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Polvere di Stelle

Per quanto possa sembrare strano, il titolo di questo post è decisamente appropriato. Sull’immagine invece non ho saputo resistere, è per intenditori :-). Oggi è sabato, quindi è uno di quei giorni in cui più che altro facciamo segnalazioni. L’alert l’ho avuto da Luigi Mariani, che ha invitato gli occupanti del villaggio di Asterix ad un commento. Invito che raccolgo volentieri allargandolo ai lettori di CM in attesa che qualcuno ci faccia un’analisi approfondita. Questa occasione in particolare riguarda l’instancabile lavoro di uno degli amici di CM della prima ora, Nicola Scafetta, ormai da tempo tornato in Italia all’università di Napoli, ha pubblicato insieme a due colleghi un nuovo lavoro sul JRL, questo qui:

A 60‐Year Cycle in the Meteorite Fall Frequency Suggests a Possible Interplanetary Dust Forcing of the Earth’s Climate Driven by Planetary Oscillations – https://doi.org/10.1029/2020GL089954

Il ciclo di 60 anni dell’eccentricità dell’orbita di Giove, è in ottima correlazione con molte dinamiche climatiche e, in questo lavoro, è messo a confronto con una serie molto lunga di meteoriti entrante in contatto con l’atmosfera e, quindi, anche con la polvere cosmica che queste generano. Queste oscillazioni, quindi, potrebbero contribuire a quelle della copertura nuvolosa e di lì all’albedo del pianeta.

Qui di seguito l’abstract e il sommario:

Abstract
One of the most famous climate oscillations has a period of about 60 years. Although this oscillation might emerge from internal variability, increasing evidence points toward a solar or astronomical origin, as also argued herein. We highlight that the orbital eccentricity of Jupiter presents prominent oscillations with a period of quasi 60 years due to its gravitational coupling with Saturn. This oscillation is found to be well correlated with quite a number of climatic records and also with a 60‐year oscillation present in long meteorite fall records relative to the periods 619–1943 CE. Since meteorite falls are the most macroscopic aspect of incoming space dust and their motion is mostly regulated by Jupiter, we propose that the interplanetary dust influx also presents a 60‐year cycle and could be forcing the climate to oscillate in a similar manner by modulating the formation of the clouds and, therefore, the Earth’s albedo.

Plain Language Summary
The physical origin of the modulation of the cloud system and of many of the Earth’s climate oscillations from the decadal to the millennial timescales is still unclear, despite its importance in climate science. One of the most prominent oscillations has a period of about 60 years and is found in a number of geophysical records such as temperature reconstructions, aurora sights, Indian rainfalls, ocean climatic records, and in many others. These oscillations might emerge from the internal variability of the climate system, but increasing evidence also points toward a solar or astronomical origin. Herein we speculate whether the oscillations of the orbits of the planetary system could modulate the interplanetary dust flux falling on the Earth, then modifying the cloud coverage. We find that the orbital eccentricity of Jupiter presents a strong 60‐year oscillation that is well correlated with several climatic records and with the 60‐year oscillation found in long meteorite fall records since the 7th century. Since meteorite falls are the most macroscopic aspect of infalling space dust, we conclude that the interplanetary dust should modulate the formation of the clouds and, thus, drive climate changes.

I dati utilizzati sono tutti open source e sono indicati chiaramente. Chi può (il paper è paywalled) approfondisca, altrimenti attendete il nostro approfondimento.

Premettendo che in questo paper si propone l’ipotesi di un forcing, non l’equazione del clima, che potrebbe essere significativo e quindi concorrere con tutti gli altri alle dinamiche del clima, per parte mia, sono rimasto colpito da una parte dell’incipit del paragrafo discussion and conclusion, che spiega una cosa che tutti gli addetti ai lavori sanno ma che molti si guardano bene dal ricordare. Da quando si è iniziato a parlare del clima in termini di riscaldamento globale del tutto o quasi per effetto della CO2 avvalendosi di modelli climatici, l’incertezza sulla sensibilità del sistema all’aumento della concentrazione di anidride carbonica non è mai diminuita. L’ultima generazione di modelli del progetto CMIP6, alla base del prossimo report dell’IPCC, assegna all’ECS (Equilibrium Climate Sensitivity) un range che va da 1,8 a 5,6°C di riscaldamento per un raddoppio della concentrazione di CO2. Vale a dire che si va da qualcosa di insignificante (e in gran parte forse già in essere) a qualcosa di potenzialmente catastrofico.

