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Il 2017 non è stato l’anno più secco dal 1800

Cronaca di uno scoop mancato

Con la pioggia di questa notte (9,5 mm registrati alle 8 di questa mattina) ho chiuso le mie rilevazioni del 2017 su Milano. Ho anche acquisito i dati più recenti di Palermo (fonte: SIAS – Regione Siciliana), Padova (fonte: ARPA Veneto), Pisa (fonte SIR Toscana), Genova (fonte GSOD) e Roma (fonte l’amico Costantino Sigismondi) e con tali dati ho aggiornato le mie serie storiche realizzando la tabella sotto riportata, la quale elenca a partire dal più asciutto i 35 anni meno piovosi per 5 delle 6 serie considerate. Le più povere di pioggia sono Milano ove però il 2017 risulta superato dal 1921 e dal 1973 e Genova ove il 2017 viene superato dal 1921 e dal 2007. Il 2017 è sopravanzato da ben 17 annate a Padova, da ben 21 a Roma e addirittura da 35 a Palermo. Genova infine non è inserita in tabella in quanto il 2017, con 846 mm, si colloca addirittura al 99 posto nella serie 1871-2017, in una graduatoria che vede al primo posto fra i meno piovosi il 1944 con 238 mm seguito dal 1873 con 392 mm.

Ne esce un quadro oltremodo lontano dalla retorica dell’”anno più secco dal 1800” di cui si sono riempiti i media a inizio dicembre e di cui abbiamo già discusso su CM (“Il 2017 Anno Più Secco Dal 1800”: Una Frase ad Effetto per una Tesi Scientificamente indimostrabile).

Pertanto come vedete non c’è scoop e difatti a questi dati sarà data ben poca rilevanza sui grandi media i quali ben si guardano dal rimarcare la bufale proprie. Pertanto immagino che nella popolazione nazionale rimarrà impressa l’idea del 2017 come anno terribile per carenza di pioggia, il che non mi sembra un bel servizio reso alla verità.

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Published inAttualitàClimatologiaMedia Monitor

44 Comments

  1. Gianluca (a.k.a. Giovanni Pracanica)

    Mi scuso in anticipo per la domanda che probabilmente sarà altamente sciocca:

    Per un paese come l’Italia, in cui ad esempio solo il Mar Tirreno ha un’estensione pari a circa il 90% della superficie del suolo italiano, nel conteggio finale della piovosità in un anno (sia esso meteorologico, idrologico o solare), si tiene conto anche delle precipitazioni in mare?

    • Luigi Mariani

      La domanda non è affatto sciocca: in genere la precipitazione sul mare viene trascurata in quanto non vi sono pluviometri a misurarla. Le stime di precipitazione sulle superfici marine sono per lo più affidate a dati da satellite, il che comporta inaccuratezze anche gravi visto che i mari sono i 3/4 della superficie del pianeta.

    • Gianluca (a.k.a. Giovanni Pracanica)

      @ Luigi Mariani

      Grazie per la risposta.

      Quindi, sempre in riferimento al caso del Mar Tirreno, mi par di capire che non è dato sapere con assoluta certezza se alle minori precipitazioni rilevate sulla terraferma siano corrisposte minori precipitazioni anche sul mare.

      Per cui potrebbe non essere del tutto insensata l’ipotesi che le precipitazioni sul Mar Tirreno possano essere state più abbondanti rispetto a quelle dell’entroterra (così nel 2017 come negli anni passati), assumendo dunque un ruolo decisivo nel bilancio complessivo dei dati pluviometrici del nostro paese.

      Probabilmente il tenerne conto non basterebbe a ribaltare del tutto i risultati finali, ma quantomeno potrebbe incidere in maniera sensibile sugli scarti calcolati rispetto ad altri anni classificati “più piovosi” e comunque potrebbe certamente contribuire a rendere un po’ “aleatoria” tutta la classifica generale stilata nel corso degli anni passati.

  2. alsarago58

    Psss, l’anno meteorologico va dal 1° dicembre al 1° dicembre, per quello tirano le somme nel corso di dicembre
    Per esempio, la piovosità 2017 è stata considerata dal 1° dicembre 2016 al 1° dicembre 2017, e confrontata con tutti i periodi analoghi passati.
    E’ovvio che se voi usate un periodo diverso da quello usato dai meteorologi del Cnr, otterrete risultati diversi, soprattutto considerando che il dicembre 2016 è stato molto secco e quello 2017 molto piovoso.
    E’ sorprendente che non conosciate le basi della questione, ma ugualmente straparlate…

    https://www.cnr.it/it/nota-stampa/n-7807/isac-cnr-2017-anno-piu-secco-degli-ultimi-due-secoli

    • Sarebbe stato interessante entrare nel merito di questo commento, ma il tono con cui è scritto anticipa l’inutilità di un confronto. Se vuole riprovare siamo qui, altrimenti si astenga pure.
      gg

    • Maurizio Rovati

      E’ un altro keyboard lion, come ce ne sono tanti, il web è pieno dei suoi saccenti ma “sinistri” interventi.

