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L’Orizzonte degli Eventi, Tutto oltre la luce

“La prima foto di un buco nero!! Figata!!”

Risposta: Ah davvero? E quindi? Cioè, a che serve?

Cosa può fare, un astrofisico, davanti ad un commento come questo, se non iniziare profonde riflessioni sul collasso culturale della nostra civiltà? Eppure, in tanti se lo sono sentiti chiedere in queste ultime ore. Perché è difficile, per chi non viaggia tra gli ambienti più strani dell’Universo da una vita, capire perché questa immagine è così importante. E allora diciamolo una volta per tutte, poi però – patti chiari – al prossimo buco nero si accettano solo domande dalla fisica quantistica in su. L’importanza sta nel fatto che per la prima volta abbiamo “visto” quello che Einstein aveva predetto 100 anni fa.

In realtà, i buchi neri erano una delle soluzioni alle sue equazioni, ma soluzioni talmente esotiche che nemmeno lui le considerava possibili. Singolarità, le chiamano gli addetti ai lavori. Esiste davvero uno stato così estremo della materia? Una massa così enorme concentrata in una regione così piccola, con una gravità così potente da distorcere la struttura stessa dell’Universo, lo spazio e il tempo, fino ad impedire perfino alla luce, perfino a fotoni privi di massa, di sfuggire? La risposta, oggi, possiamo darla con certezza. Sì, esiste. Perché lo abbiamo visto con i nostri occhi, o meglio, con quelli di uno strumento chiamato Event Horizons Telescope. Uno strumento composto da 8 radiotelescopi distribuiti su tutto il pianeta, dal Polo Sud alla Spagna al Cile, che grazie alla tecnica della interferometria si uniscono per creare uno strumento grande come la Terra. E che, grazie a quelle dimensioni, è in grado di vedere dettagli fino ad ora impossibili da studiare con una risoluzione elevatissima, pari a 20 microsecondi d’arco: un po’ come leggere un messaggio whatsapp su un telefonino a new york stando seduti in una brasserie parigina.

Si parla di radiotelescopi: quindi, quella che tutti hanno definito “foto” in realtà non è una foto, ma è l’elaborazione grafica di una mappa radio. Per chi vuole i dettagli, la lunghezza d’onda è di 1,3 mm. Mettere insieme tante antenne non è semplice: coordinati da un orologio atomico per sincronizzare le osservazioni, gli 8 telescopi hanno lavorato insieme per 4 giorni dell’aprile del 2017, esattamente 2 anni fa, poi è iniziata la calibrazione dei dati. Una mole immensa – 350 terabite al giorno per ogni telescopio, per un totale di 5 milioni di gigabite. Raccolti in decine di Hard disk, passati a due supercomputer, quei dati sono poi passati attraverso un algoritmo formidabile creato per l’occasione, che li ha trasformati in una immagine. Quella del cuore di una galassia ellittica chiamata M87, nella costellazione della Vergine, a 55 milioni di anni luce da noi.

E lì, in quella immagine, c’è tutto quello che la teoria ha predetto: una zona buia, circondata da un anello di materia luminosissimo. L’ombra, al centro, è lui, il buco nero, racchiuso da quello che è chiamato l’orizzonte degli eventi (nome scelto non a caso, quello del telescopio). Il punto oltre il quale non si può più tornare indietro, come quando iniziano i saldi e ti trovi per caso a Milano nel quadrilatero della Moda con una carta di credito illimitata. Una volta entrata, attratta dalla immensa gravità del buco nero, nulla ne uscirà mai più. Luce inclusa: niente fotoni, niente informazioni su cosa succede lì dentro. Sappiamo invece cosa succede alla materia prima di entrare: viene accelerata a velocità prossime a quelle della luce, causa della estrema luminosità dell’anello che circonda l’orizzonte degli eventi, enfatizzata da effetti relativistici. Dentro, il buco nero. Fuori, il resto dell’Universo. I dati – che confermano quanto ricavato dai modelli, un altro grandissimo risultato – dicono che le dimensioni dell’orizzonte degli eventi – passato oggi da pura astrazione matematica a realtà fisica – sono pari a circa 4 volte l’orbita di nettuno, più o meno 40 miliardi di km, che racchiude una massa di 6,5 miliardi di masse solari (la massa prevista era tra 4 e 7). L’intero sistema invece, è grande come la nostra eliosfera. Ma mentre i pianeti impiegano centinaia di anni per percorrere queste distanze, la materia dell’anello impiega appena qualche giorno. Einstein aveva ragione, ancora una volta.

