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La scoperta dell’acqua (fredda)

Quello di oggi è più che altro un invito alla lettura, anzi alla consultazione.

Si tratta infatti di uno studio, ancora non pubblicato ma ampiamente documentato, con il quale attraverso un algoritmo di ricerca sono stati individuati oltre 500.000 siti in giro per il mondo che consentirebbero la realizzazione di impianti di immagazzinamento dell’energia utilizzando l’acqua, cioè pompando l’arqua in quota quando c’è alta produttività e bassa domanda di energia e lasciandola cadere a valle quando serve di tornare a generarla.

Questo, secondo loro, risolverebbe il problema dell’intermittenza della disponibilità di energia rinnovabile – il sole c’è, neanche sempre, solo di giorno e il vento c’è quando gli pare.

L’invito alla consultazione consiste nel fatto che gli autori di questo studio hanno realizzato un sito web nel quale si può navigare in giro per il mondo andando a esplorare le caratteristiche e il potenziale dei siti individuati dall’algoritmo, che necessitano comunque di studi ulteriori per poter essere validati.

Qui se ne parla

Qui c’è il sito web

Restano un paio di domande. Quanta acqua si consuma? Immagino non molta ma non conosco l’ingegneria dietro a questi sistemi. E poi ancora, va bene riuscire a metter da parte l’energia rinnovabile per utilizzarla quando serve, ma si parla dell’intero fabbisogno mondiale. Quanto consumo di suolo, quanto acciaio, quanto silicio e quante terre rare ci vorrebbero per disporre della potenza necessaria?

Non ho trovato le risposte a quezte domande sul sito web, che del resto si occupa d’altro, ma non mi pare un argomento trascurabile…

 

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Published inAttualità

13 Comments

  1. robertok06

    @donato

    … sull’invaso di Campolattaro… ti ringrazio infinitamente per la correzione e le notizie locali, interessante.
    Alla prossima. 🙂

  2. donato b.

    @ roberto k06
    .
    Caro Roberto, una piccola rettifica al tuo commento sull’impianto REpower di Campolattaro.
    Abito a qualche decina di chilometri da Campolattaro, per cui conosco la situazione per aver frequentato quelle zone. Allo stato dei fatti l’impianto di pompaggio non esiste. Esiste l’invaso di Campolattaro che sta creando un sacco di problemi, di cui tralascio di parlare perché esulerebbero dal contesto. L’invaso superiore è previsto in un comune limitrofo, ma di esso esiste solo il progetto, così come esiste il progetto dell’elettrodotto che dovrebbe distribuire l’energia elettrica prodotta. Ribadisco, comunque, che oltre all’invaso di Campolattaro non esiste nient’altro: solo carte e nulla più.
    Non so se i cinesi siano ancora interessati. Le ultime notizie circa la presenza di rappresentanti di China Power sul territorio, risalgono al oltre 4 anni fa.
    Di fatti concreti comunque non se ne vedono.
    Ad ogni buon conto l’invaso in quota non è gradito
    dal territorio: diversi sono i gruppi che lo contestano.
    Ciao, Donato.

  3. robertok06

    Ehi!… e non dimenticate che da domani pubblicano, su Repubblica il libro di Greta Thunberg, intitolato : “La nostra casa è in fiamme “.

    A must have, come dicono gli anglofoni, da mettere accanto al CD del famoso film di Al “climatologo” Gore, “An Inconvenient and 100% Invented Truth”… il quasi-presidente USA che in uno dei peggiori discorsi di accettazione di un premio Nobel, scrisse e pronuncio’ questa BOIATA colossale:

    “Last September 21, as the Northern Hemisphere tilted away from the sun, scientists reported with unprecedented distress that the North Polar ice cap is “falling off a cliff.”
    One study estimated that it could be completely gone during summer in less than 22 years.

    Another new study, to be presented by U.S. Navy researchers later this week, warns it could happen IN AS LITTLE AS SEVEN YEARS.”

