questa proposta e’ stata sepolta sotto una salva di insulti, imprecazioni e improperi di ogni genere. I tempi sono quelli che sono, c’e’ poco da fare. Si puo’ fare finta di niente ( e vivere meglio, probabilmente), o ritrovarsi in una riserva indiana online per partecipare a sedute di “coscienza scientifica collettiva”, giusto per sentirci un po’ piu’ vivi e un po’ meno zombie. Non e’ poca cosa, vero?

    • Alessandro

      Si, ma intanto la nostra vita viene vissuta regolata e influenzata dalle scelte della massa. Scelte che corrispondono a delle vere e proprie mode capitanate da false guide morali e storiche intente ad accrescere il proprio status nella piramide economica.

    • Gianluca

      “finanziamenti a ricercatori che indaghino sul versante opposto”

      Speriamo che finalmente qualcosa si muova in tal senso con il Red Team di Trump… chissà…

    • DarioC

      Mi ricordo che 10 anni fà in un bando europeo che finanziava progetti di ricerca sulle energie rinnovabili era scritto nelle premessa dello stesso che la CO2 aumentava e davano per certo l’AGW. Chiaro che nelle domande poi si riprendevano quelle frasi e chi veniva finanziato poi era tutto AGW e CO2.
      Nel 2006 ad un convegno internazionale a Roma, un ministro dell’ambiente italiano, certo Pecoraro Scanio, dava per acquisiti 4°C di aumento di temperatura.
      Che un ministro la spari grossa” può essere”, ma il periodo successivo NESSUNO ha obiettato a quei dati.
      Nè il Mainstream nè ricercatori di nessun tipo, neanche sollecitandoli in privato con le mie obiezioni.

    • Massimo Lupicino

      Ad averne, di Frankenstein Jr., visto il materiale scientifico e umano con cui tocca fare i conti al giorno d’oggi….

  3. Alex

    Tra gli scienziati veri io ci metterei anche Dick Femyan che e’ stato collabortore di Fermi al “progetto Manhattan” ed il suo bravo Nobel per la fisica se lo e’ meritato in tempi non sospetti.

    Un suo famoso detto e’ che (cito a memoria): “Se una teoria, non importa quanto sofisticata ed elegante non e’ confermata dai dati sperimentali, la teoria e’ SBAGLIATA! Ora pero’ se I dati non confermano la toria, vengono cambiati…Povero Dick, si rivoltera’ nella tomba!

    • Massimo Lupicino

      …E infatti l’esistenza di uno hiatus, pur in presenza di un trend linearmente crescente del tenore di CO2, rappresentava una sentenza di morte per la teoria in questione. Nella peggiore delle ipotesi, completamente sgangherata, e nella migliore, da affinare per la sottovalutazione evidente di tutte le altre forzanti esistenti.
      Ma riconoscere l’esistenza delle forzanti equivale a riconoscere che il global warming non e’ puramente ed esclusivamente antropico. Quindi rimaneva solo una via: raccattare dei dati che sostenessero la narrativa e fossero correlabili con l’aumento del tenore di CO2.
      Laddove non e’ arrivata la teoria, sono arrivati i “massaggi” e le “omogeneizzazioni”.
      E’ scienza questa? Ci vuole coraggio per definirla tale.

  4. Luca Rocca

    Quello che mi lascia perplesso su queste misure è che c’è una variabilità della temperatura compresa fra -50° e +50° quindi ua varianza di 100 gradi a livello planetario.Ci sono poi 100 anni di misure effettuate con strumenti con tolleranze, localizzazioni e operatori diversi. poi ci sono persone che operano su questi dati modificandoli per renderli omogenei.
    Alla fine di queste operazioni che lascerebbero perplesso chiunque si occupi di misure dico che c’è stato un incremento esattamente di 0,9° senza alcun margine di incertezza della misura
    Beh allora illa temperatura media del pianeta e’ incredibilmente stabile

    • Massimo Lupicino

      Luca tocchi un tasto importante, fondamentale per la narrativa. Perche’ se e’ vero che il trend esiste, e negli ultimi decenni mostra un aumento delle temperature, e’ proprio l’entita’ di questo aumento ad essere fondamentale per la narrativa. Se e’ piccola, come suggeriscono i dati non massaggiati dei satelliti, unitamente alla diminuzione di fenomeni estremi, il global greening e l’aumento di produzione agricola, allora si potrebbe persino concludere che il global warming, se antropogenico, e’ cosa buona e giusta, e quindi da incentivare e incoraggiare, altro che limitare.
      Questo porta il baraccone ad alzare l’asticella continuamente, a creare “hockey stick” laddove i dati raw non ne vedono, per creare il senso di urgenza e di gravita’ che giustifica scelte palesemente sciagurate, suicide e ridicole da un punto di vista puramente di business.

  5. Luca Maggiolini

    Mi sa che di “settled” ci sono solo i posti di certi personaggi….. quelli si consolidati….

  6. Fabrizio Giudici

    Il senso dei tre paperi incoerenti si capisce tenendo conto che ieri tutti i TG RAI hanno segnalato la pubblicazione di “nuovi studi” che “dimostrano senza ombra di dubbio” la causa umana del riscaldamento globale (ovvero del caldo che voi italiani state patendo), ergo Trump è uno stronzo.