Per dimostrarlo, ci sono voluti 200 ricercatori, due anni di lavoro, e un progetto colossale. Che ha ancora molto da fare: oltre al cuore di M87, l’EHT ha osservato il centro della nostra galassia, dove si trova un buco nero più piccolo, appena 4 milioni di masse solari, Sagittarius A. L’attesa, ora, è per capire come è fatto, e se si comporta allo stesso modo. Il viaggio è appena iniziato: ci sarà da divertirsi.

NB: qui il paper originale e le immagini: First M87 Event Horizon Telescope Results. I. The Shadow of the Supermassive Black Hole

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Published inAttualità

22 Comments

  1. robertok06

    @rovati
    “Circolava una battuta che diceva circa così: “…25 anni fa pensavamo che occorressero almeno ancora 25 anni per avere dei risultati. Oggi, coerentemente, non abbiamo cambiato idea.”… Viva la coerenza! ”

    La conosco la battuta, ma la realtà è che la fusione nucleare ha avuto, negli anni, una frazione piccolissima dei finanziamenti per la ricerca di cui avrebbe avuto bisogno, da cui i ritardi.
    Quanto alla Cina, loro vogliono utilizzare la fusione come sorgente di neutroni, non per generare energia direttamente… non hanno bisogno di raggiungere il break-even point. È un’idea dei russi. Con i neutroni irraggiano dell’uranio naturale che sotto bombardamento da fertile diventa fissile. In Europa tale proposta è anatema, perché il fissile e’ considerato il male assoluto… grazie agli eco-storditi che hanno preso in mano le politiche energetiche pur non capendone una beneamata fava di nulla.
    Ciao.

  2. robertok06

    @Maurizio

    “Dyson: when they stopped exploring the science of fusion with small-scale experiments and put their money into high engineering projects. ”

    Sfortunatamente per Dyson e per i detrattori di ITER questo ragionamento fa acqua. La fusione nucleare, di qualsiasi tipo, con plasmi rarefatti, ha densità di n potenza di frazioni di W/cm3… quindi è fisicamente impossibile testare soluzioni di potenza utile a produrre energia… ITER è progettato per 500MW termici, cioè sarebbe in grado, se avesse turbina e alternatore, di generare circa solo 1/3 di questo, o 170-200 MW elettrici… una “centralina” elettrica rispetto ai reattori a fusione (5 GW termici, 1.6 GW elettrici, tipo EPR).
    La fusione con reattori piccoli la si fa da 30 anni.

    Ciao.

  3. robertok06

    @rovati
    “Comunque anche tu convieni sia uno stipendificio e con “noi” anche l’ottimo Freeman Dyson. :-))”

    Incuriosito da quello che hai scritto ho cercato, e trovato questo:

    “Dyson: I am not an expert on plasma physics. I know only that plasma physics is very difficult and poorly understood.”

    https://m.slashdot.org/story/186031

    Interessante che subito dopo Dyson dica, non l’avrei mai sospettato, che secondo lui il sole basterà, all’umanità, per soddisfare i suoi bisogni energetici… deludente e lontano dalla realtà.

    • Maurizio Rovati

      Roberto, dai, non cadere anche tu nei soliti trucchi dialettici.
      In realtà Dyson ha scritto anche:
      “In my opinion the governments of the world, not only the USA, made a wrong choice about forty years ago when they stopped exploring the science of fusion with small-scale experiments and put their money into high engineering projects. The big engineering projects such as ITER are absurdly expensive and can never lead to economic fusion power. I agree with your opinions about this. I consider the funding to be misplaced. The only hope of economically useful fusion power is a radically different design which might emerge from better understanding of the basic science of plasma physics.”
      Dice che bisogna tornare alla fisica di base, che ITER è un binario morto! Chiaro che è la sua opinione, però… di tempo ne è passato abbastanza, penso che potrebbe non avere tutti i torti, no?

      Poi ti accanisci anche su quello che Dyson pensa dell’energia solare per dimostrare che è rincoglionito (deludente e lontano dalla realtà)? Non c’entra un tubo. E’ un po’ un maramaldeggiare come fa abitualmente l’Oca. Tutto sommato quello che consumiamo oggi è prevalentemente energia solare immagazzinata a basso rendimento dalla Natura. Son d’accordo con te che il Fottovoltaico, come lo chiami tu, non è la strada buona, ma io, con Dyson, una porta aperta al sole la lascerei.