    Lui ovviamente ha solo riportato i risultati di prestigiosi “studi”… ma mi piacerebbe proprio sapere se Al abbia mai corretto l’ultima frase… cioe’ che entro 7 anni (dal 2007) la calotta polare estiva potrebbe essere sparita… siamo 5 anni DOPO la scadenza della nefasta profezia… e ci sono ancora diversi milioni di km2 di ghiaccio artico estivo??? … cazzo di ghiaccio che non vuol fare quello che i precisissimi modelli al computer gli dicono di fare… 🙂

    Il vero Nobel Rubbia e’ stato crocifisso dai climatologi de noantri per aver riportato un fatto vero (l’esistenza dello iato per piu’ di 10 anni)… ma portano su un piatto d’oro questo pagliaccio al quale hanno dato il nobel per la pace per aver detto fregnacce come questa senza mai correggersi???

    Poi dicono che sono cattivo e insulto????

    Non li prenderei a schiaffi solo perche’ sono un fan di Gandhi… 🙂

    https://www.nobelprize.org/prizes/peace/2007/gore/26118-al-gore-nobel-lecture-2007/

  4. robertok06

    Scusatemi, ancora io… fresco di stampa, per cosi’ dire…

    “Is a 100% renewable European power system feasible by 2050?”, Applied Energy 233-234 2019 p1027-1050
    https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0306261918312790

    … che e’ l’ennesimo studio “verde” sulla possibilita’ di sopperire alla domanda energetica del nostro continente utilizzando solo tecnologie low-carbon rinnovabili.

    Lasciando a parte le tante possibili obiezioni a certe assunzioni fatte dagli autori, direi che la conclusione qui sotto riportata la dice tutta:

    “We find that even when wind and solar photo voltaic capacity is installed in optimum locations, the total cost of a 100% renewable power system(∼530€bny−1) would be approximately 30% higher than a power system which includes other low-carbon technologies such as nuclear, or carbon capture and storage (∼410€bny−1).
    Furthermore, a 100% renewable system may not deliver the level of emission reductions necessary to achieve Europe’s climate goals by 2050, as negative emissions from biomass with carbon capture and storage may still be required to offset an increase in indirect emissions, or to realise more ambitious decarbonisation pathways.”

    Riassumendo:

    1) un sistema del genere non ci metterebbe al riparo da blackouts…#

    2) large-scale mobilisation of Europe’s biomass resources, with power sector biomass consumption reaching at least 8.5EJ in themost challenging year (compared with 1.9EJ today), and (vii) increasing solid biomass and biogas capacity deployment to at least 4GWy−1and 6GWy−1 respectively.

    (1EJ, 1 exajoule corrisponde a 278 TWh, cioe’ al 90% circa del consumo elettrico italiano)

    3) Le emissioni non sarebbero nulle, dato che bisognerebbe mettere in opera una moltitudine di centrali a biogas/biomassa (che inquinano, oltre alla CO2, particolato fine a go-go);

    4) tutto questo a costi a-stro-no-mi-ci!…
    Tutto questo mentre le sirene delle rinnovabili intermittenti, i mille blog “ambientalisti” ce li martellano con frequenza giornaliera sul bassissimo costo dell’elettricita’ da fottovoltaico e eolico…. tutte balle colossali, ovviamente, perche’ un MWh da FV o eolico NON lo si puo’ mettere sullo stesso piano di un MWh generato da centrali termoelettriche, nucleari o persino idro.

    Buona lettura, e alla prossima.

  5. robertok06

    @massimo

    “Se la premessa a questo discorso è invece quella di usare solo le energie alternative risolvendo la questione della irregolarità della generazione attraverso l’uso di bacini ad hoc, è del tutto evidente che i costi sarebbero mostruosi e non giustificherebbero in nessun modo l’impresa.”