  3. Luigi Mariani

    Mi scuso con i lettori ma per un errore di trascrizione di cui mi sono avveduto solo ora i dati pluviometrici del indicati per Genova erano errati. Prego pertanto Guido Guidi di correggere lo scritto e la tabella.

  4. shadok

    Non era mia intenzione risultare offensivo, pensavo che l’uso delle virgolette relativamente al termine usato nel mio commento precedente rendesse evidente l’intenzione di non denigrare CM, soprattutto considerando che il termine “credenti” riferito ai sostenitori dell’AWG è qui piuttosto frequente (e immagino che non sia particolarmente gradito da loro). Riguardo all’osservazione che ho portato, volevo solo segnalare che la posizione “l’evento xxx non è nulla di nuovo” (dove xxx può essere una nevicata, un periodo di siccità o altro), rischia di risultare “dello stesso tono” dei commenti più catastrofisti.
    Infine una mia curiosità: bazzicando con dati di precipitazioni intense di breve durata emiliano-romagnoli (massimi annui di durata da 1 a 24 ore), mi è capitato di notare come i valori medi pluriennali del periodo più recente siano frequentemente superiori a quelli storici e avere una distribuzione stagionale un po’ diversa (intendendo come periodo recente l’ultimo ventennio e periodo storico il cinquantennio precedente), non si tratta di differenze consistenti (se ricordo bene 5-10% in termini di valore medio sull’intero set di stazioni, che però singolarmente non erano sempre concordi) e non mi sono preoccupato di fare test statistici per valutare la significatività di tale scostamento. Esistono studi al riguardo?
    Ancora buon anno a tutti.

    • Fabrizio Giudici

      rischia di risultare “dello stesso tono” dei commenti più catastrofisti.

      Non si può valutare la tua ultima osservazione visto che ora hai citato una frase con premessa, ma senza consequenziale. È la consequenziale che fa la differenza. Nel tuo primo intervento tu hai citato la frase ““ecco c’è stata una nevicata eccezionale, come sempre è successo, quindi il clima non è cambiato”. Questa frase è un errore, ma non è quello che viene detto qui. Tanto per capirci:

      + frase logicamente errata sul fronte agwaro: “l’evento è una novità, quindi prova che il clima è cambiato”
      + frase logicamente errata sul fronte opposto: “l’evento non è una novità, quindi prova che il clima non è cambiato”.

      Quello che qui si ripete spesso è “l’evento non è una novità, quindi non prova che il clima è cambiato”.

  5. shadok

    Innanzitutto buon anno a tutti e grazie per questo blog “negazionista”, molto più interessante di altre fonti informative “fedeli alla linea”.
    Epperò…
    Francamente le affermazioni del genere “ecco c’è stata una nevicata eccezionale, come sempre è successo, quindi il clima non è cambiato” sono l’esatta controparte della comunicazione catastrofista dei credenti più ortodossi…
    Per lavoro traffico anche con dati climatici, anche se non mi occupo di meteorologia o climatologia e, nella regione dove vivo (emilia-romagna), cambiamenti ce ne sono stati, e sono significativi…