    • Massimo Lupicino

      Fabrizio, ti riferisci al falso-scoop del NYT a proposito dello sconvolgente report dei grandi scienziati di ben 13 agenzie climatiche che Trump vorrebbe censurare? Si trattava di una Fake-News ovviamente. E in quanto tale e’ stata rimbalzata su tutti i quotidiani mainstream del mondo come fosse uno scoop. In effetti il livello e’ quello medio degli scoop del NYT e del WaPo di questi tempi, ovvero, pura e semplice Fake News. Sono loro, gli autori di fake news. Proprio gli stessi che a parole dicono di volerle combattere.
      Scriveremo anche di questo.

    • Fabrizio Giudici

      Fabrizio, ti riferisci al falso-scoop del NYT…

      Alla fine, metto tutto insieme. Perché non si capisce il senso anche dei tre paperi che avete citato, approvati in gran fretta e oltretutto in gran parte “previsti” da Spencer, se non per fare lo stesso tipo di fracasso mediatico. Perché dal punto di vista della comunità scientifica, approvati in fretta o no, verranno rivisti e criticati come tutti i predecessori, e quindi non capisco quale vantaggio i loro autori possono trarne. In definitiva, il balletto che vediamo ormai da anni andrà avanti immutato. Ma tutte queste novità forniscono il “la” ai giornali generalisti, che poi ovviamente si guardano bene dall’entrare nei dettagli o pubblicare le puntuali critiche degli scettici.

      Per quanto riguarda le fake news, la notizia del giorno è che in UK tra qualche mese verrà rilasciato un software chiamato “bullshit detector” o roba del genere; finanziato, tra altri, da… Soros.

      http://www.ansa.it/sito/notizie/tecnologia/software_app/2017/08/10/gba-giornalisti-un-software-anti-bufala_9bab4b95-05d8-4f38-a46b-cfa5c4042275.html

    • Massimo Lupicino

      Se l’ha testato su quello che dice lui e la galassia di associazioni “filantropiche” che finanzia, allora di sicuro funziona benissimo.

  7. MAXX

    Grazie !!

  8. Paolo

    Io me la immagino così.

    Immagine allegata

    • Massimo Lupicino

      “There were no mansions cheaper than a handful of million dollars right on the beach” “I spend 21 times more power than Average Joe but that is quite less than what Di Caprio does” “Helicopter flying is cheaper than you think”… Potremmo fare meglio di Belushi con gli argomenti che questi personaggi ci offrono… 😉

  9. Alessandro2

    Articolo da incorniciare, grazie.
    Aggiungerei all’elenco un ultimo punto: tristemente, sulla scienza “settled” si basano brillanti carriere di eminenti professoroni, con tutto il codazzo di grandi istituti in cui operano, ed il relativo sottobosco di squali e squaletti, wannabes, tapironi parcheggiati fuoricorso, giù giù fino agli studenti/schiavi. E’ così nel mondo anglo-USA, è così in Italia; nella climatologia come in molte altre materie scientifiche.
    Vengo dal mondo universitario biomedico e purtroppo so quel che dico per esperienza diretta: anche nel mio campo, la qualità degli articoli peer review negli ultimi diciamo 20 anni è precipitata, in modo inversamente proporzionale alla loro ripetitività, alla quantità di articoli, ed al numero di riviste nate per fare business su questo sistema paper-dipendente.
    Parallelamente, si è verificato un clamoroso appiattimento su un set relativamente limitato di teorie “settled”, il discostarsi anche di poco dalle quali comporta un’immediata censura e grave pregiudizio per la carriera accademica.
    Ne sono uscito, e ora lavoro in un ospedale non universitario, osservando col sopracciglio alzato la profonda crisi del sistema universitario, che è crisi scientifica (di “mission” e “vision”, direbbero oggi) prima ancora che economica.

    • Massimo Lupicino

      Grazie per la testimonianza Alessandro2. Le mie reminiscenze universitarie e nell’ambito della ricerca sono abbastanza lontane da poter dire che questo cambiamento non l’ho percepito ne’ l’ho visto arrivare. Che ci fosse qualcosa da correggere nel sistema accademico era evidente, ma il business del referaggio a pagamento, il settarismo, il trionfo dei confirmation bias, l’ostracismo del pensiero non allineato penso siano “regali” piuttosto recenti.
      Il problema e’ che tutto questo porta al discredito generale del mondo scientifico, con tutte le conseguenze del caso. Se la gente ricorre al fai da te anche in campi in cui e’ estremamente rischioso farlo (vedi la medicina per esempio) e’ anche per via della perdita di credibilita’ della scienza stessa. Come questo sia potuto accadere e’ difficile dirlo, sicuramente per un concorso di cause.
      Internet ha avuto un ruolo determinante, e’ vero. Ma anche in senso opposto a quanto comunemente sostenuto, amplificando teorie zoppicanti come quelle sul global warming antropogenico e imponendole come ingrediente di una narrativa che non lascia spazio a contraddittorio. E’ la scienza “ufficiale” che fa una pessima figura e rende un pessimo servizio a se stessa, nel momento in cui si fa elemento di propaganda e di polemica politica, e nel momento in cui si fa beffe del metodo scientifico stesso. Stanno uccidendo la credibilita’ della scienza nello stesso modo in cui l’informazione mainstream sta uccidendo la credibilita’ dell’informazione stessa.
      Tutto si tiene, e tutto sembra andare a rotoli in questo momento storico in cui i problemi sono almeno tanti quanti le finte certezze, e ben piu’ gravi di queste ultime a mio modo di vedere.

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