    Certo!… la premessa farlocca e’ quella!… ma se guardiamo al semplice esempio di casa nostra, la centrale di pompaggio idro di Campolattaro, provincia di Benevento… costruita in 6 anni da REPower (societa’ svizzera… tanto per far finire un po’ di soldi italiani nella “povera” svizzera… 🙁 )… 550 MW di potenza e capacita’ di stoccaggio di 10 GWh (teorici, svuotando tutto l’invaso superiore, cioe’ 17 minuti di consumo medio italiano, 310mila GWh/anno nel 2018), 7 milioni di metri cubi di volume d’acqua…
    … costo attorno ai 600 milioni.
    Entrata in funzione meno di 10 anni fa, e’ stata praticamente abbandonata dalla societa’ svizzera (che nel frattempo voleva costruire una centrale a carbone in Sicilia!… perche’ gli svizzeri sono molto piu’ ecologici di noi… ma solo a casa loro… 🙂 )… e dato che e’ diventata anti-economica proprio per via delle rinnovabili iper-incentivate di casa nostra (come il fottovoltaico che costa 28 cEurokWh, in media, ma viene messo sul mercato prima di tutte le altre fonti, idro da pompaggio incluso). REPower ha cercato di disfarsi della centrale vendendola ad un gruppo… cinese (what else???)… che alla fine non so se se la sia comprata oppure no… non ho trovato notizie post-2015… 🙁

    Su questo blog (del quale, premetto, non ho il tempo di verificare la veridicita’ di quanto scrive e/o ipotizza)…
    https://pinucciofappiano.wordpress.com/2015/05/01/idroelettrico-morcone-campolattaro/

    … concludono che…

    “Allora se l’impianto è in perdita chi ci guadagna?

    La convenienza la trova la multinazionale giocando sugli incentivi concessi dall’Italia ai produttori di rinnovabili. Infatti la società cinese per 1MW di energia venduta al Gestore dell’Energia guadagna circa 70 euroe, trattandosi di energia rinnovabile, riceverà un incentivo statale di circa 100 euro (Certificato Verde) ed altri 100 euro li guadagnerà dalla vendita degli ex Certificati Verdi ai produttori da fossile.

    Questo vuol dire che i cittadini pagheranno alla società cinese 270 euro per 1 MW/h prodotto mentre la società di notte comprerà energia agevolata dalla rete, proveniente da fonti fossili,
    pagandola intorno a 20 euro a MW/h con un profitto netto di 250.”

    E’ un esempio della tanto osannata “green economy”!… della serie “paghi 20 e incassi 270″… e pantalone paga, ovviamente! 🙁

    P.S.: vedasi in allegato una schermata di una presentazione che ho fatto qualche anno fa, con dati presi dal sito di REPower, che adesso non riesco piu’ a trovare. credo li abbiano rimossi… 🙁

    Immagine allegata

  6. robertok06

    Salve a tutti:

    interessantissimo argomento, peccato mi sia perso la discussione dall’inizio… dannato weekend!… lo sapevo che era tempo buttato via… 🙂

    Ma veniamo alla vexata quaestio… la possibilita’ di salvare le inutili rinnovabili intermittenti dalla loro intermittenza naturale… un argomento che mi ha sempre affascinato perche’ e’ un leit motiv dell’intellighentsia “verde”.

    Questo “studio” dei geni verdi australiani e’, come avete gia’ sottolineato voi in tanti messaggi, assolutamente inutile e ridicolo… ma bisogna dire che ci sono stati degli studi seri, realizzati da organizzazioni scientifiche serie, come questo:

    “Assessment of the European potential for pumped hydropower energy storage – JRC 2013”
    https://setis.ec.europa.eu/sites/default/files/reports/Assessment_European_PHS_potential_pumped_hydropower_energy_storage.pdf

    … il Joint Research Center.