    • Luigi Mariani

      Shadok,
      quello che lei evidenzia non è in alcun modo lo spirito che anima i miei interventi su CM o i miei scritti si riviste scientifiche, la cui logica di fondo è “Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno. …. “. Ciò significa che quanto si afferma (anno più caldo, anno più siccitoso, ecc.) dev’essere sempre supportato da dati di buona qualità e da interpretazioni dai dati coerenti, altrimenti è nostro dovere contestarlo anche per il danno che fa alla collettività (ad esempio distogliendo risorse dai problemi reali).
      Questo è il “negazonismo” che mi concedo, se così lo vuol chiamare mentre io la chiamerei logica galileiana (la natura è un libro aperto per chi abbia occhi sulla fronte e nella mente) che poi significa che se qualcuno ha dati migliori dei miei è invitato a presentarli negando su quella base quanto io affermo.
      Al riguardo le riporto quanto ho scritto l’altro ieri in risposta a Donato Barone (http://www.climatemonitor.it/?p=46901):
      “Personalmente penso che valga sempre la pena di contrapporre dati a miti (e slogan conseguenti), anche se temo che contro i miti (peraltro spinti da enormi interessi economici) non vi sia speranza di vittoria almeno nel breve termine, per cui non ci resta che il villaggio di Asterix…
      Peraltro penso che, a ben vedere, noi stessi siamo sostenitori della teoria AGW, nel senso che nessuno di noi credo neghi il ruolo di gas serra di CO2 o l’aumento delle temperature globali avvenuto negli ultimi 150 anni. Rispetto al mainstream le opinioni divergono soprattutto circa il significato catastrofico o meno da dare ai trend in atto e sul peso, tuttora rilevantissimo, della variabilità naturale (che per l’Europa si chiama AMO e NAO).
      E qui credo che coloro che abitarono nel villaggio di Asterix in tempi passati – penso a Galileo Galilei e ai suoi allievi Evangelista Torricelli da Faenza e Benedetto Castelli da Montisola – siano per noi icone essenziali, un pò come lo è Nicolai Vavilov per i genetisti.”
      La invito inoltre a leggere http://www.climatemonitor.it/?p=38481 e http://www.climatemonitor.it/?p=45663 e magari, perché no, L’opera al nero di Marguerite Yourcenar che mi è venuta in mente mentre scrivevo e il cui protagonista Zenone può essere un ottimo esempio del “negazionista” a cui penso io.
      Circa infine l’Emilia Romagna, certo che il clima è cambiato: le temperature medie annue oggi sono circa 1,5°C in più di quanto fossero negli anni ’70 del XX secolo, gran parte dell’aumento si è concentrato a fine anni ’80 e la causa è stata circolatoria, oceanica ed atmosferica (il che si vede valutando gil indici NAO e AMO….).
      Cordiali saluti e auguri di buon anno anche a lei.
      Luigi Mariani

    • Fabrizio Giudici

      “ecco c’è stata una nevicata eccezionale, come sempre è successo, quindi il clima non è cambiato”

      Dove l’abbiamo scritto?

    • Shadok, ti concedo volentieri la prima volta, ma spero che sia anche l’ultima in cui definisci CM blog negazionista. Personalmente non riesco proprio a immaginare quel termine in contesti diversi da quelli davvero tragici che lo hanno originato e non mi importa gran che se ormai è stato sdoganato.
      Ciò detto, circa la definizione di evento eccezionale, il problema attiene tanto a chi divulga, quanto a chi ascolta, perché dovrebbero entrambi conoscere la lingua Italiana prima ancora che le statistiche dei parametri atmosferici. Eccezionale implica l’eccesso da qualcosa, nella fattispecie, senza altri significati possibili, per essere eccezionale un evento deve essere fuori dalla distribuzione statistica che lo contraddistingue nel tempo. Se è intenso, ma ha precedenti, quell’evento non è eccezionale, è raro, perché si trova nelle code della distribuzione tipicamente gaussiana degli eventi atmosferici. Ergo, non può essere segnale di cambiamento. Del resto, nessun evento che attenga alla scala spaziale e temporale meteorologica è attribuibile a cambiamenti di lungo periodo, che sia caldo o freddo, piovoso o siccitoso. Quando e se, nel tempo, la distribuzione di quegli eventi dovesse cambiare, allora si potrà parlare di cambiamento, come ha giustamente fatto notare Luigi Mariani nella sua risposta. Circa poi l’attribuzione, pure accennata sempre da Luigi, prima di ricorrere a eventi esogeni, ce ne sono di endogeni e ancora tutti da spiegare su cui vale la pena indagare.
      Buona giornata,
      gg

  6. Gianni

    Grazie Luigi per l’esauriente risposta. Ti incoraggio a pubblicare una nota sulle tue esperienze con i dati GSOD. Sarebbe a beneficio di tutti.
    Auguri di buon anno.

    • Luigi Mariani

      Grazie, Gianni, auguri anche a te.
      Terrò certamente presente il tuo invito a pubblicare qualcosa su Gsod. Ciao.
      Luigi

  7. Edo

    Ancora una volta grazie mille a tutti quelli che mi hanno risposto!

  8. Salvatore

    Da me ha piovuto tutti imesi dell anno appena trascorso difatti ho auto delle ottime olive.

  9. Gianni

    Caro Luigi,
    In questo e nel precedente post sulla siccità del 2017 in Italia si sottolinea la scarsa qualità dei dati GSOD. Sembra un fatto acquisito e senz’altro esistono studi che lo provano. Saresti cosi’ gentile de segnalarli?