      Stammi bene!

  4. robertok06

    @maurizio rovati

    “700M€/anno x30anni fa 21G€”

    Fonte??? Dimmi dove l’hai letto, per favore…

    E comunque sono finanziamenti dispersi, distribuiti su decine di paesi che hanno deciso di spenderli su questo progetto.. non li avrebbero mai spesi su altro. Pensare che la stessa cifra/finanziamento sia sempre disponibile e spesa comunque su qualcosa è irrealistico… non funziona così la ricerca su grandi progetti.

    I neutroni sono assorbiti di blocchi di acciaio (forniti dall’India) che sono inseriti nell’intercapedine della doppia parete della camera a vuoto, costruita per 7/9 a Monfalcone, Italia… i restanti 2/9 in Corea. Nell’intercapedine fra blocchi e camera a vuoto circola acqua, un buon assorbitore di neutroni. La camera a vuoto utilizza un acciaio speciale “ITER grade” che si attiva meno del solito.
    Non so chi ti abbia raccontato questa storiella… e la maggior parte dei costi sono comunque sotto forma di componenti.
    In Cina ne stanno costruendo 3 di simil-ITER in questo momento, senza intoppi burocratici e a costi inferiori. DEMO, il successore europeo/internazionale, e già avanti con gli studi, grazie a quello che è stato fatto per ITER.

    • Maurizio Rovati

      Ok, la fonte sei tu:
      “ITER è finanziato da EU (5/11) più India, Cina, usa, Russia, Giappone e Corea… Ben più della metà del pianeta… costo totale pro-capite?… 20 c€/anno.”

      Infatti 20c€ x 3,5 miliardi (la metà della popolazione mondiale) fa 700 milioni, che moltiplicato 30 anni…
      Ok, ok, è un’approssimazione grossolana, ma m’incuriosiva capire l’ordine di grandezza e non pretendo niente altro.
      Devo dirti che quando ho scritto di ITER, ma solo DOPO aver postato il commento, ho pensato che c’era la possibilità che tu fossi coinvolto… Quindi mi sono preparato alla figuraccia 🙂

      Comunque, se non erro, mi confermi che il problema dei neutroni (brittle) esiste e non ha ancora una soluzione.

      Altro problema di ITER-DEMO(n) è il rendimento e la sostenibilità economica.
      Circolava una battuta che diceva circa così: “…25 anni fa pensavamo che occorressero almeno ancora 25 anni per avere dei risultati. Oggi, coerentemente, non abbiamo cambiato idea.”… Viva la coerenza! Forse arriveranno i cinesi, forse no, lo scopriremo solo vivendo…
      Ciao.

  5. robertok06

    @valter
    “, ma anche questi sono solo nella mente di chi ha elaborato l’immagine.”

    Certo, però la luce che sarebbe arrivata a noi se non fosse stata assorbita durante il percorso potrebbe non essere molto differente.
    “Caldo” lo è di sicuro… materia che cadendo all’interno del buco nero viene ionizzata, e una volta che elettroni e nuclei sono separati si forma un plasma che può assumere colori differenti, a seconda dell’energia e del punto dove avviene l’emissione.
    C’è un’intensa emissione di radiazione di sincrotrone, che ha uno spettro continuo dell’infrarosso (e anche sotto, cioè onde radio) ai raggi gamma…

    Per esempio, questo:

    http://adsabs.harvard.edu/full/1982ApJ…255..654I

  6. Ma il voler ricavare un’immagine partendo da segnali radio: ” l’elaborazione grafica di una mappa radio”, non è un po’ come cercare di ricavare un immagine partendo da un suono o da un profumo?
    Il risultato dipende molto da ciò che “immagina” chi esegue la rielaborazione, se conosco il fiore che manda quel profumo lo disegnerò molto simile, ma l’immagine è nella mia mente, non nel profumo! Noi associamo il calore a colori caldi, rosso e arancio, perchè conosciamo il fuoco, quindi i “falsi colori” utilizzati nella rielaboraziuone sono stati i toni del rosso e del giallo, ma anche questi sono solo nella mente di chi ha elaborato l’immagine.

  7. robertok06

    @rocco

    “Io ne vedo solo una: la capacità computazionale di un algoritmo in grado di elaborare terabyte di informazioni.”

    Gli esperimenti dell’LHC accumulano circa 70 petabytes… che non potendo essere analizzati on-line sono inviati al centro principale di stoccaggio, a Budapest, e da lì ricopiati su altri servers in giro per il mondo.