    Lo studio, la continuazione di studi precedenti, si basa su due topologie, come le chiamano:

    “Earlier work by the JRC2 defined the methodology used in this study which focuses on two topologies: (copio e incollo il testo originale, non ho tempo di tradurlo, scusatemi…)

    (T1) when two reservoirs exist already with the adequate difference in elevation and which are close enough so that they can be linked by a new penstock and electrical equipment, and

    (T2) based on one existing reservoir, when there is a suitable site close enough as to build a second reservoir”

    Queste due tipologie hanno senso… non come lo studio farlocco discusso in questo blog, che non ha alcun senso…. appena trovano una depressione del terreno pensano di poterci costruire una lago artificiale, sti ‘mbecilli… 🙁

    Lo studio del JRC e’ interessante perche’ discute il potenziale e la capacita’ produttiva di ogni singolo paese EU inclusa la Turchia e la Norvegia, dal punto di vista ideale (theoretical) e quello pratico (realisable)…

    Senza andare nei dettagli, che richiederebbe un post a se stante… la conclusione principale e’ questa:

    “The results show that the theoretical potential in Europe is significant under both topologies, and that the potential of topology 2 is roughly double that of topology 1. ”

    Ottimo: il potenziale di stoccaggio teorico e’ grande… ma…

    “Under T1 the theoretical potential energy stored reaches 54 TWh when a maximum of 20 km between existing reservoirs is considered; of this potential approximately 11 TWh correspond to the EU and 37 TWh to candidate countries, mostly Turkey.”

    Qui le cose cominciano ad andare meno bene: traforando tutti i siti potenziali EU si potrebbero stoccare solo 11 TWh… e solo utilizzando il potenziale di Turchia e altri paesi non membri si potrebbe accedere ad altri 37 TWh… che sono tanti, sia chiaro… ma ve lo vedete voi il continente intero, dal punto di vista energetico, in mano alla Turchia??? Io no, e non ho niente contro i turchi, sia chiaro…

    Giusto per farsi un’idea, per quelli che non sono al corrente… il consumo elettrico EU nel 2017 e’ stato di…

    https://ec.europa.eu/eurostat/statistics-explained/index.php/Electricity_production,_consumption_and_market_overview

    … circa 3100 TWh… cioe’ circa 8,5 TWh/giorno di media (nel documento JRC parlano di 3280 TWh).
    Il sogno dei salvapianeta e’ di arrivare a produrre l’80% dell’elettricita’ del continente da rinnovabili, in gran parte intermittenti (l’idro su larga scala e’ saturo quasi ovunque)… quindi se si azzerassero le centrali a fossili e si fermasse tutto il pe-ri-co-lo-sis-si-mo nucleare (zero morti in EU da quando esiste) bisognerebbe far fronte ad almeno 3-5 giorni di assenza di vento d’inverno (succede raramente ma succede), con il fottovoltaico che d’inverno e’ assente anche quando non ci sono nuvole (giornate di 8-10 ore)… quindi 0.8*8.5*3=25,5 TWh da stoccare.

    Gia’ qui, da questo semplice conto utilizzando il consumo medio annuale, si vede che l’impossibilita’ pratica di fare quello che dicono che faranno nel 2050… non c’e’ semplicemente neanche il potenziale teorico… figurarsi quando si considerino poi le infrastrutture di supporto… cioe’ migliaia e migliaia di km di nuove linee elettriche in alta tensione, per collegare ogni possibile bacino di stoccaggio con ogni possibile altro punto in EU. Costi astronomici, tempi di realizzazione biblici, opposizione di comunita’ locali a livelli mai visti… gia’ adesso bloccano il singolo elettrodotto (magari perche’ “emette radiazioni”!!)… figurarsi migliaia in piu’!

    E continua:

    “When a shorter maximum distance between existing reservoirs is considered, e.g. 5 km, the majority of the 0.83 TWh European theoretical potential is in the EU (85%).”