    • Luigi Mariani

      Caro Gianni,
      purtroppo non so dar risposta alla tua richiesta di bibliografia (forse dovremmo scriverla noi…) e quella che ti porto è solo un sunto delle mia esperienza personale, nel senso che lavoro con i dati GSOD da oltre un decennio perche molto spesso non ho alternative ne per i miei lavori professionali nè per i commenti mensili che scrivo per CM.
      Ad esempio qui sotto ti riporto i dati di precipitazione annua di Linate presi da Gsod (tieni conto che le serie di dati giornalieri sono piene di buchi e che i dati mancanti sono stati ricostruiti con medie pesate a partire dai dati delle stazioni limitrofe) e confrontati con i dati pluviometrici di Milano da me misurati e di cui dunque mi fido. Come vedi a GSOD dal 2004 al 2016 mancano poco meno di 300 mm in media ogni anno!
      Peraltro lo scorso anno ho seguito una tesi specialistica presso l’Università delle Marche e con il tesista abbiamo cercato di utilizzare le 202 serie GSOD integrate da una cinquantina di stazioni del CREA per fare bilanci idrici territoriali a scala italiana. Anche lì il risultato è stato inferiore alle attese a causa della scarsa qualità del dato pluviometrico.
      Come ultima cosa ricordo un lavoro di modellistica di produzione sui pascoli etiopi che è stato accettato pochi giorni fa da una rivista internazionale. In quel caso iniziammo con GSOD e finimmo disperati a chiedere i dati al servizio meteo etiope che a pagamento ce li ha fornìti.
      Peraltro voglio ricordare che il lavoro fatto dai gestori di GSOD (e cioè la NOAA) è per molti versi meritorio perché sono gli unici a quanto mi costa che oggi offrono un dataset globale gratuito tratto dalla rete di misura sinottica e che per quanto riguarda le temperature non è affatto spregevole, il problema vero essendo dato dalle precipitazioni!
      E qui ricordo che se al posto dell’ipocrisia dilagante sull’AGW ci fosse una sana coscienza del clima e della sua variabilità si sarebbero da tempo trovate le risorse per allestire una rete di monitoraggio globale standardizzata delle variabili atmosferiche, cosa che ad esempio in oceanografia si è fatta con il sistema di boe ARGO e che la tecnologia ci consentirebbe oggi di ottenere senza grossi problemi.
      Ciao.
      Luigi

      anno Linate_Gsod Milano
      2004 386 934
      2005 406 719
      2006 508 720
      2007 465 679
      2008 668 1118
      2009 465 1036
      2010 880 1545
      2011 852 669
      2012 718 934
      2013 856 1030
      2014 1227 1475
      2015 557 712
      2016 773 1041
      media 674 970

  10. Edo

    Caro Donato e gent. mo prof. Lupicino, vi ringrazio tantissimo: siete stati molto gentili a rispondermi e esaustivi.
    Buon anno ancora a tutti.
    Edo

    • Massimo Lupicino

      Edo non sono professore ti prego 😀 grazie, buon anno a te e saluta l’amico glaciologo 😉

  11. alessandrobarbolini

    Se non c’erano i cambiamenti climatici in nord america non c’erano le bufere di neve ma la mitezza
    E in Europa del sud non c’era mitezza ma le bufere di neve
    In parole povere …un perenne carnevale mediatico

  12. Edo

    Gent. mi Prof. Mariani e Lupicino, se un vostro amico, laureato e intelligente, posta su Facebook un’immagine e una descrizione del genere, voi che cosa pensate e che cosa rispondereste? Probabilmente, se non conoscessi CM, avrei messo “mi piace”, crederei verità assoluta la descrizione dell’immagine e sarei passato oltre; ormai, però, tutte le volte che sento mettere qualunque avvenimento (dalle piogge allo scioglimento dei ghiacciai) in correlazione con il riscaldamento globale, di origine antropica ovviamente, alzo le antenne, mi faccio domande e aspetto di leggere qualcosa su CM. Nel mio piccolo, quindi, innanzitutto mi chiedo: quando è stata scattata la foto (magari è stata scattata in estate); se sia possibile calcolare l’estensione dei ghiacciai 10000 anni fa o anche “solo” 2000 anni fa; se l’innalzamento della temperatura su scala globale può fare sciogliere un’intero ghiacciaio e contemporaneamente far nevicare due volte a Torino in un mese (cosa che non capitava da molto), congelare in parte le cascate del Niagara (c’è un video sul sito della Stampa di cui posso riportare il link)e stringere il nord-est degli Stati uniti nella morsa di freddo e neve. Farei ciò nel mio piccolo, ma vorrei un vostro parere scientifico; se la foto è una bufala, non perdete tempo a rispondermi.
    Vi ringrazio molto.
    Edo