Su questo parametro chiave, che deriva dalla somma delle forzanti, non sono stati fatti progressi, malgrado la maggior parte della ricerca si sia concentrata sui valori più alti con il risultato di produrre quantità industriali di scenari distopici e del tutto inutili se non all’allarmismo più spinto. La letteratura disponibile attribuisce questa incertezza al livello di comprensione scientifica della dinamica delle nubi e del loro ruolo complessivo nel sistema. Sarà quindi utile cercare in altre direzioni? Io credo proprio di sì, e questo è quello che fanno in questo paper Nicola Scafetta e i suoi colleghi.

Enjoy.

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Published inAttualitàClimatologia

8 Comments

  1. rocco

    notevole influenza la hanno le nuvole, ho letto di questo progetto del CERN https://home.cern/science/experiments/cloud dove è stato scoperto che i vapori biogenici hanno un grande impatto sulla formazione delle nubi.
    faccio questa domanda: è possibile modellizzare la copertura nuvolosa?
    e se no, come è possibile che i modelli dell’IPCC possano dare degli scenari futuri essendo le nubi fondamentali per il clima?

    • Questo è il punto Rocco. Le nubi sono modellizzabili a larga scala, ma dal momento che i processi che le regolano si attivano alla microscala, il risultato è, effettivamente, deludente, soprattutto oltre la modellizzazione deterministica, cioè quella classica delle previsioni del tempo.
      gg

  2. Quindi, l’atmosfera freddina scalda il pianeta assorbendo calore dal pianeta stesso e ritornandoglielo “con gli interessi” ? Una vera magia. Peccato che violi il primo principio della termodinamica. Vedere per esempio il paper “Refutation of the Greenhouse Effect” del fisico A.Miatello. Per aumentare la temperatura della terra di 33°C (come i climatologi sostengono faccia l’atmosfera) serve la potenza di 22 milioni di reattori nucleari tipo AP1000 da 3400 MWt l’uno. Vorreste farmi credere che l’atmosfera inerte sia in grado di fare questo ? Dubito. Non ci si può scaldare col proprio calore. Vi siete mai scaldati guardandovi allo specchio ? In fondo la vostra pelle emette radiazione infrarossa, 500 W/m2 che vengono riflessi dallo specchio. Dovreste sentire un bel calduccio in faccia, così come la terra lo “sente” dall’atmosfera (così affermano i climatologi). Per me siete tutti “fuori” 🙂

    • Questa proprio non l’ho capita…

  3. rocco

    ma ‘ndo vai se la banana non ce l’hai….
    e la banana in caso climatico sono le relazioni che partecipano al fenomeno.
    Le distopie annunciate hanno un solo ed unico scopo: economia.
    O meglio, raschiare il fondo del barile per ottenere PIL ridicoli a scapito di un impoverimento generalizzato causato dall’elevato costo delle politiche cosidette sostenibili.
    Con le politiche del green new deal, più che il frutto, della banana ci faranno mangiare la buccia; la povertà energetica è in aumento ed è direttamente proporzionale all’adozione di palLe eoliche e impianti fotovoltaici.

  4. Cristiano Griggio

    Gentile col. Guidi,
    Dopo i doverosi complimenti per la gestione di questo eccellente sito dove si parla di clima in termini scientifici e non fantacatastrofistici, mi permetto di sottoporle il commento alla medesima pubblicazione
    https://wattsupwiththat.com/2020/12/05/new-climate-theory-jupiter-herding-micrometeors-towards-earth/
    apparso ieri a firma di Antony Watts sul sito wattsupwiththat.com
    L’autore, pur generalmente non trovandosi d’accordo con le ipotesi del dott. Scafetta, ritiene che questa possibilità di influenza gioviana sui cicli nuvolosi terrestri potrebbe meritare un approfondimento.
    Sarebbe forse utile riuscire a mettere in contatto diretto queste due notevoli menti per realizzare un confronto che, senza dubbio, porterebbe grande dinamicità sugli argomenti climatici.
    Con grande stima e ammirazione.

    • Cristiano,
      grazie per le parole di apprezzamento. Il collegamento in realtà esiste già, Scafetta è intervenuto molto spesso su wuwt, come qui da noi (che siamo però un piccolo villaggio). Ultimamente non capita spesso di citare wuwt perché è un po’ estremo all’opposto e anche piuttosto schierato politicamente, fattore questo che introduce bias al pari del catastrofismo, che é altrettanto schierato. Il punto è quello di cercare sempre opinioni (e teorie) oggettive ed obiettive, spunti di conoscenza, riflessione e approfondimento. Quel che mi pare di capire che tu abbia colto da questo è dal resto dei nostri contributi. Questo mi e ci da molta soddisfazione.
      Buona giornata,
      gg

  5. maurizio rovati

    Si dovrebbe notare un maggior numero di meteore, o no?

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