    Considerando una distanza fra coppie di invasi piu’ ragionevole, solo 5 km come massimo, si scende a degli annedottici 0,85 TWh (il consumo medio gioranliero italiano, per dire)… cioe’ 8 volte di meno del 80% del consumo medio giornaliero europeo (UN solo giorno, ce ne vorrebbero, come ho detto, almeno 3-5 di buffer, per evitare blackouts).

    A proposito di black outs: l’equivalente della Confindustria Svizzera (non ricordo il nome adesso) qualche anno fa ha commissionato uno studio per valutare l’impatto economico di 1 giorno di blackout nella sola Svizzera… si parlava, se non ricordo male, di un paio di miliardi di franchi svizzeri (0,85 Euro/CHF)… immaginarsi a livello del continente intero!

    Conclusione (che e’ quello che dico da anni quando discuto di questo argomento con i pro-rinnovabili): in EU non c’e’ neanche lontamente il potenziale teorico per stoccare la quantita’ d’energia elettrica (che e’ circa solo 1/4 del consumo energetico attuale, tra l’altro!) necessaria a mandare avanti il continente… e questo senza considerare la tanto sbandierata elettrificazione dei trasporti, che inciderebbe non poco sulla necessita’ di stoccare elettricita’.

    Dalla figura che metto in allegato qui sotto si vede che solo la Spagna, fra i paesi EU, riuscirebbe a coprire i propri consumi domestici su periodo di 3-5 giorni, con lo stoccaggio idro… (e tralascio che considerare tutta l’energia stoccata come usufruibile e’ irrealistico… perche’ certi bacini non si possono svuotare completamente, non sarebbero strutturalmente stabili…).

    Ah, una cosa importante: lo stoccaggio da pompaggio idro “perde per strada” circa il 15-20% dell’elettricita’ che passa per il ciclo… dato che le perdite in generazione sono circa il 10%, e quelle in fase di pompaggio un po’ di piu’… quindi l’energia “in entrata” deve essere proporzionalmente maggiore di quella consumata alla fine del processo, della stessa quantita’ (15-20% almeno).

    Concludo sottolineando come se non ce la puo’ fare l’idro da pompaggio, tanto meno ce la potranno fare le tanto osannate batterie… dato che la loro capacita’ di stoccaggio e’ solo una piccola frazione di quella dell’idro da pompaggio, per non parlare poi dei costi.

    Esempio: 1 anno di produzione di batterie al litio della tanto osannata GigaFactory di Tesla/Panasonic in Nevada corrisponde a 35 GWh… cioe’ circa 1/88500 del consumo annuale del continente (3100 TWh/anno). Mission impossible con le batterie… basta questo dato.

    Piu’ tardi, quando ho tempo, postero’ un altro messaggio a proposito dei costi e della convenienza economica/finanziaria legata all’idro da pompaggio, con conclusioni ancor meno rosee di quelle relative alla capacita’ realizzabile di stoccaggio… da mettersi a piangere…

    Saluti, e buona lettura.

    Immagine allegata

  7. Ma non sarà un videogioco? Questa, in una zona che conosco ( già piena di invasi idroelettrici) dovrebbe partire dalla Svizzera, attraversare la Valtellina con trafori vari per finire andando ad ad allagare tre paesi in provincia di Brescia? Ma per piacere!

    Immagine allegata

  8. Fabrizio Giudici

    Ai validi commenti già postati aggiungo e rilancio…

    Per quanto riguarda il consumo di territorio, il calcolo dovrebbe essere facile visto che è necessariamente proporzionale alla quantità di energia stoccabile. Tuttavia, la grande pecca del sito (a meno che non mi sia perso qualcosa, ammetto di non avergli dedicato molto tempo) è che non classifica le singole aree per il loro uso corrente. Mi spiego: sono andato a guardare alcune zone che conosco, una in Toscana (poi per il resto in Italia è quasi tutto a sud, in aree a me ignote) e in Provenza.