    Immagine allegata

    • donato b

      Edo, la tua domanda non era rivolta a me, per cui sei libero di considerare inopportuna la mia risposta. 🙂
      La foto che mostri mi sembra piuttosto imprecisa e io non la considererei molto attendibile. Non conosco la zona, non sono un glaciologo o un geologo (anche se ho parecchia dimestichezza con questi ultimi), ma so che individuare con certezza il fronte di un ghiacciaio e le sue variazioni nel tempo (soprattutto se riferite a secoli addietro) è piuttosto difficile (ed in qualche caso impossibile). Le mie conoscenze mi consentono di dire che diecimila anni fa la situazione dei ghiacciai alpini non era molto diversa da quella odierna. Allo stesso modo posso dire che negli ultimi cinquemila anni i ghiacciai alpini sono avanzati e si sono ritirati in modo continuo: prima della PEG (Piccola Era Glaciale iniziata intorno al 1300) sembra che essi fossero estesi come quelli di oggi, mentre alla fine di essa (seconda metà del 19° secolo) essi erano molto più estesi di oggi.
      Ti consiglio, comunque, la lettura dell’articolo “Le variazioni dei ghiacciai alpini negli ultimi 10000 anni” di G. Orombelli: risale al 2007, ma ciò che ci interessa è l’analisi storica dell’evoluzione dei ghiacciai alpini che viene effettuata.
      Puoi trovarlo qui:
      http://www.socgeol.it/files/download/Quaderni/quaderni%201%20(2007).pdf
      Ciao, Donato.

    • donato b

      Edo, scusami, ma il link che ho indicato nel mio commento non funziona. Copialo, incollalo nella barra di ricerca del tuo browser ed avvia la ricerca: in questo modo dovresti riuscire a collegarti con la pagina cercata.
      Ciao, Donato.

    • Massimo Lupicino

      Caro Edo, le Alpi hanno conosciuto cicli di espansione e contrazione dei ghiacciai anche drammatici in passato. Ti allego il link ad uno studio che sostiene che le alpi fossero completamente prive di ghiacciai 2000 e 4000 anni fa: https://wattsupwiththat.com/2014/08/08/receding-swiss-glaciers-incoveniently-reveal-4000-year-old-forests-and-make-it-clear-that-glacier-retreat-is-nothing-new/
      Ce ne sono altri relativi a periodi precedenti, come ad esempio questo in cui si sostiene che le Alpi fossero quasi del tutto prive di ghiacci tra 14700 e 12700 anni fa, prima di un nuovo avanzamento che culminó circa 10500 anni fa. https://www.researchgate.net/publication/281876347_Glacier_variations_in_the_European_Alps_at_the_end_of_the_last_glaciation
      Puoi suggerire al tuo amico molto intelligente di darci un’occhiata, assieme al link di Donato che purtroppo non riesco ad aprire dal mobile 😉

    • Fabrizio Giudici

      Edo, aggiungo una questione interpretativa, non tanto sulle foto come quella che hai allegato (in cui la questione principale è capire se quella linea blu è corretta o no), ma su quello delle illustrazioni più antiche dei ghiacciai (dipinti, cartoline), argomento spesso utilizzato perché proverebbe in modo innegabile il cambiamento avvenuto.

      Il succo è che, come leggerai nei documenti che ti hanno indicato, i ghiacciai hanno sempre fatto “avanti e indietro” come una fisarmonica. Per quasi tutta la storia umana l’alta montagna è stata considerata un luogo terribile, perché estremamente ostile: non ci si facevano gite di piacere. Recentemente, a Bellinzona, ho potuto leggere in un museo dedicato al San Gottardo e alla storia del passo e dei trafori ferroviari un breve passaggio di un testo scritto da un monaco di qualche secolo fa, che dovette attraversarlo a piedi: ne era rimasto letteralmente sconvolto. Quando iniziò a diffondersi la pittura di paesaggio, l’alta montagna non era ancora considerata diversamente e quindi ancora nei secoli dei primi grandi paesaggisti (‘500, ‘600, ‘700) non abbiamo dipinti con quel soggetto. Poi la miglior tecnologia per muoversi e vestirsi l’ha resa più accessibile, e sono comparsi i primi pittori, seguiti dai fotografi: ecco quindi le immagini più vecchie che disponiamo. Per motivi puramente casuali, questo fatto è avvenuto verso la fine della PEG. Quindi gli illustratori hanno iniziato a ritrarre i ghiacciai in un momento appena posteriore ad un picco di espansione.