  8. robertok06

    @rovati

    “Se poi facciamo il confronto con ITER, uno stipendificio su un binario morto da 30 anni con costi astronomici…”

    ???
    ITER è uno stipendificio solo perché scelte politiche inette lo hanno reso tale. Il tokamak potrebbe essere in funzione già da qualche anno, se fosse stato gestito correttamente.
    Inoltre, i problemi tecnologici da risolvere per ITER sono al di là dello “state of the art”,… maneggiare un plasma di 150 milioni di gradi per esempio in regime non pulsato.
    Comunque: ITER è finanziato da EU (5/11) più India, Cina, usa, Russia, Giappone e Corea… Ben più della metà del pianeta… costo totale pro-capite?… 20 c€/anno.

    Ciao.

    P.S. preciso giusto perché essendo stato uno che dello stipendificio ITER ha approfittato mi sono sentito chiamato in causa…

    • Maurizio Rovati

      Caro Roberto, 700M€/anno x30anni fa 21G€… per ora, e, pare, non si sappia come ovviare al problema dell’irraggiamento da neutroni i quali, ammesso e non concesso che il reattore funzionasse come previsto lo renderebbero inservibile in pochi mesi… Comunque anche tu convieni sia uno stipendificio e con “noi” anche l’ottimo Freeman Dyson. :-))

  9. robertok06

    Ultima ora:

    Nuova immagine ad alta risoluzione del buco nero!

    🙂

    Immagine allegata

  10. Maurizio Rovati

    Il soggetto, M87, è stato scelto perché teoricamente dava buone possibilità di successo in un’operazione basata sulla costruzione di un radiotelescopio virtuale di dimensioni pari a quelle della Terra. Il tutto ha avuto successo vincendo anche una sfida di carattere tecnologico ed ha aperto la strada per nuove osservazioni in altissima risoluzione angolare (da non confondere con alta definizione che riguarda il numero di pixel immagine).
    Già questo, a mio avviso, basta a giustificare il lavoro e il costo sostenuto. Al di là dell’immagine ottenuta, che sembra corrispondere con buona approssimazione alla parte più interna del sistema esterno all’Orizzonte degli Eventi prevista dalla teoria, l’analisi dei dati potrà fornire delle misure fisiche utili per fare nuove ipotesi e scoperte o per confermare l’attuale impianto teorico.
    Anche il fattore tempo è da considerare un successo, perchè il tutto ha richiesto pochi anni per ottenere dei validi risultati. Se poi facciamo il confronto con ITER, uno stipendificio su un binario morto da 30 anni con costi astronomici…

  11. Rocco

    @Guido Guidi
    Sono d’accordo con quanto dice: “Il progresso delle conoscenze fa crescere il genere umano”, ma il genere umano, a quanto dicono i filosofi, è teleologico, si pone degli obbiettivi, ma è anche un essere emozionale, ossia pone i suoi obbiettivi in funzione del benessere emozionale che ne riceve; c’è chi desidera guadagnare di più, chi essere famoso, chi gestire il potere, chi vivere più a lungo possibile, chi essere felice, chi imporre la propria ideologia…
    Progresso e benessere non significano solo aumento del PIL o inseguire ciecamente il nuovo proveniente dalla tecnologia, ma sopratutto avere una esistenza felice, serena, piena, completa, in breve dalle emozioni positive.
    Quindi, posso capire la felicità della programmatrice dell’algoritmo che ha consentito lo “scatto” in questione, era il suo obbiettivo!
    Ma capisco anche chi si chiede a cosa serve una immagine di un oggetto cosmico, costata un sacco di soldi, nel mentre non riesce ad arrivare a fine del mese ed ha l’obbiettivo di crescere dei figli senza stenti e sofferenze.
    La scienza, in quanto conoscenza è utile, ma se
    fine a se stessa non serve a niente, quello che è utile per il progresso sono le ricadute tecnologiche, queste ultime migliorano e fanno progredire l’umanità, e non è detto che la tecnologia sia una conseguenza della ricerca scientifica (la macchina a vapore è venuta prima del ciclo di Carnot, la conoscevano già i greci, la famosa eolipila)
    Alle volte la scienza è autoreferenziale, nel senso che “solo attraverso essa ci può essere la salvezza del mondo” (lo sentiamo dire infinite volte in tema ambientale, ad esempio, salvo poi sentire le critiche di Greta che accusa la generazione precedente di aver sfruttato l’ambiente nonostante usi tutti i progressi tecnologici che hanno portato al raddoppio dell’aspettativa di vita, alla riduzione della povertà generale ed alla possibilità di soddisfare qualsiasi desiderio).
    però, non possiamo dimenticare anche i danni provocati dall’eccessiva fiducia in teorie affrettatamente valutate come dimostate e vere (cito l’AGW e l’eugenetica) e solo perchè colpiscono le emozioni (la paura del futuro nel caso AGW e il desiderio di una società giusta nel caso dell’eugenetica) e dove la politica e l’economia utilizzano queste conoscenze a loro vantaggio infischiandosene delle eventuali conseguenze sociali.
    La domanda è: a cosa serve l’immagine ( e non la foto, ribadisco) del disco di accrescimento di un buco nero?
    Solo per dimostrare che Einstein aveva ragione?
    oppure c’è una palpabile ricaduta tecnologica che migliora la condizione umana?
    Io ne vedo solo una: la capacità computazionale di un algoritmo in grado di elaborare terabyte di informazioni.
    ma questo già lo sapevamo, anche Facebook e Google usano algoritmi che elaborano terabyte di informazioni (e sappiamo con quale obbiettivo).
    Alla fine, mi sorge un dubbio: questi algoritmi stanno migliorando o stanno peggiorando la nostra esistenza?
    Lo scopriremo soltando vivendo.
    Buona serata e speriamo che il buco nero possa alleviare le sofferenze dell’umanità.