    Nell’area di RIbolla l’invaso sottrarrebbe spazio a coltivazioni e vigneti. Nell’area di Saint-Paul-en-Forêt addirittura si sovrapporrebbe a porzioni del paese; molti invasi vicini sono in aree meno coltivate rispetto a quella italiana, ma ricche di testimonianze storiche (cappelle medievali, castelli, eccetera). Queste non solo hanno valore per sé (sono le nostre radici, e lo ribadisco specialmente in un momento storico in cui i grandi poteri vogliono in vari modi cancellarle), ma anche turistico. In Europa questo è un problema primario, perché non credo esistano porzioni di territorio (specialmente in Italia, Francia, Spagna…) che non siano letteralmente disseminate di monumenti.

    Ora, mi chiedo: i GIS attuali dovrebbero avere tutte queste informazioni ben codificate, dunque per arrivare ad un livello minimo di discussione mi aspetterei di vedere, allegati ad ogni ipotesi di invaso, non solo i dati tecnici sull’energia stoccabile, ma anche i costi in termini di territorio, ripartiti per ettari di terreno sottratto all’agricoltura, alla foresta, all’abitato e i monumenti sacrificati.

    Mi vien da dire che siccome lo studio è basato un Australia, forse i ricercatori (come dice Rocco) non sono per niente sensibili al problema…

    Non solo. Prendendo spunto sempre dalla zona provenzale, che conosco bene, vicino a dove ho curiosato sulla mappa c’è un’area che negli anni ’70 fu sottomessa a servitù militare, per creare un grande campo di addestramento per l’artiglieria. Fu scelta perché era una delle aree meno abitate di Francia, comunque furono sacrificate alcune frazioni e un centro abitato principale. La popolazione protestò, ma alla fine non si andò per il sottile e il paesino fu sgomberato a forza, una mattina. L’abitato fantasma è ancora visibile, di sfuggita, a un centinaio di metri da una delle due strade pubbliche che attraversano l’area e dà ancora l’idea di essere stato abbandonato da un minuto all’altro. Sono conflitti inevitabili, purtroppo, perché certamente le forze armate hanno le proprioe necessità. Ma sono stati problemi una-tantum e non così estesi come nell’ipotesi di cui stiamo discutendo, che oltretutto scalerebbe con le crescenti esigenze energetiche, senza alcuna speranza di grandi ottimizzazioni perché l’energia stoccabile è in questo caso vincolata a poche semplici equazioni che ben conosciamo.

    D’altro canto non mi viene in mente un singolo invaso artificiale di ampiezza non trascurabile, in varie parti d’Europa a partire da dietro casa mia sino alla Francia settentrionale, che non abbia sacrificato almeno un villaggio. Una volta le popolazioni subivano, oggi non più. Ma ve le immaginate le migliaia di comitati locali di protesta con gente incazzata? Il fenomeno gilet gialli non insegna niente? A meno che il futuro, nella mente di certi pianificatori, sia poco liberale e preveda masse di persone sottomesse agli interessi tecnocratici… D’altronde la propaganda AGW insegna.

  9. Sardo61

    Incuriosito, sono andato a vedere cosa propone per la Sardegna e, con grande meraviglia, vi ho trovato anche invasi che insistono nel comune di Castelsardo, paese noto per aver dato i natali al famoso Ing. Borrielli Giampiero !!!
    E posso solo dire che una immensa risata li sommergerà …

  10. rocco

    come consigliato sono andato a vedere i miracolosi suggerimenti di questo algoritmo salvifico sul sito citato nell’articolo.
    Una schermata a caso… un invaso sull’autostrada del Sole.
    ahahhaha
    Algocrazia; questo è il futuro dell’umanità!
    l’aspetto più sconcertante è che si ha così tanta fiducia nella tecnologia algoritmica che nessuno si preoccupa di cosa è scritto nell’algoritmo, ma solo dei suoi risultati, non immaginando che quegli algoritmi sono stati scritti da uomini che probabilmente sono esperti in informatica, ma inesperti in tutto il resto.
    A pensare che tutta questa nuova potenza elettrica non serve per sostituire le centrali “sporche”, ma si aggiunge ad esse per… far funzionare gli algoritmi. Per non parlare delle auto elettriche, che avranno bisogno di nuove centrali… a carbone, ovviamente.