      Insomma, l’errore consiste in:

      1. siamo in presenza di un fenomeno ciclico, che è sempre stato ciclico;
      2. una certa forma di documentazione (quella per immagini) inizia solo a partire da un certo momento storico;
      3. si assume in modo assolutamente ingenuo che quel momento abbia fotografato la condizione “normale”, mentre ovviamente è un’assunzione del tutto peregrina.

      Mi permetto di aggiungere – e qui torniamo alla foto originale – che fare un paragone su un orizzonte di 10.000 anni è ridicolo! Non è grossomodo il termine dell’ultima glaciazione? Grazie tante che il ghiacciaio era più esteso. E allora perché non chiedersi dov’era 20.000 o 30.000 anni fa?

    • Giovanni geologo

      Edo chiaramente é possibile misurare l’estensione dei ghiacciai nel passato. A questo scopo si osservano le morene. Ogni ghiaccaio si caratterizza per degli impulsi che sono costituiti da fasi di avanzamento e regressione, ad ogni estensione si produce una morena di avanzamento, frontale e laterale che segna la massima estensione del ghiacciaio ad ogni impulso ( un po come i segni lasciati da un saltarore in lungo sulla sabbia). E’ ovvio che ogni avanzamente tenderà a cancellare parzialmente o completamente l’impulso precedente come un rullo che passa sopra una duna di sabbia. Quello che possiamo misurare con certezza é l’avanzamento massimo del ghiacciaio e una serie di avanzamenti relativi ( che in parte saranno calcellati da avanzamenti successivi) Nel caso della valle d’Aosta durante il culmine dell’ultima fase glaciale (circa 12000-14000 anni fa) il ghiacciaio aveva ragguinto e ricoperto la pianura allo sbocco vallivo e le sue tracce sono rapporesentate dalla famosa morena laterale di Ivrea e dalla zona collinare morenica di Caluso-Candia e dintorni. Quindi di per se l’immagine postata non vale nulla, puo’ andare bene giusto per spiegare superficialmente la dinamica di un ghiacciaio a un bambino di prima elementare. D’altronde questo é il livello di conoscenza medio della popolazione sulle dinamiche e i processi geologici. E per questo é cosi facile inventare balle colossali su questi argomenti a cui la maggioranza crede ciecamente. Poi in ogni caso vorrei vedere a quali voli pindarici si dovrebbe ricorrere per indicare come causa umana la fine dell’ultima glaciazione circa 12000 anni fa quando l’uomo era all’età della pietra. Per rispondere al resto delle tue domande va ricordato che un clima unico e globale non esiste, non é mai esistito e mai esisterà.

  13. robertok06

    Giusto per dire 2:

    “Rainfall Variability and Trend Analysis of Annual Rainfall in North Africa”

    … che dice che…

    “The IPCC climate models predict, for the Maghreb countries, lower rainfall and increased aridity.
    Current observations in the three countries of central Maghreb (Morocco, Algeria, and Tunisia) are not consistent with these predictions.”
    https://www.hindawi.com/journals/ijas/2016/7230450/

    Ma dai? I DATI non sono d’accordo con i MODELLI? 🙂

    La ciliegina sulla torta è che concludono che…

    “The results also show the beginning of a gradual return to wetter conditions since the early 2000s in Algeria and Tunisia and from 2008 for Morocco (this trend is confirmed by recent agricultural production data in 2011/2012 and 2012/2013).”

    … che, en passant, smentisce l’altro meme climatocatastrofista sugli effetti nefasti dell’aumento della CO2 sulla produzione agricola.

  14. robertok06

    Giusto per dire:

    https://www.nat-hazards-earth-syst-sci.net/11/3235/2011/

    “Long term precipitation trends and variability within the Mediterranean region”

    … che conclude che…

    “Concerning the annual number of rain days, a pronounced decrease of 20 %, statistically significant (95% confidence level), appears in representative meteorological stations of east Mediterranean, while the trends are insignificant for west and central Mediterranean. ”

    Dubito che la penisola italiana si trovi nel Mediterraneo orientale… quindi concludo che almeno fino al 2010 non ci sia stato alcun trend di riduzione delle precipitazioni in Italia… se poi i climatocatastrofisti vogliono arrivare a conclusioni basandosi sui ultimi 3 anni e gli effetti del Niño… beh… affari loro, ma non è scienza, è wishful thinking catastrofista e nulla più.