  12. robertok06

    @fabrizio
    “Cioè, a che serve?”.”

    Le equazioni di Einstein servono anche a fare funzionare correttamente il GPS del barista di Rocco. -:)

    Senza almeno 4 (vado a memoria) correzioni di relatività ristretta e generale il GPS avrebbe una pessima precisione.

    Questa scoperta avrà applicazioni fra molto tempo, come accade quasi sempre… Gli esempi di sprecano…

  13. robertok06

    @rocco
    “Riporto testuale il cpommento del mio barista alla vista dell’immagine:” E quindi? che hanno fotografato? Un buco? Pensassero a risolvere il buco nei conti pubblici che è più importante””

    1. Il problema del buco dei conti pubblici italiani non ha soluzione… la questione è solo QUANDO l’Italia farà default, non SE.

    2. Al tuo barista, e a tutti quelli che la pensano come lui a proposito della “inutile” ricerca di base… per il gusto di farla”… posso solo, a voler essere cattivo, augurare di vivere in un mondo dove non ci sia mai stata la ricerca di base. Farebbe i caffè in una grotta, diglielo la prossima volta… 🙂

    3. Il contributo italiano ai vari telescopi/radiotelescopi tipo ESO sarà di, butto lì, 100-150 milioni di Euro/anno… cioè nulla… se anche fossero spesi altrimenti non cambierebbe nulla. Giusto per fare un’idea… gli italiani pagano in bolletta 6500 milioni/anno, per 20 anni, per coprire gli “incentivi” al fottovoltaico, che non serve a nulla, e produce elettricità a 28 centesimi di euro/kWh quando il kWh di mercato costa 5, 5-6 volte di meno.
    Taglino lì….

  14. robertok06

    “L’importanza sta nel fatto che per la prima volta abbiamo “visto” quello che Einstein aveva predetto 100 anni fa.”

    Non vorrei fare il pedante, ma dato che l’articolo è interessante tanto vale correggere questa piccola inesattezza… Il buon Albert non è stato lui a predire l’esistenza dei buchi neri, ma Finkelstein, lavorando sulla soluzione di Schwartzschild dell’equazione del campo di Einstein.
    L’intuizione di Finkelstein e’ del 1958, cioè qualche anno dopo la morte di Einstein a Princeton.