    Immagine allegata

  11. Luca Rocca

    Non sono impianti innovativi . Ci sono diversi invasi in italia in successione, ne avevo visto uno dalle parti dell’ Argentera con laghi a breve distanza uno dal’ altro con sistemi a pompe turbina combinati sullo stesso asse. Il vantaggio è che possono essere regolabili quindi erogare energia nella misura richiesta dalla rete e quando invertite assorbire quella in eccesso. Non saprei dire quante ce ne sono in Italia ma credo alcune decine.
    Se non ricordo male l’optimum si ottiene con cadute fra i 500 e i 600 metri fra un invaso e l’altro e con distanze minime: entro qualche chilometro.
    L’altro enorme vantaggio di questi impianti è che possono lavorare come rifasatori e regolare la fase della corrente alternata.
    Credo che dobbiamo a questi impianti il fatto che in Italia non si sono mai verificati blackout per sovrapproduzione da fonti alternative come accadde in Germania o per sfasamento come successe in Australia

    Ho dato un occhiata al sito. L’italia è una delle nazioni paese meno progetti anche perché abbiamo già un 13% di produzione idroelettrica contro un 3,5 dei tedeschi o un 1,9 degli inglesi.
    I progetti proposti sono concentrati in meridione sull’appennino la Sila e in Sardegna che non sono zone particolarmente piovose. I raccordi hanno una lunghezza media di 20 Km non sono riuscito a decifrare il dato sul dislivello che è indicato con un numero senza unità di misura. Comunque 20Km di condotta forzata per me non sono molto convenienti

    • Massimo Lupicino

      Caro Luca, hai perfettamente ragione a sottolineare che non sono impianti innovativi. Il punto è proprio che c’è una bella differenza tra l’uso di un sistema del genere su un idroelettrico già esistente e la pretesa di rendere un eolico conveniente abbinandoci un bacino per stoccare l’energia prodotta in eccesso. Si facesse più idroelettrico, punto e basta. Ma siccome non va di moda…

      E pensare che come giustamente sottolinei l’Italia è stata tra i paesi a introdurlo prima, e in forma più massiccia di altri. Per non dire della Norvegia…

      PS forse è anche il caso di citare il fatto che a rendere un sistema del genere più appetibile è il fatto che in orari notturni l’energia costa meno che in orari diurni, e si fa leva proprio su questo delta per giustificare la cosa. Il che, evidentemente, rende ancora meno spendibile il solare, che l’energia dovrebbe immagazzinarla gioco forza in orari diurni, non giustificando nemmeno in termini di orario di utilizzo lo stoccaggio in questione…

  12. Massimo Lupicino

    Al di là delle inevitabili inefficienze e dei costi altissimi che queste soluzioni comportano, resta per me il dilemma legato al fatto che le alternative godono già del privilegio di accesso alla rete, a svantaggio del fossile. Quindi non si capisce perché bisognerebbe stoccare l’energia prodotta dalle rinnovabili. Al contrario, avrebbe senso farlo proprio col fossile, piuttosto che essere costretti a sostenerlo con gli incentivi.

    Se la premessa a questo discorso è invece quella di usare solo le energie alternative risolvendo la questione della irregolarità della generazione attraverso l’uso di bacini ad hoc, è del tutto evidente che i costi sarebbero mostruosi e non giustificherebbero in nessun modo l’impresa.

    Il problema è che la premessa a questi discorsi non è mettere a disposizione energia a costi sostenibili, ma eliminare la generazione di co2. Con questa premessa qualsiasi considerazione generale sulla economicità è sulla redditività delle soluzioni proposte va ovviamente a farsi benedire.

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