    Non a caso, la conclusione dell’abstract è che, basandosi sui modelli, la piovosità nell’intero bacino mediterraneo diminuirà entro la fine del secolo.
    Ma noi sappiamo bene che i modelli sono inaffidabili, giusto? 🙂

  15. Alessandro

    Trovo una certa incoerenza nei vostri articoli, prima di tutto il comunicato dell’ ISAC-CNR è riferito all’ anno meteorologico, mentre questo articolo fa riferimento all’ anno solare 2017, i cui dati del CNR usciranno solo nei prossimi giorni, quindi sono due cose ben diverse.
    Quindi si stanno confrontando le mele con le pere…

    Inoltre si criticano le affermazioni dell’ ISAC-CNR sottolineando la scarsità di dati prima del 1850, poi scrivete un articolo affermando che il 2017 non è stato l’ anno più secco considerando la bellezza di 6 stazioni e tutte del centronord Italia?

    Inoltre il dato del CNR è un dato nazionale, mentre una classifica per città, non dà informazioni certe sul dato nazionale.

    E tra l’ altro queste serie sono state soggette al processo di omogenizzazione o sono stati usati i raw data?

    Senza contare che per valutare la siccità poco importa se il 2017 sia stato il primo, secondo o terzo più siccitoso e andrebbe considerato che l’ aumento del fabbisogno e dei consumi d’ acqua che è molto maggiore rispetto al passato.

    Poi vabbè è noto che i media amplificano le notizie, ma è un errore anche normalizzare e minimizzare.

    E sicuramente, il comunicato dell’ ISAC-CNR sarebbe stato più corretto affermando che in base alle loro serie storiche il 2017 risulta PROBABILMENTE l’ anno più secco dal 1800.

    • Luigi Mariani

      Alessandro, la ringrazio per il suo civile commento che mi aiuta a chiarire il mio pensiero.
      Anzitutto non è vero nel mio commento ho usato solo stazioni del centro-nord in quanto ci sono anche Roma e Palermo.
      Se poi si vuole avere un’idea circa il livello di siccità non basta guardare alle precipitazioni ma occorre guardare al bilancio idrico riferito al serbatoio terreno, cosa che né il CNR né io abbiamo fatto in tale occasione.
      Se poi si vuole ragionare di sole precipitazioni e aver comunque un’idea del livello di siccità di un’annata, la cosa migliore è ragionare di anno idrologico (da 1 ottobre a 30 settembre) in quanto è questo l’arco di tempo che meglio rappresenta il ciclo di ricarica delle falde (che negli ambienti a clima Csa e Cfa di Koeppen inizia mediamente ad ottobre, una volta finita la siccità estiva).
      Tenga poi presente che l’anno meteorologico (1 dicembre – 30 novembre) usato dal CNR non nasce per scopi di analisi pluviometrica ma viceversa nasce per gli scopi seguenti:
      – scopi statistici in quanto un tempo si lavorava a mano e i dati arrivavano via posta, per cui i ritardi erano tali da imporre questa soluzione in sede di emissione di statistiche annue da diffondere a gennaio
      – scopi di analisi termica: con l’anno meteorologico le minime assolute che alle medie latitudini cadono fra dicembre e febbraio ricadono nello stesso anno.

      Morale:
      – se si ragiona sull’anno idrologico (1 ottobre 2016-30 settembre 2017) la tesi del “2017 come anno meno piovoso dal 1800” secondo verifiche da me effettuate non regge in quanto ottobre 2016 fu molto ricco di pioggia in tutta Italia
      – se si ragiona di anno meteorologico la tesi del “2017 come anno più secco dal 1800” è indimostrabile come ho cercato di evidenziare nello scritto redatto con l’amico Sergio Pinna
      – se infine si ragiona di anno solare la tesi del “2017 come anno più secco dal 1800” non regge perché troppe stazioni hanno goduto di precipitazioni abbondanti a dicembre, il che porta il 2017 sempre più lontano dal record che già non era dimostrabile per l’anno meteorologico.
      In tale contesto non deve infine sfuggire (e questo è per me un argomento decisivo) il fatto che CNR ISAC ha utilizzato per le proprie elaborazioni dal 2001 in avanti le serie NOAA GSOD che per quanto attiene alle precipitazioni sono di qualità molto scadente, il che rende ulteriormente incerte le conclusioni raggiunte. In altri termini sono convinto che siano più robuste conclusioni fondate su poche serie storiche di buona qualità che su molte serie storiche di qualità scadente.
      In sostanza dunque se lei dice che “il comunicato dell’ISAC-CNR sarebbe stato più corretto affermando che in base alle loro serie storiche il 2017 risulta PROBABILMENTE l’ anno più secco dal 1800.” io credo invece che il comunicato dell’ ISAC-CNR sarebbe stato più corretto sul piano scientifico non esprimendo giudizi perché sulla base dei dati presentati non era a mio avviso in condizione di farlo.