  15. Rocco

    Bisogna precisare che NON E’ UNA FOTO! (come erroneamente i mass media dicono), ma una “immagine fisicamente plausibile” a falsi colori, una simulazione, ottenuta “sfocando ogni immagine con una gaussiana circolare a una risoluzione angolare comune e conservativa di 20 μas”, “L’aspetto di M87 * è stato modellato con successo usando simulazioni GRMHD, che descrivono un disco turbolento, caldo e magnetizzato, che orbita intorno a un buco nero di Kerr.”
    ” Poiché le simulazioni GRMHD si ridimensionano con la massa del buco nero, M viene impostato solo al momento della produzione delle immagini sintetiche con i codici GRRT”…
    (i virgolettati sono la traduzione di alcuni passi dell’articolo originale su https://iopscience.iop.org/article/10.3847/2041-8213/ab0ec7).
    Quello che si è simulato, non è il buco nero, ma il disco di accrescimento che gli orbita intorno (e pare strano che sia perfettamente circolare, ossia con l’asse di rotazione perfettamente allineato con il nostro punto di vista, dato che il getto di M87 punta in altra direzione ed è perpendicolare al piano del disco di accrescimento (vedasi https://en.wikipedia.org/wiki/Messier_87#/media/File:Messier_87_Hubble_WikiSky.jpg), così come appare strano che non si noti il tipico effetto lente gravitazionale che dovrebbe distorcere il disco di accrescimento, mostrandolo “girare” intorno al buco nero e tagliandolo nel mezzo.
    Inoltre il buco nero di Kerr è un oggetto non perfettamente sferico (come quello di Schwarzschild), ma sciacciato ai poli e l’ombra prodotta, ovviamente deve essere ovale.
    Questa, comunque, non è ancora scienza, per essere scienza a tutti gli effetti, dobbiamo aspettare un secondo gruppo di ricerca che con un altra configurazione di radiotelescopi e con un altro algoritmo, confermi la struttura a radioonde osservata.
    Per il momento accontentiamoci di questa simulazione
    E quindi? Ciò a cosa serve?
    Considerando che i buchi neri già si conoscevano, anche se indirettamente, e considerando che sono stati spesi milioni di euro da parte della Comunità Europea, la quale se ne è altamente infischiata di mandare in povertà estrema milioni di greci!), considerando che dalla teoria della Relatività Generale escono fuori altre strutture come i worm hole, considerando che non vi è stato nessuno sviluppo di nuova tecnologia (sono stati usati radiotelescopi già presenti), considerando che mai potremmo andare di persona a verificare la realtà…
    come dice giustamente il prof. Zichichi, non serve a niente https://www.ilmattino.it/societa/persone/buco_nero_foto_antonio_zichichi_spazio_universo-4425448.html .
    Oppure dovrebbe servire ad “una maggiore comprensione delle leggi della natura per il progresso della conoscenza umana”?
    Riporto testuale il cpommento del mio barista alla vista dell’immagine:” E quindi? che hanno fotografato? Un buco? Pensassero a risolvere il buco nei conti pubblici che è più importante”

    Si è fatto solo un po’ di clamore mediatico, oppure abbiamo “dato ragione ad Einstein” (deificandolo), oppure abbiamo consentito a 200 ricercatori (precari suppongo) di lavorare.
    Ecco a cosa serve l’immagine sintetica del buco nero di M87.

    • Rocco, mi dispiace ma non sono affatto d’accordo. Non saranno né il benaltrismo né il qualunquismo a far crescere il genere umano. Il progresso della conoscenza invece lo fa da sempre, anche quando non è immediato carpirne le implicazioni.
      gg

  16. Fabrizio Giudici

    Beninteso che la mia è una provocazione (*).

    Comunque: il preciso articolo di Piperita Patty non da’ nessuna risposta a chi si chiede “Cioè, a che serve?”.

    (*) In parte.

    • Rocco

      ho riferito al barista il punto 2, la risposta è stata questa: “per fare il caffè non serve la laurea in astrofisica e lo si può fare pure nella grotta.
      E se viene un astrofisico a prendersi il caffe gli dico: fattelo fare da un buco nero”

      Giusto il riferimento alle palle eoliche, ma anche loro (a quanto dicono i fisici dell’atmosfera, non tutti fortunatamente) hanno solide basi scientifiche, difatti con il loro movimento servono a raffreddare il pianeta 🙂

      Su questo blog ho letto molto spesso che pur di convalidare la teoria climatica che va per la maggiore si modificano i dati per adeguarli alla teoria.
      Perchè non potrebbe valere lo stesso anche in campo astrofisico? In fin dei conti lo spaziotempo è solo geometria pura ma non si sa di cosa è fatto pur essendo elastico, vibra e si buca.
      Beh, sono chiacchiere da bar 🙂
      buona domenica delle palme

    • Rocco, se le fesserie sull’AGW hanno tanta presa sul senso comune, è proprio per l’analfabetismo funzionale che regna indisturbato. Ci sono alcuni ambiti della scienza dove il dibattito, in quanto non inquinato da interessi terzi, è per fortuna ancora sano e aperto. Questo è uno di quelli.
      gg

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