  16. Andrea Beretta

    Caro Massimo, anzitutto auguri anche a te. Ma mi chiedo…il concetto di media per quale ragione l’avremmo inventato? Forse per “linearizzare” valori puntuali oscillanti? Oppure per credere che se un valore puntuale si discosta dalla media sta finendo il mondo?

    • Massimo Lupicino

      Caro Andrea ricambio volentieri gli auguri. Il concetto di media viene distorto a uso e consumo della narrativa, secondo piacimento. Ne abbiamo parlato anche a proposito dei modelli climatici. La distorsione può essere sul lungo, medio o breve termine, basta che soddisfi le necessità della voce narrante e del suo sponsor.

  17. Massimo Lupicino

    Grazie Luigi aspettavo con ansia questo resoconto che è perfettamente in linea con quanto si è osservato negli ultimi 2-3 mesi da un punto di vista meteorologico.

  18. Andrea Beretta

    Caro Luigi, anch’io facevo un ragionamento del genere oltretutto abitando a Milano, o quel che ne resta, sono stato abbastanza attento alle statistiche del mio capoluogo. Purtroppo però al concretizzarsi delle piogge di novembre e dicembre che rischiavano di rovinare le notizie troppo affrettatamente date sull’anno più siccitoso della storia, si erano già costruiti la balla di riserva: è vero, non sarà stato proprio il più secco, però la distribuzione delle piogge è stata scostante, pochi episodi e troppo violenti…Non voglio citare il sito su cui ho letto questa teoria, ma immagino che verrà riciclata da molti altri. Approfitto per farti e fare a tutto climatemonitor i miei auguri di Buon Anno

    • Massimo Lupicino

      Ciao Andrea, ottima osservazione. Se fa freddo perché fa caldo è altrettanto vero che piove di più in certi periodi perché piove di meno in generale. Alla fine è sempre una questione di periodi di riferimento… e hanno sempre ragione loro.

    • Alessandro(Foiano)

      Quindi oltre ad essersi accorti di non essere stati atennti ai dati in mm, adesso visto che qualcuno rammenta la distribuzione delle piogge, immagino che ci si sia costruiti questa ennesima balla senza pubblicare una semplice tabella di distribuzione delle piogge , come invece ha pubblicato Luigi e come si dovrebbe fare.
      La domanda è se non esistono dati tabellari sulla distribuzione delle piogge allora esiste ancora una popolazione analfabeta che crede alle balle ed è questa la cosa preoccupante più di ogni altra cosa.
      Se non si inizia a svolgere una formazione ed educazione a partire dalla scuola e via su su fino alle persone che svolgono mansioni manageriali all’interno della società, non ne usciremo da questo analfabetismo facebookiano…

    • Fabrizio Giudici

      esiste ancora una popolazione analfabeta che crede alle balle </i<

      Una frase che merita di essere espansa. La popolazione analfabeta esiste, e non esiste "ancora" come residuo di un passato, ma è sempre più analfabeta. Il tutto segue il declino della scuola, che ha avuto il suo picco tra inizio e metà del secolo scorso, poi hanno iniziato a demolirla dal 1968.

      Secondariamente, questi analfabeti sono particolarmente propensi a credere a certe balle, molto più degli analfabeti tradizionali dei tempi andati, perché non erano vittima della sofisticata comunicazione truffaldina dei nostri giorni.

      In terzo luogo, però, non so quanti italiani ci credono veramente. Molti meno di quanto si dice, penso.

    • Luigi Mariani

      Caro Andrea,
      grazie per li auguri, che contraccambio. Circa il concetto di “non sarà stato proprio il più secco, però la distribuzione delle piogge è stata scostante, pochi episodi e troppo violenti” non so dire se l’ipotesi abbia fondamento o meno. Andrebbe verificata con analisi adeguate.

  19. Fabrizio Giudici

    E si capisce perché gli “scoop” li lanciano sempre a novembre…

    • Massimo Lupicino

      Fabrizio di cosa ti stupisci? È noto che la stagione delle piogge in italia va da maggio a settembre e quindi giustamente i media hanno tirato le somme due mesi fa. Chi poteva ragionevolmente aspettarsi che piovesse a novembre e dicembre? 😀

    • Luca Maggiolini

      Del resto, cosa aspettarsi da una società così rimbambita dalle minchiate che le vengono inculcate – non nevica nè nevicherà più come una volta – e così piena di sè da venire colta di sorpresa da una nevicata a Cortina a fine dicembre??? e da essere così boriosa da non portare neppure le catene (tanto c’ho il Suv 4×4 e vado dove voglio). E mioddiooooo, che evento!!! tanta neve sulle dolomiti in pieno inverno è inaudito…..

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